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Autore: iatepineapples    02/07/2016    0 recensioni
“Te lo giuro. Giuro che farò tutto per te e per tua sorella”
“Ti giuro che farò lo stesso per te e tuo fratello.”
E se per avere la tua anima gemella dovessi rinunciare a tua sorella?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2


“E ora che le dico?  Come faccio a spiegare a una ragazza una cosa che nemmeno io ho capito? Beh, potrei semplicemente iniziare con un cordiale ‘Ciao, io sono Jake!’, no, troppo cordiale. Insomma, mi trovo in un bosco completamente nero! Rischio di impazzire, non vorrei far impazzire pure lei… Magari la posso uccidere così non sentirà e non vedrà nulla… NO! Sto veramente avendo una crisi mentale! Beh, potrei iniziare dagli avvenimenti più normali, non che io li definisca normali, ma è più probabile che lei ci creda dal momento che era present. Ma aspetta un attimo: IO ci credo? Si, cioè, non saprei, dovrei credere alle cose che vedono i miei occhi, ma magari era un'allucinazione. Eppure mi sentivo così normale. E poi come lo spiego questo?! Potrei partire dicendo che era una bella giornata e io avevo voglia di uscire, così l'ho fatto, ma poi sono successe cose oltre il limite della mia immaginazione e lei è svenuta, l’ho presa e... e poi una cosa che assomigliava molto a quei portali dei cartoni animati che ti portano da un mondo all'altro ci ha risucchiati e… poof eccoci qua. Non dovrebbe essere così difficile, è come raccontare un racconto fantasy, di avventura, quando succedono cose inaspettate, strane. Ne sono successe di cose strane o inaspettate. Soprattutto strane. Delle sensazioni mai vissute prima, come... no, non ci pensare nemmeno, è stato solo un semplice s… no no. Ma, ma se invece quelle emozioni… sì, se le avesse provate anche lei non sarebbe stato un semplice sguardo. C’era qualcosa, qualcosa di... di più. non per forza l’emozione che inizia per A. Anche paura, inadeguatezza, stupore, a… no… no! Solo quell’emozione che provi quando ti senti in un qualche modo legato a una persona ah, se mi sentisse mio fratello. Direbbe che sono innamorato pazzo. Ma, non è vero, sono solo... confuso”.

È una voce maschile, dolce, armoniosa non troppo   acuta, ma nemmeno troppo grave. I miei occhi sono chiusi. La mia guancia è poggiata su una superficie morbida, vellutata, che provoca un lieve solletico sul collo. Come si suol dire le parole del ragazzo entrano da un orecchio e escono dall’altro, si, le sento, ma più che suonare come frasi suonano come una dolce ninnananna che, più che svegliarmi, mi rilassa e mi fa venire voglia di dormire, di andarmene dal mondo reale, scappare in un qualche angolo felice del mio cervello  che mi faccia sognare dimenticandomi delle ore appena passate e facendomi restare serena per sempre. Per quanto io voglia dormire c’è una piccola parte di me che mi dice di stare sveglia, che mi manda un allarme, che mi vuole avvisare che qualcosa non va nel posto in cui mi trovo, nell’aria che respiro, nelle poche parole che percepisco nel discorso del ragazzo. Così mi trovo in una specie di dormiveglia.

Le parole del ragazzo si fanno più calme e il tono di voce più basso. E anche la piccola parte di me  che mi costringeva a stare sveglia viene presa dal sonno. Mi addormento.


Non vedo e non sento niente. Ne le mie mani ne i miei piedi poggiano su qualcosa. Non c’è niente, niente da vedere, da toccare, nessun odore in particolare… niente. Tutto completamente nero. La mia mente è vuota. Prova solo paura, insicurezza. Avere gli occhi aperti o chiusi non mi provoca alcuna differenza. Per quanto ne so potrei essere sorda. Potrei  aver perso l’olfatto e il tatto. Potrei essere morta.

Un urlo. Un urlo, è la prima cosa che percepisco. Non è così spaventoso come dovrebbe essere. È lontano, lontanissimo. È come sentire un insetto urlare, non che mi sia mai capitato, è talmente poco percepibile che quasi non te ne accorgi.

