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Autore: Black Angel    27/03/2005    1 recensioni
Sono solo favole, nulla più. Le novelle di coloro che abitano queste lande, le fiabe delle loro vite intrecciate dai fili dell'oscuro peccato: figli della Morte e quelli della Luna, amanti del sangue e amanti della lussuria, animi che sognano la fine eterna ed altri che cercano disperatamente la propria libertà... Solo favole, nulla più. Una fiaba ad ogni capitolo nella speranza che non vi perdiate nella follia di queste lande senza ritorno...
Genere: Dark, Drammatico, Horror, Malinconico, Mistero, Thriller, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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DEMON’S NATURE

3. Demons’ nature

Din Don, Din Don

Suonan le dodici campane della morte

Din Don, Din Don

Si china il vampiro ad assaggiare della nuova vittima la sorte

Din Don, Din Don

La sua anima si sporca di quella sua nuova consorte

Din Don, Din Don

E poi se ne va, come anima dannata, a raggiungere la sua corte

Din Don, Din Don

Din Don, Din Don

Din…Don…

 

 

Il lontano scampanare di una chiesetta mi annuncia che la mezzanotte ha fatto il suo trionfale ingresso, in questa notte che mi appare come la più bella tra le notti. E di certo, di queste ne ho viste tante nella mia vita di mortale e, molte più, in quella di non-mortale.

Le stelle sembrano preziosi diamanti, caduti casualmente su quel drappo intinto di un blu chiaro, che evidenzia in tutta la loro bellezza quelle luminose gemme, così grandi che mi sembra che basti allungare una mano per sfiorarne una, intrappolando tra le mie dita il suo etereo splendore.

Ma la Regina dei diamanti, questa notte è stata detronizzata. Al suo posto vi rimane solo un flebile cerchio più scuro, come a ricordare che presto vi sarà il suo discreto ritorno: prima come timida falce, poi come soddisfatto profilo e, infine, come cerchio perfetto in tutta la sua natura splendente. Ma, stanotte, lei non c’è, e non posso che trarre un basso sospiro di sollievo per questo.

No, non fraintendetemi! Quella Dama notturna è la cosa più bella che queste notti maledette possono offrirmi, la cosa più luminosa, come lo è il sole per voi mortali…

Difficile da credere, hn?! Ma se anche voi foste degli esseri della notte, iniziereste a pensarla proprio così. E non riesco a trattenere un leggero sogghigno, pensando a questo paradosso che ha tracciato anche la mia vita…una volta mortale come voi. Ma d’allora tante, troppo cose sono cambiate…

Ma continuando a parlare della bella Signora, non pensate che ella mi sia nemica…ma lo è del povero Will! Lui e la Luna non sono mai andati tanto d’accordo e l’ultima cosa che vorrei, in questo momento, sarebbe sprecare questa bella notte per tentare di ficcarlo in una gabbia, tenendolo, così, fuori dai guai: l’ultima volta che gli abbiamo lasciato libero, quando era impossessato dall’altra sua forma oscura, per poco non rimaneva ucciso!

E non è strano che quella piccola mortale ci abbia costretti a chiuderlo in gabbia, ogni volta che la bella Dama mostra tutto il suo volto pallido. E, inutile dire, che abbiamo acconsentito…

Mi secca ammetterlo, ma a volte quella strega riesce a fare più paura di tutti noi messi insieme, e pensare che basterebbe affondare i miei canini bianchi nella sua giovane carne, e far defluire dolcemente il suo succo vitale nella mia bocca, per farla appassire come una rosa privata d’acqua.

Ma non potrei mai fare un torto del genere a Will, che, chissà come e chissà quando, a quella stupida mortale si è affezionato, almeno quanto lei si è affezionata a lui.

