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Autore: nikita82roma    05/07/2016    6 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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- Rick?
- Mmm
- Avrei voglia di gelato

Camminavano tenendosi per mano lungo le vie di uno dei tanti villaggi degli Hamptons che durante i mesi estivi si trasformavano in succursali della Fifth Avenue o di Broadway con le vetrine impreziosite da vestiti ed accessori di grandi marche. Kate riuscì a far desistere Castle da fare altro shopping per lei ed ora era tutto concentrato nel cercare il miglior posto per soddisfare la sua voglia di gelato. 
Alla fine Rick trovò un locale che lo ispirava, una costruzione in mattoncini rossi con le tende azzurre e bianche ed una grande e colorata insegna che inequivocabilmente rappresentava un cono gelato. L'ambiente interno riproduceva l'arredamento del classico fast food americano stile anni cinquanta, un po' alla Happy Days, con pavimento a scacchi bianco e nero, tavoli con divanetti rossi tutti intorno e un bancone dove invece servire pollo fritto ed hamburger, servivano gelati e dolci di ogni tipo. Kate sorrise divertita dall'atmosfera del posto dove anche le cameriere per vestiti e acconciature sembravano delle pin up del secolo scorso. 
La ragazza che prese la loro ordinazione non era da meno e allo sguardo attento da detective non sfuggirono le occhiate che questa riservava allo scrittore.
- Hai fatto conquiste Castle!
- Dai Beckett non scherzare!
- Ti sta mangiando con gli occhi!
- Almeno qualcuna approfitta di me! - Rick si divertiva a punzecchiarla e ad infastidirla.
- Castle falla finita!
- Sei gelosa Beckett?
Kate non ebbe tempo di rispondere che la ragazza tornò al loro tavolo con una copia di Driving Heat in mano.
- Signor Castle mi può fare un autografo? - chiese la ragazza molto più timidamente di quanto la detective si aspettasse
- Ma certo - sorrise Rick alla giovane prendendo il libro - a chi lo dedico?
- A Kate. - rispose imbarazzata facendo sorridere Rick ancora di più
- Hai un bellissimo nome. - le disse lo scrittore mentre firmava e la ragazza arrossiva per tornare nel retro del locale soddisfatta di quanto appena ottenuto.
- Hai fatto felice quella ragazza - gli disse Kate
- Già, a volte basta poco e fino a quando i fan non diventano invadenti non è un problema dedicargli qualche minuto, anche se preferirei uscire con te senza essere disturbati.
- Non è un problema per me Rick, almeno fino a quando tengono le mani apposto!
- Allora ammetti che sei gelosa?
- Sei mio marito no? Non mi piace avere una brutta reputazione.
- Lo prendo per un sì Beckett! - concluse Castle soddisfatto

L'altra Kate gli portò infine le loro coppe di gelato. Enormi e ricoperte di panna. Perché con Castle era impossibile ordinare qualcosa che non fosse esagerato. 
- Quando Alexis era piccola e Meredith stava anche settimane senza farsi vedere o sentire, ogni tanto aveva i suoi momenti di crisi in cui le mancava la madre ed allora andavamo in una gelateria vicino la nostra vecchia casa e prendevamo due gelati enormi, così è nato il nostro rito del gelato consolatorio, ma non dirle mai che te l’ho detto!
- Il tuo segreto è al sicuro Rick! - Sorrise Kate - Ma non era per festeggiare il gelato? 
- Oh va bene per tutto! Ogni motivo è buono per un gelato con tanta panna! - Rick prese una cucchiaiata sporcandosi il naso con la panna. Kate lo pulì con un tovagliolo sorridendo.
- Le è mancata molto?
- All'inizio sì, era molto piccola. Poi si è abituata. È stata sempre fin troppo matura, molto più di noi, per fortuna.
- Non sarà lo stesso Rick. Tra di noi dico, comunque vadano le cose, non sarà così. 
- Lo so Kate.

Lasciarono da parte i pensieri negativi e finirono in modo più spensierato il loro gelato con grande soddisfazione per entrambi, cucchiaiata dopo cucchiaiata. 
