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Autore: Alessandreadz    05/07/2016    0 recensioni
Quando non puoi sfuggire al destino, quando trovi la persona che completa il tuo animo, quando l'amore è molto più di qualsiasi cosa terrena, quando non bastano e non necessitano baci o carezze per esprimerlo, perché c'è ben altro che riesce a collegare, come una resistente corda che collega due anime così diverse e indefinite tra loro, ma così pure, come il bianco e il nero, come il Sole e la Luna, come lo Yin e lo Yang.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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                                              Ma 
 
                                                    
 
 
E' così bello quando trovi finalmente la felicità. Quando ti rendi conto di averla ben stretta, che la stai provando e la riconosci subito. La felicità sta nelle piccole cose, ma se tutte queste piccole cose si uniscono, la felicità sarà equivalente a quella precedente o si moltiplicherà? 
Quando respiri e ti rendi conto di essere vivo, quando ammiri tutto ciò che ti sta attorno e adori tutto il resto, quando guardi quegli occhi e ti ci perdi involontariamente. E hai voglia di essere guardata solo da quei occhi, di guardare solo quei occhi, di averli ogni singolo giorno della tua vita.
Così mi sentivo in quel periodo, ero innamorata persa di tutto ciò che lo raffigurava, tutti i suoi piccoli e insignificanti difetti, i suoi ottimi pregi, tutto ciò che gli apparteneva mi faceva perdere un battito ogni qual volta. 
Speravo così tanto che tutto questo macello fosse reciproco. 
L'estate era alle porte, le giornate calde iniziavano a farsi sentire e la collina probabilmente non ci bastava più. Così decidemmo di andare in spiaggia. 
"Va bene qui?" domandò con la voce strozzata dalla fatica per tenere quel grande zaino. Eravamo in cerca di una postazione sulla spiaggia, ancora ero indecisa su quale fosse più opportuna, mentre lui teneva tutte le nostre cose aspettando un mio consenso. Ridacchiai vedendo quella scena. 
Teur aveva la fronte perlata di sudore, gli cadevano alcune ciocche di capelli sul viso che talvolta soffiava per farli stare su, teneva uno zaino gigante con tutto ciò che volevo portare e la custodia della chitarra. 
"Sei così debole" ammisi guardandolo con superiorità. Mi lanciò uno sguardo di sfida raddrizzandosi la schiena e ricominciando a stare al mio passo. Tutto a un tratto mi ritrovai caduta sulla sabbia con lui addosso. Teneva le braccia tese per reggersi evitando di schiacciarmi. Mi guardò ancora con quello sguardo, credeva di aver vinto. Ricambiai il sorriso innocentemente, mentre con un pugno raccoglievo un po' di sabbia per lanciargliela in faccia. 
Risi di gusto dopo averlo fatto e subito per sfuggire alla sua presa, con la speranza di poter rimanere viva correndo. 
Mi tolsi i vestiti velocemente e mi buttai in acqua. Successivamente mi raggiunse anche lui dopo aver posato tutto il peso che teneva sulle spalle, si spogliò ed entrò in acqua. 
Queste piccole cose, mi rendevano felice. Che poi se rendono felici, non sono così piccole. 
"Mi vendicherò, ma non oggi." ammiccò avvicinandosi sempre di più. Ricominciai a ridere schizzandogli l'acqua addosso. 
Dopo qualche attimo ritornammo seri, ero aggrappata su di lui muovendo le gambe nell'acqua, incapace di nuotare; sentivo il calore del sole sulla mia testa e la fresca acqua invadere il mio corpo. Ero così rilassata, avrei tanto voluto rimanere in quella posizione per un'infinità di tempo. I nostri visi erano vicinissimi ma nessuno dei due avanzò, eravamo tranquillamente vicini, respirando i propri respiri reciprocamente. Una domanda mi perseguitava, e non aspettai a chiedere. 
"Gli occhi gialli a cosa sono dovuti?" 
Rimase in silenzio per qualche secondo, poi rispose: "Non lo so, so solo che quando sono con te mi viene più difficile trattenermi da non trasformarli." 
"Come mai?" gli soffiai sul viso. 
"Mi fai questo effetto e basta." rispose abbassando lo sguardo imbarazzato. Scoppiai a ridere a causa della sua reazione.
Uscimmo fuori dall'acqua dopo mezz'ora e ci sedemmo sulla sabbia per lasciarci asciugare dal calore del sole. Lui prese la sua chitarra ed iniziò a suonare qualcosa, mentre io ero troppo concentrata a guardare il suo viso. 
Cosa stava succedendo alla mia vita? Si era completamente capovolta, dalle mie routine a queste giornate fantastiche una diversa dalle altre. Adesso potevo ammetterlo, le routine facevano davvero schifo. 
