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Autore: nikita82roma    27/06/2016    4 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Castle aveva appuntamento con il direttore della sua casa editrice, lo aveva chiamato varie volte ma  Rick aveva sempre preso tempo. Aveva parlato più volte con i suoi avvocati per decidere cosa fosse meglio fare in quella situazione e tutti gli avevano detto, più volte, che per lui sarebbe stato meglio rimanere lì e non dover intraprendere azioni legali contro la casa editrice senza prove concrete, soprattutto quando la sua agente sembrava fare molto di più gli interessi della sua editor che i suoi. Con Paula però risolvere la questione era stato semplice: una ricca buonuscita ed il contratto era stato rescisso. Non era più un burattino nelle mani di quelle due donne. Avrebbe cercato un altro agente, non sarebbe stato difficile per lui trovare qualcuno che lo avrebbe rappresentato, la cosa più difficile era trovare la persona giusta, ma ci avrebbe pensato in seguito, tanto al momento non voleva avere nulla a che fare con pubblicità e serate. Kate aveva avuto modo di ascoltare qualche discussione di Richard al telefono con i suoi avvocati, non per voler spiare le sue conversazioni, solo perchè lui urlava talmente tanto che era impossibile non seguirlo. Aveva, però, sempre fatto finta di non saperne nulla, in effetti non si sentiva nella posizione di potergli dire niente per quello che riguardava la sua vita o le sue decisioni professionali. Le dispiaceva, però, che molte delle scelte che stava facendo, anche drastiche, riguardavano lei e la sua situazione. Aveva capito che durante il suo ricovero in ospedale dovevano essere accadute delle cose spiacevoli con la stampa ed aveva avuto una prova di quanto i giornalisti potevano essere fastidiosi quando erano usciti dall’ospedale ed in un altro paio di occasioni quando li avevano seguiti mentre erano usciti solo per fare una passeggiata. Avrebbe voluto solo dirgli di non prendere nessuna decisione per lei. Castle, invece, la sorprese, chiedendole di accompagnarlo. Le sembrò una richiesta strana, per quanto potesse non ricordarsi nulla del loro passato insieme, le sembrava difficile credere che potesse essere una persona che accompagnava il marito alle riunioni di lavoro, soprattutto se il suo lavoro era sempre così impegnativo come ricordava. 
Rick le confermò che in effetti non era mai andata con lui alla Black Pawn, ma che non per questo non doveva farlo adesso. Faceva parte dei nuovi ricordi, le disse e che se una cosa non l’aveva mai fatta, non era un buon motivo per continuare a non farla. Andò con lui e fu a pieno in quella mattina, la Signora Castle e si sentì profondamente a disagio. Incontrò Gina e si scontrò con tutto il suo sarcasmo e la sua arroganza nel volerla mettere in imbarazzo con battute fuori luogo, alle quali rispose in modo ancora più acido Rick per lei. Non le piaceva che qualcuno parlasse al posto suo, me essere difesa da Castle la faceva sentire al sicuro e lei sapeva di non essere ancora pronta per sostenere una discussione davanti alla quale si presentava disarmata. Quando incontrò Charles Price, il direttore della casa editrice, Kate si sentì più a suo agio: il fatto di non averlo mai conosciuto prima ed i suoi modi decisamente più gentili resero tutto più semplice, l’uomo non più giovane e con una galanteria di altri tempi nel suo completo grigio che profumava di colonia le fece un baciamano dicendosi onorato di conoscere finalmente la musa di Castle, la vera Nikki Heat, mostrandosi veramente dispiaciuto per quanto le era accaduto.
Rick, che era deciso a imporre le sue decisioni, durante la conversazione con l’uomo si ammorbidì molto, era evidente l’intenzione del direttore di non perdere il suo scrittore di punta, soprattutto in quel momento di grande fama, anche se per motivi non voluti e i benefici dagli introiti delle future opere erano sicuramente maggiori di quelli di un risarcimento per interrompere il contratto. Mr Price gli venne incontro su tutto, sorprendendo lo stesso Castle, anche alla sua richiesta di cambiare editor e di non lavorare più con Gina, se voleva poteva già dal giorno dopo fare dei colloqui con il personale della casa editrice per scegliere personalmente con chi preferisse lavorare, ma Rick gli disse che avrebbe rimandato tutto a dopo l’estate, per ora voleva solo riposarsi e scrivere. Così erano entrati con l’idea di dover affrontare una battaglia, ne uscirono da vincitori senza aver nemmeno combattuto, anzi con la promessa di ritrovarsi a fine estate per firmare un nuovo contratto per altri tre volumi della saga di Nikki Heat.
