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Autore: ToscaSam    23/06/2016    2 recensioni
Ebbene si, cari amici. Sono di nuovo tornata con le Nate Babbane. Il motivo è semplice: mi sono sentita tristemente pugnalata; da un'opera grandiosa e intelligente come la saga di Harry Potter, non posso credere che Zia Row sia passata a scrivere … un delirio come The Cursed Child.
Quindi. Nate Babbane ritorna, con forza. E si rirpopone con tutta sé stessa di essere una fanfiction bella, sensata e coerente con il mondo di Harry Potter, in cui si muove.
Vuole quindi essere una risposta a The Cursed Child (o almeno a quello degli spoiler). Dunque spazio alle nuove generazioni: Hogwarts attende i figli e le figlie dei nostri vecchi cari protagonisti, che saranno sempre e comunque presenti.
Qualcosa di vecchio e molto ben conosciuto da tutti noi potterheads potrebbe tornar fuori per minacciare la pace del mondo magico. Chissà se riuscirete a scoprire il mistero prima dei nostri ragazzi …..
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nate Babbane (OLD VERSION)'
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Caffè corretto
 
La Sala Grande era addobbata con la solita magnificenza del primo giorno, per l'accoglienza ai futuri studenti.
Al tavolo dei Tassorosso, Felix e Cedric si erano piazzati in mezzo ad alcuni compagni. Felix aveva già ricevuto pacche sulle spalle e commenti di ammirazione per la spilla da Capitano.
Cedric faceva rotolare Tegamina II sulla tavola ancora spoglia; somigliava vagamente a una balla del far west mossa dal vento.
Ugualmente al centro dell'attenzione, al tavolo dei Grifondoro sedevano scompostamente, con le gambe gli uni sugli altri, Fred Weasley e sua sorella Roxanne – carnagione scura, sorrisi beffardi identici, e, lei, una capigliatura riccia molto voluminosa – , Antoinette Belhome ed Esme Jordan.
Erano intenti ad attirare gli sguardi dei vicini con un bastoncino colorato che, se tirato ad un'estremità, sprizzava scintille e stelle filanti, le quali a loro volta scomparivano immediatamente se vi si soffiava sopra come una candelina.
Anche Garrick osservava la scena da lontano, ridendo come tutti i suoi compagni di Casa.
Fra i Corvonero, i fratelli Steeval, Anthony e Athena, sedevano accanto. Lei pareva animata da una conversazione interessante e suo fratello, di tanto in tanto, le scompigliava i capelli.
Vasil gli era vicino e ripensava alla conversazione fatta in treno: ovvero se Athena fosse davvero la più bella delle Steeval. Comunque, si disse, adesso era decisamente più chiacchierona.
L'altra Steeval, Climene, sedeva al tavolo dei Sepreverde con composta eleganza. Anche lei era molto bella e infatti c'era qualche sguardo sognante di ragazzo, nei pressi dei posti vicino a lei. Lei però fissava intensamente la fila dei piccoli undicenni che entrava dal Salone d'Ingresso.
Era Vera Rakovskij che voleva vicino a sé: durante il tragitto in treno aveva scoperto che quella ragazzina mingherlina e risoluta poteva rivelarsi per lei un'amica e compagna di Serpeverde. Sperò davvero che il Cappello la sorteggiasse con lei, perché sarebbe stato un sollievo avere finalmente qualcuno con cui fare amicizia all'interno della sua Casa. Prima frequentava i suoi fratelli e le faceva piacere … ma si sentiva a disagio nell'essere l'unica in famiglia ad indossare i colori verde e argento.
Sperava anche che suo fratello Harry la raggiungesse l'anno successivo.
Mentre la preside McGranitt srotolava la pergamena, anche Vera cercò lo sguardo di Climene e le alzò i pollici.
« Atterfly, Jacob»
Incalzò la McGranitt.
« GRIFONDORO!»
 
Un boato esplose dal tavolo rosso e oro, aiutato dal bastoncino colorato del gruppo di confusionari.
« Belhome!» strillò la McGranitt ad Antoinette, che soffiava sul bastoncino per far sparire le stelle filanti.
« Vai, Belhome» le disse Esme all'orecchio, ma abbastanza forte: « vai a fare lo smistamento, che ti chiamano!»
Tutti risero forte e la McGranitt decise che era meglio lasciar perdere.
Non ci furono altre interruzioni e la cerimonia proseguì fino a …
« Rakovskij, Severa».
Piccola, bruna e sorridente, Vera sgambettò fino al sedile di legno.
Il cappello le disse, soffiandole in un orecchio:
« Mmmm … un animo gentile, mi ricordo bene quello di tua madre. Che però, come te, bramava tanto sedersi a … beh ... non è forse l'ambizione una delle caratteristiche fondamentali di … SERPEVERDE!»
Vera schizzò giù dallo sgabello, euforica.
Si fiondò dritta nell'abbraccio di Climene Steeval.
 
