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Autore: vanessie    09/07/2016    6 recensioni
La storia sviluppa alcuni personaggi di mia invenzione presentati nella fanfiction "Sunlight's Ray".
Una vicenda ricca d'amicizia, amore e problemi della vita quotidiana con cui ogni adolescente si trova a fare i conti...narrati da una prospettiva femminile e maschile. Non mancherà un pizzico di fantasy e un richiamo ai personaggi originali della Meyer!
Per avere una migliore visione delle cose sarebbe meglio aver letto Sunlight's Ray 1-2-3, in caso contrario potete comunque avventurarvi in Following a Star!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sunlight's ray'
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Capitolo 13

“Aprire gli occhi”

 

 

POV Nicole

Ero andata alla festa di compleanno di Cat. Aveva invitato le sue amiche di facoltà, il suo ragazzo Luke e alcuni loro amici comuni, Robbie, Jonathan e me. Era stata una bella serata, divertente, poi però avevano iniziato a fare delle sfide su cose stupide e coloro che perdevano le sfide dovevano bere degli alcolici. La situazione era un po’ sfuggita di mano…

Jonathan era uno di quelli che aveva ufficialmente bevuto troppo. Lo vidi seduto sugli scalini e gli andai vicina. Aveva gli occhi un po’ lucidi e la voce aveva un tono diverso, le parole uscivano come rallentate e non erano schermate dalla piena lucidità mentale, per cui talvolta diceva cose senza senso o audaci, dato che i suoi freni inibitori erano andati a farsi fottere. Appena mi misi seduta al suo fianco, lui rivolse i suoi occhi castani su di me e mi sorrise “Come sei bella!” esclamò, gli sorrisi “Qualcuno qui ha bevuto troppo!” risposi dandogli una carezza sul capo. Chinò la testa e mi mostrò un’espressione felice da bambino birichino, che mi ricordava tanto quando era piccolo. “Perché hai esagerato tanto con l’alcool?” domandai “Perché…mi fa schifo la mia vita sentimentale” “Addirittura?” chiesi divertita. Sì…l’alcool aveva fatto parecchio effetto, quelle non erano parole da Johnny. Lui si appoggiò con la testa alla mia spalla e così lo abbracciai “Mi gira la testa” affermò “Lo immagino, chissà che credevi di fare ubriacandoti!” “Volevo fare l’amore con te” disse “Sei di fuori” “No, è vero. Sei così sexy con questa gonna…” “Non ho la gonna” “No?!” “Johnny sono shorts” “Ahhh gonna o shorts è lo stesso, chi vuoi che se ne accorga” “Tu sei decisamente di fuori” sentenziai e lui cominciò a ridere tanto genuinamente che contagiò anche me. “Forse è meglio che ti porti a casa” gli dissi “Nooo sto bene” “Come no! Alzati dai” dissi. Lui si alzò e barcollò vistosamente “Lo vedi?! Non stai in equilibrio. Vieni qua” dissi appoggiando il suo braccio sulle mie spalle, con lo scopo di sorreggerlo e farlo camminare dritto “Quanto ti voglio bene Nicole” “Lo dici ora, perché ti riporto a casa sano e salvo” scherzai. Nel tragitto lui continuò a dire cose stupide e a ridere. “Eccoci arrivati, dammi le chiavi” gli dissi una volta raggiunto il suo appartamento “Prendile tu, sono in tasca” rispose indicandomi la tasca destra dei pantaloni. Infilai la mano e sicuramente arrossii all’idea di rovistare in quel punto tanto vicino alle sue parti intime. Per fortuna lui era sbronzo e non lo notò. Aprii la porta e lo lasciai a sedere sul divano. Mi misi accanto a lui e Jonathan cominciò a dirmi delle frasi sconnesse riempite qua e là di amore, piccola mia, tesoro. Mi faceva sorridere e rimasi totalmente interdetta quando si protese verso di me. Oh cazzo…stava per baciarmi…sì certo che volevo le sue labbra ma non così, non da ubriaco. Dalla mia gola uscì un timido “Oh oh” rimasi ferma immobile quando le sue labbra arrivarono quasi a sfiorare le mie. Lui si tirò indietro in un baleno. “Mi dispiace” disse “No…dispiace a me, scusami” risposi. “Sono un idiota” “No John, non lo sei” “Non vuoi essere baciata?” “Baciata?” ripetei pensando che invece sì…desideravo quel bacio con tutta me stessa.

