Crossover
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Autore: Odinforce    29/06/2016    5 recensioni
Una serie di one-shot ambientate su Oblivion, il mondo in cui è narrata la mia maxi-opera Interior Dissidia. Storie parallele dedicati a personaggi diversi, sopravvissuti all'eterno ciclo di guerre e che cercano disperatamente di farsi valere a modo loro. Idee scartate dalla storia originale, ma non per questo dimenticate o mai avvenute.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Il risveglio dello Sforzo
 

Oblivion era un mondo di caos. Un abisso oscuro in cui tutte le cose trovavano la loro fine. Eroi e malvagi, uomini e macchine, animali e alieni, divinità... e persino i mondi. Nulla trovava scampo all’opera di distruzione voluta da Nul, signore indiscusso di quel limbo; ogni battaglia organizzata su Oblivion procurava un numero incalcolabile di morti, e la distruzione dei loro mondi di appartenenza. E ciò che rimaneva di loro veniva scaricato senza alcuna pietà in un luogo remoto, una sorta di enorme discarica realizzata nel cuore di una cupa metropoli. Il settore più terribile di Oblivion, ciò che ne costituiva la più drammatica essenza.
Il Cimitero dei Mondi.
Darth Vader vagava attraverso quell’enorme ammasso di rovine, in quel momento. Lui era il Signore Oscuro dei Sith, potente nel Lato Oscuro della Forza e temuto in tutta la galassia da cui proveniva. Si era macchiato di crimini orribili in nome del suo maestro, l’Imperatore, muovendo guerra contro vari mondi e uccidendo tutti coloro che si ribellavano al regno del male. Vader aveva le mani sporche del sangue d’innocenti, ma soprattutto di colei che aveva amato prima di cadere nel Lato Oscuro. Aveva distrutto, corrotto, annientato, ucciso.
E avrebbe sopportato per l’eternità il peso di tutto il male che aveva causato.
Eppure, nonostante tutto ciò, persino uno come lui provava sgomento alla vista di una tale rovina. Un numero incalcolabile di resti delle battaglie avvenute su Oblivion, ammassati su interi isolati della città fantasma su cui camminava. Intorno a lui vi erano enormi dune ricolme di oggetti e rovine di ogni sorta, che si ammucchiavano tra le strade e gli edifici. Vader non riusciva a vederne la fine, tanto il luogo era sconfinato.
Il Sith vagò per un po’ in assoluto silenzio, cercando di farsi largo tra quei cumuli di rovine. C’erano oggetti e cianfrusaglie di varia natura, da quelli di uso comune a vere e proprie armi. C’erano spade, fucili e pistole, ma anche libri, bastoni, e veicoli; inutili resti di coloro che avevano lottato ed erano morti. Vide anche molte astronavi, ma era troppo sperare che funzionassero ancora... o che fossero in grado di portarlo via da quel mondo di caos. Camminò per un po’ tra i resti della più vicina, uno shuttle con su scritto Freedom sulla fiancata, abbandonato come la carcassa di un immenso animale.
Vader non tardò a trovare anche dei cadaveri tra quelle rovine: uno di questi attirò la sua attenzione, poco più avanti; si trattava di un uomo, vestito con un lungo impermeabile grigio e un cappello. Sarebbe sembrato un normalissimo detective, se non fosse stato per la gran quantità di arnesi che spuntavano fuori da ogni parte del suo corpo malconcio: martello, lente d’ingrandimento, ombrello, scarpe a molla e altri gadget di ogni sorta. La morte aveva spento per sempre l’aria comica che avrebbe dovuto dimostrare.
Non poteva fare nulla per lui.
Vader rimase a guardarlo per un minuto al massimo, poi decise di proseguire.
Doveva trovare Nul. Quel diabolico individuo lo aveva richiamato dalla morte, sfidandolo a combattere nell’ennesimo ciclo di battaglie; per vincere avrebbe dovuto uccidere un certo eroe, e come premio, secondo le parole di Nul, sarebbe ritornato in vita.
