Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: ___Page    05/07/2016    3 recensioni
-So che è difficile ma Usopp ha preso la decisione che lui ha reputato migliore per se stesso. È giusto e normale che ti manchi ma devi anche essere felice per lui. Ha deciso di intraprendere una strada diversa dalla nostra e noi dobbiamo credere in lui e forse un giorno lo incontreremo di nuovo- spiegò, sorridendo materna.
Chopper tirò su con il naso.
-E se non dovessimo vederlo mai più-
-In quel caso avrai sempre il suo ricordo nel tuo cuore-
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Usop
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sanji aspirò un’ultima boccata di tabacco e lasciò cadere la cicca a terra per pestarla sotto la suola della scarpa, prima di rientrare nella locanda dove si erano fermati a mangiare qualcosa. O meglio, dove Rufy si era fermato a mangiare qualcosa.
Gli altri erano ancora satolli dal banchetta che era stato loro offerto a Palazzo Ryuguu, come ringraziamento da parte di re Nettuno per aver salvato la loro isola da Davy Jones. Zoro, ovviamente, ne aveva approfittato per scolarsi un po’ di birra.
La fuga da Shabaody era stata così rocambolesca da non dargli nemmeno il tempo di apprezzare davvero il fatto di essere di nuovo insieme e ora Sanji aveva voglia di godersi un po’ di tempo con loro. Anche se non poteva fare a meno di continuare a pensare che non erano comunque davvero tutti insieme.
Sospirò, passandosi una mano tra i capelli biondi.
Dopo due anni aveva accettato quanto accaduto ma faticava ancora a digerire la cosa. Sapeva che erano cose che potevano capitare. La vita che conducevano era piena di pericoli, il rischio di perdere qualcuno all’ordine del giorno. Ma così era diverso.
Fottutamente diverso.
Usopp aveva scelto di andarsene, di non essere più un Mugiwara, anche se nei loro cuori lo sarebbe stato per sempre. E per questo Sanji sapeva che non avrebbe mai più sentito la famiglia davvero al completo senza di lui.
Ma tant’è. Non ci poteva fare niente e non si sarebbe fatto rovinare l’avventura di una vita dal comportamento di quell’imbecille, non si sarebbe fatto rovinare l’All Blue e non si sarebbe fatto rovinare quella tanto agognata riunione.
Ah se pensava che era davvero finalmente di nuovo insieme a Nami-swan e Robin-chwan! Quanto le erano mancate in quei due anni infernali, con la loro bellezza e grazia e gentilezza e intelligenza e…
-Merda!- imprecò il cuoco tra i denti mentre portava la mano a bloccare uno spruzzo di sangue fuoriuscito dalla narice e chiuse gli occhi per controllarsi.
Non poteva permettersi di dissanguarsi di nuovo. Anche se la sua Nami-swan e la bella Robin-chwan erano così… così… Melloriiiine!!!
Si bloccò a metà di un tornado di cuoricini, scuotendo la testa e stringendo i pugni.
Autocontrollo.
Necessitava di autocontrollo.
Prese un profondo respiro e rientrò dentro la taverna, concedendosi un attimo per godersi la visione dei suoi Nakama seduti tutti insieme, intenti a ridere e scherzare.
Nessuno dei soggetti lì presenti aveva l’aria di essere un semplice civile. D’altra parte quella piccola isola del Nuovo Mondo era così sperduta e isolata che era praticamente un paradiso per qualsiasi pirata, ricercato o criminale. Un’oasi dove anche il peggiore dei delinquenti poteva tirare il fiato e rilassarsi, senza paura di venire catturato.
Un po’ come al Baratie.
Mani in tasca e un lieve sorriso sulle labbra, si avvicinò al tavolo dovei suoi compagni  stavano cercando di tenere i propri dessert al riparo dagli arti allungabili del capitano.
-Rufy-san, attento o rischi di rompermi il naso con uno dei tuoi pugni! Anche se io il naso non ce l’ho più! Yohohohoho!-
-Rufy!! Smetti di attentare al mio gelato!- protestò Chopper, scostando appena in tempo la coppa dalla traiettoria del ragazzo di gomma.
Nel girarsi, la piccola renna colpì inavvertitamente il cyborg, che rovesciò tre quarti della sua cola sul gelato del medico di bordo. Chopper osservò la bibita frizzante annegare nella schiuma le tre palline di variegato al caramello, nocciola e vaniglia, i lucciconi agli occhi.