E così mi tocca sopportare un’altra piccola piaga! Come se non bastassero già quei due che mi tiro appresso da una vita! Eppure, quando li guardo, riesco a percepire un po’ di quel legame che lega il lupo mannaro a quella megera. Anche se non potrei mai ammetterlo, forse per paura…paura di perderli, come già, una volta, nel mio passato, è successo…

Christof il suo nome risuona come un eco lontano nella mia mente, ma esso non ha perso neanche un po’ della sua sublime dolcezza. E come in un lampo, torno a sentire le sue mani che mi sfiorano, con una tale delicatezza che solo i petali di rosa potrebbero eguagliare; torno a percepire le sue parole, calde e interrotte da profondi sospiri, battere sulla mia bocca dischiusa e bagnata dal suo ultimo bacio; torno a sentire quelle labbra roventi, che divorano ogni centimetro del mio corpo, portandomi lentamente alla pazzia…la sua pazzia…  

Scuoto vigorosamente il capo, così che le mie corte ciocche nere mi accarezzino leggermente il volto, per liberarlo da quei tormenti, che da troppo tempo, ormai, arrovellano la mia anima.

Credete che l’eternità sia un dono? Non sapete neanche quanto siate lontani dalla realtà! L’eternità è una crudele punizione, in cui i ricordi più oscuri tormentano l’anima, divorandola finché essa non si estingue, lasciando solo un corpo ambulante, privato anche di ciò che lo tiene vivo anche da morto: i sentimenti, l’emozioni…

Poggiò, ancora una volta, le mie labbra sulla sigaretta, aspirandone il suo acre sapore. Ed essa, per tutta risposta, si accorcia ancora di più, abbandonando i suoi polverosi residui a fianco delle mie scarpe.

Reclino indietro la testa, lasciando che i miei occhi grigi di perdano in quel cielo infinito, mentre un leggero filo di fumo grigiastro esce lentamente dalla mia bocca, come il lento scorrere del sangue fuori da una ferita.

Lento eppur mortale…

Rialzo brutalmente la testa, e con la stessa brutalità mi separo da quei pensieri, che mi stanno distruggendo.

Pensate che gli esseri come me non abbiano anima? Tsk…quanto vorrei che fosse vero…

Intanto cerco di auto-convincermi di smetterla di inferirmi quelle sofferenze da solo, come se non bastasse Dancor a ricordarmele a ogni nostro incontro. Quel figlio…

- Mark!!! – urla, allora, una figura, interrompendo il mio turbine di riflessioni. Quella stessa figura che, dalla parte opposta del parco, agita la mano come una fossennata, mentre le sue gambe si muovono di corsa verso la panchina dove sono seduto. Una volta arrivatami dinanzi, si blocca, poggiando le mani sulle ginocchia e iniziando a respirare profondamente, come voler ficcare a forza l’aria nei suoi polmoni. Così concentrata sul suo respiro, che tenta di regolarizzare, neanche si accorge dei miei occhi che scrutano ogni centimetro del suo essere: gli alti anfibi, che le fasciano le piccole caviglie fino a metà polpaccio, li posso notare solo grazie a una gamba che, gli scuri jeans, lasciano scoperta fino alla coscia, contrastando con la gemella che viene coperta con assurda castità; il top che indossa, di un vivace arancio, non riesco bene a intravederlo tra quella cascata di boccoli biondi, che nascondono, anche, il suo volto. Finché lei stessa non lo rialza, mostrandomi due splendide, quanto vivaci, iridi violette, striate di un leggero nero, insieme a un brillante sorriso, che per qualche attimo riesce a far sminuire quelle gemme, di cui, fino a pochi minuti prima, decantavo le dolci bellezze. 

Quello è il sorriso che, ormai, non ha più abbandonato il suo volto da quando la trovai sotto la gelida pioggia di novembre, raggomitolata e tremante come un gattino, tra le radici di un albero di un bosco della Romania.

Nei suoi occhi fiumi di lacrime, nel suo cuore un’eterna paura. Paura che la portò, inizialmente, ad allontanarsi anche dalla mia mano, offerta come saldo appiglio.

