3. Demons’
nature
Din Don, Din
Don
Suonan le dodici campane della morte
Din Don, Din
Don
Si china il vampiro ad
assaggiare della nuova vittima la sorte
Din Don, Din
Don
La sua anima si sporca
di quella sua nuova consorte
Din Don, Din
Don
E poi se ne va, come
anima dannata, a raggiungere la sua corte
Din Don, Din
Don
Din Don, Din
Don
…Din…Don…
Il lontano
scampanare di una chiesetta mi annuncia che la mezzanotte ha fatto il suo
trionfale ingresso, in questa notte che mi appare come la più bella tra le
notti. E di certo, di queste ne ho viste tante nella mia vita di mortale e,
molte più, in quella di non-mortale.
Le stelle
sembrano preziosi diamanti, caduti casualmente su quel drappo intinto di un blu
chiaro, che evidenzia in tutta la loro bellezza quelle luminose gemme, così
grandi che mi sembra che basti allungare una mano per sfiorarne una,
intrappolando tra le mie dita il suo etereo splendore.
Ma la
Regina dei diamanti, questa notte è stata detronizzata. Al suo posto vi rimane
solo un flebile cerchio più scuro, come a ricordare che presto vi sarà il suo
discreto ritorno: prima come timida falce, poi come soddisfatto profilo e,
infine, come cerchio perfetto in tutta la sua natura splendente. Ma, stanotte,
lei non c’è, e non posso che trarre un basso sospiro di sollievo per questo.
No, non
fraintendetemi! Quella Dama notturna è la cosa più bella che queste notti
maledette possono offrirmi, la cosa più luminosa, come lo è il sole per voi
mortali…
Difficile
da credere, hn?! Ma se anche voi foste degli esseri
della notte, iniziereste a pensarla proprio così. E non riesco a trattenere un
leggero sogghigno, pensando a questo paradosso che ha tracciato anche la mia
vita…una volta mortale come voi. Ma d’allora tante, troppo cose sono cambiate…
Ma
continuando a parlare della bella Signora, non pensate che ella mi sia nemica…ma
lo è del povero Will! Lui e la Luna non sono mai
andati tanto d’accordo e l’ultima cosa che vorrei, in questo momento, sarebbe
sprecare questa bella notte per tentare di ficcarlo in una gabbia, tenendolo,
così, fuori dai guai: l’ultima volta che gli abbiamo lasciato libero, quando
era impossessato dall’altra sua forma oscura, per poco non rimaneva ucciso!
E non è
strano che quella piccola mortale ci abbia costretti a chiuderlo in gabbia,
ogni volta che la bella Dama mostra tutto il suo volto pallido. E, inutile
dire, che abbiamo acconsentito…
Mi secca
ammetterlo, ma a volte quella strega riesce a fare più paura di tutti noi messi
insieme, e pensare che basterebbe affondare i miei canini bianchi nella sua
giovane carne, e far defluire dolcemente il suo succo vitale nella mia bocca,
per farla appassire come una rosa privata d’acqua.
Ma non
potrei mai fare un torto del genere a Will, che,
chissà come e chissà quando, a quella stupida mortale si è affezionato, almeno
quanto lei si è affezionata a lui.
E così mi
tocca sopportare un’altra piccola piaga! Come se non bastassero già quei due
che mi tiro appresso da una vita! Eppure, quando li guardo, riesco a percepire
un po’ di quel legame che lega il lupo mannaro a quella megera. Anche se non
potrei mai ammetterlo, forse per paura…paura di perderli, come già, una volta,
nel mio passato, è successo…
…Christof… il suo nome risuona come un eco
lontano nella mia mente, ma esso non ha perso neanche un po’ della sua sublime
dolcezza. E come in un lampo, torno a sentire le sue mani che mi sfiorano, con
una tale delicatezza che solo i petali di rosa potrebbero eguagliare; torno a
percepire le sue parole, calde e interrotte da profondi sospiri, battere sulla
mia bocca dischiusa e bagnata dal suo ultimo bacio; torno a sentire quelle
labbra roventi, che divorano ogni centimetro del mio corpo, portandomi
lentamente alla pazzia…la sua
pazzia…
Scuoto
vigorosamente il capo, così che le mie corte ciocche nere mi accarezzino
leggermente il volto, per liberarlo da quei tormenti, che da troppo tempo,
ormai, arrovellano la mia anima.
