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Autore: Gaia_dc    03/07/2016    5 recensioni
Ziva David doveva ancora compiere i 17 anni, quando un attentato nel suo paese d'origine, Israele, mise in allarme il padre, Eli David, il direttore del Mossad, che la mandò , insieme con il resto della famiglia, in America. Ziva è riservata, anche troppo, e non sa quanto riuscirà a resistere lontano da casa, senza affetti e senza i suoi... Amici... Se tali si possono definire!

Tony DiNozzo ha 17 anni, frequenta il penultimo anno del liceo e si definisce uno "Spirito libero". È il capitano della squadra di basket dell'Anacostia High School, è il ragazzo più popolare della scuola, i compagni di squadra sono i suoi migliori amici, ed esce con le cheerleader... Potrebbe desiderare di meglio?
Sì... Solo quando si renderà conto che lui non è come tutte quelle persone che lo circondano, e che forse, i suoi veri, unici amici sono Abby Sciuto e Tim McGee...

E se un giorno Tony e Ziva si incontrassero e decidessero di mettere il proprio cuore l'uno nelle mani dell'altra?
E se proprio quando sembra andare tutto per il meglio, qualcuno ha ordini precisi dall'alto, di dover tornare a casa? Ma ormai casa è l'Anacostia High School!
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abigail Sciuto, Anthony DiNozzo, Timothy McGee, Un po' tutti, Ziva David
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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FAITH: BETRAYING (parte 1)



Ziva era seduta sul divano, a pensare a quello che stava accadendo, mentre mangiava della fragole, prendendole dalla ciotola che aveva accanto.
 
Con le gambe al petto, e lo sguardo pensieroso, non sapeva se avesse fatto bene o male a cacciare via Tony.
 
“Ziva, è mezzanotte passata, e domani hai scuola… Forse dovresti andare a letto…”
Le suggerì la madre, ma Ziva continuò a masticare la fragola e a guardare dritto davanti a sé.
 
“Va tutto bene? È da questo pomeriggio che non dici una parola, a parte la buonanotte a Tali…”
 
“Va tutto bene mamma!”
Disse in fretta, allontanandola.
 
Una volta rimasta sola, una volta che la casa fu completamente buia e tutti dormivano a parte lei, Ziva smise di mangiare, e si appoggiò con i gomiti sulle ginocchia.
 
Forse aveva esagerato con Tony… O meglio… Non forse… Aveva proprio esagerato. In fondo lui era andato a parlare con Jeanne per lei… tutto quello che aveva fatto, l’aveva fatto per lei… Doveva chiedergli scusa… Come Tony stava facendo da quel pomeriggio per messaggio… Ma lei non aveva intenzione di mandare uno stupido e freddo messaggio, e non poteva neanche aspettare l’indomani. Si sentiva fredda dentro senza Tony, una statua di ghiaccio che non prova sentimenti.
 
Si alzò, e senza fare rumore uscì di casa. Sapeva che era al bar, perché dopo aver litigato, avrebbe voluto bere qualcosa per distrarsi, ne era certa. Aveva preso di nascosto le chiavi dell’auto di sua mamma, e guidò fino al bar, dove riconobbe la moto di Tony.
 
Prima di scendere dall’auto fece un respiro profondo, e cercò di sorridere… Si era arrabbiata per nulla, e sapeva che Tony l’avrebbe perdonata.
 
Scese dall’auto, e con molto ottimismo, varcò la porta del bar… E in quel momento, tutto il suo ottimismo svanì di colpo.
 
Proprio davanti a lei, Tony era seduto al bancone, e l’unica cosa che stava assaporando erano le labbra di Jeanne Benoit.
 
Sentì tutte le sue forza sparire in un solo momento, le gambe cedere, ed una morsa allo stomaco. Non riusciva più a muoversi era paralizzata. Era bastata una stupida litigata, che Tony era tornato da lei. Non riusciva a crederci, non poteva crederci.
Continuava a fissarli, senza rendersi conto che le chiavi che aveva in mano le erano cadute facendo rumore, e attirando l’attenzione di tutti. Proprio in quel momento, Tony respinse Jeanne, che sembrava volerne ancora.
 