Erano passati poco più che un paio d’anni da quando Christof mi aveva abbandonato per cadere tra le incantevoli braccia della morte, e non so dire, ancora ora, cosa mi spronò a raccogliere quel pargoletto simbolo della vita che si rinnova, mentre la mia era sprofondata in un turbine d’oscurità e dannazione eterna. Pietà, compassione, non saprei dargli un nome…fatto sta, che alla fine quella piccola creatura raccolse la mia offerta: afferrò la mia mano che fin’ora non ha ancora lasciato…

Come se stesse leggendomi nel pensiero (anche se so che è impossibile penetrare il gelo che mi avvolge) allarga il suo sorriso, buttandosi, poi, senza alcun preavviso, tra le mie braccia e per poco non si brucia con la sigaretta che stringo tra le dita. Mi costringo, così a spegnerla, per evitare di marchiarla inevitabilmente a fuoco. Ovviamente lei, di tutto questo, non si è accorta minimamente, e continua a ridere con quella risata cristallina che solo un bambino o Riky (che in fondo è un bambino), potrebbero riprodurre.

Una risata che ogni volta non fa che stupirmi (anche se, naturalmente, nulla di me lo da a vedere) per quanta reale gioia e felicità ci sia in essa. Gioia e felicità che non abbandonano mai neanche lei, nonostante la sua vita sia stata, ed è tutt’ora, un completo inferno in terra: costantemente inseguita da tutti coloro che ne conoscono la natura di ibrida, o, come amano chiamarla loro, di *mezza-mortale*, e da tutti quelli che a lei collegano quella stupida leggenda del “Figlio Impuro”, che sembra attrarre l’odio e, paradossalmente, il desiderio di tutti.

Furono quegli stupidi motivi a obbligarla a scappare dal suo villaggio, dopo che madre-mortale e padre-vampiro furono uccisi barbaramente. Si nascose, così, nel bosco, nella speranza che nessuno la trovasse per segnare la sua morte. Ma colui che la trovò, lei lo rinominò *il mio angelo*…e il suo angelo ero io…

Quando in verità era lei il mio angelo, colei che mi aveva fatto uscire da quel turbine oscuro in cui il mio animo stava, lentamente, sprofondando. Dopo aver perso la mia luce nel buio, avevo trovato il primo dei miei due angeli…

- Amelia diceva che saresti stato l’ultimo a venire, se avessi avuto tanta bontà d’animo da abbassarti al nostro umile livello – mi dice, riportandomi alla realtà, staccando le braccia dal mio collo, ma rimanendo comunque seduta sulle mie ginocchia.

- Non dovresti credere alla parole di quella stupida mortale, che si diverte a vestirsi da fattucchiera – le dico, indifferente come al solito, lasciandola leggermente contrariata

– La maggior parte delle volte ci azzecca con i tarocchi – ribatte, ripensando, evidentemente, alle carte che quella strega si porta sempre dietro

- La fortuna del principiante dev’essersi estinta, finalmente – dico, accendendomi una nuova sigaretta – A proposito di principianti, dov’è Riky? – chiedo, notando che stranamente non sono giunti insieme

- Oh…sarà qui tra poco – mi risponde, aggiustandosi meglio i polsini scuri che nascondono le cicatrici del suo passato. Cicatrici di un tentato suicidio, che già portava quando la raccolsi e che, molto probabilmente, ora si sono rimarginate. Ma non posso averne alcuna certezza, finché si ostina a tenerli celati a tutti, persino a me…Ma, dopotutto, ognuno di noi ha dei segreti talmente profondi da non poter essere svelati a nessuno.

- Non riusciva a trovare una cosa…- continua, alzando gli occhi al cielo, come cercandovi l’ispirazione

- Tsk…il solito cretino…- sbotto, soffiando fuori nuvolette di fumo

- Non devi offenderlo! – mi ammonisce, fingendosi imbronciata per l’appellativo che ho rivolto al suo “fratellino”, ovvero l’altra piaga che mi segue da una vita insieme a Mariann, con la quale è subito nato un rapporto di affetto reciproco, simile a quello di due fratelli nati da stessa madre e padre (anche se nel nostro mondo notturno e dannato questi legami di parentela sono ben poco considerati…).