Ma Darth Vader non poteva accettare la sfida. Come avrebbe potuto, infatti, affrontare l’eroe scelto come sua nemesi? Questi, infatti, non era altri che suo figlio, Luke Skywalker... tutto ciò che gli era rimasto di caro dopo la sua caduta nelle tenebre. Grazie a lui, era riuscito a ribellarsi all’Imperatore e a ucciderlo, riportando equilibrio nella Forza. Ci aveva rimesso la vita, ma era giusto che accadesse: Vader era certo di non poter liberarsi mai più dell’oscurità nel suo cuore, nonostante il suo ultimo atto di redenzione.
E ora si trovava a fare i conti con uno squilibrato senza volto che lo aveva sfidato, coinvolgendo anche suo figlio.
Ovviamente lo avrebbe ucciso, per ciò che aveva osato fare. Restava il problema su come affrontarlo: Nul aveva dimostrato fin da subito la sua immane potenza, imitando poteri e capacità di coloro che gli stavano vicino. Come eliminare un tipo del genere?
Una regola fondamentale nel combattimento consiste nel conoscere il proprio nemico. Doveva saperne di più su di lui, per questo si era messo in viaggio... con la speranza, inoltre, di trovare suo figlio in quell’inferno.
Qualcosa attirò la sua attenzione ancora una volta. Vader spostò lo sguardo alla sua sinistra: tra le macerie che componevano l’ennesima duna notò una coppia di spade, conficcate l’una sull’altra formando una X. Una era lunga e argentata, fatta di un materiale simile a cristallo, con una sfera azzurra incastonata sopra la guardia; l’altra era uno spadone molto più grosso, color carne e sangue, con un occhio pulsante posto alla base della lama.
Vader restò a guardare le spade per un po’, colmo di una strana sensazione di familiarità. Aveva l’impressione di aver già visto quelle armi, in passato, di aver viaggiato e lottato per conquistarle; ma era accaduto davvero? Era come cercare di ricordarsi un sogno e tentare di separare la memoria dalla fantasia...
Un improvviso rumore spezzò il silenzio, distraendolo di nuovo. Vader si voltò, sentendo dei colpi nelle vicinanze. Qualcuno stava facendo un gran baccano. Il Sith percepì una strana presenza: un potere notevole, ma nulla di eccezionale; si avvicinò con cautela, afferrando la spada laser dalla cintura.
Superò la duna e trovò la fonte del rumore. Vader vide un uomo che armeggiava con un macchinario, ai piedi di un altro ammasso di rovine. Rimase incuriosito dal suo aspetto: era molto basso, vestito completamente di nero come lui, dotato di mantello e di un casco simile al suo... solo che questo era molto più grosso, sproporzionato rispetto al resto del corpo.
« E parti, dannata macchina! » sbottò l’ometto, tirando calci al marchingegno. Questo, tuttavia, non dava segni di vita.
Vader rimase a guardarlo, certo che quel tipo non fosse una minaccia. Ripose perciò la spada, ma il suo respiro attirò l’attenzione di quello strano personaggio, che si voltò a guardarlo. Rimase in silenzio per qualche secondo: anche dal suo casco proveniva un respiro metallico, ma meno inquietante, finché...
« Uff! Aria... aria! »
L’ometto alzò la visiera del casco, rivelando il suo volto. Non era nulla di speciale: il volto di un uomo qualsiasi, con occhiali rotondi e l’aria un po’ ingenua. In quel momento ansimava per riprendere fiato.
Persino uno come Darth Vader trovò tutto questo assai ridicolo: ormai era palese che un tipo del genere fosse una sorta di caricatura dello stesso Sith, tanto che arrivò a chiedersi cosa ci facesse laggiù.
« Be’, cos’hai da fissarmi in quel modo? » chiese l’ometto, accigliandosi. « Mai visto uno che cerca di far funzionare una macchina? »
Vader non rispose, ma si voltò a guardare l’oggetto dell’irritazione di quel tipo. Un macchinario piuttosto semplice, alto circa due metri, che recava la scritta “Mr. Coffee”.
Faceva sul serio? Quel tipetto stava facendo tutto quel casino per un distributore di bevande?
Ma perché sorprendersi? Vader aveva già fatto i conti con la natura caotica di Oblivion, dove ogni cosa era priva di senso; ecco perché si fece avanti facendo appello al suo potere. Fece appena un cenno in direzione della macchina, e il Mr. Coffee tornò a funzionare.
L’ometto lo guardò sbalordito.
« Contento, adesso? » commentò Vader, impassibile.