La paura cresce. La paura cresce perché anche l’urlo cresce, e diventa sempre più forte. Sempre più forte. Sempre più forte, fino a diventare insopportabile. Compare il terrore.

Non capisco chi urla finchè non appare una figura. Una figura. Una figura. Capelli biondi, lunghi, molto lunghi, ricci, riccissimi. Occhi piccoli, graziosi, azzurri, lucenti. Corpo magro, magrissimo, in un vestitino azzurro intonato con gli occhi. I piedi scalzi, magri. Il volto bianco. No… No… No… E’ ciò che penso. Ma non posso negare l’ovvio. Non posso negare che sia lei quando invece è palesemente vero. E’ lei. Addison.

Ho paura. Ho paura. Ho… paura. Ho paura per Addison. Ho paura per me. Ho paura per il ragazzo. Per quanto ci provi non riesco proprio a dire tutto ciò che sento. La paura per Addison comporta del bene nei suoi confronti. La paura per il ragazzo comporta, in questo caso, un’emozione positiva al momento indefinita nei suoi confronti. La paura per me comporta le emozioni che ho appena detto nei confronti del ragazzo e di mia sorella, perchè se mi succedesse qualcosa loro ne subirebbero. Questa è paura. La paura. Pochi meritano di provare una cosa simile. Ansia, ciò che provoca. Ecco ciò che provo. Ho paura per i miei amici, per me. Ho paura di questo buio. Ho paura di ciò che potrebbe succedere.   

Più mia sorella si avvicina, più percepisco la paura nei suoi occhi. Il terrore. Apre la bocca. Solo ora mi accorgo che per tutto quel tempo la aveva tenuta chiusa. Allora come facevo a sapere che era lei ad urlare? Non lo so. Ma lo sapevo, ne ero certa.

Allungo il braccio. Ormai è abbastanza vicina perchè io la possa toccare. E la sento. E la sento, gelida come la neve, superficie liscia come l’olio, la guancia bagnata, rigata da una lacrima.

Pare non accorgersi di me. E continua ad andare avanti e ad urlare più forte. Eppure per quanto vada avanti non mi tocca. Pare accorgersi, invece, dell’incendio alle mie spalle. Imponenti fiamme. Mi ricordo l'incendio in orfanotrofio. Quello era una bazzecola in confronto a questo. Sento un odore. Odore di bruciato. E odori più spregevoli. Carne bruciata, plastica bruciata. Sento l'odore di paura in Addison. Non so come, ma lo sento.

Inizia a bruciare. Più precisamente, il vestito inizia a bruciare. Mi accorgo che anche il mio inizia a bruciare. Sto andando a fuoco! Sono nel panico. Ma rimango impassibile. Dei coltelli invisibili iniziano a ferirmi. Sento nella bocca il sapore di sangue.

Addison inizia a sgretolarsi lentamente. L'urlo si spegne. Ho ancora più paura di prima. Urlo. Mi sveglio. Continuo ad urlare. Vedo un ragazzo vicino a me. E’ quello che c’era al parco. Erano sue le parole che mi facevano dormire. Ho sentito un nome, Jake o forse Jack. E’ chino su di me, col viso preoccupato.

Il mio urlo si spegne perchè inizio a guardarmi intorno. Mi trovo in una specie di bosco: gli alberi sono completamente neri, dalle radici alle foglie.Quella che mi provocava il solletico sul collo è una massa aggrovigliata di erba nera abbastanza alta. Non riesco a scorgere il cielo dato che gli alberi sono fittissimi.

Dove mi trovo? Dov’è mia sorella? Dov’è l’altro ragazzo? Chi è lui? Cos’è tutto questo? Come ne uscirò?

