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Autore: Leonhard    24/06/2016    8 recensioni
Un coniglio ed una volpe che lavorano insieme: solo a Zootropolis si potrebbe vedere una cosa del genere. Ma è solo un caso che Nick sparisca dalla stazione il giorno stesso in cui una sua vecchia conoscenza si presenta davanti alla sua scrivania?
"Questo è un caso che preferirei non affidare a te, agente Hopps".
"Perchè?".
"Perchè ne sei coinvolta: il caso Wilde potrebbe richiedere soluzioni che tu non saresti in grado di attuare...".
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Distopian Zootopia'
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4. Il caso Wilde

Le due si guardarono con occhi sorpresi, ma se lo stupore negli occhi di Judy venne rimpiazzato dal fastidio, quello di Vixen lasciò il posto ed un’espressione di malcelata tenerezza, quasi una sottile malizia nel constatare che era da sola in una stanza con una coniglietta. Quello sguardo disse tutto e niente e Judy non poté non sentire un brivido freddo lungo la schiena, tantomeno ignorarlo.

“Salve coniglietta” disse la volpe, appoggiandosi alla scrivania di Nick con quel sorriso sornione. Era bizzarro come quell’espressione che la stava facendo imbestialire fosse la stessa che aveva il suo collega quando la guardava in quel modo in cui non poteva fare a meno di sorridergli. “Judy…Hippity, no?”.

“Hopps…” ringhiò lei, incrociando le braccia. La infastidiva la sua presenza, la sua voce, il fatto che avesse sbagliato il suo cognome. “Agente Hopps”.

“Ah Hopps” si corresse lei. “Chiedo scusa”.

“Posso fare nulla per lei?” chiese, tamburellando istintivamente sul pavimento. Vixen rimase soprappensiero per qualche secondo, poi scosse la testa.

“Ero venuta per parlare con Nick, ma a quanto pare è impegnato” disse. Nick: la irritava persino che da quelle zanne uscisse il nome del suo partner. “Forse tu sai dirmi dove posso trovarlo”.

“Credevo che fossi venuta a dirlo tu a me” osservò Judy. “È sparito subito dopo aver parlato con te tre giorni fa”.

“Oh” replicò la volpe, lisciandosi la coda: dal gesto distratto capì che era una sorta di tic, una cosa che faceva senza pensare. “Bizzarro…”.

“Dov’è?” chiese, senza mezzi termini. Vixen le lanciò un’occhiata incuriosita, poi scosse la testa.

“Sono venuta qui per cercarlo” fece notare. “Perché dovrei sapere dov’è?”.

“Perché tre giorni fa sei venuta qui e avete parlato” ripeté lei. “Ed il giorno dopo è scomparso: al telefono non risponde, l’appartamento è vuoto e la pista che ho seguito non mi ha portato da nessuna parte”. L’espressione incuriosita non lasciò gli occhi della volpe, che fece irritare ancor di più la coniglietta.

“Aspetta, fammi capire…” osservò infine. “Il tuo collega manca da tre giorni ed in questo lasso di tempo gli hai telefonato, hai indagato per trovarlo e sei andata nel suo appartamento? Avete aperto un caso sulla sua scomparsa?”.

“Eh…naturalmente” mentì lei. Vixen sorrise.

“Sì certo” commentò. “Il caso è nella tua testa al massimo”.

“Senti tu…!” ringhiò la coniglietta, infuriandosi.

“No, adesso rispondi ad una domanda per favore” interruppe lei, calma: sembrava che la sua stizza non la toccasse minimamente, come se nessuna volpe la avesse avvertita della pericolosità di un coniglio arrabbiato.

“Sentiamo…” ringhiò lei. Vixen si lisciò nuovamente la coda.

“Perché prendi Nick così a cuore?” chiese. “Insomma, è una volpe adulta: è perfettamente in grado di badare a sé stessa. Senza contare che è una volpe, la nemica naturale per eccellenza dei conigli. Per un tuo nemico naturale ti preoccupi al punto da seguire un caso che non esiste ed andare a curiosare nel suo appartamento, che senza un mandato è una violazione della privacy bella e buona”.

