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Autore: k_Gio_    22/06/2016    3 recensioni
Verità e bugie sono alla base di tutto. Tutti camminano in sentieri semi oscuri ma qualcuno vuole far sapere la verità.
Sarà l'inizio di qualcosa di bello o l'inizio di un doloroso epilogo, starà a loro capirlo e scoprirlo.
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3




«Cosa pensi di fare con il lavoro? Pensi di lasciarlo o farti pagare a fiducia? Non mi sembra neanche più di conoscerti Emma» con un sospiro Elsa si sedette sullo sgabello in cucina.
Emma di spalle che preparava il caffè annuiva leggermente divertita, si era aspettata che prima o poi quella domanda sarebbe saltata fuori. «Sai, Anna e Kristoff non fanno tutte queste domande quando vengono qui.» si voltò a tre quarti per guardarla.
«Anna e Kristoff sono giovani e innamorati. Sai bene che in queste condizioni non vedono oltre i loro nasi. Non si accorgerebbero nemmeno di un terremoto o qualsiasi altra calamità a due passi da loro. Non fanno testo» era assolutamente convinta, sua sorella era già di per sè un tipo particolare da single figuriamoci ora che era felicemente fidanzata. Accettò la tazza che Emma le porse.
«In ogni caso» riprese  Emma mentre metteva sotto i denti un biscotto dimenticato da solo vicino al fornello «per il lavoro non ci sono problemi mi sono presa tutte le ferie che non mi sono presa in questi tre anni e» si soffermò per mettere enfasi nelle sue parole «il distretto lo comando io, non dimenticarlo, inoltre non ci lavoro da sola li dentro, altri agenti molto competenti possono cavarsela senza di me per questo periodo e se hanno bisogno possono chiamarmi. Loro non hanno fatto storie quindi non vedo problemi...a meno che tu non ne tenga qualcuno nascosto in borsa!» alzò le mani al cielo leggermente frustrata.
Elsa si alzò seguendola nell'altra stanza, chiaramente intenzionata a non smettere di palesare la sua apprensione verso la donna « Dico soltanto che dovresti goderti quello che hai! Non puoi gettare via quello quello che hai costruito negli anni, il tuo posto te lo sei guadagnato! Hai pensato alle conseguenze che potrebbero venir fuori...»
«Ovvio che ci ho pensato alle conseguenze Elsa! Ci penso ogni santissimo giorno! E non sto gettando via assolutamente nulla, voglio la verità, voglio sapere cosa sia successo. Ma se tu continui a remarmi contro ogni volta dubito che ne verrò a capo presto!» i toni si erano alzati drasticamente, per fortuna a breve avrebbero traslocato altrimenti le lamentele dei vicini riguardo le urla avrebbero portato ad uno sfratto sicuro.
«Cosa ?! È questo che pensi che io faccia?! Remarti contro?! Mi preoccupo solo per te!»
«Forse non dovresti»
Elsa la guardò negli occhi per un breve istante «Bene.»
«Bene»
La sentì prendere la borsa e chiudere la porta d'entrata.
Che stava facendo. Non poteva trattarla così, lei non se lo meritava proprio. Il silenzio calato nella stanza le cadde addosso come un macigno. Cercò di prendere un respiro profondo. Corse verso la porta d'entrata sperando che fosse ancora per le scale ma quando aprì la porta se la vide davanti con le mani incrociate e lo sguardo che guardava di lato.
«Ho dimenticato il telefono» bofonchiò. Emma le lanciò le mani al collo stringendola forte. «Scusa sono un' idiota, sono contenta che ti preoccupi per me, sei l'unica che mi fa rimanere con i piedi ben ancorati a terra»
Il suo abbraccio venne immediatamente ricambiato facendola sentire molto meglio «Mi preoccuperò sempre per te, Emma, non posso fare altrimenti, siamo una famiglia»
Rimasero abbracciate un altro secondo grate di avere l'altra al proprio fianco.
Si separarono rientrando in casa riprendendo a bere il loro caffè.
«Allora oggi che intenzioni hai?» Elsa non si fidava degli uomini, figuriamoci con uno come Jones.
«Andrò di nuovo al locale per parlare con Ruby, mi sembra una ragazza a posto...più o meno. Se riesco ad avere le informazioni che mi servono ti farò sapere come mi muoverò»
«Emma mi sembri leggermente folle a volte, io non sarei mai riuscita ad arrivare al punto dove sei arrivata tu. Penso che avrei coinvolto qualche autorità o qualcosa del genere, non so se mi sarei esposta così»
«Non sono folle! Mary Margaret ha accertato che non lo sono, e di lei mi fido!»