“Jeanne, ma che…”
Iniziò… Era andato in quel bar per poter stare da solo e pensare, e aveva trovato proprio la peggiore delle compagnie. Appena Jeanne si era seduta accanto a lui, Tony le aveva detto di stargli alla larga, perché aveva minato le sicurezze di Ziva, perché era una donna meschina, e con la quale non voleva avere niente a che fare… Ma proprio in quel momento, Jeanne aveva intravisto Ziva arrivare, ed intuendo che avessero litigato, iniziò a baciare Tony con vigore, inaspettatamente. Appena Tony voltò lo sguardo, e vide Ziva, il mondo gli crollò addosso.
 
“No… No…”
Disse sgranando gli occhi, mentre la paura lo assaliva, vedendo lo sguardo della ragazza sulla porta del bar che lo fissava: un misto di rabbia, delusione, e tristezza.
“No…”
aggiunse, in un sussurro, mentre la voce gli si fermava in gola, provocando solo uno strano verso.
 
Ziva era ancora lì, attonita… Tony si alzò subito dallo sgabello, e le andò incontro, ma lei arretrò lentamente, prima di scappare via, lasciando le chiavi per terra, e correndo fino a casa.
 
“Ziva aspetta… Ti prego aspetta!”
Le urlava dietro Tony che cercava di raggiungerla.
 
Ziva cercava di correre il più veloce possibile, non voleva più rivolgergli la parola, ed in quel momento avrebbe solo voluto sprofondare… Poco dopo arrivò sotto casa sua, e cercò le chiavi di riserva sotto il tappetino all’ingresso.
 
Tony però l’aveva ormai raggiunta. Scavalcò il cancello con un salto, e raggiunse Ziva sull’uscio di casa, mentre cerava di infilare la chiave. La afferrò per un braccio, facendola voltare, ma lei tirò via il braccio, fissandolo negli occhi.
 
Aveva il fiatone, ma non per la corsa. Tony guardava il petto di Ziva alzarsi ed abbassarsi forse troppo velocemente, e la prima cosa a cui pensò, fu che doveva calmarsi, o il suo cuore sarebbe scoppiato… Quello che non aveva ancora capito, era che il suo cuore si era appena frantumato pochi minuti prima sulla porta di quel bar.
 
“Vattene… Non voglio vederti mai più!”
Disse a voce bassa.
 
“No, non me ne vado… Non è come…”
Si affrettò a spiegare, ma venne interrotto subito.
 
“Forse non mi sono spiegata bene…”
Cercò di mantenere la calma.
“Devi sparire dalla mia vita!”
Aggiunse, ma questa volta urlando.
 
“Ziva ti prego ascoltami… Io non… Non volevo…”
Disse lui in tono implorante.
 
Ma questo non fece altro che aumentare la rabbia di Ziva, che istintivamente lo buttò per terra, assestandogli un colpo di Krav Maga, per poi voltarsi, ed entrare in casa, mentre Tony rimaneva sull’uscio di quella casa, sotto la pioggia che aveva iniziato a precipitare dal cielo, esattamente come le lacrime scendevano veloci dai suoi occhi.
 
Ziva corse in camera sua, senza pensare che avrebbe potuto fare rumore, ma quando entrò nella stanza con gli occhi pieni di lacrime, qualcuno non poté fare a meno di seguirla.
 
Ziva chiuse in fretta la porta, sedendosi per terra con la schiena contro di essa, le ginocchia strette al petto, e la testa fra le mani. Respirava a fatica, e quando alzò la testa appoggiandola contro il muro, le lacrime non poterono fermarsi, e presero a scendere copiosamente.
 
“Ziva… Ziva apri questa porta”
Quella voce… La conosceva benissimo.
 
Si alzò, cercò di calmarsi e aprì. Si trovò davanti suo fratello Ari, che era appena tornato a casa, e mentre stava disfando le valige, l’aveva vista entrare in camera.
 
“Ehi sorellina, che è successo?”
Disse, abbracciandola immediatamente. Ziva lo lasciò fare, perché quell’abbraccio era tutto ciò di cui aveva bisogno. Ari la aiutò a sedersi sul letto, e si mise accanto a lei.
 
Fece per allentare l’abbraccio, ma poi senti le mani della sorellina stringere la sua maglietta, e capì che doveva essere successo qualcosa di davvero grave. La strinse più forte anche lui, e ad un tratto avvertì le sue lacrime bagnargli la spalla.
 