Altra cosa che la fece andare in bestia era che le sue parole erano vere e quella volpe aveva ragione; magari si stava preoccupando troppo, magari aveva deciso di staccare per qualche giorno. Non sarebbe nemmeno stato così assurdo: una volta non le aveva detto che erano anni che non vedeva sua madre? Le lampeggiarono nella testa tre o quattro validi motivi che giustificavano la sua assenza ed il suo rifiuto di parlarle ma quella volpe, quella Vixen, non doveva avere ragione: non su quel punto.

“Nick non è mio nemico naturale” sbottò. Il picchiettare sul pavimento era diventato velocissimo. “È un eccellente poliziotto, un valido compagno ed un grande amico. Non conto più le volte in cui ci siamo coperti l’uno con l’altra e se non fosse per lui adesso mi ritroverei a casa dei miei a vendere carote.

Ok, Judy: ora fermati

“E non t’immagini nemmeno tutte le volte che mi fa ridere anche quando non ne ho nessuna voglia, quanti capricci mi soddisfi, quante volte capisce quello di cui ho bisogno come nemmeno un coniglio sarebbe in grado di fare; è una presenza importante nella mia vita ed è in grado di farmi felice come nessun altro.

Carotina!

“E per la cronaca; Hippity Hopps è un nomignolo che non mi piace per niente, ma che solo lui può usare, chiaro?”.

Prese fiato nel silenzio, concentrandosi per non ripensare a ciò che aveva appena detto; Vixen la stava guardando con un’espressione stupita, senza parole, con la bocca mezza aperta. Si riscosse e scoppiò in una risata divertita.

“Sei divertente sai?” commentò, ridendo. La coda si agitava fendendo l’aria ed una zampa era andata a coprire la sua risata, che non era sarcastica e nemmeno derisoria, ma solo divertita. “Adesso capisco cosa ci ha trovato in te…”.

“Adesso” ringhiò Judy, continuando ostinatamente a non pensare al suo sfogo. “Dimmi dov’è”.

“Cara, io no lo so” rispose lei, tornando a darsi un contegno ma senza far sparire quel sorriso divertito dal muso. “L’ho sentito ieri in mattinata: non ha voluto dirmi dove fosse, ma mi ha detto di star facendo il suo dovere”.

“Il suo dovere?” ripeté la coniglietta, perplessa. “Sta seguendo un caso quindi…”.

“Non saltare a conclusioni affrettate” interruppe Vixen, scuotendo la testa. “Non sta facendo il suo dovere come poliziotto, ma come volpe”.

“E questo che vorrebbe significare?” commentò la poliziotta, senza capire. La volpe ridacchiò e passò oltre, scompigliandole le orecchie con una zampa.

“Ah io non lo so” disse, avviandosi verso la porta. “È il tuo innamorato, mica il mio”.

“Non è il mio…” esclamò Judy, sistemandosi le orecchie.

“Sì, sì certo” glissò lei, agitando la zampa in aria. “Beh, io ero venuta per vedere Nick ma se non c’è non ho motivo per restare, dico bene? Salutamelo quando lo vedi”. Prima che Judy potesse urlarle di non toccare mai più la sua testa, la volpe era scomparsa dall’ufficio.

Le sue parole, rimaste sopite nella sua testa, tornarono a rimbombarle nelle orecchie e la stizza lasciò il posto all’imbarazzo. Che aveva detto? Si coprì il muso con le orecchie, nascondendo il rossore alla stanza vuota. Aveva detto la verità certo, ma una verità che non aveva confessato nemmeno al proprio cuscino: era esplosa con quelle parole e per giunta davanti ad una sconosciuta, una sconosciuta la cui presenza in quel posto ed in quel momento proprio non riusciva a convincerla; non poteva essere un caso e lei non era disposta a credere che quella Vixen non sapesse dove fosse finito Nick.

Perché prendi Nick così a cuore?

L’avrebbe arrestata più che volentieri, ma su una cosa aveva avuto ragione. Si era intrufolata nell’appartamento di Nick senza un mandato: quello andava ben oltre ogni sua paura, era una cosa peggiore dell’inferno dei conigli, peggiore di una sospensione. Era una cosa che meritava una denuncia e la sua estromissione dal corpo di polizia.

(Nick…mi stai facendo rischiare il posto…) pensò. Ma nonostante ciò sapeva quello che c’era da fare: lei era Judy Hopps, la poliziotta più testarda della ZPD, preoccupata a morte per il suo compagno, per il suo amico, per

la nemica naturale per eccellenza dei conigli

Nick Wilde.