« Certo! Sorseggio sempre il caffè a quest’ora » rispose lui, preparandosi subito una tazza. « Ne vuoi un po’ anche tu? »
Vader scosse la testa.
L’ometto bevve qualche sorso di caffè, scrutando il Sith con aria improvvisamente compiaciuta.
« Bene, allora sei tu » dichiarò. « Sei l’originale... Darth Vader, colui che ha permesso la mia esistenza. »
« Non capisco di cosa parli. Non ti conosco nemmeno. »
« No? Che peccato... ma rimedierò subito. Io sono Lord Casco Nero del pianeta Spaceball, capo delle forze armate degli Spaceballs e braccio destro del presidente Scrocco! Signore oscuro del Lato Posteriore dello Sforzo! »
Tacque, e nel frattempo sollevò una mano, mostrando il grosso anello argentato che indossava.
Vader immaginò che quell’accessorio avesse a che fare con i titoli onorifici di cui si vantava, tuttavia non batté ciglio.
« Buon per te » dichiarò il Sith, infine.
Casco Nero lo fissò, visibilmente deluso.
« Come, tutto qui? » protestò. « Ti ho appena detto chi sono e tu non fai una piega? Mi aspettavo di meglio dal potente Darth Vader! »
« Se speravi di impressionarmi, hai fallito. Però m’incuriosisci, questo è certo. Prima hai detto che io ho permesso la tua esistenza... cosa intendevi dire? »
« Intendo dire che io sono stato creato grazie a te, e al film in cui sei comparso. Io sono la tua parodia. La mia storia è stata realizzata, tra le altre cose, per sfottere la saga di cui tu fai parte. »
Vader tacque per un po’, prima di ribattere.
« Film? Parodia? Di cosa stai parlando? »
Casco Nero divenne sorpreso.
« Vuoi dire che non lo sai? » disse. « Uhm, a quanto pare sei qui da poco. Avrei pensato il contrario, visto che ci incontriamo in questa discarica! »
« Che cosa dovrei sapere? »
« Te lo spiego volentieri, però ti avverto... potrebbe essere uno shock per te. Devo sapere qualcosa sulla tua salute? Soffri di cuore o altre cose del genere? »
Vader provò una forte irritazione. La Forza rispose alle sue emozioni, facendo tremare il suolo e le macerie più vicine. Casco notò la reazione e arretrò di un passo.
« Va bene, va bene, non agitarti! » esclamò. « Tieni a bada il tuo Sforzo! Sicuro di non volere un caffè? »
« Parla, prima che perda del tutto la pazienza! »
« D’accordo! Sei il personaggio di un film, va bene? Il cattivo di Star Wars, uno dei personaggi più famosi della saga. »
Vader tacque di nuovo. Continuava a non trovare un senso nelle parole di quell’ometto, ma di una cosa era sicuro: non mentiva.
« Che cosa significa? »
« Ancora non ti è chiaro? » ribatté Casco. « Purtroppo le cose stanno così. Io, tu e tutta la gente finita in questo posto proveniamo da opere di fantasia. Siamo tutti personaggi di film, fumetti, videogiochi e cose di questo genere. Io, come ti ho già detto prima, provengo da un film, Spaceballs, nato come parodia del tuo, cioè Star Wars. »
« Vuoi dire che noi... non siamo reali? » domandò Vader.
« Proprio così, purtroppo. »
« Com’è possibile? Io non mi sento “finto” in alcun modo. »
Casco Nero scrollò le spalle, rassegnato.
« Lo so, vale anche per me » ammise. « Mi sento vivo come una persona vera, eppure so di essere finto. La nostra esistenza è dovuta a quelli che hanno scritto le nostre storie: gli scrittori, i registi, i programmatori... i nostri creatori, insomma. Nessuno può immaginarlo, finché non finisce in questo posto di merda... e la verità gli viene sbattuta in faccia in un modo o nell’altro. »
Vader lo fissò.