Castle disse che dovevano festeggiare andando a mangiare in un posto speciale. Kate non aveva voglia di finire in uno di quei ristoranti formali da vip e rimase piacevolmente sorpresa quando Castle la portò in un posto che invece amava particolarmente, tra la 26° e Park Avenue, dove facevano dei cheeseburger da sballo e fu felice di constatare che la sua memoria almeno in questo non si sbagliava, erano sempre buonissimi e Rick come al solito era stato capace di sorprenderla con una scelta totalmente fuori dagli schemi.
Raggiunsero poi come da programma il distretto. Dovevano parlare con la Gates e comunicarle della gravidanza di Kate ora che il periodo critico era finito.

Il distretto era immerso nel solito via vai di gente di ogni tipo: poliziotti, disperati, criminali, avvocati. 
Quando l’ascensore si aprì scoprirono che, per motivi diversi, quel luogo era mancato ad entrambi. Castle anche se non lo frequentava più assiduamente come un tempo trovava sempre il modo di essere presente con le sue indagini personali ed andare a trovare gli amici detective e Beckett.
Kate dal canto suo, era convinta che fino ad un paio di mesi prima era ancora una giovane detective. Mentre camminava ancora non con il suo solito passo spedito nel corridoio, tutti si fermavano a guardarla, salutandola stupiti e con lo stesso stato d’animo lei ricambiava il saluto. Non era abituata a sentirsi chiamare capitano e si accorgeva come molti di quelli non li conosceva e molti altri li ricordava decisamente diversi.
Arrivata davanti a quella che era la sua scrivania, ebbe molta nostalgia nel vederla vuota. Esposito e Ryan non c’erano, Castle quindi l’accompagnò in quello che era il suo ufficio, dove ora c’era la Gates. Poteva leggerlo anche nella targa fuori, la scritta con il suo nome. Ci passò sopra le dita, per rendersi conto che era vero.
Bussarono e la Gates li fece accomodare, accogliendoli con un sorriso che Castle difficilmente aveva visto nella donna. I loro rapporti erano migliorati decisamente. 
Aveva molto apprezzato la sua telefonata per chiedergli cosa ne pensasse se fosse stata lei a sostituire Beckett al distretto, non voleva che andasse in mani sconosciute. Lui ne fu entusiasta, quella non era una proceduta standard e pochi avrebbero rinunciato al proprio incarico per tornare a fare il capitano, anche se temporaneamente, come le aveva sempre ripetuto lei. Rick chiamò personalmente anche il suo amico sindaco, per fare in modo che non ci fossero intoppi in quella procedura e lui gli assicurò che non ci sarebbero stati, era il minimo che poteva fare per lui e Beckett.
La risoluzione del caso Loksat ebbe molta eco sulla stampa nazionale per molti giorni dopo il loro ferimento. Tutti parlavano di come il capitano di polizia di New York era riuscita a sconfiggere una pericolosa organizzazione che minava la sicurezza nazionale, riuscendo dove squadre ben più addestrate e attrezzate avevano fallito. La conclusione quasi tragica della cosa, aveva attirato quindi non solo la stampa di cronaca e politica, ma anche quella molto più frivola che aveva di che riempire le pagine con la storia della giovane capitano di polizia moglie dello scrittore milionario che rischiano di morire insieme nella loro casa come i protagonisti di una tragedia romantica. Pescarono nel torbido, molto. Qualcuno che parla troppo c’è sempre e molti al distretto avrebbero voluto scoprire chi fosse la gola profonda che aveva spifferato qualche notizia di troppo ai media. Parlarono della loro separazione e fecero anche insinuazioni pesanti che ferirono Rick nel profondo ipotizzando tradimenti, altre donne e rivangando il suo passato di playboy incallito che era tornato in pista. Ipotizzarono che la loro unione era stata solo una trovata pubblicitaria per lui per vendere di più e per lei per fare carriera, cosa tra l’altro avvenuta con successo per entrambi.