-Ohi fratellino, mi spiace! Te ne ordino subito dell’altro!- reagì subito Franky, girandosi per cercare un cameriere.
-Non preoccuparti, Franky- lo interruppe Sanji che aveva ormai raggiunto il tavolo, posando una mano sul nuovo cappello di Chopper -Lo preparo io un fantastico dessert al nostro medico appena torniamo sulla nave-
Chopper piegò la testa all’indietro per poterlo guardare in volto, un po’ sorpreso, e si aprì nel più radioso dei sorrisi quando Sanji gli fece l’occhiolino, prima di sedersi al proprio posto.
Zoro aprì un occhio – l’unico che gli era rimasto in effetti  – e gli lanciò uno di sguardo di sbieco, senza scomporsi dalla propria posizione stravaccata.
-Dovevi proprio tornare e disturbare il mio pisolino con la tua fastidiosa voce cuocastro?!-
-Perché non vai a cercarti un posto fuori da qui per dormire così magari ti perdi e non torni più, eh, testa ammuff…-
Un potente cazzotto troncò sul nascere la loro lite e sia Sanji che Zoro si ritrovarono catapultati verso il tavolo, con le facce infossate nella superficie di legno.
-E fatela finita una buona volta!- gracchiò Nami, i denti appuntiti e una vena pulsante sulla fronte mentre Robin si copriva la bocca con la mano, ridacchiando sommessamente.
Rufy li osservò uno ad uno, mentre finiva di masticare l’intero contenuto del piatto che aveva sottratto a Nami appena si era distratta a picchiare cuoco e spadaccino. Deglutì rumorosamente e prese un profondo respiro.
-Ragazzi, devo parlarvi di una cosa!- alzò la voce per farsi sentire da sopra le chiacchiere, le risate, le minacce e i gridolini impazziti di Sanji riguardo la potenza della “forza dell’amooooore”. Stupiti, si zittirono tutti all’istante e si voltarono verso il capitano, senza sapere cosa pensare.
Sembrava una cosa seria e non ci sarebbe stato niente di strano o di male se non si fosse trattato di Rufy. Ma per quanto impulsivo, infantile e immaturo fosse certe volte quel ragazzino di gomma, Rufy restava pur sempre il capitano ed era già capitato che riuscisse anche a ragionare come un capitano e prendere decisioni da capitano, anche prima dei due anni di allenamento e della morte di Ace, eventi entrambi che di sicuro lo avevano aiutato a crescere e maturare.
Un silenzio carico di aspettativa avvolgeva il tavolo dei Mugiwara in quel momento, mentre Rufy abbassava gli occhi per un attimo con un malinconico sorriso sul volto.
-Ormai siamo giunti nel Nuovo Mondo- cominciò risollevando lo sguardo sui propri Nakama –Ray è stato chiaro con me. Non c’è stato giorno in questi due anni che non mi abbia ripetuto le cose fondamentali per sopravvivere fino a Raftel- proseguì, mentre allungava le braccia verso i piatti che ancora contenevano cibo.
-Ehi!!!- protestò Zoro, schiaffeggiandogli una mano.
Rufy lo fulminò con un’occhiataccia.
-Il capitano sta parlando Zoro!- lo ammonì, rubandogli l’ultimo bignè e ingoiandolo in un sol boccone mentre lo spadaccino ringhiava furente -E uno dei punti fondamentali secondo Ray è avere una ciurma completa. Non si può attraversare il Nuovo Mondo se i ruoli fondamentali non sono tutti presi-
Sanji aggrottò le sopracciglia e una strana sensazione lo attraversò.
Dove voleva andare a parare?!
Lanciò un’occhiata a Nami che sembrava perplessa quanto lui ma più vicina alla soluzione, anche se non quanto Robin che probabilmente, per il semplice fatto di essere Robin, aveva già capito tutto anche se non lo dava a vedere.
-Voi ragazzi siete tutti eccezionali e avete sempre fatto del vostro meglio. Non potrei essere più fortunato-
-Anche tu sei SUPER capitano!!!- lo interruppe Franky, alzandosi in piedi per mettersi in posa.
-Se pensi di farmi felice con questo complimento sei fuori strada, bastardo!- ondeggiò Chopper.
-Oh Rufy-san! Queste tue parole mi scaldano il cuore anche se…-
-Tu il cuore non ce l’hai più, lo sappiamo Brook! Volete stare zitti?!- li interruppe infastidito Sanji.