Credete che
l’eternità sia un dono? Non sapete neanche quanto siate lontani dalla realtà!
L’eternità è una crudele punizione, in cui i ricordi più oscuri tormentano
l’anima, divorandola finché essa non si estingue, lasciando solo un corpo
ambulante, privato anche di ciò che lo tiene vivo anche da morto: i sentimenti,
l’emozioni…
Poggiò,
ancora una volta, le mie labbra sulla sigaretta, aspirandone il suo acre
sapore. Ed essa, per tutta risposta, si accorcia ancora di più, abbandonando i
suoi polverosi residui a fianco delle mie scarpe.
Reclino
indietro la testa, lasciando che i miei occhi grigi di perdano in quel cielo
infinito, mentre un leggero filo di fumo grigiastro esce lentamente dalla mia
bocca, come il lento scorrere del sangue fuori da una ferita.
Lento eppur
mortale…
Rialzo
brutalmente la testa, e con la stessa brutalità mi separo da quei pensieri, che
mi stanno distruggendo.
Pensate che
gli esseri come me non abbiano anima? Tsk…quanto
vorrei che fosse vero…
Intanto
cerco di auto-convincermi di smetterla di inferirmi quelle sofferenze da solo,
come se non bastasse Dancor a ricordarmele a ogni
nostro incontro. Quel figlio…
- Mark!!! – urla, allora, una figura, interrompendo il mio
turbine di riflessioni. Quella stessa figura che, dalla parte opposta del
parco, agita la mano come una fossennata, mentre le
sue gambe si muovono di corsa verso la panchina dove sono seduto. Una volta arrivatami dinanzi, si blocca, poggiando le mani sulle
ginocchia e iniziando a respirare profondamente, come voler ficcare a forza
l’aria nei suoi polmoni. Così concentrata sul suo respiro, che tenta di
regolarizzare, neanche si accorge dei miei occhi che scrutano ogni centimetro
del suo essere: gli alti anfibi, che le fasciano le piccole caviglie fino a
metà polpaccio, li posso notare solo grazie a una gamba che, gli scuri jeans,
lasciano scoperta fino alla coscia, contrastando con la gemella che viene
coperta con assurda castità; il top che indossa, di un vivace arancio, non
riesco bene a intravederlo tra quella cascata di boccoli biondi, che
nascondono, anche, il suo volto. Finché lei stessa non lo rialza, mostrandomi
due splendide, quanto vivaci, iridi violette, striate di un leggero nero,
insieme a un brillante sorriso, che per qualche attimo riesce a far sminuire
quelle gemme, di cui, fino a pochi minuti prima, decantavo le dolci
bellezze.
Quello è il
sorriso che, ormai, non ha più abbandonato il suo volto da quando la trovai
sotto la gelida pioggia di novembre, raggomitolata e tremante come un gattino,
tra le radici di un albero di un bosco della Romania.
Nei suoi
occhi fiumi di lacrime, nel suo cuore un’eterna paura. Paura che la portò,
inizialmente, ad allontanarsi anche dalla mia mano, offerta come saldo
appiglio.
Erano
passati poco più che un paio d’anni da quando Christof
mi aveva abbandonato per cadere tra le incantevoli braccia della morte, e non
so dire, ancora ora, cosa mi spronò a raccogliere quel pargoletto simbolo della
vita che si rinnova, mentre la mia era sprofondata in un turbine d’oscurità e
dannazione eterna. Pietà, compassione, non saprei dargli un nome…fatto sta, che
alla fine quella piccola creatura raccolse la mia offerta: afferrò la mia mano
che fin’ora non ha ancora lasciato…
Come se
stesse leggendomi nel pensiero (anche se so che è impossibile penetrare il gelo
che mi avvolge) allarga il suo sorriso, buttandosi, poi, senza alcun preavviso,
tra le mie braccia e per poco non si brucia con la sigaretta che stringo tra le
dita. Mi costringo, così a spegnerla, per evitare di marchiarla inevitabilmente
a fuoco. Ovviamente lei, di tutto questo, non si è accorta minimamente, e
continua a ridere con quella risata cristallina che solo un bambino o Riky (che in fondo è un bambino), potrebbero riprodurre.