Castle in quei giorni fu felice che Beckett non aveva potuto leggere o sentire nulla di quello che veniva detto su di loro, lei non avrebbe mai accettato una tale intrusione nella loro vita privata ed anche lui, sempre abituato a stare al centro dell’attenzione aveva avuto difficoltà nel farlo in quei termini e in quel momento.
Tutto questo, non dava fastidio solo a Castle e alla sua famiglia, la stessa Alexis si era più volta lamentata per le incursioni nella vita di suo padre e Kate chiedendogli se non potesse legalmente fare qualcosa, ma anche ai suoi amici, soprattutto ad Esposito che più di qualche volta aveva minacciato qualche giornalista che si era presentato fuori dal distretto per fargli domande sul suo capitano: l’ispanico era stato chiaro con tutti, dovevano girare a largo dal distretto e non fare domande a nessuno, altrimenti sarebbe stato peggio per loro.
Di contro c’era chi era molto soddisfatto. In primo luogo Gina, che era stata estasiata da tutta questa pubblicità inaspettata che aveva fatto impennare le vendite dei vecchi volumi della serie di Nikki Heat che tutti ora volevano leggere per scoprire l’alter ego del capitano Beckett. Anche il sindaco Weldon era entusiasta di questa ottima pubblicità per la città ed aveva rilasciato più di qualche intervista dichiarando come sia Castle che sua moglie fossero, oltre che degli ottimi professionisti, anche suoi personali amici, ricordando quanto lui avesse insistito per fare in modo che Castle collaborasse con l’allora detective Beckett contribuendo in modo decisivo alla loro unione professionale e privata. 

Kate si guardò intorno nell’ufficio e si sorprese a trovare sul mobile a lato della scrivania del capitano molti suoi oggetti estremamente familiari. 
- Li ho messi lì solo per comodità - le disse la Gates notando lo sguardo di Kate, non lavorava più sul campo ma era sempre un’ottima detective, oltre che una grande osservatrice. Iron Gates, come la chiamavano tutti, aveva sempre capito ed appoggiato Beckett molto più di quanto lei pensasse, nonostante si fossero scontrate più volte, ma la Gates aveva visto nella giovane detective quel piglio e quella determinazione giuste per fare carriera ed imporsi in quel mondo maschile e maschilista che non risparmiava nulla alle donne e lei lo sapeva bene.
- Non si preoccupi Capitano… io stavo solo cercando di capire qualcosa… - Beckett cercava di studiare minuziosamente ogni luogo per vedere se riusciva a trovare qualcosa che facesse scattare la sua memoria. Ma per lo più erano sensazioni o flash che non riusciva a collocare nel tempo. Aveva in quel preciso istante la sensazione di essere già stata lì, davanti a quella donna che la scrutava da sotto gli occhiali, in una situazione estremamente spiacevole.
- A cosa devo il piacere della vostra visita? - Chiese la Gates alla coppia
- Capitano - esordì Kate - purtroppo non ci sono stati molti miglioramenti con la mia amnesia e non so, quindi, se questa situazione sarà temporanea o quanto durerà. Però… - si voltò a guardare Castle cercando un sostegno, non era ancora molto facile per lei parlarne
- Però Capitano - Continuò Rick - c’è anche un’altra questione che sicuramente ritarderà il ritorno di Kate al distretto.
La Gates li osservava attentamente, anche un po’ preoccupata dalle loro parole e dalle loro espressioni serie. Aveva già vissuto una situazione simile con Kate appena arrivata al 12°, le avevano appena sparato, era stata mesi fuori dal distretto e aveva dovuto fare un percorso lungo di riabilitazione, fisica e non solo.
- Sono incinta. - Disse quindi Kate. Il volto della Gates si distese, non era una brutta notizia quindi, ne fu felice.
- In questo caso, Capitano Beckett, ha tutto il diritto di prendersi tutto il tempo che ritiene necessario. - Girò intorno alla scrivania ed andò ad abbracciarla calorosamente, stringendo poi vigorosamente la mano a Castle, congratulandosi anche con lui. Le chiesero di mantenere il massimo riserbo sulla cosa, perché non l’avevano ancora comunicato a nessuno, nemmeno ai “ragazzi”, ma la Gates era di certo la persona migliore per mantenere la loro riservatezza e gli disse di non preoccuparsi, lei non ne avrebbe fatto parola con nessuno. Apprezzò la loro correttezza nell’avvisarla prima degli altri, visto che si era offerta di sostituire Kate quando tutti speravano e pregavano che la sua assenza fosse solo di qualche mese, ed invece sarebbe stata decisamente più lunga: anche il capitano Gates doveva decidere cosa fare, se far prevalere la sua volontà di carriera o occuparsi di quel distretto che negli anni era stato l’unico luogo di lavoro dove aveva avuto modo di sperimentare veramente un senso di familiarità e collaborazione, anche grazie a quello strampalato scrittore che all’inizio proprio non sopportava e che usciva fuori da ogni suo schema mentale.