Voleva arrivare in fondo a quella storia e si sentiva terribilmente agitato.
Sul serio, intorno a cosa stava girando quell’imbecille di gomma?!
-Rufy cosa stai cercando di dirci?!- domandò Nami, rigida per la tensione.
Un lungo silenzio seguì la domanda, silenzio durante il quale Rufy cercò con gli occhi il proprio spadaccino, il suo primo compagno, per studiare la sua reazione a ciò che stava per dire.
-Dobbiamo trovare un nuovo cecchino- affermò sicuro e fermo.
Un lampo attraversò gli occhi di Zoro che riuscì a restare impassibile e, dopo qualche secondo necessario per metabolizzare, sollevò appena il mento in segno di approvazione. Non aveva ragione di opporsi a Rufy su un’argomentazione tanto ragionevole. Dire che il petto non gli facesse male sarebbe stata una bugia ma se Rufy riteneva non avesse più senso aspettare allora non avrebbero più aspettato.
In effetti  neanche lui sperava più nel suo ritorno ormai.
Ma solo lui e Robin sembravano pensarla così.
Chopper aveva già gli occhi pieni di lacrime anche se stava coraggiosamente trattenendo i singhiozzi, Brook aveva distolto lo sguardo, imbarazzato dalla consapevolezza di essere l’unico a cui quella decisione non avrebbe fatto né caldo né freddo, Franky si era riseduto e fissava Rufy a occhi sgranati.
-Che botta, fratello- mormorò.
Sanji aveva spalancato la bocca e non sembrava in grado di richiuderla.
Trovare un nuovo cecchino?! Ma di cosa stava parlando?!
No! Mai e poi mai! Come avrebbero potuto?!
Non era un posto vacante quello del cecchino! Era di Usopp!
Usopp era il cecchino dei Mugiwara e lo sarebbe sempre stato!
-In questi due anni ho riflettuto molto e cercato varie possibili soluzioni- riprese a parlare Rufy, masticando dell’altro cibo la cui provenienza era difficile da individuare ma che doveva avere verosimilmente sottratto da un tavolo vicino -Ho pensato di andare a cercarlo anche ma noi ci siamo allenati per due anni e lui no e non posso chiedergli di rischiare la vita così nel Nuovo Mondo. Senza contare che lo One Piece non è mica lì ad aspettare noi, no?!- aggiunse deglutendo e mettendo su uno dei suoi sorrisoni.
Un rumore strusciato li fece voltare tutti verso la navigatrice che si era alzata bruscamente in piedi.
-Come puoi?! Come puoi anche solo pensarlo?! Quel ruolo non è vacante!- protestò la navigatrice, le mani chiuse a pugno lungo i fianchi, il corpo scosso dai tremiti.
-Nami…- la chiamò Zoro, cauto.
-Quel ruolo non è mai stato vacante! Non puoi fare così! Usopp sarà sempre un Mugiwara, uno di noi! Sarà sempre il nostro cecchino, non possiamo semplicemente sostituirlo e andare av…-
-Sì invece!- 
Nami si girò di scatto a occhi sgranati verso Sanji, che era riuscito finalmente a ritrovare l’uso della parola.
-Ha ragione lui, Nami-swan- aggiunse, parlando con calma -Hai ragione tu ma ha ragione anche lui. Non possiamo affrontare il Nuovo Mondo senza un cecchino e anche se Franky fa del suo meglio e se la cava alla grande, lui non è un cecchino. Senza contare che è proprio come dice Rufy. Se anche Usopp tornasse o lo andassimo cercare non sarebbe abbastanza forte per affrontare il Nuovo Mondo. Dobbiamo guardare avanti- concluse con un filo di voce, abbassando gli occhi sul tavolo prima di risollevarli sul resto dei Nakama con il miglior sorriso che era in grado di esibire in quel momento.
Era palese l’angoscia nei suoi occhi ma nessuno poteva farci niente. Nessuno si sarebbe mai riuscito a liberare di quella mancanza, di quel buco al centro del petto. Potevano solo andare avanti, sperando che il tempo li guarisse.
Ma Nami era sempre stata la più cocciuta di tutti, anche di Rufy, e non si era ancora arresa. Con le lacrime agli occhi e un’espressione rabbiosa, cercò disperata il sostegno di almeno di uno dei suoi Nakama, senza trovarlo.