 

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Ma non potevo prenderglielo dalle labbra, lui non era lucido e ne avevo la conferma ogni vota che apriva bocca e iniziava a sparlare e dire le cose con voce diversa. Gli diedi un bacio sulla guancia e seguii il profilo del suo naso con l’indice. “Sei ancora mia amica?” “Ma certo che sì. Parli come un bambino di 6 anni stasera” risposi “Sarebbe bello essere più piccoli. Potrei chiedere a zia Sarah di riportarmi indietro nel tempo…a quando avevo 18 anni…a quando stavamo insieme” “Jonathan forse è meglio che chiudiamo qui il discorso” “Perché? Guarda che ero innamorato davvero di te” “Anch’io” “Nicole…” disse lasciando la frase sospesa. Riappoggiò la testa sulla mia spalla e restò lì. “Vieni con me” affermai portandolo sul suo letto. “Dio quanto sei pesante!” esclamai stanca per aver sorretto il suo peso “Adesso devi dormire” dissi slegandogli i lacci delle scarpe. “Dormi con me?” “Mi fai le proposte indecenti perché sai che non posso arrabbiarmi con un ubriaco?” “Ma ti io amo” “Sì…ok…vieni, ti aiuto a spogliarti” aggiunsi togliendogli prima la camicia di jeans, poi la maglietta, infine aiutandolo con i pantaloni. Gli sistemai le coperte e gli diedi un bacio sulla fronte. “Nicole” “Dimmi” “Grazie” “E di cosa?” “Di esistere” disse. Sorrisi “John spero che domani non ti ricorderai niente, altrimenti sarà troppo imbarazzante. Buonanotte, ti chiamo domani per sapere come stai” “Buonanotte” rispose. Spensi la luce e uscii dalla sua camera e dal suo appartamento. Tornai verso la mia stanza e ripensai a tutte quelle dichiarazioni d’amore che mi aveva fatto poco prima. Se solo le avesse fatte da sobrio…era stato bello sentirsi dire ti amo. Neppure in quei due mesi di tanti anni fa, in cui eravamo stati insieme, me lo aveva mai detto ed era stato emozionante sentirglielo pronunciare. Ma purtroppo erano parole senza significato…non le pensava sul serio.

Il giorno successivo trovai un sms di John sul cellulare, gli risposi e iniziammo a smessaggiare durante le lezioni.

 

J: Ciao grazie per avermi riportato a casa ieri sera, ho esagerato con gli alcolici e spero di non aver detto delle idiozie ;)

N: Prego, a dire il vero ne hai sparate parecchie di cavolate :D per tua fortuna non te le ricordi!

J: Robbie ed io domani andiamo al cinema con alcuni nostri amici…ti va di venire?

N: Quale film vedete?

J: L’ultimo horror che è uscito…lo so non è il massimo, ma almeno passiamo una serata fuori casa! Il film parla di vampiri…dai vieni così ci facciamo due risate sui canini appuntiti!

N: Va bene, se è per ridere delle fantasie cinematografiche sui vampiri, vengo :P a che ora?

J: Il film inizia alle 22, ti vengo a prendere alle 21.00 e ci ritroviamo con gli altri per prendere la metropolitana

N: Ok, a domani sera!

 

Misi il cellulare in borsa e mi concentrai di nuovo sulla lezione. Presi appunti e scappai in un’altra aula per la successiva ora di corso. Anche per quel pomeriggio ero finalmente libera. Andai a sistemare le cose nell’armadietto e trovai Andrew ad aspettarmi. “Ciao Nicole” “Ciao” risposi, ci scambiammo un bacio e un abbraccio “Sono passato per chiederti se domani sera ti andava di venire con me e i miei amici a quella festa di cui ti ho parlato” disse. Rimasi interdetta, Andrew non mi invitava mai a trascorrere il tempo con i suoi amici…non è che ne avessi tutta questa voglia in effetti…non mi piaceva il loro modo di ‘divertirsi’ fumando canne. Quelle poche volte in cui ero uscita con loro avevano continuamente insistito affinché provassi, ma mi ero sempre tirata indietro e per questa ragione mi consideravano una tipa noiosa e bacchettona. "Allora che dici? Vieni?" insistè “Ehm io…ho già un altro impegno” risposi e in realtà era vero, dovevo andare al cinema con Jonathan, Robbie e i loro amici. “Come hai un impegno?” “Vado al cinema con i miei amici” tagliai corto. Lui rimase lievemente stupito…ma che si aspettava scusa? Andrew usciva di continuo, aveva mille impegni, per quale ragione non potevo averceli anch’io? Dovevo forse restare in casa a fare la calza? Caspita avevo bisogno di stare con persone della mia età, di svagarmi, di divertirmi “Preferisci uscire con i tuoi amici invece che con me?!” mi domandò stizzito “Mi sembra che sia esattamente ciò che fai tu ogni santo giorno! Per una volta l’impegno ce l’ho io” conclusi “Con chi esci? Con il tuo amico…come si chiama…Jonathan?” “Sì” “A me quello non piace affatto” “Anche a me i tuoi amici non piacciono, ma tu ci esci ugualmente” “Che vorrebbe dire eh?!” chiese prendendomi i polsi “Lasciami, questi gesti da idiota li fai con i tuoi amici, non credere di potermi dire cosa posso o non posso fare! Ciao, ci si vede!” conclusi andandomene. Il giorno successivo venne a chiedermi scusa appena sveglio. Non mi era piaciuto quel suo gesto di bloccarmi i polsi…ma che potevo fare? Accettai le scuse e pranzammo insieme alla mensa una volta finite le lezioni. Tornai a casa a studiare e dedicai allo studio almeno quattro ore buone. Mentre ripetevo il contenuto dei libri per l’esame che avrei dovuto sostenere a breve, ne approfittai per mettere lo smalto alle dita delle mani. Quando asciugò, sistemai i capelli in una treccia laterale e mi truccai. Misi in ordine i libri e cenai insieme a Cat e Luke, che la mia compagna di stanza aveva invitato per la serata. Li lasciai per andare a vestirmi. Misi una canotta a righe, una gonna nera di ecopelle abbastanza corta e dei sandali con la zeppa.

