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Autore: Arya Tata Montrose    03/07/2016    1 recensioni
Quest'anno partecipo per la prima volta a questa Week!
Saranno delle one-shot scollegate, credo, non ho ancora ben creato un percorso. Credo che andrò a ispirazione. Nulla è sicuro e tutto può accadere!

Day One – Longing:Un nuovo obbiettivo davanti agli occhi; un fuoco di nuovo vivo le ardeva in petto e si rifletteva negli occhi color miele.
Day Two – Reunion:Sarebbe successo qualcosa a breve, se lo sentiva, e non si trattava affatto dell’effettiva, rapida vittoria schiacciante conseguita da Skull Millione.
Day Three – Admiration:Lucy si era accorta di ammirarne anche gli aspetti che fino a quel momento credeva di detestare
Day Four – Secrets:Lucy pensò fosse meglio continuare a serbare quel suo piccolo, innocente segreto.
Day Five –
Day Six –
Day Seven –
-
Hope you enjoy!
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Day Two – Reunion
Di sensazioni e casini



 
Quella mattina, Lucy si era molto allegra. Si era lavata, vestita e truccata con un sorriso che di mattina raramente aveva, negli ultimi tempi – perché sognava Fairy Tail di nuovo unita e da quel sogno era difficile svegliarsi ogni giorno.
«Farò del mio meglio anche oggi!» si disse prima di uscire.
 
Raggiunse Jason un po’ trafelata e si scusò per il ritardo e si fece aggiornare sullo scontro che entro breve avrebbe avuto inizio. Scrisse velocemente tutto quello che accadeva e di come Crixak aveva sconfitto Berrick.
 
Tornò a casa un po’ sconsolata dall’ultimo dialogo avuto con il suo capo: avevano parlato di come nessuna delle gilde che avevano dato spettacolo l’anno prima ai Dai Matou Enbu. Dopo essersi fatta un bagno più o meno rilassante, Lucy volle andare a controllare la parete che oramai usava come mappa per gli spostamenti dei suoi compagni. Quel filo rosso non accennava a muoversi da Magnolia.
Osservò con occhi tristi ognuno di quei fili colorati che rappresentavano i suoi compagni di Fairy Tail, la sua nuova famiglia.
Un pensiero la balenò nella mente, più cupo che mai: se anche si fossero riuniti, che cosa avrebbero fatto, poi?
Non lo sapeva, non sapeva nulla. Voleva solamente rivederli, rivedere quei visi sorridenti, rivedere i suoi amici; voleva rivedere Natsu.
Lui avrebbe sicuramente detto che poi avrebbero rifondato Fairy Tail, che sarebbero stati tutti insieme e che avrebbero ripreso là da dove si erano interrotti un anno prima.
 
Prese in braccio Plue e lo tenne sollevato innanzi a sé.  «Che cosa faremo, poi?» chiese, più a sé stessa che allo spirito del Canis Minor. «Pun, pun!» rispose infatti quello.
Lucy sospirò, sconsolata, poi, messasi il pigiama, si abbandonò alle morbide spire del letto, addormentandosi quasi immediatamente.
 
Il giorno dopo si svegliò con una strana energia in corpo. Si sentiva che sarebbe successo qualcosa di epico, quel giorno, qualcosa che avrebbe ricordato per sempre – come il giorno ad Hargeon, il giorno in cui aveva conosciuto Natsu.
 
Quello sarebbe stato l’ultimo giorno dei Giochi e si sarebbe decretato il vincitore. Lucy osservava le due squadre in campo con occhio annoiato. Analizzandoli velocemente, era chiaro come il sole che Skull Millione avrebbe vinto senza nemmeno impegnarsi troppo. La sensazione che aveva percepito quella mattina, in ogni caso, rimaneva lì, come un costante monito a prestare attenzione. Sarebbe successo qualcosa a breve, se lo sentiva, e non si trattava affatto dell’effettiva, rapida vittoria schiacciante conseguita da Skull Millione.
Era come un nodo fantasma alla bocca dello stomaco, un pungolo nel cervello, che la metteva a disagio. Era la stessa sensazione che provò nel suo primo combattimento da maga di Fairy Tail, quello contro il conte di Ebaloo: era un misto di eccitazione per l’imminente battaglia, adrenalina e timore di poter deludere qualcuno – sé stessa, Natsu. Lucy aveva anche paura perché questa sensazione l’aveva già provata tante volte, subito prima che qualcosa di grande succedesse: appena aveva visto cosa Phantom Lord aveva fatto alla loro Gilda, quando stava per essere prigioniera di Bora, ad Hargeon, e perfino prima dello scontro con Angel, dove aveva vinto due chiavi d’oro.
Scosse la testa: non era il momento e sicuramente non sarebbe mai stata in grado di capire che cosa volesse dirle quella sensazione, sapeva solo che la stava mettendo in guardia. Tornò quindi a concentrarsi sullo scontro. Sì, quell’anno erano forti ma se ci fosse stata in gioco anche una sola delle Gilde che avevano partecipato ai precedenti giochi sarebbero stati stracciati in men che non si dica. Perfino lei si riteneva molto più forte di tutti loro messi insieme.
 