“Ziva…”
Sospirò, accarezzandogli la testa.
 
Poi ad un tratto sentì, un urlo da fuori, e poi un altro ancora.
 
“Ziva!”
Cercò di guardare fuori dalla finestra, e da dietro la spalla di Ziva, vide qualcuno arrampicarsi sul balcone. Non ci mise molto a capire.
 
“Ziva, riguarda Tony? È stato lui? Cosa ti ha fatto?”
Chiese improvvisamente, allontanandola da sé per poterla guardare negli occhi.
 
Ziva esitò. Non voleva mentire a suo fratello, ma non avrebbe permesso che Tony venisse picchiato da Ari per colpa sua, nonostante tutto.
 
“No…”
Disse abbassando la testa.
 
“Ziva?”
Incalzò lui, sollevandole il mento.
 
“No, Ari… Non c’entra”
Disse con più convinzione, ma non ci volle molto perché Ari comprese, e si alzò dal letto, uscendo dalla camera come una furia.
 
“Ari… Ti prego, non fare niente… Ti prego”
Lo supplicò lei.
 
“Tranquilla… Gli parlerò e basta!”
La tranquillizzò.
 
Ziva tornò in camera, e non volendo sentire più nulla, sprofondò nel sonno.
 
Ari intanto scese le scale velocemente, aprì la porta di casa, e si chiamò il ragazzo che si stava arrampicando.
 
“Tony… Scendi da lì, prima che cambi idea e ti raggiunga io là sopra!”
Urlò, mentre fremeva di rabbia.
 
Il ragazzo era su di un albero, e si stava arrampicando su un ramo per poter raggiungere il balcone ed entrare nella porta-finestra della camera di Ziva, che era aperta.
Non volle dare ascolto ad Ari, che perciò iniziò a salire sull’ albero raggiungendo Tony sul balcone, e fermandolo mentre apriva la porta.
 
“Si è addormentata, e tu non la farai piangere ancora! Chiaro?!”
Disse in tono basso, avendo paura di spaventare la sorella.
 
“Ma Ari io devo parlarle! Lei ha capito male, ha frain…”
 
“Tony… Non so cosa tu le abbia fatto, ma posso immaginarlo! E ti suggerisco di andartene adesso, prima che io ti butti giù dal balcone… Chiaro?!”
Disse in tono fermo Ari.
 
Tony lo stava guardando negli occhi. Aveva bisogno di poter parlare con Ziva, di chiarire la situazione, ma nessuno lo lasciava parlare.
 
Ad un tratto però, dalla finestra, videro Ziva che si agitava nel sonno. Stava avendo un incubo, uno di quelli che aveva sempre quando era arrivata a Washington. Ari corse dentro casa, e Tony lo seguì. Entrambi cercarono di svegliarla, e quando Ziva aprì gli occhi, si trovò davanti i due uomini che amava di più, e che l’avevano ferita di più.
 
Ma in quel momento, aveva bisogno di sapere che poteva ancora fidarsi di loro, e al resto ci avrebbe pensato il giorno dopo. Ansimando, li strinse entrambi a sé, cercando di ricacciare indietro le lacrime.
 
“Andrà tutto bene, sorellina… Te lo prometto!”
 
“Tranquilla, Occhioni Belli… È tutto finito… Solo un brutto sogno”
Aggiunse Tony.
 
Poco dopo, Ziva tornò a stendersi, mentre Ari le accarezzava il viso, portandole indietro le ciocce di capelli che le ricadevano davanti agli occhi, e Tony le teneva la mano. Ziva continuava a fissare Tony, con uno sguardo deluso, amareggiato… Lo sguardo di chi ha visto crollare tutto il suo mondo in un secondo.
Nessuno disse niente, e Ziva si riaddormentò.
 
Lentamente i due uscirono dalla stanza, ed Ari accompagnò Tony fuori casa.
 
“Grazie per avermi fatto entrare…”
Stava dicendo Tony, quando però un pugno gli arrivò dritto sulla mandibola.
 
“Brutto figlio di puttana!”
Urlò Ari, con tutte le forza che aveva in corpo, spingendolo all’indietro.
 
Tony fece una smorfia di dolore, avvertendo un bruciore immediato alla spalla. Capì di essersela appena slogata, doveva immediatamente tornare a casa, o l’indomani non sarebbe riuscito a nuotare. Ma non poteva arrendersi così! Non con l’amore della sua vita.
 