Solo guardandolo più attentamente con una luce diversa potei notare alcuni tratti orientali di Teur. Mi chiedevo se il motivo di tale bellezza fosse dovuto al suo essere un angelo o era proprio così naturalmente e basta. 
"Teur, voglio sapere di più." ammisi. 
"Su cosa?" 
"Su di te, non so nulla oltre al fatto che sei un angelo." 
Sospirò. "Beh...cosa vuoi sapere? Neanch'io so qualcosa di te." 
"Allora facciamoci una domanda a vicenda a cui dobbiamo rispondere, così è più interessante." dissi avvicinandomi. Mi sorrise e annuì. Mi concesse di iniziare per prima. 
"Dove sei nato?" chiesi. 
"Non lo so." rispose solamente. Spalancai gli occhi. 
"Non lo sai?!" 
"Mio nonno mi ha detto che non sono nato qui in Francia, ma che mi sono trasferito da piccolo quindi non saprei esattamente.." rispose sinceramente. Tacqui per un po' cercando di rielaborare la sua risposta, mentre lui stava già pensando a cosa chiedermi. 
"Ti piaccio?" chiese alzando un sopracciglio. Arrossii in un lampo e mi voltai guardando il mare, cercando di evitare quello sguardo malizioso. 
"Dai rispondi!" mi incitò. 
"Certo, mi piaci, sei un buon amico." me ne uscii. Lui ridacchiò capendo di avermi messa in difficoltà. Era così frustrante. 
"Tocca a me." dissi di botto "Quanti anni hai?" 
Era una domanda così strana da fare dopo aver passato quasi un mese con lui, ma non conoscevo ancora la risposta. 
"178" rispose tranquillo. 
Rimasi a bocca aperta. "Beh, voi angeli avete ovviamente un'età diversa dalla nostra, siete immortali e.." mi bloccò subito scoppiando a ridere. Solo dopo qualche minuto ritornò serio. 
"Sei così ingenua! Ne ho 19! Ho una semplicissima età e posso morire in qualsiasi attimo. E' tutto così semplice, non creare dei complessi per cose per te strane."
"Tu non sei strano, sei diverso." dissi citando la sua frase di qualche tempo fa. Mi sorrise e annuì. 
 
 
Passare il tempo con lui mi rasserenava sempre, ma purtroppo, come il destino decide a sua volta, arrivavano quei periodi buii che nemmeno la luce dei suoi occhi riusciva ad illuminare. O ero forse io a smettere di guardare negli occhi le persone generalmente. 
Quel giorno si era fatto vivo, dopo tanto tempo, lo zio Gerry. Con il suo macchinone, i suoi occhiali da sole lussuosi e il sorriso beffardo. Io stavo facendo i compiti e preparandomi per gli esami finali che da lì a poco si sarebbero svolti. A causa della miriade di tempo passato con Teur, avevo arretrato tanti compiti e dovevo assolutamente smuovermi se volevo finalmente prendere quell'attestato. 
Il suono di un clacson mi fece affacciare dalla finestra, per poi incrociare lo sguardo al suo viso. 
"Basta studiare! Andiamo a prendere un gelato, relax!" esclamò dopo aver notato un evidenziatore nella mia mano. 
"Non posso, sono troppo impegnata." risposi evitando il suo sguardo. Credeva di avere il potere di andarsene per anni  e poi ritornare quando gli pareva? Credeva che io fossi così ingenua? Beh perchè lo ero. Dopo vari tentativi mi convinse, un gelato era sempre meglio di un libro di letteratura. 
Sbuffai entrando nella sua auto, gli diedi un debole saluto e mi guardai intorno all'interno di quella macchina sicuramente più valorosa di quella di Jossian. 
Sapevo che tra loro c'era sempre stata una specie di competizione, o che almeno Jossian provasse invidia nei confronti di Gerry. Benchè lui aveva sempre più soldi, più macchine, più vitalità in confronto. Così Jossian spesso cercava di ignorarlo, fingeva di fregarsene, ma sotto sotto potevo leggere nei suoi occhi una brutta malinconia quando si parlava del suo ricco e spensierato fratello minore. Magari tutto ciò implicava anche nel nostro rapporto zio-nipote; ero più fredda con lui dopo aver scoperto i sentimenti di mio padre. 
