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Autore: Timeofyourlife96    07/07/2016    0 recensioni
Lo guardo suonare, mentre si muove come se fosse posseduto dalla musica. è bellissimo. I suoi capelli si muovono a ritmo e le sue mani scivolano in maniera molto naturale sul suo basso. Immagino le sue mani su di me. Immagino le sue labbra che mi sfiorano. Immagino di accarezzargli quei capelli così disordinati. Immagino di amarlo. Immagino e basta.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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I Green Day suonano per me. Inizia il riff di Basket Case e la folla comincia a muoversi a ritmo. La voce di Billie risuona in tutto lo stadio. Sono in paradiso.

Billie mi fa cenno di salire sul palco. La folla mi prende in braccio e mi trascina sotto il palco, a due passi dai miei miti. Prendo la sua mano e mi ritrovo di fronte ad uno spettacolo incredibile: migliaia di persone che seguono un unico ritmo e cantano un'unica canzone. Rubo il microfono e canto a squarciagola in un inglese un po' incompreso. Billie mi fa i complimenti, mi prende per le spalle e mi scuote forte. “Farai tardi come al solito!” mi dice. Lo guardo incredula. “Parli italiano?” gli chiedo. “Eja, grecu puru”. La fisionomia del suo volto comincia a deformarsi, a cambiare aspetto e a ricordarmi sempre più quella di.. mia madre. Cazzo! Sono le 8 e come al solito farò tardi a scuola. Spengo controvoglia la sveglia nel punto di Basket Case che adoro di più.

Mi lavo e cerco di dare un senso ai miei capelli. Mentre mi lego le Converse mi ritrovo a riflettere sulla mia scelta scolastica. Ma perchè cazzo non sono andata al pedagogico? Non fanno un cazzo rispetto a noi. Mi aspetta addirittura un'interrogazione di matematica, che io ho soprannominato “materia dall'utilità ancora sconosciuta”, cosa che ovviamente la mia prof non verrà mai a sapere, potrei non uscirne viva.

Il liceo è affollato come al solito da gruppi di ragazzine che non hanno ancora afferrato la differenza tra la scuola e una sfilata di moda a Milano. Sculettano nell'andito emanando fiumi di estrogeni ai pischellini che attendono la loro sfilata prima di entrare in classe. L'unica cosa che riesco ad emanare io il lunedì mattina sono sbadigli e qualche rutto per colpa del latte bevuto troppo in fretta.

Saluto le mie uniche vere amiche e compagne di questa mia avventura scolastica che ormai sta per giungere al termine, e mi siedo al mio posto, con l'aria di chi deve andare al patibolo. “Tranquilla è facile, sono solo due regole e poi il resto viene da sé” mi dice Laura. La guardo con la faccia più desolata che esista, e aspetto che arrivi il boia. Le note vengono da sé, le rime vengono da sé, le scorregge vengono da sé, non i calcoli matematici.

Sento i tacchi. “Buongiorno ragazzi, oggi è un bel giorno per interrogare vero?”

“è anche un bel giorno per metterti fuoco la macchina” sussurro a Laura che mi da un pugno sul braccio. Trattengo una risatina. “Pischedda ti vedo molto solare stamattina. Prego raggiungimi alla lavagna assieme a Scano e Aiazzi.”.

Ci vengono assegnate alcune espressioni di cui non riesco a capire nemmeno l'inizio e la fine. Mi butto. La prima riesco a risolverla. È il turno degli altri. Mi giro e mi accorgo che le mie amiche fanno il tifo per me. Sorrido, ignara di ciò che mi aspetta. La seconda è un po' più tosta. Mi incasino a metà e il mio cervello comincia a elaborare calcoli e formule che nemmeno Einstein ha mai formulato. La prof mi fissa aspettando che continui. Poi guarda un secondo la lavagna e si accorge dello scempio che ho scritto. “NON ESISTE LA RADICE QUADRATA DI UN NUMERO NEGATIVO, NON ESISTE!” tuona la prof. La guardo sconcertata e alzo le mani come se avessi appena ucciso un uomo. “MI STATE FACENDO DANNARE, TUTTI A POSTO!” furono le ultime parole riguardo la nostra coraggiosa impresa.