-Bene! E allora cosa pensate di fare?! Non possiamo accontentarci di un cecchino mediocre! Pensate di uscire da questa locanda e inciampare in un tiratore infallibile?! Pensate siano tutti là fuori che aspettano noi?! Pensate sia così facile sostituire Usopp?!?-
-Nessuno potrà mai sostituire Usopp!- la interruppe Zoro, rabbioso ma non arrabbiato. Nami abbassò gli occhi su di lui, sotto shock. Una silenziosa comunicazione intercorse tra i due mentre Zoro cercava di calmarla con il proprio sguardo, riuscendoci -Nessuno lo sostituirà mai- le assicurò ancora e la navigatrice deglutì a vuoto, tornando lentamente a sedersi, mantenendo il contatto visivo per alcuni istanti.
Si riscosse e si passò una mano sul viso, prendendo un profondo respiro.
-D’accordo- si arrese alla fine, annuendo e facendo ondeggiare la chioma rossa e ribelle -D’accordo, quindi come pens…- s’interruppe quando un ringhio baritonale risuonò nella locanda e sollevò gli occhi sgranati su Zoro -Ehi! Ho detto che sono d’accordo!- protestò.
Zoro sollevò un sopracciglio -Non sono stato io!- esclamò, infastidito.
E il ringhio risuonò di nuovo.
-Marimo! Non ringhiare contro Nami-swan!- lo ammonì subito Sanji!-
-Ma non sono io!-
-Ah no?! E allora c…-
Un tonfo micidiale interruppe il cuoco mentre una sedia volava sopra le loro teste e si fracassava al suolo, sparando schegge di legno impazzite in tutte le direzioni.
I Mugiwara al completo, così come il resto degli avventori presenti, si girarono verso la parete est della locanda. Un uomo era spalmato contro il muro, i piedi penzoloni, trattenuto per il colletto della camicia da un ragazzo che non poteva essere più grande di Sanji o Zoro e che ringhiava furibondo contro il povero malcapitato.
-Ripetilo se hai il coraggio- sputò avvelenato il ragazzo.
Senza neanche rendersene conto, Rufy si stava già scrocchiando le dita, Zoro aveva portato una mano sull’elsa della Wado e Sanji stava strusciando la suola per terra come se la sua scarpa fosse stata un cerino da accendere. Non era chiaro cosa stesse succedendo ma era chiaro che non avrebbero permesso che qualcuno si facesse male senza un valido motivo.
Ma prima che chiunque potesse fare anche solo mezza mossa, la porta della locanda si spalancò di nuovo e uno spruzzo di sangue si riversò sul tavolo dei Mugiwara proprio davanti a Sanji.
-SANJI-KUN!-
-Che diavolo…-
-MELLORIIIIINE!!!-
Una ragazza era appena entrata nella taverna, spalancando la porta, e a Sanji era bastata un’occhiata per registrare le gambe snelle, abbronzate e per la maggior parte nude, il seno prosperoso, il ventre piatto e scoperto, i capelli castani con riflessi dorati che le arrivavano poco sotto le spalle. Lo stile del suo abbigliamento aveva qualcosa di gitano e a Nami bastò quella considerazione per capire che doveva essere insieme al ragazzo dall’indole poco diplomatica. Anche lui aveva uno stile simile a quello della nuova arrivata, con la camicia sgualcita, il gilet aperto, il cappello e i ciondoli al collo.
La sua ipotesi trovò conferma quando la ragazza cambiò espressione nel mettere a fuoco la scena davanti a sé. I pugni stretti lungo i fianchi avanzò attraverso la taverna.
-Saku!- chiamò, determinata ma il ragazzo non si mosse di un centimetro, continuando a ringhiare e trattenere la propria vittima -Saku, lascialo!-
-Non sai cosa mi ha detto, Lilith!- si lamentò Saku.
-Oh me l’immagino. Ti avrà di certo ferito nell’orgoglio- commentò Lilith, chiaramente sarcastica.
Saku allentò appena la presa sull’uomo e la guardò da sopra la propria spalla.
-Non sembri seria…-
-Perché non lo sono! Ora falla finita e andiamo!-
-Non prima di avergli dato una lezione- ringhiò Saku.
-Smettila! Stai dando spettacolo!-
Quelle parole sembrarono sortire qualche effetto. Saku si girò sorpreso, rimettendo l’uomo a terra ma senza lasciarlo andare, e si guardò intorno attentamente.