Anche se mi manca l’aria, respiro affannosamente, sembro sul punto di morire. Quelle domande mi girano per la testa. Credo che fra poco o vomiterò o sverrò. Il ragazzo si avvicina ancora di più e mi sistema amorevolmente un ciuffetto selvaggio dietro l’orecchio. E’ preoccupato, glielo si legge negli occhi, sembra un dottore chino sul suo paziente che cerca il modo di salvarlo. Mi poggia la mano sulla spalla e mi sussurra:

“Hey, va tutto bene. Forza, respira profondamente, respira e vedrai che andrà tutto bene.“

E’ dolce, ma non mi fido molto anche se so che dovrei, e malgrado io ci provi, non riesco a calmare il mio respiro o me stessa.

Mi accarezza il braccio fino al gomito e riappoggia la mano calda sulla spalla. Sembra seriamente preoccupato. E’ seriamente preoccupato. Mi concentro sul tocco del palmo della mano sulla mia spalla. E’ calmo, è rilassante. Ci provo. Provo a calmarmi e lentamente ci riesco. Lui capisce che sto meglio.

“Stai bene? Un po’ ti capisco, ma non posso immaginare che sogni tu possa aver fatto dopo ciò che è successo al parco, sicuramente non sono stati piacevoli. E non è il massimo svegliarsi dopo un incubo sperando che si stia meglio e ritrovarsi in un altro incubo da cui non puoi svegliarti.“ sussurra con la stessa calma e dolcezza di prima mentre mi appoggia la mano sui cappelli scuri  e li accarezza.

Non capisco perchè sia così dolce con me mentre io sono così scontrosa, ma probabilmente lo sarei anch'io dopo quello che è successo, e certamente farei così nei suoi confronti dopo quello sguardo. Probabilmente è ciò che sta facendo anche lui.

Tuttavia, quando mi riprendo del tutto, indietreggio un po’ per fargli togliere la mano, ma gli sorrido, o almeno provo a fare ciò che alla mia bocca riesce che si avvicini di più a un sorriso, che equivale a una smorfia che non può che essere buffa e inappropriata per quel momento di disagio. Lui mi sorride.

“Jake. Mi chiamo Jake”

“Alison. Grazie”

“Per cosa?”

“Sei stato gentile a stare qua vicino a me e ad avermi aiutato a rilassarmi.”

Sembra stupito e grato allo stesso tempo. Mi fissa con ammirazione e dolcezza e annuisce con la testa.

“Grazie a te.“

Mi sorride con tanta calma e gentilezza che mi sento quasi imbarazzata.      Mi sento al sicuro.

Ma delle domande mi girano ancora per la testa e  non posso fare a meno di porgergliele.

“Dov'è mia sorella?”

“Non lo so, non so nemmeno dove sia mio fratello.” dice in tono grave e preoccupato.

Io lo guardo e vedo nei suoi occhi tristezza, ma gli sorrido, un vero sorriso, cercando quasi di cambiare argomento.

“Era tuo fratello allora. Non ne ero sicura... Perché non mi parli un po' di te e tuo fratello ?

Lui sorride di nuovo con tanta dolcezza che mi sento quasi felice che sia capitato al parco in quel momento. Sospira e annuisce.

“Lui si chiama Jack. È un bravo ragazzo, è gentile, dolce, simpatico.”

“Vi dovete assomigliare molto per carattere” commento. Lui ne sembra quasi infastidito, ma continua a sorridere.

“Siamo orfani, ma da quando abbiamo tre anni viviamo con  i signori Blue. Sono la  nostra famiglia e ci hanno sempre voluto bene. Comunque continuiamo a chiamarci Wolf. E tu? Chi sei? Forza, raccontami di tua sorella. Di te.

“Lei si chiama Addison, anche lei è una brava ragazza, è molto socievole. Io no. È sempre molto gentile e amichevole, dolce, anche se tende un po' a essere veramente sdolcinata. È unw buona amica, ci sa fare con tutti, è in gamba.”

“Ne parli molto bene, vi dovete assimigliare molto…” mi imita, ma non mi infastidisce.

“Siamo orfane anche noi, ma fino ai nostri sette anni siamo passate da una famiglia all'altra. È stato un po' difficile da mandar giù all'inizio, ma ci siamo abituate a non affezzionarci troppo. Era già molto strano se stavamo con la stessa famiglia dopo tre mesi. Poi ci hanno trovato due fantastici genitori con cui stare e siamo rimaste con loro.”