Al momento della pausa usciamo tutti fuori a prenderci un po' di sole primaverile. I miei compagni mi rincuorano. Siamo tutti un po' nella merda, ma sono sicura che ce la faremo. Tra qualche mese potremo dire che saremo maturi come una mela. Vicino al cancello c'è un po' di movimento di persone, io e le mie amiche, incuriosite, ci avviciniamo. I rappresentanti stanno appendendo il programma dell'assemblea della musica. Ho sempre adorato quell'assemblea. Ora un po' meno. Si esibiscono sempre i soliti “rapper” e qualche artista incompreso. Quest'anno la locandina è più articolata e all'ultimo posto leggo che si esibirà una band il cui nome mi incuriosisce particolarmente: MARVINTRIPP. Oltre al nome mi colpisce sopratutto che ci sia anche una foto: ci sono tre ragazzi. Uno coi capelli castani un po' corti, uno che invece li porta lunghissimi, e un altro.. che a primo impatto non riesco a descrivere. È bello. Ha i capelli non troppo lunghi, scuri, molto scuri, e uno sguardo un po' spento, perso, come se non gli piacesse essere fotografato. Indossa una maglietta dei Nirvana. “Che ne pensate?” chiedo alle mie amiche. “Sembra interessante vero?” ma non ricevo alcuna risposta. Mi giro di scatto e mi rendo conto che sono rimasta sola nel cortile, a farmi viaggi mentali su questo strano individuo. Scoppio a ridere e corro verso la mia aula mentre la bidella del mio piano mi rimprovera in dialetto il fatto di essere sempre in ritardo.

All'ora di educazione fisica faccio giusto le mie solite figure di merda mentre giochiamo a pallavolo. Ma stavolta non ci faccio tanto caso. La mia testa è altrove. Devo informarmi, devo sapere tutto sui Marvintripp. Chiudo gli occhi un secondo per poter immaginare di nuovo il suo volto e boom! Una schiacciata mi colpisce in pieno volto. “Pischedda ma dove hai la testa? Non è il momento di fare yoga!” mi dice la prof, ridendo più che rimproverandomi. Mi sistemo gli occhiali e faccio cenno che è tutto apposto.

Rientrando a casa le note di Walking Contraddiction mi accompagnano lungo il tragitto. Sino al punto in cui mi frega. Mancano circa 100m per arrivare a casa mia, eppure mi fermo e cerco di prendere un po' d'aria. Stacco la musica. Eccola, la puttana, come la chiamo io, in dialetto, “sa susciagiogusu” ossia colei che ti distrugge tutti i tuoi piani. È l'ansia. La cazzo di ansia che purtroppo mi sale quando sono sola. I miei pensieri diventano veloci ed incontrollabili. Mi sembra di impazzire, d'un tratto la mia casa sembra allontanarsi e tutto diventa offuscato. Il panico è una merda. Cerco di fare qualche passo ma l'attacco è troppo forte. Mi siedo nella piazzetta vicina a casa. I miei occhi si riempono di lacrime. Non è sempre stato così, so soltanto che da quando ho iniziato a stare così, tutto è cambiato. Non ho più la mia autonomia. E le cose che agli altri sembrano cazzate, per me sono ostacoli insormontabili. Mi guardo le mani, sono sempre le mie mani ma in quel momento le sento distanti, come se non mi appartenessero. Decido di chiamare mia madre. Lei lo sa, lei mi capisce, lei mi aiuta. Mi basta sentire la sua voce per riuscire a tornare alla realtà, per riuscire a gestire di nuovo i pensieri. Faccio un bel respiro e comincio a camminare verso casa. Lei mi parla di cosa ha combinato il mio cagnolino, di cosa ha cucinato per pranzo, e ad ogni sua parola sento la paura allontanarsi. Finalmente sono a casa. Pranzo e poi mi abbandono al mio letargo pomeridiano. Per poi studiare un po' di filosofia per la verifica. E poi finalmente accendo il pc, metto un po' di musica e mi inoltro nel mondo Marvintripp. Scopro che hanno fatto due album, che si sono formati nel 2006, che si ispirano al Grunge degli anni Novanta, e sopratutto scopro i loro nomi, o forse soprannomi? Pablo voce e chitarra, Zick al basso e Tattu alla batteria. Si, devono essere soprannomi che si sono dati tra amici. Mi scarico una loro foto sul cellulare, e anche un loro singolo, prima di andare a dormire e cercare di prendere sonno dopo questa giornata movimentata.

 

 

  
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