**
 
Man mano che settembre si tramutava in ottobre, le foglie degli alberi si facevano sempre più gialle e accartocciate.
Il vento cominciava a parlare di freddo e screpolature, non più di piacevole refrigerio dal caldo.
Ma Alice, quella mattina, aveva fretta. Non poteva curarsi del cielo plumbeo, né della tristezza per la fine del bel tempo.
Aveva una riunione importante a lavoro ed era sicura di aver fatto tardi per il suo appuntamento con Anton, il suo collega d'ufficio e amico di vecchia data.
Non era stata del tutto colpa sua, pensava mentre si Materializzava nelle vicinanze dell'ingresso al Ministero. Terry l'aveva trattenuta per quelle che poi lei aveva definito, scherzando, “stupidaggini”, quando si era resa conto dell'entità del ritardo.
Ridacchiò fra sé, arrossendo un po', per finire poi a pensare che suo marito era un gran furbastro. Lui non aveva orari da rispettare … traduceva i libri a casa, lui!
Sempre sorridendo si mise in fila dietro molte persone che aspettavano il proprio turno al bagno pubblico (che in realtà nascondeva l'entrata per l'Atrium).
Si mise a pensare alla riunione che l'aspettava.
Un'aula del tribunale era stata allestita ai fini di quella grande assemblea generale.
Una riunione straordinaria, aveva detto il Ministro a tutti i dipendenti. Era davvero raro che venissero convocati proprio tutti. Eppure la cosa riguardava tutti e non un reparto in particolare, quindi non si poteva fare altrimenti.
Alice e Anton, quindi, quella mattina si aspettarono nell'Atrium, ma invece di fermarsi al piano dell'Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, lasciarono che l'ascensore sferragliasse fino ai piani più bassi.
 
« Un po' in ritardo, uh?» disse lui con la sua voce profonda.
« Si … mi si è rotta la caffettiera» rispose Alice con disinvoltura.
« Ma tu non beve caffè ...»
« Beh,... ma ha schizzato dappertutto. Non berrò il caffè ma la casa sarà bene che la tenga pulita, satanaboia!» concluse lei in fretta, abbassandosi per nascondere un po' di rossore.
Sfoggiava una veste blu, con le maniche gessate. Le dava un aspetto autoritario e allo stesso tempo esaltava i suoi occhi dello stesso colore.
Anton non si era vestito più formale di un qualunque altro giorno in ufficio: indossava un completo nero piuttosto anonimo.
L'ascensore era colmo di gente. Tutti vociavano congetture sul perché della riunione.
« Ci mancava un Convegno dei Veggenti» disse un mago dall'aria stanca. « Io manco sapevo che esistesse e non volevo nemmeno saperlo!».
Alcuni ridacchiarono.
« Mi sembra esagerato che ci convochino così. Voglio dire, o è davvero qualcosa di cui preoccuparsi … oppure chi se ne importa!»
« Ma cosa vuoi che abbiano detto al Ministro quel branco di rimbambiti? Che il Ministero sta per essere spodestato dai Folletti?»
« No! Dagli Elfi Domestici!»
Le chiacchiere borbottate diventavano sempre più distinte e i maghi perdevano progressivamente il torpore mattutino.
Alice era annoiata dalle stupidità di certi colleghi.
« Anton» disse rivolgendosi al suo compagno di ufficio, per trovare qualcuno con cui fare discorsi più sensati: « appena finisce questa riunione andiamo a bere qualcosa? Non ho fatto colazione e cado a pezzi ...»
« Ma certo» rispose il bulgaro, da sotto la sua barba scura. « e perché la caffettiera si è te rotta, se non hai fatto colazione?»
Alice sussultò, ammortizzata però dalla moltitudine della gente stipata.
« La colazione era per Terry».
Anton fece passare qualche secondo, poi disse, con lo sguardo distolto:
« Andiamo a quel bar Babbano che noi vede dalla finestra di ufficio. È una vita che diciamo di andarci»
« Bravo! Non ho voglia di arrivare fino a Diagon Alley».
Rispose lei, sollevata dal cambio di argomento
Le chiacchiere leggere – ma comunque meno insensate di quelle dei colleghi – finirono una volta che l'ascensore li ebbe portati fino alle aule del tribunale.
Mancavano ancora dieci minuti all'inizio della riunione.
C'erano dipendenti stipati in tutto il corridoio.
« Uh! Alice, Anton! Buongiorno»
I due interessati si voltarono verso la voce familiare che li salutava.
« Buongiorno Dean» sorrise cortesemente Alice. Anton fece un cenno col capo.
« Veggenti eh? Cosa sarà?» chiese Dean Thomas.
Non sembrava preoccupato, come del resto non lo erano nemmeno Alice e Anton.
Alice decise che da Dean era una domanda legittima, per cui rispose:
« Sinceramente non ne ho idea. Non ho nemmeno parlato con Irene, di recente. Magari lei poteva sapere qualcosa»
« Dal momento che non ci ha detto niente, dubito che ci sarà da allarmarsi» disse Dean passandosi una mano sulle palpebre, stancamente: « Io avevo un sacco di pratiche da sbrigare. Dovrò portarmele a casa, per colpa di questa riunione».
Dean lavorava per conto dell'autorità della Metropolvere e si trovava spesso ingarbugliato in permessi, delibere e parecchie scartoffie.
« Come sta piccolo Colin?» chiese Anton per sollevarlo dal pensiero che l'aveva scoraggiato.
Dean parve sollevarsi e rispose con un sorrisetto:
« Bene. Ha iniziato l'asilo Babbano. Sara manda me a tutte le riunioni perché ha paura di sbagliare qualcosa con i Babbani. Io sono cresciuto fra loro, sapete … è tutto così strano con un figlio magico! Qualche giorno fa le maestre mi hanno chiamato per dirmi che non sapevano come avesse fatto Colin ad arrampicarsi sul tetto dell'asilo con tanto di altalena. Erano preoccupatissime … “non essersi accorte che qualcuno aveva spostato l'altalena è grave! Ma chi può averlo fatto? E come?” …»
L'ombra di una risata per il ricordo gli comparve sulle labbra.
In quel momento vennero aperte le porte dell'aula.
 