Kate pensò che era vero che il cioccolato aveva il potere di cambiare l'umore, la magia di far apparire sul volto un sorriso, migliorare sensibilmente tutto quello che sembrava grigio fino a poco prima.  Guardava Rick mangiare il suo gelato con lo stesso entusiasmo di un bambino mentre il ciuffo gli ricadeva più volte sugli occhi e tentava di rimetterlo apposto sbuffando, senza successo. Le venne spontaneo sporgersi verso di lui e passargli una mano tra i capelli per sistemarglielo. Era incredibile come quell'uomo al quale si stava aggrappando per sconfiggere le sue paure, che era diventato il suo unico punto fermo in questa nuova vita, avesse un lato così fanciullesco, un Peter Pan intrappolato nel corpo di un adulto, con quelle espressioni da bambino così buffe e dolci.
Immaginò un bimbo uguale a Castle seduto vicino allo scrittore che mangiava una coppa di gelato più grande di lui con il viso sporco di cioccolato che le sorrideva. Al loro bambino doveva sicuramente piacere molto il cioccolato visto come anche lei stava mangiando con gusto quello che in quel momento le sembrava il gelato al cioccolato più buono che avesse mai mangiato. L'immagine del piccolo vicino a Castle le riempì il cuore: era così bella che sperò fosse reale. Aveva per la prima volta immaginato il sorriso di suo figlio e si emozionò a quel pensiero. Si chiese se era quindi questo che provavano le madri, se le avrebbe fatto sempre quell'effetto pensare a lui da ora in poi, se avrebbe passato i giorni ad immaginarlo a sognare come sarebbe stato, immaginarne i lineamenti e le somiglianze. Si sentì curiosa ed impaziente che nascesse come mai le era capitato: fino ad ora vedeva con un certo sollievo il fatto che ancora mancassero molti mesi al parto, data la presenza di tutti i problemi che aveva ancora da risolvere che in quel momento, però, le sembrarono tutti di scarsa importanza e secondari, compreso il fatto che non ricordasse nemmeno di averlo concepito quel bambino. Era solo un dettaglio anche quello, perché mai come in quel momento era stato stato nella sua mente tanto reale quanto voluto. Non era forse bellissima l’idea di avere un figlio, un figlio con Castle? Di certo al bambino non sarebbe mai mancato nulla, sotto tutti i punti di vista, si ripeteva questa come giustificazione al pensare che l'idea che lui fosse il padre non le dispiacesse affatto.
Pensò che se era questo l'effetto che faceva mangiare il gelato al cioccolato non ne avrebbe mangiato più fino a quando il bambino fosse nato. Anzi no, lo avrebbe mangiato tutti i giorni.
Persa nei suoi pensieri non si accorse che il cucchiaino che teneva in mano scivolò sul tavolo producendo un rumore acuto che distolse Rick dalla sua coppa ormai quasi finita. 
- Tutto bene Kate?
- Benissimo Castle. - rispose sorridendo ed accarezzandogli una mano. - Sei buffo quando mangi il gelato, sembri un bambino!
- Faccio tante altre cose come i bambini: gioco con i lasertag, con la xbox, mangio popcorn quando vedo i cartoni animati…
- Basta Castle! Tremo a sapere cosa altro fai come i bambini! - Kate rise di gusto prendendo un ultimo cucchiaio di gelato prima di arrendersi.
Rick andò a pagare e prese anche dei muffin da portare via. La ragazza ancora emozionata per l’incontro con lo scrittore gli diede il sacchettino con le mani tremanti e Rick insieme ad uno dei suoi migliori sorrisi le lasciò anche una generosa mancia come suo solito. Controllò l’ora, era ancora presto e dopo quel gelato avrebbero potuto cenare anche più tardi del solito.