-Non è affatto vero- considerò.
-Ti guardano tutti- ribatté prontamente Lilith.
-Loro no- rispose Saku, indicando con un cenno del capo un tavolo alla sua destra.
Lilith si girò verso il tavolo in questione, osservò la scena e poi tornò a fissare incredula il proprio interlocutore.
-Perché il loro nakama si sta dissanguando!- esclamò, indicando con la mano il biondo in fin di vita, la rossa che gli stava sostenendo il capo e quella… piccola strana creatura pelosa che lo stava medicando.
Un brivido attraversò Saku che storse le labbra in una smorfia infastidita. Con uno spintone lasciò andare l’uomo, facendolo sbattere di nuovo contro il muro, e gli lanciò un’ultima occhiata assassina prima di muoversi per raggiungere Lilith che lo attendeva impaziente con le mani sui fianchi.
Stava già per avviarsi insieme alla porta quando l’uomo, recuperato l’equilibrio e nonostante fosse ancora tossicchiante, lanciò un’occhiata di scherno in direzione del proprio aggressore.
-Ti piace l’uva passa e ti fai comandare da una mocciosa. Sono stato anche gentile a chiamarti solo “mammoletta”- commentò ad alta voce, facendo ridere i suoi compagni.
Ma le risate si trasformarono in mugugni di spavento quando tre coltelli attraversarono la locanda a velocità inaudita, fendendo l’aria. Due inchiodarono al muro l’uomo, bucando la sua maglietta proprio appena sopra le spalle e il terzo si conficcò a pochi centimetri dal suo fianco, recidendo di netto il punto in cui la fondina della pistola era cucita alla sua cintura di pelle, rendendolo così innocuo.
-SAKU!-
La voce di Lilith riecheggiò per la locanda mentre il ragazzo sollevava un quarto coltello, tenendolo per la lama. Saku si immobilizzò e sembrò combattere con se stesso qualche secondo. Chiuse gli occhi, strinse i denti e poi abbassò il coltello. Ma proprio quando sembrava che si fosse calmata, con uno scatto fulmineo Saku tornò verso l’uomo.
Zoro si alzò a metà sulla sedia, pronto a intervenire ma non si mosse quando vide che Saku aveva puntato la lama del quarto coltello alla gola dell’uomo. Era chiaro che quel ragazzo non avesse problemi ad uccidere e Zoro capì che non era sua intenzione porre fine alla vita di quell’uomo ma solo dargli una lezione.
-La vedi quella “mocciosa” laggiù?- gli domandò Saku, la voce che tremava per la rabbia -Quella è mia sorella Lilith e devi solo a lei se questo coltello non è conficcato nel tuo ventricolo destro-
L’uomo lo fissò in panico, boccheggiando come un pesce fuor d’acqua e ritornando a respirare solo quando Saku lo lasciò andare, liberandolo dalla morsa dei suoi pugnali, per uscire dalla locanda stavolta a passo più deciso e borbottando qualcosa riguardo al fatto che l’uva passa non aveva niente di poco virile.
La porta della taverna si richiuse con un potente tonfo e nessuno riuscì a muovere un solo muscolo per alcuni secondi.
I Mugiwara si guardarono tra loro con le più svariate espressione, dal basito al soddisfatto, per l’incredibilità abilità di cui Saku aveva appena fatto sfoggio.
-Fratelli avete visto?!- domandò Franky a bocca aperta, gli occhi ancora puntati sul muro.
-Non riesco a credere ai miei occhi, che non ho nemmeno più- annuì Brook.
-È stato incredibile!- esclamò Chopper, emozionato ed entusiasta.  
Rufy aveva messo su un’espressione molto più pensierosa del normale per lui e sembrava stare macinando qualche difficile considerazione.
-Uhmmm… quel Saku sembra avere una buona mira…- considerò, parlando con se stesso.
Poi una luce per niente rassicurante gli accese gli occhi e mise su uno dei suoi enormi sorrisi prima di lanciarsi come una molla impazzita verso la porta della locanda.
-Rufy! Aspetta!- lo richiamò Nami, seguendolo a ruota insieme a Sanji e Zoro.
-A quanto pare siamo capitati nel posto giusto al momento giusto- fu il commento di Robin, mentre finiva di sorseggiare con calma il proprio the.
 
 
 
  
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