“Mai sentito parlare di licenza, agente Hopps?” borbottò il capitano Bogo, lanciandole un’occhiata distratta da sopra il suo quotidiano. “O di ferie? Ti farebbero bene, ora che ci penso…”.

“Capitano, qui c’è qualcosa che non va” insistette Judy; quella sedia le stava stretta e lei si vedeva costretta a far ricordo a tutto il suo autocontrollo per non mettersi a saltare sulla scrivania del suo capo. “In centrale di presenta questa Vixen, che chiede di parlare con Nick ed il giorno dopo, senza preavviso, chiede delle ferie e non si fa sentire per tre giorni?”.

“Si chiamano vacanze, Hopps” ripeté Bogo. “Se dovesse segnalare tutti i suoi spostamenti non sarebbero vacanze, no?”. Judy prese un bel respiro, ben sapendo a cosa avrebbe portato la richiesta che stava per fare.

“Richiedo un mandato di perquisizione dell’appartamento di Nick” disse. Con un sospiro, il capitano ripiegò il giornale e le lanciò il suo solito sguardo accigliato.

“Io non posso aprire il caso perché sei preoccupata per il tuo amico” muggì, scocciato. “E anche se fosse, nessuno ne ha denunciato la scomparsa”.

“La denuncio io” replicò la coniglietta, ostinata. “Non esiste che Nick se ne vada senza dirmi nulla”.

“Dammi almeno tre validi motivi per cui dovrei aprire questo caso Wilde che a sentirti sembra andarne della vita dell’intera città” ringhiò.

“Perché presento formale denuncia di scomparsa” rispose immediatamente lei. “Perché ho come l’impressione che questa Vixen sia venuta da me stamattina per sfidare l’intero distretto di polizia e perché sarò io a svolgere le indagini senza scomodare nessun altro”.

“Posso far finta che vadano bene” assentì Bogo. “Ma solo per un mandato di perquisizione dell’appartamento di Wilde. Hai dimostrato un eccellente fiuto nel caso degli Ululatori Notturni, ma non credere di essere il miglior agente della città, Hopps: Wilde ha richiesto le ferie e per quel che mi riguarda questa tua scenata è solo eccessiva apprensione per il primo partner che tu abbia mai avuto. Se perquisire il suo appartamento ti farà stare tranquilla fai pure, ma sappi che non troverai assolutamente nulla”.

“Va bene così” assentì lei, uscendo dall’ufficio. “Grazie signore”.


Di nuovo davanti a quella porta, ma la sua apprensione si era ingigantita nelle ultime ventiquattr’ore. Entrò nell’appartamento e fece nuovamente vagare lo sguardo nel disordine che regnava sovrano.

(Non esiste che Nick mi tenga all’oscuro di una vacanza) pensò, frugando nuovamente tra le sue cose. (Ed è fuori dal mondo che mi escluda da un’indagine).

Non sta facendo il suo dovere come poliziotto, ma come volpe.

Passò la mattinata a cercare indizi nell’appartamento del compagno fino all’ora di pranzo, quando il sospetto di aver preso un granchio si era talmente insinuato nella sua testa da ritenerlo quasi vero. Si abbandonò su una sedia con un sospiro sconfortato: forse il capitano Bogo aveva ragione, forse la sua era un’eccessiva preoccupazione per un amico.

Ma perché così tanta apprensione? E perché così tanto astio nei confronti di Vixen? Sorseggiò il succo di frutta trafugato dalla dispensa di Nick ed arricciò il naso.

“Ci va del ghiaccio” borbottò, aprendo il freezer. Prese la ghiacciaia dalla griglia, prima di adocchiare una scatoletta azzurra e coperta da cristalli gelidi; la prima reazione fu aggrottare le sopracciglia, ma quando la girò la ghiacciaia le sfuggì di mano. Cadde con un tonfo secco, spargendo cubetti rotti di ghiaccio per tutto il pavimento, ma lei nemmeno se ne rese conto: si riscoprì fisicamente incapace di distogliere gli occhi dalla piccola targhetta attaccata alla scatola, mentre nella sua testa apparivano altri interrogativi.

Campione siero: non mangiare

La prese e la scosse delicatamente: la scatoletta rimase muta, vuota esattamente come appariva, eloquente come solo una scatoletta con una targa del genere poteva essere.

Nick aveva conservato il campione del siero di Bellwether. Ed era sparito.
   
 
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