“Non aveva più avuto incubi da tanto tempo, poi arrivi tu, e si ripresentano!”
Stava urlando Ari.
“E poi come fai a dire che è tutto finito?! Non sarà mai tutto finito, non per lei! Perché non era solo un sogno, come dici tu! No! Era la pura verità! E se per un periodo Ziva è stata bene, senza più quegli incubi, so benissimo che è stato grazie a te… E te ne sono grato… Ma sei stato anche quello che ora ha fatto tornare tutto come prima… E per questo, non ti perdonerò mai! Forse Ziva lo farà… Ma non io, DiNozzo!”
 
“Ziva è la mia vita! E non posso arrendermi solo perché tu non mi perdonerai! Io la amo, e se lei adesso non mi crede, glielo dimostrerò!”
E così dicendo si voltò per andarsene.
 
Prima di tornare a casa, però, aveva un’altra cosa da fare.
 
 
 
 
Rientrato in casa, cercò di non fare rumore per non svegliare il padre. L’adrenalina lentamente stava andando via, ed il dolore alla spalla si era esteso alla scapola. Non aveva idea di come avrebbe fatto a nuotare l’indomani.
 
Si diresse in bagno, e si sfilò la maglietta, rivelando una chiazza viola, proprio all’altezza della spalla. Prese una crema che sperò potesse fare effetto durante la notte, e se la spalmò, mentre con la testa, continuava a pensare a Ziva.
 
Si fasciò il torso con una garza, e andò a letto. Ma quella notte, dormire gli era del tutto impossibile. Quando si toccava la garza, ripensava al suo incidente con la moto, la sera in cui era corso da Ziva che aveva avuto un altro incubo su Avraham e Ray, e lei gli aveva bendato il petto.
 
Ogni cosa che faceva, gli riportava alla mente il suo amore per quella ragazza, e man mano che le ore passavano, Tony si rendeva conto di quanto avesse bisogno di lei, e solo di lei. Nessun’altra, solo Ziva.
 
 
 
 
La mattina seguente, Ziva si svegliò. Avvertì immediatamente un peso sullo stomaco, e quando fece mente locale, si ricordò tutto quello che era successo la sera prima. Non era possibile… Aveva appena rotto con l’amore della sua vita, perché lui aveva baciato un’altra… E non una qualsiasi, Jeanne! Forse l’aveva fatto apposta, per farle più male, o forse la sua relazione con lei non era mai finita… Forse aveva ragione la cheerleader quando diceva che si sarebbe dovuta dare una mossa…
 
Cercò di non pensarci, ma più provava a essere indifferente, più le riusciva difficile esserlo. A colazione nessuno parlò molto, ma ci fu solo uno scambio di occhiate tra Ari e Ziva, gli unici che sapessero.
 
Fu Rivka a rompere il silenzio, e forse avrebbe fatto meglio a tacere.
 
“Allora Ziva, come va con Tony?”
Domandò, ricordando l’ultima conversazione con la figlia.
 
Ziva lanciò un’occhiata ad Ari, che comprese al volo.
 
“E come vuoi che vada? Saranno sicuramente le solite storielle del liceo… Comunque, volevo parlarvi degli esiti della missione!”
Riuscì egregiamente a tirare Ziva fuori dall’imbarazzo, e cominciò a raccontare quello che era successo durante la missione.
 
Anche quello, però, era per Ziva un argomento off-limits, così lasciò cadere il cucchiaio nella tazza con il latte, si alzò da tavola ed uscì.
 
“Ma che sta succedendo?”
domandò Rivka, senza ricevere risposta.
 
Tali fece per alzarsi dalla sedia, ma Ari la fermò, e raggiunse Ziva fuori di casa.
 
“Va tutto bene?”

“Davvero? Hai il coraggio di chiedermi se va tutto bene?! Sono successe un paio di cose mentre tu non c’eri, ma a te non interessa saperle… A te interessa sempre la stessa cosa!”
 
“Certo che mi interessa sempre la stessa cosa! Mi interessa sempre e solo proteggerti!”
 
Ziva si voltò lentamente a guardarlo negli occhi.
 