- Cos’altro ti va di fare? - Chiese a Kate uscendo dal locale
- Non lo so, scegli tu… 
Kate si aggrappò al braccio di Rick e si lasciò condurre in giro per la cittadina. Camminavano lentamente, senza fretta, abbandonando le strade principali e passando per quelle interne, più piccole, fermandosi di tanto in tanto davanti alle vetrine di piccoli negozi di artigianato che Kate preferiva decisamente rispetto alle grandi marche anche perché non si era mai potuta nemmeno permettere di avvicinarsi a quei vestiti o accessori che ora Rick le proponeva con disinvoltura, ma non le piaceva approfittarsi e spendere i suoi soldi, anche se lui non se ne curava ed anzi la cosa sembrava piacergli. 
Kate trovò un piccolo negozio che vendeva candele profumate in eleganti portacandele di vetro soffiato ed entrò. Si perse tra i giochi che la luce tremolante creava con il vetro colorato ed i profumi che sprigionavano. Osservava ogni sfumatura di colore, assaporava ogni essenza, scegliendo accuratamente quelle che accarezzavano i suoi sensi in maniera più dolce. Era talmente presa che non si accorse nè del tempo che aveva passato lì, nè che Castle era uscito dalla bottega. Realizzò che lui non c’era solo quando la commessa lo salutò vedendolo rientrare.
- Trovato qualcosa che ti piace? - Le chiese annusando una candela con un’essenza caratterizzata dal profumo di sandalo e patchouli
- Sì - le rispose indicando il banco con quattro scatole - ma non riesco a scegliere quali prendere
- Le prendiamo tutte - disse alla commessa aggiungendo anche quella che aveva appena preso lui.
Kate si oppose, ma sapeva bene che le sue proteste sarebbero state inutili e si mise l’anima in pace mentre Castle pagava e si informava se eventualmente spedivano le loro creazioni anche a New York prendendo uno dei biglietti da visita. Si accorse solo quando Rick prese il pacchetto che aveva accuratamente preparato la ragazza che aveva anche un’altra busta, segno evidente che mentre lei era immersa nel suo viaggio sensoriale tra luci e profumi, lui era andato a fare shopping in qualche altro negozio lì vicino. Era molto curiosa di chiedergli cosa avesse preso e, dalla sua faccia, lui era altrettanto impaziente che lei lo facesse, ma tenne il punto.
Camminarono ancora un po’, fino a giungere al porto. Non era uno di quei porti turistici con ormeggiati yatch e motoscafi, ma uno piccolo, con barche di legno di pescatori. Kate rimase incantata da quel posto e si sedette su un muretto invitando Castle a raggiungerla.
- Non mi chiedi nulla? - Chiese Rick fremendo
- No, cosa dovrei chiederti? - Rispose Kate fingendosi seria
- Ehm… - Abbassò lo sguardo alla busta che teneva appoggiata sulla sua gamba indicandola con il dito.
- Hai fatto acquisti anche tu, non ci avevo fatto caso! - Kate si finse sorpresa
- Dai Beckett, non ci credo che non ti sei accorta!
- Va bene Castle, dimmi, cosa hai comprato? - Si arrese Beckett. Rick sorrise finalmente felice ed emozionato le diede la busta.
- Per me? - Chiese Kate imbarazzata
- Sì, più o meno… Dai apri!
Kate tirò fuori dalla busta una scatola bianca chiusa con un nastro di raso giallo. Sciolse il fiocco, tolse il coperchio e scostò i lembi della carta velina che nascondeva il contenuto. Una morbida copertina di lana bianca con i bordi di seta gialli e in un angolo ricamato un elefantino. Kate la aprì, la accarezzò saggiandone la morbidezza ed il calore che emanava, nonostante la giornata calda non le dava fastidio, tanto ne era presa: era letteralmente senza parole.
- So che avevamo detto di non comprare nulla per il bambino, però non ho resistito. - Si giustificò Rick.
- È splendida Rick - Kate aveva gli occhi lucidi, accostò la coperta al suo volto per sentire ancora meglio la consistenza delicata e calda.
- Ti piace? Non sei arrabbiata? - Castle era quasi stupito che Beckett non si fosse risentita del suo gesto.
- Mi piace tantissimo. È perfetta - La ripiegò e la ripose con cura nella scatola. Si avvicinò a Rick e lo baciò teneramente a lungo. - Grazie Castle.