«Sigh. Anche se sono forti, non posso credere che gente come loro sia la Gilda numero uno di Fiore.» sospirò, un po’ sconsolata.
A quel punto, la voce del commentatore si fece sorpresa, annunciando che uno sconosciuto era entrato nell’arena e Lucy avvertì di nuovo la strana sensazione di quella mattina, più forte ed intensa: il momento era arrivato. Portò istintivamente una mano alla coscia dove teneva legate le sue chiavi trovando però il vuoto: da qualche tempo aveva preso a tenerle nella borsa, non le servivano più come prima. Le portava addosso solamente nei pomeriggi in cui usciva dalla città e si addentrava un po’ nel bosco per allenarsi.
 
«Ha un enorme potere magico!» urlò. «Tutti fuori di qui!» ordinò ancora. Prima che nessuno potesse fare alcunché, però, vennero tutti investiti da un’ondata di vapore caldissimo proveniente dall’intruso con il mantello nero. Si era dichiarato uno sfidante, poi aveva attaccato Skull Millione. Lucy sentì la sensazione farsi ancora più intensa ed un presentimento la colse: no, non poteva certo essere lui.
 
«Radunate tutti i maghi che possono combatterlo!» urlò ancora la ragazza, reggendosi al parapetto. Con quel caldo faceva davvero fatica a respirare e, appena si riuscì a reggere in piedi, una nuova ondata di calore la travolse, così forte da scioglierle i vestiti e di nuovo quella sensazione si fece avanti. Avvertì anche un altro tipo di calore, che non aveva nulla a che fare con quello che stava mettendo in ginocchio la quasi totalità del pubblico. No, quello le riscaldava il cuore.
«Natsu!?» esclamò, felice e sorpresa al tempo stesso, guardando il ragazzo con occhi spalancati. Non poteva crederci. Dopo tutto quel tempo in cui quel filo era rimasto a Magnolia, non poteva essersi ricongiunto al suo, non nella realtà. Lucy, per un attimo, credette di star sognando. La non più tanto irritante vocina di Happy invece era di tutt’altro parere: «Da quanto tempo, Lucy!»
«Happy!»
 
Il gatto le spiegò che Natsu aveva voluto vedere ad ogni costo chi fossero i nuovi campioni di fiore. Lucy sorrise: lo sapeva come era fatto Natsu: se si metteva in testa qualcosa, crollasse il mondo, lui doveva portarla a termine. Poi la ragazza riportò lo sguardo sul campo di battaglia, vedendo a terra i corpi svenuti della Gilda vincitrice.
Happy, non visto, si portò le zampe alla bocca, per soffocare un risolino. Certo, Natsu voleva vedere chi fossero i vincitori ma quando aveva visto un articolo di Sorcerer sui Giochi firmato da Jason e, un po’ più in piccolo, dalle lettere “L.H.”, aveva capito che c’era anche lei a Crocus e doveva assolutamente rivederla. Chi avrebbe vinto era passato in secondo piano.
 