Una risata
che ogni volta non fa che stupirmi (anche se, naturalmente, nulla di me lo da a
vedere) per quanta reale gioia e felicità ci sia in essa. Gioia e felicità che
non abbandonano mai neanche lei, nonostante la sua vita sia stata, ed è tutt’ora, un completo inferno in terra: costantemente
inseguita da tutti coloro che ne conoscono la natura di ibrida, o, come amano
chiamarla loro, di *mezza-mortale*, e da tutti quelli che a lei collegano
quella stupida leggenda del “Figlio Impuro”, che sembra attrarre l’odio e,
paradossalmente, il desiderio di tutti.
Furono
quegli stupidi motivi a obbligarla a scappare dal suo villaggio, dopo che
madre-mortale e padre-vampiro furono uccisi barbaramente. Si nascose, così, nel
bosco, nella speranza che nessuno la trovasse per segnare la sua morte. Ma
colui che la trovò, lei lo rinominò *il
mio angelo*…e il suo angelo ero io…
Quando in
verità era lei il mio angelo, colei che mi aveva fatto uscire da quel turbine
oscuro in cui il mio animo stava, lentamente, sprofondando. Dopo aver perso la
mia luce nel buio, avevo trovato il primo dei miei due angeli…
- Amelia
diceva che saresti stato l’ultimo a venire, se avessi avuto tanta bontà d’animo
da abbassarti al nostro umile livello – mi dice, riportandomi alla realtà,
staccando le braccia dal mio collo, ma rimanendo comunque seduta sulle mie
ginocchia.
- Non
dovresti credere alla parole di quella stupida mortale, che si diverte a
vestirsi da fattucchiera – le dico, indifferente come al solito, lasciandola
leggermente contrariata
– La
maggior parte delle volte ci azzecca con i tarocchi – ribatte, ripensando,
evidentemente, alle carte che quella strega si porta sempre dietro
- La
fortuna del principiante dev’essersi estinta,
finalmente – dico, accendendomi una nuova sigaretta – A proposito di
principianti, dov’è Riky? – chiedo, notando che
stranamente non sono giunti insieme
- Oh…sarà
qui tra poco – mi risponde, aggiustandosi meglio i polsini scuri che nascondono
le cicatrici del suo passato. Cicatrici di un tentato suicidio, che già portava
quando la raccolsi e che, molto probabilmente, ora si sono rimarginate. Ma non
posso averne alcuna certezza, finché si ostina a tenerli celati a tutti,
persino a me…Ma, dopotutto, ognuno di noi ha dei segreti talmente profondi da
non poter essere svelati a nessuno.
- Non
riusciva a trovare una cosa…- continua, alzando gli occhi al cielo, come
cercandovi l’ispirazione
- Tsk…il solito cretino…- sbotto, soffiando fuori nuvolette
di fumo
- Non devi
offenderlo! – mi ammonisce, fingendosi imbronciata per l’appellativo che ho
rivolto al suo “fratellino”, ovvero l’altra piaga che mi segue da una vita
insieme a Mariann, con la quale è subito nato un
rapporto di affetto reciproco, simile a quello di due fratelli nati da stessa
madre e padre (anche se nel nostro mondo notturno e dannato questi legami di
parentela sono ben poco considerati…).
- Hn…non lo sto mica offendendo… - controbatto, non
rinunciando a quella impeccabile impassibilità che mi contraddistingue. Dopo quell’ultima frase, rivolgo, nuovamente, il mio sguardo
alla volta stellata e, ben presto, anche quello violetto di Mariann,
la quale, per non cadere, si aggrappa al mio esile collo bianco.