“Infanzia difficile... non immagino come sia essere adottati per un po'  e poi essere buttati via così. È orribile!” dice lui con tono indignato. Tuttavia continua a sorridermi.

Si alza in piedi, allunga la mano e mi fa un cenno per dirmi di alzarmi. Io mi aggrappo alla mano e mi metto in piedi. Barcollo un po', ma mi aggrappo alla sua spalla. È ferma, mi da l'impressione di essere aggrappata ad un palo. Mi piace poter essere sempre sicura di avere qualcuno di sostegno in questi casi, non ho mai trovato una persona migliore. E gli sono grata per questo.

“Ora cosa facciamo?” chiedo.

“Partiamo per una lunga e pericolosa avventura in cerca dei nostri fratelli?” propone scherzosamente. È una cosa che aspettavo di sentire da sempre. Ho continuamente desiderato vivere un’avventura. Ma non sono del tutto sicura di volerlo ora. Ora che non c’è mia sorella. Ora che sono da sola. O forse no. Forse questo ragazzo, Jake, che mi ha fatto vivere dei momenti così belli ora, che mi rassicura tanto ora, ma che non conosco quasi per niente, sarà il mio appoggio per questa avventura.

Ma ho bisogno di più sicurezza. Ho bisogno di qualcosa di più. Un patto tra me e lui. Si, ho bisogno di potermi fidare al cento per cento.

“Okay, ma dobbiamo avere delle regole.”

“Non ti fidi di me, vero ?”

“Diciamo che, a parte il fatto che sei stato molto gentile in questo momento nei miei confronti” inizio e gli faccio un largo sorriso” non ti conosco quasi per niente.

Sembra quasi rimasto offeso dalle mie parole e mi fa un’espressione interrogativa per un attimo, poi torna sorridente e gentile nei miei confronti.

“Capisco.” commenta.

Mi accorgo ora, più che mai, che non capisco il suo comportamento. Non lo capisco, è tanto dolce e gentile, ma non mi conosce, mi guarda con affetto, ma non ne ha motivo. Lo fa sicuramente apposta, ma perché? Decido di chiederglielo.

“Perchè sei così?” dico.

Mi guarda con stupore.

“Perché sei gentile con me? Non mi conosci.”

Il sorriso che gli era stampato in faccia fa per spegnersi. Finge di non capire, ma lo sa cosa intendo, e quando capisce che non ci casco risponde:

“Sei l’unica persona di cui mi posso fidare. Io voglio ritrovare mio fratello.” dice, ma io non comprendo, e lui lo intuisce “Io voglio essere tuo amico. E, sinceramente, di te io… io mi fido.”

“E devi essere tanto carino e premuroso per guadagnare la mia amicizia?” chiedo confusa e divertita allo stesso tempo.

“Ho esperienza, e se tu vai da una ragazza e sei carino e premuroso lei diventa sempre la tua migliore amica!”

Rido di gusto. E’ ovvio che sta mentendo, che io gli piaccio, che era seriamente preoccupato e che ha un po’ gonfiato il tutto per renderlo più credibile ma gli è venuto male. Però lascio stare e cambio argomento.

“Mi giuri che mi aiuterai a trovare mia sorella, che non mi mentirai se non strettamente necessario, che sarai sempre con me e che mi aiuterai se potrai quando avrò bisogno?” chiedo facendomi tutt’un tratto seria. Lui comprende la mia serietà e annuisce come per assicurarmi che farà tutto il possibile per me.

“Te lo giuro. Giuro che farò tutto per te e per tua sorella”

“Ti giuro che farò lo stesso per te e tuo fratello.”

Mi sento molto meglio. Ci stringiamo la mano e vedo nel suo sguardo la determinazione.

“A proposito di amicizie. Non puoi avere un’amica e non sapere come si chiama. Falcon, Adison Falcon.”

Lui ride e dice:

“Beh Adison Falcon, sono felice di averti conosciuta perchè sei una brava ragazza.”

“Lo stesso vale per me, Jake Wolf.”

Ridiamo.

   
 
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