- Se questo è il ringraziamento, aspettami qui, ne vado a prendere altre 10 - Fece per alzarsi e Kate lo bloccò. Si guardarono e risero entrambi. Poi Rick tornò serio - Nascerà in inverno, quando l’ho vista ho pensato a te con lei in braccio, avvolta in questa coperta…
- Lei eh!
- Te l’ho detto, per me sarà una femmina, una piccola te.
- Potevi prenderla rosa allora, no?
- Ehm… mi sono tenuto un margine di errore, ma se vuoi la vado a cambiare.
- Non ti azzardare, è perfetta così! Sarà la sua copertina, lui o lei che sia. - Fece una pausa - Sai Rick, ero convinta che tu, visto che avevi già Alexis, preferissi un maschio.
- Lo pensavo anche io. Però sono convinto che sarà una femmina e sarà una splendida miniBeckett e sarà bellissima ed io felicissimo. Tu, invece, cosa preferiresti?
- Non lo so, non ci ho mai pensato - mentì, evitando di dirgli dei suoi pensieri di prima nel café. - Mi basta che vada tutto bene, che sia sano. Poi per me è indifferente. 
Rick appoggiò la mano libera sul ventre di Kate, che subito portò la sua sopra quella dello scrittore.
- Andrà tutto bene, il mio sesto senso da Spiderman lo sa. - Fu lui questa volta a baciarla con la stessa tenerezza.

Osservarono i pescatori andare a largo al tramonto e poi decisero di tornare indietro alla loro auto. Kate si fece promettere da Castle che non sarebbero andati a cena in nessun ristorante alla moda frequentato da vip e lui mantenne la promessa. Lungo la strada per tornare alla villa fece una deviazione dalla strada principale, passando in una stradina stretta e buia, che fece dubitare Kate della scelta di Rick e chiedersi più volte se quella fosse effettivamente la strada giusta. Si ritrovarono, infine, davanti ad una struttura direttamente sul mare, con l’ingresso illuminato da fiaccole. Era un piccolo ristorante a gestione familiare. Rick fece entrare Kate ed il cameriere li accompagnò al loro tavolo sulla veranda esterna che si affacciava sull’oceano. Attraversarono la sala dove nei pochi tavoli ben distanziati uno dall’altro per mantenere una certa privacy, sedevano soprattutto coppie. Il cameriere fece accomodare Kate spostandole la sedia e poi lasciò loro i menu, dopo aver acceso una candela al centro del tavolo e versato l’acqua nei bicchieri. La luna si rifletteva sull’oceano, creando una striscia argentea movimentata dalle onde che increspavano la superficie. Le piaceva quel luogo intimo e ricercato, non pensava che in un luogo così fuori mano si potesse trovare un posto così. Mangiarono parlando sottovoce per non rovinare quell’atmosfera, sorridendo molto, sfiorandosi le mani con finta casualità, distogliendosi lo sguardo di dosso spesso ed altrettanto spesso invece lo incrociarono legandosi per qualche lungo istante.
Dopo aver mangiato abbondantemente e con soddisfazione per entrambi dell’ottimo pesce fresco (“mi raccomando, che sia tutto ben cotto” si era raccomandato Castle con il cameriere specificando lo stato di sua moglie) Rick notò Kate sbadigliare e lei se ne dispiacque molto: le piaceva quella serata ed avrebbe voluto passare dell’altro tempo lì, almeno per prendere anche il dolce, ma Castle fu irremovibile: era stanca, era stata una lunga giornata e doveva riposare.
Si fece, quindi, portare subito il conto e tornarono verso casa. Il viaggio fu breve ma Kate si addormentò qualche minuto, lasciando lui guidare assorto nei suoi pensieri. Ripercorse quando accaduto quel giorno, dalle crisi di panico per quel ricordo riaffiorato in modo così prepotente alla commozione per quel regalo simbolico per il loro bambino. Si accorgeva nelle piccole cose di quanto quella Kate, ancora così diversa dalla sua Kate, riusciva ad emozionarsi sempre per le stesse cose, che apprezzava più i gesti ed i simboli degli eccessi e delle apparenze. Quella cena era stata perfetta, era stato tutto nuovo eppure era come se fosse sempre stato così tra loro, era una di quelle cose che gli faceva pensare che tutto sarebbe potuto andar bene, in ogni caso.