Stiamo
così, in un miracoloso silenzio, a contemplare il cielo, finché una voce
conosciuta non interrompe quell’attimo di pace…
-
Sorellina!!! Mark!!! – esclama la fresca e allegra
voce di Riky, così opposta alla sua reale natura.
Dopotutto credo non sia ancora completamente consapevole di quello che è
diventato da una ventina d’anni o poco più.
Con un
impeto, che solo lui possiede, afferra le spalle della ragazza seduta sulle mie
gambe, stringendosela affettuosamente al petto. Le loro risate cristalline
risuonano nelle mie orecchie, mentre i miei occhi vengono inondati da quei
volti ridenti che mi stanno dinanzi. Volti, le cui fattezze, li fanno sembrare
dei semplici, per quanto stupendi, ragazzi di 17 anni, mentre molti più anni si
evidenziano nelle linee dei loro occhi: quasi un secolo per lei, e a malapena
una trentina per lui…un bambino in confronto ai miei due secoli d’esistenza…
Un
bambino…il mio secondo angelo, venuto a salvarmi…
Li osservo,
mentre ancora le risate toccano i loro volti, così simili che a volte mi chiedo
se non siano realmente fratelli. Ridono nonostante entrambi abbiano un oscuro
passato bagnato dal sangue…proprio come me…E forse è anche per questo che mi
sono affezionato tanto a queste due piaghe della natura.
Le loro
risate, man mano, sfumano, lasciando solo due volti sorridenti che mi guardano
- Sei stato
il primo a venire?! Non ci credo! – esclama Riky,
guardandomi con i suoi occhioni neri che, a volte,
temo possano leggermi fin dentro l’anima
- Non dirmi
che anche tu credi alle parole di quella strega da quattro soldi – sbuffo, e la
sua unica risposta è un nuovo sorriso.
Si alza,
lasciando le spalle di Mariann, e permettendomi di
ammirare tutta la sua figura: il suo fisico asciutto, ma comunque tonico e
muscoloso, è fasciato da una maglia bianca a lunghe maniche, alla quale è stata
sovrapposta una maglietta nera, che riprende il colore dei suoi jeans e dei
suoi occhi, in cui una fiamma viva è sempre accesa…nonostante nulla di vivo ci
possa essere in lui…
- WIll e Amelia non sono ancora arrivati? – mi chiede,
sedendosi di fianco a me, così che io possa assaporare il suo fresco profumo,
che si miscela a quello più dolce della sorellina
- Li vedi?
– ribatto con il mio solito tono poco gentile, a cui entrambi sono abituati
- Giusto!
Però avevo pensato che Amelia fosse tra le prime, visto che aveva criticato la
tua puntualità – mi dice, lasciando cadere il suo capo, coperto di corti
spuntoni dorati, sulla mia spalla. Lo guardo, come per chiedergli il perché di
tutta quella confidenza, pur sapendo già la risposta: ne ha bisogno!
Ne ha
sempre avuto bisogno, oggi più che mai…oggi, che ricorre il suo triste
anniversario, oggi che i suoi ricordi di sangue imbrattano la sua memoria. I
ricordi di quel giorno…anzi, di quella notte…quando anch’egli diventò una
creatura della notte e gustò la sua prima cena come tale: il suo stesso sangue.
Il sangue di quella donna che l’aveva messo al mondo, il sangue di quell’uomo che l’aveva cresciuto, il sangue di quel ragazzo
che l’aveva sempre difeso, il sangue di quella creatura di appena qualche anno…
Immerso in
quel lago rubino, con lacrime di disperazione che sfociavano dagli occhi bui,
tra le mani stringeva la piccola bambina dai lunghi capelli biondi, di cui solo
la testa era stata risparmiata, mentre il corpo era stato del tutto sventrato
dalla folle fame di un neo-nato delle ombre…così lo trovammo, io e Mariann, quella notte di vent’anni
orsono. E così trovai il mio secondo
angelo…offrendogli la mia mano come appiglio...