«Ah già lo psicologo del distretto che dipende da te per il suo stipendio te lo direbbe sicuramente se fossi una persona folle...» Scoppiarono a ridere. Mary Margaret era una delle sue migliori amiche, si fidava del suo giudizio e per quanto si fosse mantenuta vaga sulla sua missione in incognito ,lei non aveva esitato a manifestare la sua completa disponibilità nell'aiutarla.
Guardò l'orologio. Doveva iniziare ad avviarsi altrimenti dopo non avrebbe fatto in tempo.

«Bae ti ho detto che non devi saltare sul divano! Il letto in camera è più grande per farlo!» il ragazzino non se lo fece ripetere due volte, a casa sua non poteva neanche sognarsi di fare una cosa del genere ma qui con il padre poteva respirare un po'. Dall'altra parte Killian preferiva che saltasse sul suo letto anziché sul divano che aveva comprato David, il primo divano che aveva rotto gli era valso insulti per una settimana intera. E poi c'era più pericolo che Bae cadesse mentre sul letto no, lo faceva per l'incolumità di suo figlio ovviamente. Milah non sapeva nulla a riguardo dei giochi che faceva con Bae...e questo era per la sua di incolumità.
Doveva rimettere un po' di ordine in quell'appartamento prima che David tornasse, gli aveva detto che avrebbero fatto le prove solo se casa fosse stata come l'aveva lasciata. Era una settimana che il suo coinquilino e membro del piccolo gruppo musicale era partito per andare a trovare i suoi genitori. Ora il suo amico sarebbe tornato e avrebbero ripreso a suonare ogni giorno, per la gioia dei vicini.
Non aveva messo in conto però della presenza di suo figlio per quella settimana, si portò le mani sugli occhi facendo mente locale agli spettacoli che avevano in programma. Avrebbe trovato qualcuno perchè di portarselo dietro non se ne parlava, l'ultima volta che lo aveva fatto se lo era quasi perso e non poteva rimanere concentrato sulla sua musica.
Si stava perdendo in soluzioni più che bizzarre come lasciarlo da Ruby quando il suo telefono squillò.
«Pronto?»
«Ehi Jones!»
Killian si portò il telefono davanti ali occhi e vide un numero che non riconobbe ma la voce che lo aveva salutato era pressocchè indimenticabile «Emma?!»  era piacevolmente confuso «Non che mi dispiaccia ma come hai fatto ad avere il mio numero?»
«Ruby». La sentì sorridere mentre pronunciava quel nome. Lui fece lo stesso.
«Sai Emma, se continui così potrei iniziare a pensare che ti interesso»
«Hai ragione, potrebbe succedere»
«E ora mi hai anche fornito il tuo numero di telefono...»
«Già...Sei a casa?»
Guardò Bae arrivare in soggiorno con un pacchetto di patatine. Chiuse gli occhi cercando di  non pensare a quell'opportunità che andava inesorabilmente in frantumi. Sospirò.
«No...c'è Bae qui con me»
«Papà è Emma?! Metti in viva voce! Metti in viva voce!» Bae si era precipitato sul divano per essere all'altezza del padre e tirarlo meglio verso di lui.
In trappola, ecco cos'era. Fece quanto richiesto da suo figlio.
«Ciao Emma!!!» urlò
«Ciao Bae! Ma non dovresti essere a scuola?» dall'altra parte del telefono Emma rispose con eguale enfasi del piccolo.
«No! Quando sono da papà non ci vado a scuola! Ci vieni a trovare?»
«Ma certo, cinque minuti e sono da te...da voi»
Emma sentì un ''mi vado a preparare'' e passi veloci che si allontanavano.
Killian aveva sentito dire in giro che avere un figlio ed essere single fosse un'ottima combinazione per far colpo sulle donne ma non aveva voluto crederci. Ora si era ricreduto. Ma non avrebbe sfruttato suo figlio per questi scopi...si promise di ricordarselo in futuro. Fatto era che ora una ragazza che inizialmente aveva visto come una sfida quasi impossibile si era auto invitata a casa sua per far felice suo figlio.
Ancora con il telefono all'orecchio non si era reso conto che Emma aveva chiuso la chiamata. Si guardò intorno «Bae in cinque minuti dobbiamo ripulire questa casa!» 

