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Autore: GreenWind    29/06/2016    3 recensioni
Raccolta su vari tipi di anti-eroi, frutto dell'immaginazione e, probabilmente, di un pizzico di momentanea follia :)
Spero vi piacciano le mie storie :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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-Esperienze-
 

 



Eccola qui, la temuta miss. Kramer. Eccola comodamente seduta sul suo divanetto, tanto vecchio che puzza di cantina. Cosa sta mai facendo? Ah, sì: fissa un punto nel vuoto, e non un punto qualsiasi, no, un punto preciso. Peccato che lei stessa non sappia cosa sia questo punto, perché è talmente assorta in esso che le è sorto il dubbio che sia un punto, e sta cominciando a considerarlo qualcosa di più. Sola, nel suo piccolo attico sovrastante l'altrettanto piccola casa che sboccia ai margini della cittadina, l'ex-insegnante non sa cosa fare. Io non so cosa fare. Ex-insegnante. Bah! La verità è che io non ho mai insegnato. Per insegnare a quel branco di alunni, che ogni santa mattina affollano la tua aula, devi pur sapere qualcosa; la logica vuole che chi insegni trasmetta un sapere che, a suo tempo, ha fatto proprio con l'esperienza. Già, ecco cosa mi manca, cosa non ho mai posseduto: l'esperienza. Io, per ben quarantacinque anni, ho preso in giro i miei alunni, ho preso in giro me. E mi ritrovo in quest'attico dalle mura ammuffite a fissare un punto, che non è un punto, ma qualcosa di più.
Silenzio. Troppo silenzio. Se non fosse per il mio ormai incostante respiro, si potrebbe a ragione affermare che tutto in questa stanza è inanimato. Anch'io mi sento vuota. Raggiunta la mia età dovrei apprezzare la quiete, la tranquillità della vita isolata e privilegiata della campagna. Eppure non è così; questo silenzio mi è terribile. Forse sono abituata al chiasso dei ragazzi, forse è perché quest'atmosfera è diventata mia compagna negli ultimi cinque mesi dalle mie dimissioni, forse... ma niente è certezza.
Un cigolio rompe il silenzio.
"Miss. Kramer?".
Mi sollevo lentamente, aguzzando la vista nella direzione della voce. Da dietro la porta sbuca una testa grossa e nera. Faccio un altro sforzo per mettere a fuoco. Ma dove diavolo ho lasciato gli occhiali da vista?! Ah, è Richard Thompson, un mio alunno, ex-alunno del quinto anno!
"Cosa sei venuto a fare, Richard? Cosa hai fatto ad Hanna per farla desistere dalla sua postazione di guardia al piano terra", sorrido lievemente, rilassando i muscoli sullo schienale della poltrona.
"Le ho offerto delle caramelle", ride di gusto chiudendo la porta dietro le sue spalle, "Ma non le dica niente, è un segreto".
"L'hai tentata sul suo punto debole, Richard. Tremendamente scorretto!", dico indicandogli la sedia di fronte a me, "Perché non stai studiando, eh? Vogliamo superare finalmente gli esami?".
Lui sospira, alzando le spalle, tirando fuori della tasca un pacchetto di caramelle, che mi offre con cortesia, ed io rifiuto.
"Non sarà un problema! Quest'anno supererò gli esami senza problemi., andrà tutto liscio come l’olio. Dopotutto ho anche l'esperienza dell'anno scorso, sono anche migliorato nelle materie, quindi la fortuna è con me!", risponde gaio, portando una caramella alla bocca e cominciando a succhiarla golosamente.
"Buon per te", annuisco, "Speriamo che vada tutto bene, allora".
Richard scuote energicamente la testa su e giù, per poi ingoiare la caramella e rimpiazzarla subito con un'altra gialla e bella tonda. Di nuovo il silenzio prende il sopravvento sulle anime, e cala, ridestando l'oscurità dell'attico. Richard porta lo sguardo da un angolo all'altro della stanza, soffermandolo infine su quel capriccioso punto, che non è un punto, ma qualcosa di più. Noto che lo fissa con interesse, con curiosità. Probabilmente si starà chiedendo cosa mai esso sia, perché i suoi bordi siano così indefiniti, perché non sia ciò che sembra. Niente è come sembra. Io me ne sono resa conto troppo tardi; se avessi acquisito questa consapevolezza a suo tempo, forse, non mi avrebbe pesato tanto. Strana la vita: quella che è una lieve piuma di passaggio per alcuni può diventare un macigno d'insensatezza per altri.
"Miss. Kramer, perché ha lasciato la sua professione?".
Mi aspettavo questa domanda, ma non immaginavo che avrebbe fatto tremare il mio vecchio cuore. Io, che ho sempre avuto le parole pronte sulla punta della lingua, non riesco a formulare una frase sensata che risponda a Richard. Cielo, è troppo complicato ridurre il tormento di mesi in una sola, misera frase.