« Tu come lo hai scoperto? »
« Mah, in verità ho sempre saputo cosa sono. Anche durante il film sapevo di essere in un film; sono la tua parodia, dopotutto, è naturale che dovessi saperlo. Il punto è che non potevo farci niente, ero obbligato per natura a seguire il copione. Poi, un giorno, dopo la mia avventura sul grande schermo, sono finito quaggiù... insieme a tutto il mio mondo. »
Casco Nero indicò un punto al di là del Mr. Coffee. Vader seguì la direzione e vide i resti di un’astronave gigantesca, ancor più di uno Star Destroyer imperiale; vide anche una navetta molto più piccola, un camper dotato di alettoni e propulsori. C’erano dei cadaveri tutt’intorno: soldati e ufficiali del regno di Casco Nero, per la maggior parte, ma anche altri esseri ben più strani; un uomo con fattezze canine, un androide femmina, un orso. Il Sith rimase a fissare tutto questo in silenzio, lasciando che il suo respiro glaciale fosse l’unico rumore a echeggiare nei paraggi.
« È terribile, vero? » commentò Casco, osservando a sua volta quello sfacelo. « Non è sopravvissuto nessuno eccetto me, nemmeno la mia nemesi. Sono l’unico sopravvissuto di Spaceballs... ma alla fine toccherà la stessa sorte anche a me, vedrai. »
« Questo non ha senso » obiettò Vader, ragionando per conto suo.
« Che vuoi dire? »
« Se la tua nemesi è morta, perché sei ancora qui? Nul avrebbe dovuto riportarti indietro, secondo le regole della sua sfida. »
« Sfida? Regole? Di che diavolo parli? »
Il Sith capì subito che qualcosa non quadrava, e non si perse in ulteriori chiacchiere. Gli bastò esaminare la memoria di Casco Nero grazie ai suoi poteri per scoprire ciò che voleva; impiegò meno tempo del previsto, poiché la mente di quell’ometto non era un granché... del tutto priva di difese. Ignorò il desiderio di sapere come avesse fatto a diventare Signore Oscuro dello Sforzo e trovò ciò che gli interessava: l’incontro tra Nul e Casco, avvenuto pochi giorni prima in quello stesso posto.
Sentì le loro voci echeggiare nelle sue orecchie, come se fosse stato presente sulla scena.
« Bene, bene... cosa abbiamo qui? Nientemeno che Casco Nero, l’ultima delle balle spaziali. »
« Tu chi sei? Che cosa vuoi da me? »
« Assolutamente niente... come niente è quello che diventerai ben presto. L’oblio ti attende, buffoncello... spero che ti piaccia, perché non potrai sfuggirgli. »
« Come osi provocarmi? Ora ti faccio vedere di cosa sono capace! »
« Oh, un anello! Che paura! Dove l’hai trovato, in un uovo di pasqua? »
« Non è di questo che dovrai aver paura... ma del mio Sforzo! »
« Lo Sforzo, giusto. Vuoi dire questo? »
« Cosa? Io... ah! Argh... aaaaaargh! »
« Ora sai cosa si prova nel sentirsi strizzare le palle da qualche forza invisibile. Vuoi che continuo? Magari puntando verso il tuo cuore, o la tua gola. Potrei farlo, se lo desideri. »
« Ghhh... la...scia...mi! »
« Come vuoi. »
« Uff... uff... bastardo... »
« Tu invece sei simpatico, Lord Casco. Hai fatto ridere un sacco di gente con la tua performance. Ma quel tempo è ormai finito. Rassegnati, e preparati all’inevitabile: tu morirai quaggiù... morirete tutti. Non c’è vittoria, non c’è ritorno. Presto sarai dimenticato. »
« Ma... perché? Perché fai questo? Chi diavolo sei? »
« Io sono Nul, il Mai Nato... eroe di un mondo mai esistito. Accontentati di questo, perché il resto non lo capiresti mai. Ora, se vuoi scusarmi, ho altre faccende da sbrigare. Addio, “signore oscuro”... che lo Sforzo sia con te! Ahahaha... »
Vader tornò al presente, e un gran numero di emozioni lo assalirono subito dopo tutte insieme. Sorpresa, sgomento, delusione, rabbia, per tutto ciò che aveva udito e scoperto nei ricordi di Casco.
Dunque era tutto un inganno: Nul non intendeva riportare in vita nessuno. La sua sfida, le battaglie organizzate, erano solo un enorme inganno: una menzogna articolata per spingere eroi e cattivi ad affrontarsi fino alla morte reciproca.
Eroi e cattivi immaginari, per giunta...