«Sono tutto un fuoco!» Natsu era sempre più entusiasta e Lucy notò che era diventato davvero bravo: quasi si scioglieva anche il Colosseum mentre le persone avevano solamente tanto caldo.
Finalmente, il ragazzo la scorse tra gli spalti. Per un attimo, si perse ad osservare i contorni dei suo viso, i suoi occhi luminosi, il profilo del naso e delle labbra, che non gli erano mai sembrate più soffici e morbide che mai.
Poi le sorrise, del suo sorriso allegro, entusiasta. «Ehi, ne è passato di tempo, eh, Lucy?»
Lucy sorrise di rimando, felice di rivederlo, di poterlo riavere lì con sé. Non volle perdere tempo e si mise a correre verso l’ingresso al campo di battaglia per abbracciarlo, dargli il bentornato. Le guardie reali, però, fecero prima di lei e, senza che Natsu opponesse resistenza, lo portarono via.
«Non ti preoccupare, starà bene e sarà libero. Tu però dovresti cambiarti. O metterti addosso qualcosa.» disse Happy, prima di volare via dalla furia della ragazza.
 
 
Quando lo buttarono fuori dal palazzo, Lucy era lì, ad attenderlo. Sapeva che avrebbe dovuto spiegargli tante cose, a partire dal fatto che la Gilda non c’era più.
Si spostarono nel parco del castello dove Lucy gli spiegò quello che era successo il giorno dopo che li aveva lasciati.
Natsu all’inizio si arrabbiò. Minacciò di strappare tutti i capelli al povero Makarov e si rammaricò quando comprese che ognuno era andato per la sua strada, senza fare niente per tenere unita la Gilda.
Lucy distolse lo sguardo. «Credi davvero di avere il diritto di parlare? Tu non hai pensato alla Gilda, non hai parlato con nessuno quando hai deciso di partire.» disse.
Non hai parlato con me, non mi hai dato modo di seguirti, mi hai lasciato solo quella lettera.
 
Natsu si mostrò in difficoltà: sapeva benissimo che aveva ragione, non aveva nessuna motivazione valida per averla lasciata indietro.
Stava per scusarsi, quando Lucy lo interruppe: «Scusami, tu ed Happy avete avuto molte cose a cui pensare. Credo sia lo stesso per tutti.»
Lucy lo credeva davvero. Tutti loro avevano bisogno di un periodo di pausa in cui potersi dedicare a sé stessi, a migliorarsi, a vivere un po’.
 
Quella sera, quando portò Natsu a casa sua, Lucy ebbe l’impressione di essere tornata davvero a quando stavano a Magnolia, quando Natsu s’intrufolava in casa sua e faceva i suoi comodi, frugava tra i cassetti e le sue cose senza alcun rispetto della fantomatica privacy.
 
Lucy dovette ammettere che con i capelli lunghi Natsu stava davvero bene e le dispiacque un po’ quando le chiese di Cancer per tagliarli. Quella sera recuperarono tutti i discorsi che erano mancati loro in un anno di lontananza. Natsu fu entusiasta quando gli raccontò dell’articolo che aveva convinto Jason ad assumerla al Sorcerer e le chiese dettagli su dettagli del suo viaggio, dei suoi allenamenti. Lucy ascoltò i racconti dell’amico, della volta che aveva incontrato Gildarts e dei guai che aveva combinato nelle città dove era stato, senza mai farsi riconoscere.
«Ecco perché non ho mai trovato nulla su di te! Sapevo che era impossibile che tu non combinassi disastri!»
Natsu non seppe se sentirsi offeso o meno ma optò per una risata.
Lucy rise, felice. La sensazione di quella mattina era come scomparsa. Al suo posto, un calore immenso la rallegrava e le scaldava gli occhi e il sorriso.
 