La bionda non tardò a presentarsi alla loro porta. Appena varcata la soglia fu pronta nel sollevare da terra quel piccolo uragano che si era gettato tra le sue braccia.
Killian era quasi imbarazzato da quell'atteggiamento, si sentiva persino un estraneo a volte e non sapeva spiegarsene il motivo. «Scusalo Emma, di solito non fa così...almeno non lo fa quando è con me.» precisò.
Ancora con in braccio Bae, Emma avanzò permettendo a Killian di chiudere la porta «Ma non c'è davvero nessun problema Killian, questo mostriciattolo è adorabile!» e iniziò a fargli il solletico suscitando le risa del bambino.
«Papà vado a vedere i cartoni, Emma vieni?»
Emma si sentì tenere per un polso da Killian «Ora arrivo, intanto cerco qualcosa da mangiare, ok?» lo vide annuire e saltare sul divano.
Emma volse la sua attenzione all'uomo «Ebbene, sei riuscito a fare spesa o hai delegato qualcun altro per farlo?» chiese sarcastica.
Lo sguardo impertinente che giunse in risposta valse a mettere in chiaro che aveva davanti un altro bambino...più alto e più affascinante certo, ma immaturo come un bambino.
«Possiamo cercare di rimediare qualcosa, ma non prometto nulla.»
Killian aprì sportelli sia in basso che in alto finchè non si ricordò dei pacchetti di patatine che nascondeva in casi d'emergenza, e quello lo era.
Mentre ne versava il contenuto nelle ciotole sentiva lo sguardo della ragazza studiarlo come nessuno aveva fatto prima.
«Puoi chiedermi quello che vuoi Emma, ho provato a fare il misterioso ma tu sei molto più brava di me, lascio a te quel ruolo» lo aveva detto sorridendo ed Emma non potè che ammirare quei denti bianchi appena scoperti.
Si decise a chiedere. «Perchè Bae? È un nome molto singolare, io non ci avrei mai pensato»
Ed ovviamente non era indirizzata a lui la domanda o meglio non direttamente. Scosse la testa «Me lo chiedo anche io»
Vedendo che non continuava provò a spronarlo «Tutto qui?! Te lo chiedi anche tu e basta?»
«Ho detto che non sono un mistero e che ti avrei rivelato tutto...ma ero riferito a me, perchè sei così interessata a Bae» non era stato duro ma con suo figlio non ci girava intorno, doveva proteggerlo e sebbene non vedesse in Emma un pericolo ci sarebbe andato con i piedi di piombo.
Emma aveva immaginato che c'era qualcosa sotto. «Bhe, non sono una maniaca se è quello che stai pensando» lo vide appoggiarsi al bancone mettendosi sul fianco per guardarla in volto e sogghignare, «sono una...studentessa e sto studiando il comportamento di bambini...di bambini con genitori separati, si» poteva starci.
Killian la squadrò da capo a piedi, non doveva avere più di venticinque anni, la trovava una cosa sensata...ma sentiva di essere usato e a lui piaceva usare, non il contrario «Mmm come facevi a sapere che avevo un figlio?»
«Non lo sapevo» lanciò una breve occhiata al ciuffo di capelli bruni che spuntava dal divano, poi puntando di nuovo gli occhi in quelli azzurri dell'uomo davanti a lei iniziò ad avvicinarsi « ma ora che lo so io vedo solo più occasioni di vederci...a meno che per te io non sia un pericolo per Bae...o un peso per te» la voce divenuta un sussurro lo fece tremare fin dentro le ossa. Con tutta la buona volontà si costrinse a mantenersi calmo nonostante tutto il suo corpo gridasse di prenderla lì in quel momento, ma non lo fece, Bae, Bae era lì, era per lui che doveva darsi una calmata. Un'agonia, ecco cosa stava provando. Si concesse di afferrarla per la nuca baciandola come la prima volta. Impetuosità e desiderio. Solo quello. Nessun altro sentimento all'orizzonte.
Non sentirono più nulla. Nè la televisione in sottofondo, né i clacson che arrivavano dalle finestre aperte, nulla. Solo la danza di due bocche fameliche e avide che volevano molto di più di quel contentino che era stato loro offerto.