Anton, Alice e Dean seguirono il flusso quasi ordinato dei colleghi dentro la stanza ad anfiteatro e presero posto in dei sedili né troppo vicini né troppo lontani dal centro.
Nel punto più basso dell'aula era stata sistemata una scrivania intagliata dall'aria formale, dietro cui sedeva il Ministro, Kingsley Shaklebolt.
Pareva tranquillamente impegnato nella lettura di uno dei tanti fogli promemoria che si era portato dietro.
Accanto a lui c'era un altro uomo seduto, mai visto.
Quando tutti i dipendenti furono stipati – con qualche difficoltà, nonostante probabilmente l'aula fosse stata allargata con la magia – il Ministro si schiarì la voce.
Il silenzio fu immediato.
 
« Buongiorno, signori» disse con molta cortesia. Aveva una voce profonda e rassicurante, anche se molto decisa.
« Come avrete saputo, il motivo della convocazione riguarda il mio recente colloquio con il Capo dei Veggenti del Regno Unito, il qui presente Esiah Tyre » fece un ampio gesto con la mano e indicò quell'altro signore, anziano dall'ara un po' svitata, che sedeva da un lato della scrivania del Ministro. Indossava una lunga veste con cappello abbinato, ricamata con la mappa astrale.
Alcuni dei dipendenti ridacchiarono, scambiandosi sussurrati aneddoti sul Capo dei Veggenti. Esiah Tyre, invece, sorrideva a tutti ampiamente, come se le risatine soffocate fossero acclamazioni.
Il Ministro, comunque, non accennava in nessun modo a dimostrarsi concorde con quelli che sghignazzavano. Rimase molto serio e pacato.
« Abbiamo parlato a proposito di un recente convegno fra tutti gli stregoni Veggenti della nostra nazione, che si è tenuto in agosto. È stata emanata una profezia ufficiale, firmata dal convegno stesso. Il signor Tyre l'ha prelevata dall'Ufficio Misteri questa mattina stessa. Tutti possiamo ascoltarla perché riguarda l'intero mondo magico. Vorrei che tutti voi la ascoltaste con estrema attenzione».
Le risatine cessarono.
Il Ministro prese un oggetto di forma e dimensioni simile ad un arancio, ma di vetro pallido: era la sfera contenente la profezia.
I più vicini scorsero un'etichetta, sul piccolo piedistallo della palla di vetro, che recitava: “Conv. Vegg. U.K. (E.T.); Oscuro Signore e mondo magico”.
Appena le mani scure del Ministro sfiorarono il vetro perlaceo della sfera, una voce gracchiante, da vecchietto, parlò con tono misterioso:
 