Il soffitto di quella casa gli sembrava tremendamente vuoto e bianco, al contrario di quello della casa della ragazza a Magnolia: quello, ogni volta che lo osservava, si colorava di mille immagini e sogni, lo aiutava a pensare. Nella mente di Natsu, si figurò un ricordo di poco prima, quando stavano ridendo e scherzando: gli era mancato tutto quello, gli era mancata Lucy e la sua voce. Gli era mancato intrufolarsi nella sua casa e nel suo letto e dormire insieme a lei, per farsi cacciare fuori a calci appena si fosse svegliata.
«Happy?»
«Aye?»
«La Gilda non c’è davvero più?»
«Non posso crederci.»
Natsu si sollevò seduto sul divano. «C’è solo una cosa da fare! Scarabocchiare sulla faccia di Lucy mentre dorme!»
Era bella mentre dormiva e Natsu a volte lo faceva: proponeva ad Happy uno scherzo da farle e poi rimaneva lì, imbambolato ad guardarla dormire,  ascoltandola respirare piano. Happy ogni volta, senza farsi sentire, se ne tornava a dormire.
Stavano per raggiungerla, silenziosi e con passo felpato. Happy si preparò a tornarsene nel suo bel cuscino morbido quando Natsu ebbe un sussulto: con la coda dell’occhio aveva scorto qualcosa che occupava tutta la parete. Si voltò e per poco credette che fosse solo uno scherzo del buio. Ma lui ci vedeva benissimo: era un’enorme mappa di Fiore tappezzata di fili di ogni colore che si spostavano per il continente. Intorno, vi erano articoli dietro articoli e nomi con date.
Si chiese cosa fosse, perché Lucy stesse facendo una cosa del genere. Poi realizzò: erano i luoghi dove si trovavano i loro compagni, lei li stava cercando.
Un punto in particolare catturò la sua attenzione: era un chiodo fisso sulla città di Magnolia, con annodato un filo rosso che pendeva; sopra, il suo some e la foto di lui che reggeva la corona del re. Natsu prese quel filo tra le dita e rivolse uno sguardo a Lucy, poi uscì così com’era, con i soli calzoni rattoppati: quello che doveva fare era troppo importante.
 
Lucy, quella mattina, si svegliò con Natsu accanto a sé e sorrise: quante volte era successo a Magnolia? Non volle disturbarlo, le faceva troppo piacere riaverlo lì con sé, e si alzò per andare a farsi una bella doccia rinfrescante – anche dopo un anno, dormire con lui le faceva sempre lo stesso effetto.
Fu quando tornò in camera che lo notò: il filo rosso ora collegava Magnolia a Crocus e poi di nuovo Crocus a Magnolia, questa volta seguito da un filo rosa. Sorrise, anche se non capiva cosa diamine significasse. Si vestì e poi tornò a guardare la mappa di Fiore e ancora una volta si chiese cosa mai volesse dire.
L’occhio le cadde fuori dalla finestra, verso la strada gremita di guardie. «Che diavolo ci fa l’esercito fuori casa mia all’alba?» urlò.
«Cavolo, ci hanno già scovati?» fece Natsu. Chissà perché sospettava ci fosse il loro zampino.
Natsu la afferrò per un polso e poi le fece passare una mano dietro la schiena e una dietro le ginocchia, prendendosela in braccio. Sfondò la parete e si catapultò in strada, correndo come una scheggia.
«Come mai sono finita nei tuoi loschi affari?» strillò. «Mettimi giù!»
Natsu la lasciò a terra e ripresero subito a correre, con le guardie quasi alle costole.
«Che hai combinato, Natsu?» chiese al ragazzo.
Si voltò a guardarla con una faccia più stupida che colpevole. «Ho dato un segnale per riunire Fairy Tail nel posto in cui avrà più risalto! Se si deve far qualcosa, bisogna farla alla grande!»
«È l’ultima delle mie preoccupazioni!» urlò la ragazza anche se era assolutamente falso: voleva più di qualsiasi altra cosa ritrovare la sua famiglia ed ora che lui era lì con lei sapeva di potercela fare.
«Possiamo farlo se ci crediamo!» le urlò di rimando, voltandosi verso di lei per sorriderle.  «Riuniremo tutti e faremo rivivere la Gilda!»
Il suo sorriso le infuse sicurezza e calore come ogni volta che lo vedeva. Gli ricordò tanto la prima volta che l’aveva sentito, quel sorriso, quando stavano fuggendo dalle guardie reali, ad Hargeon.
 
«Andiamo!»
Quella volta stavano correndo verso un inizio.
 
«Sì!»
 
Ora lo stavano facendo ancora, stavano correndo verso una nuova avventura e verso un nuovo inizio.
 
 

Angolo autrice
E anche oggi sono in ritardo, te pareva. Per questo Day ho preso i capitoli 418 e 419 da ispirazione e ho provato ad aggiungerci un po' di introspezione, ecco. Spero di non aver fatto troppi errori e casini, non l'ho nemmeno fatto betare. Questa sera forse arrivo con il terzo capitolo, boh. 
Un grazie speciale a chi ha letto, a chi ha recensito e a chi ha apprezzato il primo capitolo, mi fate davvero felice!

A presto, spero
Tata
   
 
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