Come la prima volta Emma contribuì al bacio portandoli allo stremo delle forze.  Interruppe quel gioco pericoloso prendendo dalle mani di lui la ciotola con le patatine e dirigendosi dal bambino ignaro nel salotto. Ma la voce di lui la fermò.
«Bae è stato scelto da Milah e il suo compagno. Io non ho avuto voce in capitolo, in nessuna occasione.» la voce  ne uscì mal ferma, non sapeva se per lo scontro appena terminato o per i ricordi saltati fuori all'improvviso. Non voleva di certo essere compatito da quella che tutto sommato era ancora una sconosciuta, ma glielo aveva voluto dire.
Lei si voltò per scrutare quel volto che solo pochi attimi prima era stato ad una distanza invisibile dalla sua. Voleva saperne di più, era avida di informazioni. Lo vide abbassare gli occhi, distogliendo lo sguardo dagli occhi penetranti di Emma, gli si dipinse un sorriso amaro sulle labbra. «Se non fosse stato per un mio amico che lavora in ospedale non avrei nemmeno saputo che mio figlio stava per nascere, non solo mi aveva reso poco partecipe durante la gravidanza ma non voleva nemmeno che assistessi alla nascita» un moto di rabbia lo colse all'improvviso costringendolo a sbattere un pugno su uno dei ripiani della cucina per sfogare quell'insopportabile senso di impotenza che aveva sulla vita di suo figlio.
Ad Emma fece male vederlo in quello stato, anche lei aveva sofferto e soffriva tuttora ma il suo dolore era attenuato dalla flebile consapevolezza che tutto sommato la situazione non era così disastrosa come se l'era immaginata.
Posò la ciotola con le patatine sul tavolo e prese tra le sue mani quelle dell'uomo. Fu un gesto istintivo e quando si ritrovò occhi negli occhi con lui un lieve imbarazzo sopraggiunse ma non fuggì. Si ritrovarono simili in un modo che a parole non avrebbero mai scoperto. Li attraversò qualcosa che non li aveva sfiorati fino a quel momento, un bisogno reciproco di solidarietà che era lungi dal desiderio. Le mani che ora si stringevano sembrarono aiutarli a rimanere a galla da quel turbine di emozioni incontrollate.
«Che state facendo?» Bae era arrivato in cucina per capire cosa li stesse trattenendo lì.
I due si separarono all'istante volgendo lo sguardo altrove terminando così quel momento di intimità che si era creato.
«Assolutamente nulla Bae, andiamo a vedere i cartoni, tra poco devo andare» Emma lo prese per le spalle andando verso il divano.
Killian si sentiva frastornato. Non voleva fare il sentimentale con qualcuna che sarebbe svanita dalla sua vita. Perchè sicuramente Emma sarebbe svanita come un sogno.
«Dove devi scappare Emma? Potresti rimanere a pranzo da noi» Killian non voleva farla andare via. Gli occhi di Bae stavano supplicandola di rimanere ma lei dovette rifiutare.
«Mi dispiace, davvero,» gli carezzò la testa facendosi prendere da un sorriso malinconico «ma non posso proprio rimanere»
«Cosa nascondi Emma?» incurante che anche Bae stesse ascoltando, volle provare a carpire di più di quella donna e notando che con suo figlio si apriva di più provò a fare un tentativo.
Dal canto suo lei lo sfidò con i suoi occhi verdi «Forse lo scoprirai» e si abbandonò sul divano accanto al bambino che molto più sveglio del padre forse aveva capito cosa stava nascondendo Emma.





Hola gente!!!
Bene, cosa dire di questo capitolo? Io non dico nulla perchè altrimenti rivelerei troppo...
Questi tre capitoli sono abbastanza tranquilli mi pare no? Quindi non vi dico di aspettarvi fuochi d'artificio per il prossimo eh, però ho in mente di smuovere un po' la situazione ^o^
Grazie grazie grazie a coloro che mi lasciano i loro pareri, le loro osservazioni e qunat'altro, mi fate enormente felice.
Questa storia è diversa da quella che avevo scritto tempo fa, a parere mio questa è più complicata quindi mi ci sto davvero mettendo d'impegno e sapere da voi che quello che scrivo non è male mi stimola ed entusiasma tanto, quindi ancora grazie. E grazie anche a chi legge e basta! Spero di sentirvi prima o poi xD
Ah e buona fortuna a chi ha iniziato gli esami per la maturità, finiranno presto non temete, è l'ansia che amplica tutto!!!
Alla prossima!
Gio

 

  
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