- Hn…non lo sto mica offendendo… - controbatto, non rinunciando a quella impeccabile impassibilità che mi contraddistingue. Dopo quell’ultima frase, rivolgo, nuovamente, il mio sguardo alla volta stellata e, ben presto, anche quello violetto di Mariann, la quale, per non cadere, si aggrappa al mio esile collo bianco.

Stiamo così, in un miracoloso silenzio, a contemplare il cielo, finché una voce conosciuta non interrompe quell’attimo di pace…

- Sorellina!!! Mark!!! – esclama la fresca e allegra voce di Riky, così opposta alla sua reale natura. Dopotutto credo non sia ancora completamente consapevole di quello che è diventato da una ventina d’anni o poco più.

Con un impeto, che solo lui possiede, afferra le spalle della ragazza seduta sulle mie gambe, stringendosela affettuosamente al petto. Le loro risate cristalline risuonano nelle mie orecchie, mentre i miei occhi vengono inondati da quei volti ridenti che mi stanno dinanzi. Volti, le cui fattezze, li fanno sembrare dei semplici, per quanto stupendi, ragazzi di 17 anni, mentre molti più anni si evidenziano nelle linee dei loro occhi: quasi un secolo per lei, e a malapena una trentina per lui…un bambino in confronto ai miei due secoli d’esistenza…

Un bambino…il mio secondo angelo, venuto a salvarmi…

Li osservo, mentre ancora le risate toccano i loro volti, così simili che a volte mi chiedo se non siano realmente fratelli. Ridono nonostante entrambi abbiano un oscuro passato bagnato dal sangue…proprio come me…E forse è anche per questo che mi sono affezionato tanto a queste due piaghe della natura.

Le loro risate, man mano, sfumano, lasciando solo due volti sorridenti che mi guardano

- Sei stato il primo a venire?! Non ci credo! – esclama Riky, guardandomi con i suoi occhioni neri che, a volte, temo possano leggermi fin dentro l’anima

- Non dirmi che anche tu credi alle parole di quella strega da quattro soldi – sbuffo, e la sua unica risposta è un nuovo sorriso.

Si alza, lasciando le spalle di Mariann, e permettendomi di ammirare tutta la sua figura: il suo fisico asciutto, ma comunque tonico e muscoloso, è fasciato da una maglia bianca a lunghe maniche, alla quale è stata sovrapposta una maglietta nera, che riprende il colore dei suoi jeans e dei suoi occhi, in cui una fiamma viva è sempre accesa…nonostante nulla di vivo ci possa essere in lui…

- WIll e Amelia non sono ancora arrivati? – mi chiede, sedendosi di fianco a me, così che io possa assaporare il suo fresco profumo, che si miscela a quello più dolce della sorellina

- Li vedi? – ribatto con il mio solito tono poco gentile, a cui entrambi sono abituati

- Giusto! Però avevo pensato che Amelia fosse tra le prime, visto che aveva criticato la tua puntualità – mi dice, lasciando cadere il suo capo, coperto di corti spuntoni dorati, sulla mia spalla. Lo guardo, come per chiedergli il perché di tutta quella confidenza, pur sapendo già la risposta: ne ha bisogno!

Ne ha sempre avuto bisogno, oggi più che mai…oggi, che ricorre il suo triste anniversario, oggi che i suoi ricordi di sangue imbrattano la sua memoria. I ricordi di quel giorno…anzi, di quella notte…quando anch’egli diventò una creatura della notte e gustò la sua prima cena come tale: il suo stesso sangue. Il sangue di quella donna che l’aveva messo al mondo, il sangue di quell’uomo che l’aveva cresciuto, il sangue di quel ragazzo che l’aveva sempre difeso, il sangue di quella creatura di appena qualche anno…

Immerso in quel lago rubino, con lacrime di disperazione che sfociavano dagli occhi bui, tra le mani stringeva la piccola bambina dai lunghi capelli biondi, di cui solo la testa era stata risparmiata, mentre il corpo era stato del tutto sventrato dalla folle fame di un neo-nato delle ombre…così lo trovammo, io e Mariann, quella notte di vent’anni orsono. E così trovai il mio secondo angelo…offrendogli la mia mano come appiglio...