Uscirono dall’ufficio delle Gates proprio mentre Javier e Kevin stavano tornando alle loro scrivanie.
- Ehy Bro guarda! Mamma e papà sono venuti a farci visita!- Esposito si era rivolto a Ryan che era talmente assorto nei suoi pensieri che non si era accorto della presenza di Kate e Rick. Beckett sentendosi chiamare così guardò Castle preoccupata, chi è che poteva aver detto della sua gravidanza ad Esposito ma soprattutto perché lui lo stava urlando così a tutti? Stava per fare una sfuriata, lì, in mezzo al distretto. Non era in servizio, non lo sarebbe stata per mesi, ma era il capitano, no? Ne aveva il diritto. Rick capì che per lei quella frase innocua aveva tutto un altro significato e si precipitò a spiegarle il senso prima che scoppiasse come una bomba ad orologeria, suscitando sorrisi e scuse da parte di Javier che non aveva considerato che non sapesse che li chiamavano così. Si rasserenò, almeno in parte.
- Tutto bene Ryan? - Chiese Castle vedendo l’irlandese molto provato
- Sì, tutto bene, solo un caso molto impegnativo, finito purtroppo malissimo… - Disse indicando con la testa un uomo che veniva condotto nella sala interrogatori senza apporre la minima resistenza, rassegnato al suo destino e non solo.
- È lui il colpevole? A guardarlo così sembra più la vittima. - Osservò Rick
- Robert Bryan. È più vittima che colpevole in effetti, Castle - disse Esposito - fossi stato al posto suo avrei fatto la stessa cosa, purtroppo però non abbiamo potuto fare altrimenti.
Castle e Beckett si erano seduti sopra la scrivania, mentre Javier cancellava la lavagna e toglieva le foto, non avevano fatto in tempo a leggere molto, se non a vedere la foto di una donna, Melissa, al centro, il posto della vittima.
- Ha ucciso lei? - Chiese ancora Rick curioso. Era più forte di lui, quell’uomo lo aveva colpito e voleva sapere la sua storia
- No, lei era la moglie. È stata uccisa per sbaglio da un gruppo di studenti figli di papà che annoiandosi si sono improvvisati rapinatori ed è partito un colpo. - Esposito mentre raccontava la storia si teneva i pugni stretti, si capiva che avrebbe voluto darla anche lui una lezione a chi gioca così con la vita della gente.
- Non hanno fatto nemmeno qualche ora di galera - continuò mestamente Ryan - grazie ai bravi avvocati di famiglia, sono subito usciti su cauzione, facendosi beffe anche del dolore di quell’uomo che durante l’autopsia ha scoperto che la moglie era incinta del loro secondo figlio.
Castle deglutì a fatica ed istintivamente portò un braccio intorno alla vita di Beckett avvicinandola se. 
- È andato ad aspettare Nicholas Brand, il ragazzo che aveva sparato a sua moglie, fuori da casa sua e lo ha ucciso. Poi ci ha chiamato lui stesso.
- È terribile… Assurdo… - disse Rick ancora sconvolto per quella storia.
- L’altro figlio dov’è? - Chiese Beckett
- Paul è con la sorella della moglie. Se ne occuperà lei. Ha solo quattro anni. - Ryan aveva raccolto tutto nel fascicolo e lo stava mettendo sulla scrivania prima di finire di fare rapporto. - Ora scusateci, ma dobbiamo andare ad interrogarlo.
- Posso… posso parlarci un minuto io, per favore? - Chiese Castle ai due
- Castle, non credo che tu possa, poi non capisco… - Non fece finire di parlare Ryan che già si stava dirigendo verso la sala interrogatori.
- Solo un minuto, non di più, promesso.