"Richard, non potevi formulare una domanda più complicata per mettere in difficoltà la tua insegnante", sospiro sorridendo mestamente, strapazzando nervosamente l’orlo della mia giacchetta di lana.
Lui inarca le sopracciglia, visibilmente confuso, attendendo una risposta.
"Il modo in cui è accaduto mi è sempre sembrato ridicolo e superficiale; insomma, una cosa di poco conto...ma che ha sconvolto il mio equilibrio. Era venerdì pomeriggio, ed io mi trovavo nell'aula, da sola, tutti voi avevate già lasciato la scuola da un'ora, più o meno. Avevo terminato di correggere le vostre verifiche di geografia. Erano un disastro! Tu, invece, sei riuscito a prendere davvero un bel voto. La cosa mi ha sorpreso molto".
Lui mi rivolge un sorriso birichino.
"Certo, miss. Kramer! Mi son dato da fare per recuperare l'insufficienza", chiarisce battendosi il petto con orgoglio.
"Bravo, continua così. Comunque, mentre mi preparavo per lasciare l'edificio, la mia mano, non so come, né perché, si è fermata sopra il mappamondo che poggia sulla cattedra. Madonna, era così freddo sotto la mia mano calda! Forse avevo la febbre quel giorno, ma non me ne feci un problema. Troppo fredda quella superficie di carta! In un attimo, mi sono resa conto che non mi apparteneva. Sciocca, troppo sciocca, mi son detta. E volevo convincermi che non fosse così, allora ho guardato i vari Paesi sopra disegnati: India, Giappone, Francia; tutti luoghi di cui conosco fiumi, catene montuose, città. Basta, ecco, nient'altro. Non so nient'altro, e quel poco che so non l'ho comprovato con la mia esperienza. Il numero di abitanti a Praga non lo potrò mai sapere con precisione. Il clima in tutte le stagioni, le usanze, i costumi, la gente che abita i Paesi, tutto questo e molto più io non lo conosco. Io insegno senza avere l'esperienza di quel che dico. Ho costruito una professione, una vita su basi estranee alla mia essenza, su fonti che non mi appartengono".
"Vuole dire, che lei non ha mai viaggiato?", chiede Richard approfittando della mia pausa, con ingenuità.
"Esatto, io non ho mai viaggiato. Sono sempre rimasta in questo villaggio, ho vissuto qui tutta la mia vita", confermo volgendo lo sguardo al cielo, che comincia a tingersi d'arancio.
"Miss. Kramer, io non la capisco", scuote la testa, "Questo può dirlo per la geografia, ma lei insegna anche italiano, matematica...insomma, perché abbandonare l'insegnamento solo perché non ha visitato luoghi di cui, però, conosce molto?".
"Vedi, senti tutto a me estraneo. È come se, per tutti questi anni, io abbia insegnato a ragazzi come te delle nozioni che per me non sono mai state verità. Oggi, se apro il dizionario e guardo la prima parola, a caso, che mi capita sotto gli occhi, ebbene, anche se so cosa significa, non saprei darne una corretta definizione, non saprei porre un esempio concreto che possa far capire immediatamente ad uno straniero, per esempio, il vero significato del termine", sospiro stanca, "Non mi aspetto che tu comprenda, ma sappi che l'esperienza fa grandi cose, che bisogna coltivare un sapere che non attinga solo dai libri. Bisogna trovare qualcosa che ci appartenga aldilà della quotidianità, delle convenzioni, degli obblighi".
Riposto il pacchetto di caramelle nella tasca, Richard mi guarda con i suoi occhi piccoli e confusi, in procinto di porre un'altra domanda che non raggiunge il mio orecchio.
"È ora che tu torna a casa. I tuoi ti staranno aspettando per la cena. Salutameli, e salutami anche i tuoi compagni, appena li vedi per strada", lo invito a ritirarsi, "E vedi di superare gli esami".
Si alza, mi stringe la mano, con un lieve cenno del capo, senza parlare, lascia la stanza. Lo sento scendere le scale, sento il cigolio del legno sotto le scarpe. Poi, nulla più.
Un'ombra nera penetra dalla finestra e si sdraia sul pavimento, sul tappeto, ingoia il camino, si culla sulla sedia ora vuota, rinfresca l’aria. Infine, una parte di lei viene risucchiata da quel bizzarro punto, che non è un punto, ma qualcosa di più.
 
 








Nota dell'autrice
Ciao! 😊
Ringrazio chiunque si sia fermato a leggere questa nuova storiella!
Ringrazio infinitamente tutti coloro che hanno recensito la prima storia! 😊  
A presto 🌺
   
 
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