Quella stessa mano che, ora, scivola dolcemente sulle sue spalle, cingendogliele con sicurezza, mentre il volto della seconda piaga s’incastra nell’incavo del mio collo. Non sono il tipo che offre carezze o gesti d’affetto, ma stanotte…stanotte tutti e tre abbiamo bisogno l’uno dell’altro…io ho bisogno dei miei due angeli, dopo che la mia unica luce si è eclissata, giusto un secolo e mezzo fa…

E’ strano, ma proprio in questa notte estiva, così bella e romantica, ricorrono molti anniversari, forse troppi: la morte di Christof, l’atroce uccisione dei genitori di Mariann, la follia omicida di Riky, ma anche l’anniversario del mio incontro con le mie due uniche gemme…

Sento le loro mani artigliarsi sulla mia leggera camicia nera, mentre le mie sono poggiate cautamente l’una sul capo di Mariann, l’altra sulla spalla di Riky. Nessuno di noi parla. Nonostante questi due abbiano sempre qualcosa da dire, ora, sanno, che le parole sarebbero del tutto futili e che rovinerebbero questa leggera atmosfera che si è creata. Leggera eppur piacevole…nel nostro dolore…

Non so quanto tempo trascorriamo fermi in questa posizione, ma devono essere passati una buona manciata di minuti, perché è la voce, troppo acuta, di Amelia a riscuoterci…

- Ma guarda che bel quadretto! Non me lo sarei mai aspettato da Mr. Cuor-di-ghiaccio – ride, facendomi irrigidire – Non pensavo che saresti venuto -

- Di piuttosto che lo speravi – ribatto secco, sciogliendomi dall’abbraccio a tre e lasciando liberi i miei due vampirelli di andare a salutare i due ultimi arrivati

- Beh, a essere sincera sì – mi dice sogghignando la strega dalle corte chiome nere, mentre il suo ragazzo accentua un’espressione di finta esasperazione.

- Quando la smetterete voi due? – dice, con quel suo classico tono dolce, giocando distrattamente con la lunga coda bruna che gli ricade su una spalla.

E’ difficile credere che dietro quel volto cordiale e quegli atteggiamenti gentili e un po’ impacciati si nasconda, in realtà, una terribile bestia figlia della luna. Una bestia la cui ferocia e il cui aspetto riportando immediatamente ai lupi di montagna, che da secoli sono spariti da queste contrade…

Peccato che i lupi non attacchino i propri amici, al contrario dei Lupi Mannari, i quali perdono ogni controllo sul proprio raziocinio, attaccando ogni cosa li capiti a tiro. L’ultima volta fui proprio io a capitargli a tiro e non fosse stato per la forza di Mariann e Riky e, mi scoccia ammetterlo, e le magie di quella megera, ora non so se potrei ancora essere qui a raccontare la mia storia.

Ma poi, con la morte della Luna Piena, Will torna a essere il buon amico e confidente di sempre: una persona a cui affiderei la mia stessa vita, una persona di cui mi fido ciecamente…

Non sono molte le creature che possono vantare tale privilegio da parte mia, ma tra queste Mariann, Riky e Will sono certamente presenti. E, ebbene sì, anche lei…Amelia…L’unica Mortale del gruppo è, in compenso, la più anormale, con le sue previsioni, letture dei tarocchi e magie.