“Solo proteggermi, eh? Beh certo… Sei andato fino… Non so neanche dove, hai completato la tua missione, e sei tornato… E credi che adesso vada tutto bene… Beh non è così facile! Come avresti fatto a proteggermi se fossi morto? Come mi hai protetta quando un ragazzo ha quasi cercato di violentarmi, ed io non avevo le forze per reagire, perché la sera prima, mia madre aveva provato ad uccidermi?! Come mi hai protetta quando poi, la sera dopo, gli incubi sono tornati, e non riuscivo a respirare?! Come vedi, non puoi proteggermi da subito… Non puoi! Non avresti dovuto intrometterti nella mia vita sentimentale! Perché se lo vuoi sapere, Tony era lì, sempre! Quando tu non c’eri, è stato lui a proteggermi! E mi ha protetto anche da te, il giorno del mio compleanno, quando sei tornato per spiare nel mio computer”
 
“Ziva… Io… Mi dispiace… So di non poterti proteggere da tutto, ma ho fermato la parte più pericolosa!”
 
“Davvero credi che sia tutto finito?! Non ti è sembrato troppo facile? Un colpo di pistola, ed è tutto risolto?”
 
“No… Ma adesso sono qui, e voglio proteggerti da tutto… Anche da Tony! Ci sarà stato quando io non c’ero, e lo ringrazio… Ma non posso dimenticare il tuo viso quando mi hai aperto la porta, stanotte!”
 
“Ari… Io e Tony stavamo insieme, da circa un mese! Ed io lo amo… E qualunque cosa tu faccia, io sarò sempre dalla sua parte… Anche se ieri mi ha uccisa! Mi ha illusa, mi ha rubato il cuore, e l’ha fatto a brandelli… Quindi, anche se non riuscirò a perdonarlo per tutto questo, io so di amarlo… E questo dispiace anche a me… Ma non posso farci niente!”
 
Tony, era a pochi passi da lì, abbastanza lontano da non farsi vedere, ma altrettanto vicino da ascoltare la discussione tra Ziva e Ari. Sentire quelle parole dette da Ziva, e sentire la sua voce incrinata, gli provocava un senso di speranza e rammarico allo stesso tempo. Sapere di essere la causa del suo malessere, era l’ultima cosa che avrebbe voluto… Ma sapere che nonostante tutto, Ziva era convinta di amarlo, era l’unico motivo che lo spingeva a continuare a lottare per lei.
 
 
 
 
Quel giorno, Ziva andò a scuola col bus, insieme alla sorella, che non osò domandare dove fosse finito Tony, non volendo rischiare di peggiorare la mattinata.
 
“Tutto… Tutto bene, Zee?”
Chiese un po’ incerta.
 
Ziva la guardò con tenerezza, immaginando cosa stesse pensando.
 
“Se ci sei tu con me, va sempre tutto bene, topina”
Le disse lasciandole un bacio sul nasino, e rassicurandola.
“Non è successo niente di che…”
 
“Zee…”
 
“Dimmi, piccolina”
 
“Stanotte hai avuto un incubo di nuovo?”
Domandò preoccupata.
 
Ziva esitò… Non sapeva bene cosa dirle…
 
“Ma no, piccolina…”
Mentì.
 
“Ma io ti ho sentita… E poi ho sentito che piangevi, e Ari che ti chiedeva di aprire la porta… E poi dopo un po’ ti ho sentita di nuovo… Va tutto bene, Zee?”
 
“Ehi topina… Non ti devi preoccupare… Va tutto bene, devi credermi”
Disse abbozzando un sorriso falso.
 
“E allora perché oggi Tony non ti ha accompagnata?”
Domandò innocentemente.
 
“Ehm… Ah… Siamo arrivate Tali… Dai, scendiamo…”
Non voleva certo dirle tutto quello che era successo. Sapeva quanto Tali ci tenesse alla storia tra lei e Tony, e non voleva rovinarle i sogni.
 
Si avviarono ognuna verso la propria scuola, quando Ziva si voltò di scatto e la chiamò.
 
“Tali…”
 
“Zee?”
 
“Ti voglio bene, topina!”
Tali corse ad abbracciare Ziva, che intanto si era piegata sulle ginocchia e la aspettava con le braccia aperte.
“Scusami se a volte mi comporto male, ma non è colpa tua, okay? Tu sarai sempre la mia topina, e darei la mai vita per te, sempre!”
Le disse continuando ad accarezzare la testa alla bambina.
“Lo sai, vero?”
Chiese conferma, e Tali annuì.
 
