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Autore: TIZKI    26/06/2016    2 recensioni
Questa è la prima confessione di una serie che hanno come filo conduttore il delitto. Le confessioni sono frutto esclusivo dell’immaginazione; nulla di tutto ciò che leggerai è successo veramente: la realtà è di gran lunga più bieca, ma molto, molto meno interessante…
Se hai paura, se non te la senti, se pensi di non riuscirci: fermati qui, non oltrepassare questa linea.
La donna protagonista della prima confessione vive in una famiglia numerosa. La convivenza con un agglomerato di esseri umani farà scaturire nella mente, che esimi luminari potrebbero definire disturbata, reazioni lucide, di una lapalissiana evidenza.
La mente a volte spazia in ambiti che possono essere particolarmente pericolosi, essa trasforma le visioni oniriche in realtà e viceversa.
Non stupirti se troverai in questa confessione e nelle prossime situazioni talmente assurde ed incredibili da riservare loro la condizione di irrazionalità; esse saranno sempre lì ad attenderti: loro non hanno fretta.
Genere: Dark, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ma guarda, lo vedi quello? Ha il cappotto come quello di Egidio. Sì, … proprio uguale a Egidio. Egidio, un mio amico. Abitava a Milano. Che cosa strana, sembra proprio quello. Stesso taglio, stesso colore. Le spalle sono diverse però; le sue erano più massicce. Portava una cinquantaquattro. Quella sarà una quarantotto. Se è qui, ama il teatro come lui. E anche la buona cucina vedo… Ha una patacca di sugo sulle maniche. Egidio era una persona speciale, sempre pronto ad intervenire se c’era bisogno, un grande, veramente un grande. Mi ricordo l’ultima volta che l’ho visto, eravamo alla stazione centrale, dovevamo prendere un treno per Roma, era mattina presto, non ricordo se era un giorno feriale o festivo, sicuramente faceva caldo, quindi era estate. Portava una valigia enorme legata con una specie di cintura di plastica, si sarebbe aperta senza quella striscia di plastica. Faceva una fatica titanica a sollevare quella valigia… Sai, più lo guardo e più sembra il suo… se lo vedesse Amelia rimarrebbe di sasso… scusa, ti stavo parlando di Egidio e della valigia. Insomma faceva una fatica titanica, trascinava quel parallelepipedo lungo il binario sette, no era l’otto. Io lo seguivo con la mia piccola sacca con dentro le solite due cose che mi servono. In fondo dovevamo stare via solo due o tre giorni. Lui invece si portava l’inverosimile appresso. Non si sa mai, diceva. Era una persona di poche parole Egidio; apriva bocca tre quatto volte in una giornata, quando lo faceva però era per una giusta ragione. Parlava poco, ma… non potevi non ascoltarlo quando lo faceva. Ti dicevo quindi che quel giorno alla stazione con quell’enorme valigia faceva veramente fatica, si avvicinò allora ad uno steward per chiedere informazioni su come ottenere uno di quei piccoli carrelli per portare le valigie. Lo fece in maniera garbata, come d’altronde era suo stile. Niente, quello steward non lo degnava neanche di uno sguardo, come se Egidio fosse trasparente. Vidi che si stava inquietando; non feci nulla. Più lui parlava, più lo steward non lo sentiva. Era una persona garbata Egidio, era raffinato, usava sempre un linguaggio appropriato, quella volta però andò su tutte le furie ed inveì pesantemente contro quello steward usando parole irripetibili. Ci misi un secondo, estrassi dalla sacca un piccolo cacciavite, porto sempre un cacciavite con me non si sa mai; glielo piantai in gola; morì in pochi secondi. Odio chi dice parolacce…
   
 
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