Quella
stessa mano che, ora, scivola dolcemente sulle sue spalle, cingendogliele con
sicurezza, mentre il volto della seconda piaga s’incastra nell’incavo del mio
collo. Non sono il tipo che offre carezze o gesti d’affetto, ma
stanotte…stanotte tutti e tre abbiamo bisogno l’uno dell’altro…io ho bisogno
dei miei due angeli, dopo che la mia unica luce si è eclissata, giusto un
secolo e mezzo fa…
E’ strano,
ma proprio in questa notte estiva, così bella e romantica, ricorrono molti
anniversari, forse troppi: la morte di Christof,
l’atroce uccisione dei genitori di Mariann, la follia
omicida di Riky, ma anche l’anniversario del mio
incontro con le mie due uniche gemme…
Sento le
loro mani artigliarsi sulla mia leggera camicia nera, mentre le mie sono
poggiate cautamente l’una sul capo di Mariann,
l’altra sulla spalla di Riky. Nessuno di noi parla.
Nonostante questi due abbiano sempre qualcosa da dire, ora, sanno, che le
parole sarebbero del tutto futili e che rovinerebbero questa leggera atmosfera
che si è creata. Leggera eppur piacevole…nel nostro dolore…
Non so
quanto tempo trascorriamo fermi in questa posizione, ma devono essere passati
una buona manciata di minuti, perché è la voce, troppo acuta, di Amelia a
riscuoterci…
- Ma guarda
che bel quadretto! Non me lo sarei mai aspettato da Mr. Cuor-di-ghiaccio
– ride, facendomi irrigidire – Non pensavo che saresti venuto -
- Di
piuttosto che lo speravi – ribatto secco, sciogliendomi dall’abbraccio a tre e
lasciando liberi i miei due vampirelli di andare a
salutare i due ultimi arrivati
- Beh, a
essere sincera sì – mi dice sogghignando la strega dalle corte chiome nere,
mentre il suo ragazzo accentua un’espressione di finta esasperazione.
- Quando la
smetterete voi due? – dice, con quel suo classico tono dolce, giocando
distrattamente con la lunga coda bruna che gli ricade su una spalla.
E’
difficile credere che dietro quel volto cordiale e quegli atteggiamenti gentili
e un po’ impacciati si nasconda, in realtà, una terribile bestia figlia della
luna. Una bestia la cui ferocia e il cui aspetto riportando immediatamente ai
lupi di montagna, che da secoli sono spariti da queste contrade…
Peccato che
i lupi non attacchino i propri amici, al contrario dei Lupi Mannari, i quali
perdono ogni controllo sul proprio raziocinio, attaccando ogni cosa li capiti a
tiro. L’ultima volta fui proprio io a capitargli a tiro e non fosse stato per
la forza di Mariann e Riky
e, mi scoccia ammetterlo, e le magie di quella megera, ora non so se potrei
ancora essere qui a raccontare la mia storia.
Ma poi, con
la morte della Luna Piena, Will torna a essere il
buon amico e confidente di sempre: una persona a cui affiderei la mia stessa vita,
una persona di cui mi fido ciecamente…
Non sono
molte le creature che possono vantare tale privilegio da parte mia, ma tra
queste Mariann, Riky e Will sono certamente presenti. E, ebbene sì, anche
lei…Amelia…L’unica Mortale del gruppo è, in compenso, la più anormale, con le
sue previsioni, letture dei tarocchi e magie.
Per quanto
io e lei decantiamo di essere eterni nemici e per quanto continuiamo a
stuzzicarci è inutile tradire la realtà. E cioè che ogni volta che quella
strega, dai strambi modi, è in lacrime, è sulla mia spalla che viene a piangere
e che ogni volta che io sono confuso è da lei che vado a cercare le mie
risposte. Ma, ovviamente, le nostre continue sfrecciatine sono giochi a cui non
potremmo mai rinunciare…
- Smettere?