 
 
 
Ovviamente, la scena non era passata inosservata per chi si trovava a pochi passi da loro.
Quando Ziva si avviò verso l’entrata della sua scuola, infatti, venne subito travolta dall’allegria di Abby.
 
“Okay… Non ho mai visto niente di più tenero! Tu e Tali siete così… Amori!”
Esultò, facendo ridere Ziva.
“Ehi aspetta un attimo… Ma Tony dov’è? Non ti ha accompagnata lui? Comunque non ce la faccio più a reggere lo scherzo… Devo dire a McGee che non ho mai smesso di fidarmi di lui! Però non so quando farlo… tu che mi consigli? Adesso, a pranzo o dopo scuola? Anche durante la lezione sarebbe divertente vedere la sua faccia sbiancare davanti a tutti… ma infondo non sono cos…”
 
“Abby!”
La fermò Ziva.
 
“Si?”
 
“Calma! Glielo dirai a pranzo… Così ci sarò anch’io… Che ne dici?”
 
“Dico che è perfetto!”
 
Ziva non aveva intenzione di raccontare quanto accaduto a Abby. Amava Tony, e non avrebbe permesso che la sua migliore amica lo ripudiasse per ciò che aveva fatto.
 
 
 
 
Arrivati in classe, Abby, Ziva e McGee si sedettero ai soliti posti.
 
Poco dopo anche Tony li raggiunse, e si sedette affianco a Ziva.
SI sentiva in imbarazzo, e non sapeva come comportarsi… Così provò ad incominciare un discorso. Ziva continuava a guardare dritta davanti a sé, e questo non aiutava.
 
“Ti ho riportato la macchina… L’avevi lasciata al…”
Ma non fece in tempo a finire, che Ziva prese i libri che aveva sul banco, il suo zaino, e chiese a McGee di scambiarsi di posto.
 
“Tutto bene, Zee?”
Chiese Abby con un sopracciglio alzato.
 
“Certo… Volevo solo parlare con te di come lo avresti detto a Tim…”
Mentì.
 
“È vero, non so mentire… Ma so riconoscere chi mente… Allora che succede? Che ha combinato Tony?”
Insistette.
 
“Ti prego Abby… Non adesso… Non… Non voglio parlarne…”
Le tornarono alla mente le scene di quando era entrata nel bar, e tutto quello che i suoi occhi avevano visto. Avvertiva la stessa sensazione di vuoto dentro di sé, che aveva provato in quel momento, e gli occhi divennero lucidi. Volse lo sguardo verso la finestra per non farsi vedere, ed Abby intuì.
 
“Sappi che gli posso spaccare la testa quando vuoi… Cioè probabilmente tu saprai farlo meglio, ma se non ti dovesse andare di scomodarti, chiedi pure che ci penso io…”
Abby riuscì a farla sorridere.
 
Ovviamente, essendo proprio dietro di loro, benché parlassero sottovoce, sia Tim che Tony potevano ascoltare i discorsi tra Abby e Ziva.
 
“Tony… Che hai combinato?!”
Domandò McGee con gli occhi sgranati.
 
“Un casino, pivello… Un casino!”
Rispose mettendosi le mani tra i capelli.
 
Aveva bisogno di parlare con Ziva, spiegarle che era tutto un equivoco, e non era stato lui a baciare Jeanne, ma lei non aveva voluto neanche ascoltarlo.
 
“L’hai combinata grossa!”
 
“Si… Ma non è colpa mia… Sono cambiato, non sono più quel ragazzo che andava con tutte per trovare il vero amore! Adesso l’ho trovato, e non ho intenzione di perderlo!”
 
“Aspetta, aspetta… Perché mi parli di quando andavi con tutte? Non avrai mica…”
Domandò incredulo.
 
“Ti spiego dopo… Adesso non è il caso!”
Disse il ragazzo, indicando il professor Gibbs che entrava in aula.
 
Ovviamente al prof non sfuggiva mai nulla, e certo, non mancò di notare lo scambio di posti, e lo sguardo perso di Ziva.
 