« Oooh, che male » brontolò Casco, massaggiandosi la fronte. « A momenti mi spaccavi il cranio con la tua intrusione! Spero per te che sia servito a qualcosa. »
« Può darsi » rispose Vader, tornando serio e freddo. « Mi hai dato informazioni preziose, per questo ti ringrazio. Ora tutto è un po’ più chiaro, almeno. »
Gli voltò le spalle, pronto a rimettersi in cammino.
« Ehi, aspetta un momento! Dove credi di andare? »
Vader si fermò, voltandosi un’altra volta. Casco lo aveva chiamato a gran voce, un’improvvisa rabbia dipinta sul suo volto.
« Il mio obiettivo non è cambiato » dichiarò il Sith, « nonostante ciò che ho appena scoperto. Io troverò Nul, e lo fermerò. »
« Buon per te » ribatté Casco. « Ma non lascerò che tu te ne vada così, come se nulla fosse. Dopotutto, sembra proprio che io ti abbia appena aiutato a vederci chiaro in questa faccenda, non è così? »
Vader annuì.
« E allora? »
« Allora mi devi un favore, bello. Voglio avere il piacere di sfidarti! »
Casco unì quindi le mani, stringendole a pugno all’altezza dell’inguine. Vader vide il suo anello brillare di verde, emettendo una lama di luce identica a quella di una spada laser. Un modo decisamente assurdo per imitare l’arma di un Jedi, ma non provò nemmeno a commentare.
« Non sei alla mia altezza » dichiarò Vader, glaciale come sempre. « Lascia perdere. »
« Scordatelo! » ribatté Casco. « Forse è come dici tu, non ho speranze... ma non per questo intendo rinunciarci. Affrontare Darth Vader, l’uomo responsabile della mia esistenza, è un’occasione più unica che rara... quando pensi che mi ricapiterà? »
Il Sith non rispose. Rimase muto e immobile ancora per qualche secondo, lasciando che il suo respiro echeggiasse di nuovo nei dintorni. Poi decise, e la sua mano afferrò la spada laser; la lama rossa brillò davanti a sé, puntandola contro il suo buffo avversario.
« Sia come vuoi, allora » dichiarò.
Casco Nero sorrise, prima di celare di nuovo il suo volto con la visiera del casco. Si lanciò contro Vader in un assalto frontale; il Sith parò facilmente il colpo. Casco provò a spingere, cercando di avanzare, ma invano; Vader, d’altro canto, riconobbe la forza del suo avversario... e capì che non se la sarebbe cavata con così poco.
Casco rinunciò a spingere e si staccò da Vader; sferrò altri colpi con la lama, ma il Sith li parò tutti. Vader contrattaccò subito con un fendente; Casco lo schivò, e il Mr. Coffee fu tranciato in due al posto suo. Scattò di lato, con una velocità sufficiente da sorprendere Vader, e colpì ancora; il Sith parò ancora, mettendoci stavolta una forza maggiore. La lama rossa deviò quella verde, e Casco fu respinto ancora.
« Non male » ammise Vader a voce alta. « Ti avevo sottovalutato, dopotutto. »
« Mi fa piacere » commentò Casco, compiaciuto. « E non hai ancora visto tutto! »
Puntò l’anello contro Vader, mirando alle sue parti basse. Il Sith sentì un potere estraneo penetrare le sue difese: era lo Sforzo, sprigionato da Casco nel tentativo di colpire un punto decisamente ovvio...
Purtroppo fu una mossa inutile. Vader non sentì alcun dolore, e non batté ciglio mentre Casco insisteva con quella tecnica. Questi, dopo un po’, si fece incredulo: ovviamente non poteva sapere che il suo nemico, dopo essere diventato Darth Vader, aveva perduto molte parti del corpo... comprese quelle riguardanti la sua virilità.
« Merda » esclamò Casco. Con il suo stupore aveva abbassato la guardia, e Vader ne approfittò per colpirlo con una spinta di Forza; l’ometto fu quindi scaraventato all’indietro, andando a sbattere contro il cumulo di macerie più vicino.
Vader si fermò, mantenendo comunque attiva la spada laser. Aspettò paziente la mossa successiva del suo avversario, che avvenne dopo mezzo minuto; il Sith lo vide riemergere dalle macerie, il casco un po’ ammaccato. Ansimava, ma sentiva in lui ancora molto potere.