Ma se non abbiamo neanche cominciato! – ride beffardamente la megera, scoccando
un leggero bacio sulla guancia del suo ragazzo, il quale non può fare a meno di
scuotere la testa rassegnato, facendo, così, ciondolare la sua coda
sull’attillata maglietta beige che indossa.
Quel gesto
mi riporta alla mente, con un flash, le dolci effusioni che ho perso con la mia
luce, strappatami dal traghettatore dei morti, o meglio strappata da Dancor…quel demonio che ha rovinato tutte le nostre vite…
Fece
uccidere, dagli abitanti del villaggio, i genitori della piccola Mariann, per avere tra le mani il prodigioso “Figlio
Impuro”; trasformò Riky in un vampiro, per il
divertimento di rovinare la vita a un giovane Mortale; costrinse i genitori di Will ad abbandonarlo in una foresta, per poter tenere sotto
il suo potere un Lupo Mannaro; uccise il fratellino di Amelia, per la fame di
una notte; uccise il mio Christof, per folle gelosia…
E,
paradossalmente, dobbiamo ringraziare proprio questo bastardo se ora, tutti e
cinque, ci troviamo qui, insieme, in questa notte…perché noi ci unimmo per
uccidere colui che aveva intrecciato i nostri destini…
Due
Vampiri, un Lupo Mannaro, una Mezza-Mortale, una Strega Mortale…non potrebbe
esistere gruppo più strano, eppure è in tutta questa stranezza che sta la
nostra vera unità, perché, inutile nasconderlo, nessuno di noi potrebbe fare a
meno degli altri, anche se io stesso non l’ammetterei nemmeno sotto tortura…
- Allora
dove si va? – chiede Riky, prendendo sulle spalle la
sua sorellina
- Al
Heal&Hetan’s Club, ovviamente – dice convinta la strega, poggiando
mollemente un braccio sulla spalla del Lupo Mannaro
- In quel
locale da strapazzo!? Vuoi scherzare? – faccio impassibile, alzandomi in piedi
e accendendomi una nuova sigaretta
- Mark è già la terza che fumi!!! – mi rimprovera severamente
la biondina, offrendomi un altro dei suoi teneri bronci
- Di certo
non morirò – le faccio osservare
- Uh, ma
che spiritoso sta notte! – ironizza la fastidiosa moretta
- Allora,
dove si va? – torna a chiedere il Vampiro più giovane
- Di certo
non in quel locale da strapazzo, proposto dalla megera – affermo io
- Megera?!
Senti, Vampiro dei miei stivali…-
- Che ne
dite di andare al Demon’s Club? – propone Will, interrompendo sul nascere ogni lite. Per qualche
miracolosa magia, la sua parola ci mette sempre tutti d’accordo
- Oh sì! E’
da una vita che non ci vado! – esclama gioiosa Amelia, stringendo in un
abbraccio il Lupo, mentre gli occhi neri di Riky si
muovono a cercare il mio consenso, insieme a quelli ambrati del ragazzo che la
strega sta stritolando. Un consenso che, ovviamente, viene, facendo tirare un
sospiro di sollievo a tutti…
- Hn…sì, perché no?! –
E così i
nostri passi iniziano a muoversi verso il locale sotto il grido trionfante di Mariann – ANDIAMO!!! –
Andiamo…nelle
tenebre…gustandoci quest’eternità maledetta….
Free Talk
Questa
volta mi è toccato parlare di creature a me molto care: i Vampiri ^^ I
personaggi di questa breve favola stanno collaborando (contro la loro volontà,
ovviamente NdWhite) a creare una storia a più
capitoli dedicata interamente a loro, che spero vada presto in porto (quindi se
avete idee, critiche o aggiunte in mente saranno tutte ben accette ^^). Spero
sia stata di vostro gradimento */me inchin*
Ringrzio
Sindy90 per aver commentato il mio scorso capitolo. Sono contenta che queste
storie, per quanto brevi, siano un piacevole passatempo per voi ^^
Alla
prossima favola…