I tre lo seguirono andando nella sala attigua per vedere e sentire quello che stava facendo.
Kate osservava la scena attenta a braccia conserte, mentre i due detective aspettavano fremendo che uscisse da lì, se li avesse beccati la Gates sarebbero stati nei guai.
- Cosa ci fa il signor Castle lì dentro? - La voce del capitano li colse di sorpresa. I due si girarono immediatamente, pronti a subire una ramanzina, mentre Kate rimaneva concentrata a guardare ed ascoltare Rick parlare con quell’uomo disperato.
La Gates fu meno intransigente del previsto, anzi disse ai detective di rilassarsi e andarsi a prendere un caffè, tanto avrebbero dovuto aspettare l’avvocato dell’uomo.
- Non c’è nessun avvocato, Capitano. - Disse Esposito.
- Se il signor Castle è lì dentro, ci sarà tra poco. - Concluse la Gates prima di tornare nel suo ufficio
Kate sorrise. Rick uscì ed andò direttamente nella sala dietro la stanza interrogatori, sapeva che sarebbero stati tutti lì ad aspettarlo. Guardò Kate che capì subito le sue intenzioni e propose ai ragazzi di spostarsi nella sala relax.
Castle con nonchalance si mise a preparare i caffè, mentre Kate faceva apprezzamenti sul fatto che al distretto ora avevano anche una macchina del caffè decente. Gli raccontarono perché quella macchina era lì e chi era stato il benefattore. Punzecchiarono un po’ Castle sul fatto che anche quella era stata una tattica per conquistarla, facendola passare per un regalo per tutti. Risero di questo anche con Rick che in quell’ambiente familiare sembrò allentare un po’ la tensione per la situazione precedente. Kate era stupita nel vedere come Castle fosse assolutamente a suo agio nel distretto, un luogo che aveva sempre considerato come suo e nel quale non riusciva a collocarlo.
Passò le due tazze ai ragazzi ed una la tenne per se. Lo guardarono stupito. 
- Non dimentichi nessuno Castle? - Dissero indicando Beckett senza la sua razione di caffeina
- No ragazzi, va bene così. - rispose Kate anticipando Rick
- Problemi Beckett? Ancora non puoi bere caffè? Come hai resistito tutto questo tempo? - Chiese Javier che sapeva bene come Kate non riuscisse a stare senza caffè a lungo.
- Per un po’ di mesi dovrò ancora evitare la caffeina, insieme agli alcolici e a tante altre cose…
Javier fece cenno che andava bene con la testa senza in realtà comprendere veramente il perchè e guardò Ryan che stava bevendo e non disse nulla nemmeno lui. Rick e Kate si guardarono scuotendo la testa.
- Certo che per essere detective siete abbastanza lenti a decifrare gli indizi eh! Come fate senza di me in questo periodo? - Chiese Kate scherzando ma fino ad un certo punto.
- C’è qualcos’altro Beckett? - Le chiese serio Javier bevendo un altro sorso di caffè
- Tra qualche mese ci sarà un altro, o altra, Castle a rendere questo mondo un posto ancora più bello. - Disse infine Rick gongolando e pavoneggiandosi non poco.
Esposito rischiò seriamente di strozzarsi, Kevin appoggiò la tazza sul tavolo poco prima di farla cadere. Rick e Kate osservavano calmi e divertiti la scena dei due amici colti di sorpresa.
- Io non credevo che voi due adesso… - Balbettava Esposito non trovando le parole per non sembrare più impertinente di quanto non era già stato, mentre Ryan era rimasto in silenzio sorridendo agli amici
- E’ successo prima - Kate interruppe lo sproloquio dell’ispanico facendo calare il silenzio sulla sala. Immediatamente i due collegarono la reazione di Castle a quanto avevano raccontato in precedenza.
- Fratello, mi dispiace, non sapevamo, altrimenti non ti avremmo detto nulla… 
- Tranquillo Javi, va bene così. Ho solo capito oggi, ancora di più, quanto sono stato fortunato e quanto avrei rischiato di perdere. Rick guardò Kate spostò lo sguardo in basso verso le sue mani chiedendosi se sarebbe mai riuscita non imbarazzarsi quando le parlava così. 