« Sei soddisfatto? » domandò Vader. « Io preferirei concludere qui la nostra sfida. Non ho alcun interesse nella tua morte... e mi stai solo facendo perdere tempo. »
Casco Nero rispose con una risata beffarda.
« Allora dovrai uccidermi, temo... perché non intendo arrendermi! »
Riattivò la lama e balzò in avanti, pronto a continuare. Vader sollevò la spada e parò il nuovo attacco; ne seguì un nuovo agitarsi di lame, un susseguirsi di colpi rapidi e letali parati da entrambe le parti. Casco Nero faceva del suo meglio per tenere testa al Sith, pur essendo consapevole di non poterlo battere: lui era solo una parodia, una comica imitazione del guerriero oscuro che aveva di fronte... ma non per questo intendeva farsi da parte. Vader percepì la sua determinazione mentre lottavano, l’ultimo desiderio di quell’ometto perduto nell’oblio: se quella era davvero la fine di Casco Nero, almeno sarebbe morto con la soddisfazione di aver sfidato il suo originatore.
« Che ti succede, amico? » commentò Casco a un certo punto, canzonando il suo avversario. « Hai ucciso tipi molto migliori di me nei tuoi film... dov’è finita la tua sete di sangue? »
Vader si fermò.
« Non ho mai avuto sete di sangue » dichiarò. « Ma se davvero desideri che io versi il tuo, allora non mi lasci altra scelta. »
La lama rossa calò sulla testa di Casco, troppo in fretta perché lui potesse difendersi o schivare. Non fu necessario, tuttavia: la spada laser di Vader non riuscì a decapitarlo. La lama si era fermata contro la superficie di quel grosso casco... evidentemente era fatta di un materiale antilaser.
Casco Nero alzò la visiera, mostrando a Vader il suo volto dominato dall’euforia mentre rideva di gusto. Il Sith ne approfittò per sferrargli un pugno in faccia, approfittando dell’apertura. Casco crollò a terra di nuovo.
« Acc... ci sono cascato di nuovo! » brontolò, mentre si rimetteva in piedi.
Vader sospirò. Ormai la situazione era diventata fin troppo ridicola. Possibile che si fosse davvero ridotto a giocare con quel buffone? Avrebbe voluto riprovare a convincerlo ad arrendersi, ma Casco attaccò di nuovo, lanciandosi in un attacco frontale con la spada. Il Sith arrestò la sua corsa, afferrandolo semplicemente per il casco. Questi reagì, agitando la lama nel tentativo di colpirlo, ma invano: era troppo basso per raggiungerlo; Vader mollò la presa, e Casco andò a sbattere poco più avanti contro altre macerie.
Si rialzò ancora, sotto lo sguardo freddo del Sith. Casco Nero era davvero disposto a combattere fino alla fine. Fino alla morte. Sollevò quindi la mano, pronto a sfoderare di nuovo la sua arma... ma si accorse che non aveva più l’anello.
« Perso qualcosa? »
Casco trattenne il fiato mentre Vader gli mostrava l’anello, finito tra le sue mani. Evidentemente glielo aveva sottratto dopo l’ultimo attacco.
« Ora sei disarmato » dichiarò il Sith. Usò la Forza per spezzare l’anello, riducendolo in pezzi che fece cadere a terra. « Non potrai continuare a combattere. È finita. »
Casco restò in silenzio per qualche attimo. Poi scosse la testa lentamente, come per negare ciò che aveva sentito.
« No... non è finita. Col cavolo che è finita! »
Il terreno cominciò a tremare, mentre l’ometto alzava le mani al cielo. Vader vide parecchie macerie sollevarsi da terra, controllate dal potere di Casco Nero, e ne rimase sorpreso. Come ci riusciva? Eppure aveva distrutto il suo anello... possibile che avesse ancora un tale potere dalla sua?
« Sai, i miei nemici avevano ragione » esclamò Casco. « Stella Solitaria, il maestro Yogurt... avevano ragione! Lo Sforzo non è contenuto in un anello... lo Sforzo è in me! Lo è sempre stato! L’ho capito troppo tardi... ma non abbastanza tardi per fare questo! »
Vader non rispose. Doveva ammetterlo, quel piccoletto era riuscito a sorprenderlo. Vide il camper spaziale e molti pezzi dell’astronave Spaceball One, attratte dal potere di Casco e radunarsi sopra la sua testa: e Casco rideva, nel frattempo, beandosi dell’effetto provocato sul suo avversario.