Il professore si era accorto del forte legame che univa Tony e Ziva, finché pochi giorni prima, dall’alto, insieme alla direttrice, li aveva visti baciarsi durante l’ora di pranzo, ma non aveva detto nulla.
 
In un primo momento non volle darci peso, o almeno non volle ammettere a se stesso che si era così abituato ad osservarli quando erano insieme e felici, che vederli in quel momento così tristi e distanti, gli aveva procurato un senso di dispiacere.
 
“Costume e occhialini… Muoversi, oggi andiamo in piscina, come avevamo stabilito la volta precedente!”
 
Gibbs infatti, aveva preparato per quel giorno una lezione in piscina, per agevolare i nuotatori negli allenamenti, e approfittarne per incrementare il programma scolastico.
 
Nei camerini, Abby cercò di far sorridere Ziva più volte, mostrandole il suo costume nero con uno scheletro disegnato in corrispondenza del suo corpo, parlandole di quello che avrebbe fatto con Tim, ma la ragazza sembrava sorridere solo per cortesia, perché troppo presa dai suoi pensieri.
 
Ziva indossava un costume più semplice: blu notte, con una scollatura ampia dietro, e delle bretelle medio-sottili.
Jeanne la osservava di continuo. Lei aveva un costume rosa e giallo, incrociato dietro, e invidiava la semplicità con cui Ziva indossava quel semplice costume, ma apparendo splendida.
 
Intanto, Tony si era tolto la fasciatura, scoprendo il livido ancora violaceo sulla spalla. Non avrebbe voluto che Ziva lo vedesse così, ma la garza sarebbe stata peggio.
 
“Che ti è successo, DiNozzo? La tua ragazza è violenta sotto le coperte?”
Serpeggiò Ray.
 
“Non ti azzardare a parlare così di lei!”
Ringhiò a sua volta Tony.
 
Quando tutti i ragazzi si ritrovarono davanti alle piscine, Tony continuava ad osservare Ziva, non solo per la sua bellezza, ma anche e soprattutto perché continuava a sperare che gli desse una possibilità di spiegarsi.
 
Gibbs spiegò che aveva bisogno di alcune valutazioni, e che come disciplina per la sua ora aveva scelto il nuoto per agevolare la squadra della scuola con gli allenamenti.
 
“Ma io non so nuotare!”
Disse McGee sottovoce
 
“Nemmeno io, ma non ci possiamo fare niente”
Disse Abby in tono gelido, mantenendo l’atteggiamento distaccato per continuare il suo gioco.
 
“No, è diverso! Io non so proprio nuotare… Nuoto… A cagnolino!”
 
“Tranquillo pivello… Basta che sbatti i piedi e allunghi le braccia quanto più possibile!”
Tony si avvicinò a loro cercando di tranquillizzarlo, con qualche pacca sulla spalla.
 
Appena Ziva vide il livido sulla spalla sgranò gli occhi per un istante, ma non disse niente. Sapeva che doveva essere stato Ari, e sapeva che in seguito avrebbe dovuto dare delle spiegazioni a Abby che guardava prima Tony, poi Ziva, e poi di nuovo Tony.
 
Quando fu il turno di Tony, anche lui si sentiva agitato. Aveva paura di apparire debole davanti a tutti a causa di un livido, e non poteva certo fermarsi così…
Non ci pensò molto, e si tuffò, facendo guizzare tutti i suoi muscoli dell’addome e delle gambe durante il volo. Iniziò a nuotare, ed avvertì immediatamente una forte pressione al braccio sinistro, proprio sul livido, ogni volta che allungava quel braccio, ma provò a non pensarci… Il dolore era solo nella sua mente.
Nonostante tutto, però, il suo tempo, 23.4, fu secondo solo al capitano della squadra di nuoto.
 
Fu presto la volta di Ziva, che a differenza delle altre ragazze, non vedeva l’ora di potersi immergere e nuotare. Le ricordava quando suo padre, d’estate, la portava in una piscina, per poter fare un bagno insieme… Uno all’anno! E durante tutto il resto dell’estate, tornava in piscina, per rivivere quel momento… Finché non dovette cominciare l’addestramento del Mossad, ed i suoi giorni in piscina furono limitati solo ai weekend in cui non doveva prepararsi per l’addestramento.
 
Si tuffò anche lei, e in pochi secondi percorse le sue 2 vasche, superando anche qualche membro della squadra di nuoto, con 27.3 secondi… Non male per una ragazza che non faceva un tuffo da 2 anni!
 