I ragazzi si congratularono con Castle e Beckett che ancora faceva fatica a capire come comportarsi davanti a tante scene di affetto: alcune volte le sembrava che fossero più felici gli altri per lei di quanto non lo fesse lei stessa, che non riusciva mai ad esternare quello che provava, perchè in realtà non lo sapeva di preciso nemmeno lei. Amava quel bambino, quella parte di se che cresceva dentro di lei, ormai diventata reale ed anche visibile. Non riusciva però a gioire a pieno della cosa, non era in grado ancora a considerarla pienamente sua e temeva che non ci sarebbe mai riuscita. Si sentiva diversa da quello che erano di solito le future madri e si sforzava di avere dei comportamenti che non riusciva ad avere con naturalezza. Avrebbe voluto vivere in modo diverso la sua gravidanza, sarebbe dovuto essere un momento di gioia, invece era solo una gran confusione sotto tutti i punti di vista. Aveva provato anche a parlarne con Rick, ma ogni volta che vedeva la sua gioia totale per l’arrivo di questo bambino si bloccava per non dargli altre preoccupazioni. Gli diceva sempre che andava tutto bene, ma lei temeva che lui in realtà avesse capito che non era proprio così, ma faceva finta di nulla.
Castle una volta le aveva detto che “la prossima volta sarà tutto diverso”, con quel suo solito tono di quando voleva dire una cosa seria alleggerendone il significato per non metterle pressione e Kate si era ritrovata a pensare che al contrario di quanto potesse lei credere, non era più una ragazzina di trent’anni che si diceva che aveva tutta la vita davanti, era una donna: spesso si doveva guardare allo specchio per ricordarselo e vedere i segni sul suo viso e sul suo corpo del tempo e non solo, sentiva il suo orologio biologico scorrere e si era trovata a pensare più volte se ci sarebbe stata una prossima volta: non se lo nascondeva più, era stato anche questo uno dei motivi che l’avevano spinta con tanta sicurezza a voler tenere quel bambino nonostante tutto.
 Si chiedeva quale vita in futuro avrebbe avuto se non avesse mai riacquistato la memoria. Sarebbe rimasta comunque con Caste? E se avesse incontrato qualcuno di cui si sarebbe potuta innamorare, cosa avrebbe dovuto fare? Erano dubbi questi che ogni tanto la prendevano quando era presa dallo sconforto di non riuscire più a riprendere in mano la sua vita. Nessuna delle sue vite.

- Credo che quello che hai fatto oggi per Robert Bryan sia una delle cose che mi avevano fatto innamorare di te. - La rivelazione di Kate mentre tornavano a casa sorprese anche lei stessa per quel pensiero ad alta voce, ma non sapeva come altro esprimergli quanto avesse apprezzato quello che aveva fatto per quell’uomo: si era fatto carico di tutte le sue spese legali, mandando lì uno dei suoi avvocati per fare in modo che ottenesse il minimo della pena. Castle rimase senza parole e non sapeva come rispondere ad un’affermazione per lui così importante in quel momento. Le avrebbe voluto chiedere se questo voleva dire che poteva farlo ancora, innamorarsi di lui intendeva, ma si trattenne.
- Ho pensato a quanto stesse soffrendo, lo posso capire sai. Ho temuto la stessa cosa anche io per giorni. Non è stato semplice. - Kate annuì senza aggiungere altro. Si parlavano, faticavano a rispondersi, ma si capivano. - Vorrei aprire un fondo per Paul Bryan, il figlio di Robert. Quel bambino ha già perso tutto, vorrei che almeno potesse avere quelle cose inutili che gli potrebbero regalare qualche attimo di felicità, garantirgli un minimo di futuro con una buona istruzione. Cosa ne pensi?
- Perchè mi stai chiedendo cosa ne penso?
- Sei mia moglie, è una cosa importante, vorrei che mi dicessi se è un’idea che ti piace o se ti da fastidio, ora con il nostro bambino in arrivo, che vado a pensare al figlio di qualcun altro.
- Rick, a nostro figlio non mancherà mai nulla, ne sono certa. So cosa vuol dire, invece, crescere senza una madre e quel bambino è così piccolo e non avrà nemmeno suo padre per molto tempo. Qualsiasi cosa tu voglia fare per lui, io sarò solo orgogliosa di te, veramente.
Lo baciò dolcemente cercando, anzi imponendosi, di scacciare dalla sua mente ogni pensiero negativo fatto in precedenza.

   
 
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