un cimelio perduto, nella scuola dei maghi è custodito. Il vecchio male, da esso può esser rinnovato
 
il silenzio regnò nell'aula anche dopo che la profezia era stata enunciata.
« Ebbene si, signori» disse la stessa identica voce da vecchietto, facendo sobbalzare molti dalle sedie: il signor Tyre si era alzato e, gesticolando un po' troppo sentitamente, aveva iniziato a dire:
« Per motivi di discrezione non abbiamo inserito il nome dell'Oscuro Signore. Pensate che terrore, se la profezia dovesse accidentalmente venire divulgata dai giornali. Però di lui si tratta, signori. Di lord Voldemort!».
Quelli che erano scattati sulle sedie, ora sussultarono.
Alice alzò le sopracciglia, mentre Anton le teneva aggrottate. Dean si sedette in una posa più dritta, per ascoltare con attenzione.
 
« Oh, andiamo … Voi-Sapete-Chi? Sono più di vent'anni che è morto. Non esiste niente nel mondo magico – tantomeno a Hogwarts – che possa farlo rispuntare come … come una margherita!».
Disse un uomo biondo, col naso all'insù e un sorrisetto supponente sulle labbra.
Sperò che tutta l'aula ridesse, ma nessuno lo fece. Qualche vaga testa, però annuì.
 
« Signor Smith… la prego di non pensare che io sia uno sciocco. Non avrei convocato ogni dipendente del Ministero, se non avessi ritenuto la questione di grande importanza».
Disse Shaklebolt, sempre emanando un'aura di tranquillità.
Zacharias Smith si ritirò a sedere, borbottando qualcosa fra sé.
Il Ministro continuò:
« Non ritengo comunque probabile che esista niente in grado di invertire la sorte del cosiddetto Signore Oscuro. Ha negato per anni di essere un umano. Ma lui è nato così e come Tom Riddle, uomo, persona, fatto di carne e ossa, è morto. Niente può ridargli il tempo che ha perduto. Eppure, la profezia è un dato reale. Il signor Tyre mi ha raccontato con dovizia le divergenze che sono incorse mentre l'oracolo veniva stilato. Alcuni Veggenti hanno avuto visioni concernenti la Francia. Molti hanno visto distintamente il noto Neo MM Simon Dolohov. Molti altri ancora sono sicuri che ci sia un oggetto particolarmente potente a Hogwarts. Questi» disse puntando un dito sul legno duro della scrivania « sono ottimi indizi per evitare che accadano alcune cose spiacevoli. Per quel che mi riguarda, mi pare che questa profezia abbia un significato chiaro: i Neo Mangiamorte sono convinti che esista a Hogwarts un oggetto in grado di rendere la vita a Voldemort. Il gruppo capeggiato da Dolohov potrebbe con molta probabilità cercare di penetrare nella scuola. Questo è quello che dobbiamo impedire. Vorrei che tutti voi esprimeste la vostra opinione attraverso un voto per alzata di bacchetta. Quanti di voi sono d'accordo con me sull'inviare una squadra di Auror che vigili sulla sicurezza della scuola di Hogwarts?»
Un numero incalcolabile di bacchette si alzò, liberando scintille rosse in aria. Se c'erano dei discordi, non potevano essere più di dieci e non risultarono visibili nell'assenso palesemente generale.
Il Ministro sorrise.
« Vi ringrazio per la presenza. Era importante che tutti i dipendenti del ministero ne fossero al corrente. Siete liberi di tornare alle vostre occupazioni. Ah, desidero incontrare nel mio ufficio Rakovskij e Jakson del dipartimento di Cooperazione Magica Internazionale».
Alice sentì le guance avvamparsi e Anton emise uno schiocco con la lingua.
Si scambiarono un'occhiata veloce, poi scesero verso l'uscita insieme a Dean.
« Non vi invidio, amici miei» disse quest'ultimo, quando riuscì a prendere un ascensore abbastanza libero: « una mattinata nell'Ufficio del Ministro non sembra così divertente eh?»
Alice si riaccomodò gli occhiali: « Beh... divertente come le tue pratiche, no?»
Dean rivolse ad entrambi un sorriso affaticato: « Eh già. Siamo tutti poco fortunati. Se esco un po' prima vi lascio un caffè pagato al Paiolo Magico. Buona giornata!»
l'ascensore lo portò via, sferragliando.
Anton sbuffò:
« E noi che volevamo andare al bar Babbano che vediamo da nostra finestra»
Alice sospirò:
« E io che non bevo caffè, satanaré… ».
 
 
  
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