Kate si svegliò quando percepì il motore dell’auto spegnersi. Si stiracchiò mentre Castle stava andando dal suo lato per aprirle, come sempre, la portiera.
- Scusami Castle - gli disse dandoli un bacio dopo essere scesa dall’auto - non avrei mai voluto addormentarmi.
- Ho capito Beckett, era un modo carino per dirmi che la mia compagnia ti annoia! - La schernì Rick con un’espressione melodrammatica
- Stupido! - Gli diede un pugno sul petto e lui contrasse la faccia in una smorfia di dolore, facendola preoccupare - Hey, ti ho fatto male?
- Naaaa, però mia madre sarebbe orgogliosa delle mia capacità di attore che ha diciamoci la verità, sempre fin troppo sottovalutato.
- Io mi chiedo come faccio a sopportarti! - Sbuffò Kate esasperata - Mi hai fatto veramente preoccupare! Pensavo di averti fatto male, di averti preso dove ti hanno… - non completò la frase, era scossa e non sapeva nemmeno perchè. 
Rick stupito dalla sua reazione prese i pacchi e la raggiunse sul portico dove aspettava per entrare in casa. Una volta dentro, appoggiò tutto su un mobile e provò a raggiungerla mentre stava già salendo le scale.
- Dai Kate, era solo un gioco! - Provò a spiegarsi
- Non mi piacciono questi giochi Rick. Mi sono spaventata. - Gli rispose senza nemmeno voltarsi
- Ci sono i muffin che ho preso oggi pomeriggio! Non ne vuoi uno? 
Non ottenne risposta. Kate andò in camera e si tolse stizzita i vestiti, arrabbiandosi più che con Rick, con se stessa per quella reazione che aveva avuto. Si era veramente preoccupata che gli potesse aver fatto male e si rendeva conto che con tutta probabilità l’unica cosa che invece l’aveva ferito era stato il suo atteggiamento. Aveva appena rovinato una serata bellissima. Indossò una maglia larga che usava per dormire. Era una di quelle di Rick che le aveva dato dicendole che a lei piaceva indossarle. Era così. Attese, nel silenzio della villa, di sentire i suoi passi salire sulle scale e poi il rumore della porta della sua camera che si chiudeva. Era vigliacca, non aveva nemmeno il coraggio di andargli a chiedere scusa. Aspettò ancora un po’, poi scese in cucina dove su un piattino c’era un muffin al cioccolato e vicino su un tovagliolo scritto a penna “per miniBeckett”. Kate sorrise e poi lo addentò ingolosita. Vide le altre buste, prese la scatola con la coperta e si sentì ancora più in colpa per come aveva trattato Rick. Tornò nella sua camera e si distese sul letto abbracciando quel caldo tessuto sperando le desse conforto. Come chiuse gli occhi le immagini di quella mattina tornarono ad invaderle la mente, con le stesse angoscianti sensazioni, lo stesso dolore al petto, la stessa paura, la stessa ansia ed il terrore impresso negli occhi di Castle che la guardavano imploranti. La sua voce riecheggiava nella sua testa e a quella angoscia si aggiungeva quella per come si era comportata. Si tirò su, aveva il fiatone e sentiva il cuore battere troppo forte. Si impose di calmarsi “pensa al bambino Kate, pensa al bambino, non gli fa bene se stai così” se lo ripeteva in continuazione.
Si ritrovò a bussare alla porta di Castle, senza nemmeno essersi accorta di quando aveva effettivamente preso la decisione di farlo e troppo tardi per ripensarci, perchè la aprì prima che lui le potesse rispondere.
- Beckett! Che succede? Stai male? - Solo a vederla si era già allarmato. Kate si avvicinò a lui in silenzio, si morse il labbro, imbarazzata.
- Posso dormire con te?

   
 
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