« Ricordati di questo, Darth Vader! » gli urlò. « Ricordati di me... di Casco Nero! Ho sterminato il popolo dei Rattar... ho superato il livello 350 di Candy Crush in 28 mosse... e sono sopravvissuto a un viaggio a velocità smodata senza allacciarmi la cintura di sicurezza! Ma soprattutto... sono riuscito a sfidarti! »
Vader mise da parte la spada e alzò le mani, pronto a difendersi da un eventuale, ennesimo e disperato attacco. Il potere della Forza lo avrebbe protetto, ma non fu necessario. Il Sith fu assalito da una nuova ondata di stupore mentre vedeva quel cumulo di macerie cadere addosso allo stesso Casco Nero. L’ometto rimase dov’era, continuando a sorridere, mentre veniva seppellito da rottami e rovine.
Vader accorse quando ormai era troppo tardi. Non c’era stato alcun errore, lo aveva capito subito. Quell’attacco non era mai stato rivolto sul Sith ma su Casco Nero stesso. Lo aveva percepito attraverso la Forza (o lo Sforzo, come lo chiamava Casco). Usò il suo potere per rimuovere le macerie; ritrovò il suo avversario là in mezzo, il corpo spezzato e coperto di sangue; solo la testa non era ferita, grazie al suo ridicolo casco, ma gli occhiali si erano rotti. Respirava ancora, anche se con molta fatica. Vader rimase a fissarlo, sapendo di non poter fare più niente per lui.
« Non dovevi farlo » dichiarò il Sith. « Non era necessario che arrivassi a tanto. »
« Ugh... sì... invece » rispose un sofferente Casco. « Era giusto così. Già da tempo... pensavo di farla finita... ma poi... sei arrivato tu. Non potevo lasciarmi sfuggire... un’occasione del genere. »
L’ometto sorrise, mentre un rivolo di sangue colava dalla sua bocca.
« Sono una parodia... lo sarò sempre. Ma ora... posso morire felice... con la soddisfazione di aver sfidato... il grande Darth Vader. La tua vita... la tua storia... hanno permesso a me di esistere. Forse non è stata granché, come vita... finta, per giunta... ma era la mia vita. Per questo... ti ringrazio.
« Spero... spero che tu possa andare via da qui, nonostante tutto. Se altri sono sopravvissuti... portali in salvo... lontano da qui. E se incontrerai Nul... prendilo a calci in culo... anche da parte mia. »
Vader rimase in silenzio, ma chinò il capo in un vistoso cenno d’assenso.
Casco allargò il suo sorriso, e smise di respirare.
Darth Vader riprese la marcia poco più tardi, lasciandosi alle spalle una grossa colonna di fumo. Laggiù, tra i resti della Spaceball One, aveva bruciato il corpo di Casco Nero in una pira funebre. La tradizione dei Jedi, mai dimenticata. Nonostante tutto, quell’ometto era riuscito a sorprenderlo, perciò meritava molto più che un semplice abbandono in una cupa discarica.
Non lo avrebbe dimenticato, finché gli fosse stato concesso di ricordare.
Casco Nero gli aveva dato nuove informazioni: alcune preziose, altre incredibili. L’idea che tutte le vittime di Oblivion fossero personaggi immaginari era assurda, ma cercava di non pensarci. Non era importante, dal suo punto di vista... e non cambiava nemmeno un po’ la sua decisione.
Che importava essere immaginario, se respirava e camminava? Se i suoi ricordi e le sue sensazioni erano vive nella sua testa? Se il suo cuore batteva e lottava per non sprofondare in nuovi abissi del Lato Oscuro?
Non aveva alcuna importanza. Avrebbe finto di non averlo mai saputo, perché aveva ben altro a cui pensare.
Doveva trovare Nul, e salvare Luke dalla sua rete d’inganni. Era già morto, non gli importava di rimetterci la vita, vera o finta che fosse. Contava solo il fatto di proteggere suo figlio, ovunque fosse finito.  
Proprio per questo non avrebbe smesso di cercare, né di lottare.
 
   
 
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