 
 
 
Le ore passarono, finché, durante l’ultima ora prima del pranzo, Ziva ed Abby si divisero da Tony e McGee.
 
“Hai notato che Tony aveva un livido enorme alla spalla?”
Disse Abby.
 
“Non ci ho fatto caso…”
Mentì Ziva.
 
“Ziva te l’ho già detto… Con me le bugie hanno le gambe corte… Ho visto come lo guardavi preoccupata mentre nuotava… Sarà che non vi parlate più, ma non puoi negare i tuoi sentimenti per lui!”
 
“Abby… Io lo amo! Ma…”
Non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine delle labbra di Tony incollate a quelle di Jeanne, il sorrisetto di quest’ultima subito dopo, e lo sguardo implorante di Tony… Non riusciva a dimenticare, perché non poteva cancellare dalla mente qualcosa che era inciso nel suo cuore, come una cicatrice della quale rimarrà per sempre il segno.
 
In quel momento, Jeanne ed Ej entrarono nell’aula, e si sedettero dietro Ziva ed Abby. Ridevano rumorosamente, e questo dava già molto fastidio a Abby.
 
“Non le sopporto! Sembrano delle oche! Che poi che cos’avranno mai da ridere?!”
Sbuffò.
 
“Credimi… Non le sopporto nemmeno io!”
Replicò Ziva.
 
“È stato bellissimo, Ej! Come tornare ai vecchi tempi… Solo che questa volta non potevamo andare oltre…”
 
Avevano intenzione di andare oltre? Si chiese Ziva. Se non fossi arrivata in tempo, Tony avrebbe… Continuava a domandarsi.
 
“I vecchi tempi… Mi manca, nonostante tutto, la sua voglia implacabile, quando era sotto le coperto, praticamente dentro di me!”
Jeanne aveva assunto un tono un po’ più alto, perché Ziva potesse sentire bene…
 
“Eppure questa volta, anche se non siamo finiti a letto, è stato anche più focoso! Sarà che gli mancava il sesso, da quando si è messo con l’ebrea!”
 
Ziva non riusciva più a reggere i suoi commenti, e avrebbe iniziato a piangere se fosse stata da sola, ma c’erano come minimo 20 ragazzi in quella classe, e non aveva intenzione di apparire debole… Non davanti a Jeanne.
 
“Piantala, Jeanne!”
Sbottò, alzandosi di scatto e sbattendo le mani sul banco della cheerleader, lasciando Abby del tutto spaesata.
“È da quando sono arrivata qui che non fai altro che insultarmi, prendermi in giro perché non sono americana, e mi hai anche chiuso in uno sgabuzzino, Dio! E posso scommettere che anche quello che ha fatto Ray, il giorno dopo il musical, era stata una tua idea! Ma adesso basta!”
 
“Ziva… Ma di che stai parlando?!”
Accorse Abby.
 
“Ziva non te l’ha ancora detto? Tony mi ha baciata ieri sera… Ed è stato il bacio più passionale che qualcuno mi abbia mai dato!”
Disse velenosa, lasciando Abby attonita.
 
“Volevi distruggermi… E ce l’hai fatta!”
Furono le ultime parole di Ziva, prima che corresse verso il bagno.
 
“Stronza!”
Gridò Abby rivolta a Jeanne, prima di raggiungere Ziva.
 
 








NOTA DELL'AUTRICE
E finalmente sono riuscita a pubblicare un capitolo in tempo! Dunque... Mi sa che abbiamo un problemino... Ovviamente Tony non aveva la minima intenzione di baciare Jeanne, ma Ziva non gli dà modo di spiegarsi. Gibbs è tornato, come molti mi hanno chiesto, ma lo vedrete più presente nella seconda parte di questo capitolo. Cosa succederà? Ziva lo perdonerà? Oppure il gruppo sarà costretto a sciogliersi? Abby e McGee potrebbero essere sul punto di scegliere tra Tony e Ziva? 
Però in tutto questo caos, una notizia buona c'è... O meglio, buona in parte! Ari è tornato, ed ha completato la sua missione, ma ZIva è convinta che NON sia tutto finito!
Ci vediamo alla seconda parte.
Baci,
Gaia.



 
   
 
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