Per quanto io e lei decantiamo di essere eterni nemici e per quanto continuiamo a stuzzicarci è inutile tradire la realtà. E cioè che ogni volta che quella strega, dai strambi modi, è in lacrime, è sulla mia spalla che viene a piangere e che ogni volta che io sono confuso è da lei che vado a cercare le mie risposte. Ma, ovviamente, le nostre continue sfrecciatine sono giochi a cui non potremmo mai rinunciare…

- Smettere? Ma se non abbiamo neanche cominciato! – ride beffardamente la megera, scoccando un leggero bacio sulla guancia del suo ragazzo, il quale non può fare a meno di scuotere la testa rassegnato, facendo, così, ciondolare la sua coda sull’attillata maglietta beige che indossa.

Quel gesto mi riporta alla mente, con un flash, le dolci effusioni che ho perso con la mia luce, strappatami dal traghettatore dei morti, o meglio strappata da Dancor…quel demonio che ha rovinato tutte le nostre vite…

Fece uccidere, dagli abitanti del villaggio, i genitori della piccola Mariann, per avere tra le mani il prodigioso “Figlio Impuro”; trasformò Riky in un vampiro, per il divertimento di rovinare la vita a un giovane Mortale; costrinse i genitori di Will ad abbandonarlo in una foresta, per poter tenere sotto il suo potere un Lupo Mannaro; uccise il fratellino di Amelia, per la fame di una notte; uccise il mio Christof, per folle gelosia…

E, paradossalmente, dobbiamo ringraziare proprio questo bastardo se ora, tutti e cinque, ci troviamo qui, insieme, in questa notte…perché noi ci unimmo per uccidere colui che aveva intrecciato i nostri destini…

Due Vampiri, un Lupo Mannaro, una Mezza-Mortale, una Strega Mortale…non potrebbe esistere gruppo più strano, eppure è in tutta questa stranezza che sta la nostra vera unità, perché, inutile nasconderlo, nessuno di noi potrebbe fare a meno degli altri, anche se io stesso non l’ammetterei nemmeno sotto tortura…

- Allora dove si va? – chiede Riky, prendendo sulle spalle la sua sorellina

- Al Heal&Hetan’s Club, ovviamente – dice convinta la strega, poggiando mollemente un braccio sulla spalla del Lupo Mannaro

- In quel locale da strapazzo!? Vuoi scherzare? – faccio impassibile, alzandomi in piedi e accendendomi una nuova sigaretta

- Mark è già la terza che fumi!!! – mi rimprovera severamente la biondina, offrendomi un altro dei suoi teneri bronci

- Di certo non morirò – le faccio osservare

- Uh, ma che spiritoso sta notte! – ironizza la fastidiosa moretta

- Allora, dove si va? – torna a chiedere il Vampiro più giovane

- Di certo non in quel locale da strapazzo, proposto dalla megera – affermo io

- Megera?! Senti, Vampiro dei miei stivali…-

- Che ne dite di andare al Demon’s Club? – propone Will, interrompendo sul nascere ogni lite. Per qualche miracolosa magia, la sua parola ci mette sempre tutti d’accordo

- Oh sì! E’ da una vita che non ci vado! – esclama gioiosa Amelia, stringendo in un abbraccio il Lupo, mentre gli occhi neri di Riky si muovono a cercare il mio consenso, insieme a quelli ambrati del ragazzo che la strega sta stritolando. Un consenso che, ovviamente, viene, facendo tirare un sospiro di sollievo a tutti…

- Hn…sì, perché no?! –

E così i nostri passi iniziano a muoversi verso il locale sotto il grido trionfante di Mariann – ANDIAMO!!! –

Andiamo…nelle tenebre…gustandoci quest’eternità maledetta….

 

Free Talk

Questa volta mi è toccato parlare di creature a me molto care: i Vampiri ^^ I personaggi di questa breve favola stanno collaborando (contro la loro volontà, ovviamente NdWhite) a creare una storia a più capitoli dedicata interamente a loro, che spero vada presto in porto (quindi se avete idee, critiche o aggiunte in mente saranno tutte ben accette ^^). Spero sia stata di vostro gradimento */me inchin*

Ringrzio Sindy90 per aver commentato il mio scorso capitolo. Sono contenta che queste storie, per quanto brevi, siano un piacevole passatempo per voi ^^

Alla prossima favola…

  
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