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Autore: DeadnAlive    04/07/2016    0 recensioni
E' la storia di Mael, un ragazzo francese che decide, a causa di un passato scomodo, di ricominciare a vivere trasferendosi a Parigi e l'università gli sembra un ottimo inizio. Il suo passato si ripresenterà spesso nel corso della storia e lui si troverà a combattere ancora una volta con i suoi demoni interiori. Ad aiutarlo ci sarà Yves, un ragazzo visto dal protagonista come un'anima affine. La storia si diramerà tra flashback e flashforward della loro vita. Entrambi scopriranno qualcosa di loro stessi che non avevano ancora sperimentato, mettendosi costantemente alla prova. Il filo conduttore è lo sguardo ... cosa accade se non si guarda? Quante probabilità ci sono che qualcosa avvenga.. tenete gli occhi ben aperti allora.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Universitario
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Ogni giorno scelgo accuratamente quale maschera indossare: quella dell’innocente, dello spaccone, di quello simpatico e stralunato oppure quella del figlio che ogni genitore vorrebbe … perfetto sotto ogni punto di vista ? Qualunque scegliessi, non era mai l’immagine della persona che vi si nascondeva. Nessuno aveva mai provato a descrivermi, imponevo ogni giorno un “mio” lato e le persone non potevano fare a meno di accettarlo, quasi fossero sotto uno strano sortilegio.
Guardando il vero me stesso allo specchio non vedevo che errori. Sono sempre stato un ragazzo molto magro e alto, con i capelli neri  lunghi fino alle spalle e mossi che facevano apparire la pelle anche più pallida di quanto fosse; occhi di un verde chiaro, avevo un viso con tratti decisi ma armoniosi nell’insieme. Tutto questo mi disgustava, questa apparente delicatezza non aveva nulla a che vedere con la mia anima, sporca e orribile.
Ovunque andassi portavo via quel poco di innocenza che restava.

In classe avevo scelto appositamente il posto in cui sedermi, dava le spalle ad una grande finestra e mi permetteva un’ampia visuale su tutta l’aula … dovevo avere la situazione sotto controllo, e allo stesso tempo adoravo il fatto di poter essere osservato. Sul mio conto giravano molte voci , alcune erano anche molto fantasiose, si raccontava che avessi venduto l’anima al diavolo oppure che mi dedicassi ad attività esoteriche, la cosa mi divertiva. Mi guardavano con aria diffidente, ma nei loro occhi si leggeva la curiosità di scoprire qualcosa. Le persone mi interessavano solo quando erano il mio “divertimento”, l’unica di cui mi sia mai importato era la mia migliore amica Juliet.
Adoravo far innamorare  i ragazzi, solo per il gusto sadico di vedere il loro orgoglio maschile andare in frantumi una volta mollati; alcuni piangevano come ragazzine … spesso non esitavo a girare il coltello nella piaga.  Vedere come i loro corpi statuari cadessero ai miei piedi solo con pochi gesti, sottomessi , sembrava che da me traessero una sorta di linfa vitale, questo mi dava  brividi di piacere.  Ovviamente non mi accontentavo di uno solo, ero capriccioso, come mosche mi ronzavano attorno.
Senza dare nell’occhio ognuno percorreva la sua strada, ci scrutavamo da lontano, eravamo diretti entrambi nello stesso posto.  Il luogo di ritrovo solitamente era una sala vicino all’aula magna. L’ultimo anno di liceo frequentavo un ragazzo di nome Benoît , era così ingenuo, era il tipico biondo svampito col fisico scolpito, lo definivo un gigante buono. Tra i tanti diversivi lui è quello che mi rimase più impresso, mi toccò la sua bontà. Per stare con me c’era una condizione:  mai nessun gesto compromettente in pubblico. Ci comportavamo come estranei.
“Maёl, fermati, devo parlarti.” – esordì così un giorno mentre stavamo quasi per farlo –“ non posso andare avanti ! Stiamo insieme da un anno, perché bisogna comportarsi così?! Se ti vergogni di me dimmelo!!” disse alzando il tono a mo’ di rimprovero. Gli accarezzai il viso, cercai di essere rassicurante e dissi  con un sorriso amaro “La vergogna sarebbe tua; non sono una bella persona, non sono da passeggiate mano nella mano”, mi prese il polso con  mano ferma e mi disse sgranando gli occhi “ Ti amo.”. Povero ragazzo, non aveva idea di quanta verità ci fosse nelle mie parole, io non risposi. Il giorno successivo ripresi la mia routine, avevo un compito in classe, consegnai appena suonata la campanella e uscii fuori a bere.
Davo le spalle al corridoi, ero concentrato sulla scena che si svolgeva in giardino, c’era Juliet con delle sue amiche che stavano giocando col frisbee … lei mi vide e mi salutò con un sorriso, ricambiai. Ad un tratto persi l’equilibrio, qualcosa di pesante mi si gettò addosso, era Benoît  che mi intrappolò in un abbraccio e mi diede un bacio sulla guancia. Il sangue mi si gelò nelle vene, reagì  con assoluta freddezza … lo guardai, feci finta di non riconoscerlo e andai via lasciandolo a guardare esterrefatto.  Benoît  mi seguì fin dentro il bagno.
Continuavo con la mia farsa, l’indifferenza lo stava uccidendo: “Maёl, cos’hai ? Cosa ti ho fatto per meritare questo? Rispondimi dannazione!!! “  iniziò ad urlare, allora sottovoce gli dissi “ Non qui. Dopo pranzo, solito posto.”
Ero nella sala deserta, lo vidi entrare.. era visibilmente confuso. “Sai, Benoît, quando ti arrabbi non mi ecciti più.. e con i giochi che non mi piacciono più non so che farci.” , la sua fronte si aggrottò di più “ Maёl, non sei tu questo..cosa dici? Io ti amo, e anche tu..” Lo fermai “ Questo dimostra quanto non mi conosci, non c’è mai stato un noi … e prima che qualcuno si faccia male, direi di chiudere qui.” Feci per andarmene, non gli dovevo nessuna spiegazione non aveva rispettato le regole del gioco, questo basta; a quel punto era cieco di rabbia e  mi si scagliò contro, mi scansai di poco e andò a urtare contro una cattedra cadendo miseramente a terra. Mi avvicinai a quella figura dolorante e senza più dignità, gli misi la scarpa sulla testa, non spinsi, mi bastava gustare il gesto: ” Ora sei decisamente adorabile, questo è il posto che ti spetta.” Lo lasciai li e andai via, sentivo un senso di onnipotenza fin dentro le vene.

 
Mi svegliai sudato, avevo il respiro affannoso . Mi guardai in giro  non mi trovavo nella mia stanza, abbassai lo sguardo e vidi Yves che dormiva girato di spalle la scena mi tranquillizzò. I vestiti erano sparsi per la stanza, c’era un bel casino. Mi ributtai a letto, guardai le sue spalle, erano meravigliose non potei trattenermi e le accarezzai con la punta delle dita, lui si girò verso di me e giocò con una ciocca di capelli che scendeva lungo la spalla. Sapevo che la mattina tutto questo sarebbe finito, cercai di godermi il momento e non pensare più al passato. 
   
 
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