"Va tutto ok?" mi chiese spezzando il silenzio creatosi dentro quella scatola di lusso. Annuii leggermente, ma riuscì ugualmente a prevedere la mia risposta. D'altronde cosa può risponderti una persona che non vedi da tanto tempo e con cui non hai più nessun rapporto ad una domanda così importante ma allo stesso banale come un "va tutto ok?"? Perchè nessuno ci fa caso ma questa domanda così utilizzata, così nominata, è davvero fondamentale in una conversazione, e non credo debba essere ripetuta a chiunque con tale leggerezza. Che poi lo sappiamo anche noi, non ci aspettiamo mica un "no, va tutto una merda". Lo si chiede per cosa? Essere generosi o affettuosi? Io credo sia una domanda davvero egoista e menefreghista in certi casi. La gente è così sgarbata e prevedibile. 
"So che stai pensando, non ti ho calcolata per tutti questi anni ma, davvero, non ne ho avuto il tempo." ammiccò guardando dritto per la strada con ancora quegli occhiali scuri in volto. 
"Vedo che hai avuto il tempo di comprarti una macchina nuova, però." ammisi. Per tutta risposta fece un debole sorriso, prima di posteggiare da qualche parte e scendere dall'auto seguito da me. 
Era all'aperto, in una grande piazza, perfettamente familiare per me dato che mi ci portava sempre da bambina. Ci sedemmo in uno di quei pochi piccoli tavolini e ordinammo del gelato. 
Tutto proseguì normalmente. Ancora non riesco a capire cosa più freddo fosse quel giorno, il gelato o la nostra inesistente conversazione. 
Anche se dopo un po', Gerry aprì bocca posando la sua ciotola di gelato sul tavolo. 
"Non sono tornato senza un motivo valido, tranquilla." 
Deglutii l'ultimo pezzo di gelato e gli chiesi cosa intendeva. 
"Vorrei parlare con Jossian, devo chiedergli scusa per tutto ciò che gli ho fatto passare in questi anni" rispose con voce ferma e decisa. Scorsi le sue mani più rigide del solito, chiuse in un pugno. Aveva compreso finalmente tutti i dispiaceri di Jossian? Tutti i momenti di crisi che aveva passato a causa del suo misero lavoro? Aveva forse compreso che aveva fatto un gesto ingiusto e vergognoso decidendo di non prestare nemmeno uno spicciolo a suo fratello? O forse aveva compreso qualcosa di più complesso, tipo che tutti quei vizi che si faceva erano veramente infantili e irresponsabili?  
"E' da un paio di mesi che ci penso su, so di aver sbagliato nei suoi confronti quando era nei guai con l'affitto, so di avere ignorato te completamente, sono qui per questo, in primis per chiederti scusa, poi quando mi avrai perdonato vorrei chiederti aiuto per aggiustare le cose con tuo padre." disse tutto d'un fiato. Ascoltai quell'ammasso di parole con attenzione, osservando i suoi movimenti, il suo sguardo fisso su quel gelato, la voce roca e insicura. Sembrava sincero, era sincero. Non lo avevo mai visto così incerto su qualcosa, era in difficoltà e riuscivo a sentire quella debolezza e voglia di essere compreso da una banale ragazzina come me, perchè aveva ragione Margaret, ero una ragazzina. 
Quando rialzò lo sguardo mi guardò dritto negli occhi in cerca di una qualche mia parola. Così feci un respiro profondo, pensai a ciò che avevo intenzione di dire e iniziai a strutturarlo nella mia testa. 
"Ti perdono." dissi schietta. I suoi occhi si illuminarono all'improvviso e fece un gran sorriso che mi riscaldò il cuore. Gerry non era cattivo, non era strafottente, ma come ogni pover'uomo su questo pianeta si era lasciato sprofondare da quello stupido oro che viene definito ricchezza. Aveva capito che la vera ricchezza non era la sua macchina, i suoi capi d'abbigliamento di marca, la sua grande casa, ma la famiglia, i semplici gesti, delle semplici parole come le mie che erano riuscite a farlo sorridere sinceramente come nessuna auto costosa era mai riuscita. 
"Ho bisogno del tuo aiuto Emi, tu sei tutto ciò che Jossian non vorrebbe mai perdere e vedere tra le lacrime. Mi aiuterai?!" chiese prendendomi le mani e stringendole per la felicità. Annuii serenamente e ricambiai la stretta. Ero felice, finalmente tutto si stava ricongiungendo.
Ma purtroppo, c'è sempre un maledetto "ma" che rovina tutte le speranze e gli attimi felici. 
Al ritorno a casa, mentre zio Gerry guidava, un auto tamponò forte e con prepotenza sulla nostra, Gerry sbattè la testa sul volante provocandosi una lesione mortale, così privo di respiro, mentre tutto ciò che si riusciva a sentire era quell'assordante suono del clacson che nascondeva tutte le speranze e le grida di sconfitta dello zio. 
   
 
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