 

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Andai ad aprire la porta a Jonathan quando bussò. Ebbe il tempo di scambiare due chiacchere con Cat e Luke mentre prendevo una borsa e una giacca per la serata. Uscimmo di casa e ci avviammo alla fermata della metro, dove Robbie e gli altri loro amici ci aspettavano. “Vuoi far colpo su qualche mio amico stasera?” domandò sorridendo “No, perché?” “Ti sei vestita così…così…carina!” sorrisi per il suo complimento “Non è adatto vestirsi così secondo te?!” “Ma no, va benissimo, scherzavo” “Ah ok” risposi. Salutai gli altri, Robbie in particolare e salimmo in metropolitana. Jonathan si mise a parlare con due di loro ed io restai accanto a lui, intromettendomi di tanto in tanto nella conversazione. Gli altri ragazzi erano tipi simpatici, un po’ nerd ma simpatici. Arrivati al cinema multisala facemmo i biglietti e entrammo in sala. Capitai seduta accanto a Robbie e ad un altro ragazzo della compagnia. Mi sistemai sulla poltrona del cinema e parlai più che altro con Robbie, mentre aspettavamo che John e altri ragazzi tornassero con le bibite e i pop corn. “Allora Robbie…come va?” domandai “Bene e tu?” “Bene” “Stai ancora con quel ragazzo? Aspetta come si chiama…Andrew?” “Sì” “Immagino sia con gli amici stasera!” “Esatto…come hai fatto ad indovinare?” “Scontato, che aspetti a mollarlo?” “Robbie per favore non ti ci mettere anche tu” “Ok. Sai che anch’io ho conosciuto una persona che mi piace?!” “Davvero? Wow! John non mi aveva detto nulla…” “Si chiama Simon…” disse. Quindi ci avevo visto giusto sulla sua omosessualità. “Studia con te?” “Non proprio ma seguiamo dei corsi in comune” “Mi fa piacere! Avete la stessa età?” “Sì. Sai che…sei sorprendente! Credevo che la prima cosa che mi avresti chiesto fosse: ohhhhh sei gay?!?!? E invece no, lo apprezzo Nicole” “Beh non mi importa del tuo orientamento sessuale, che differenza fa se ti piace un lui o una lei? Credo che sia del tutto identico!” “Sono senza parole Nicole Black” disse facendomi sorridere. Jonathan e gli altri arrivarono e distribuirono i pop corn e le bibite ad ognuno. John si mise seduto e si sporse dalla poltrona per guardarmi “Che fai laggiù? Perché sei così lontana?” mi chiese “Mi è capitato il biglietto con il numero di questa poltrona e quindi…eccomi qui” risposi. Si alzò e fece il giro per avvicinarsi “Andiamo Robbie potresti spostarti?” domandò al suo compagno di stanza “Vuoi stare vicino a Nicole?!” “Beh l’ho invitata io, gli altri li conosce appena” “Conosce me però” rispose Robbie. Jonathan lo guardò male “Ok ho capito, puoi dirlo esplicitamente che vuoi stare accanto alla tua ragazza!” esclamò Robbie “Non dire cretinate! Non è la mia ragazza e lo sai” concluse mentre Robbie faceva il cambio di posto. Jonathan si posizionò sulla poltrona e parlammo brevemente del film. Le luci si spensero e il film cominciò. Come tutti gli horror aveva una trama pressoché scontata. Mamma quante idiozie sui vampiri che avevano inventato!!! C’era davvero da ridere a pensare alle differenze tra la realtà e la finzione. Quando il film finì uscimmo tutti all’esterno del cinema. Un ragazzo sconosciuto presente nel multisala si avvicinò per chiedermi una sigaretta. Risposi educatamente che non fumavo e lui tornò dai suoi amici. Continuò a fissarmi da lontano e notai che ci vennero dietro quando tornammo alla fermata della metropolitana. Mentre attendevamo che arrivasse, quel tipo si avvicinò di nuovo a me, questa volta per chiedermi quale fosse la fermata più vicina alla piscina comunale. Cavolo, ma cosa voleva da me? Mi aveva messa in agitazione, continuava a tenermi gli occhi addosso e mi faceva sentire a disagio. Entrammo nel vagone della metro e andai in piedi vicina a Jonathan. Afferrai il palo di ferro per sostenermi e con l’altra mano presi la stoffa del giubbotto di John. “Tutto bene? Sei strana!” esclamò “Non lo so, quello laggiù mi fissa continuamente ed è la seconda volta che viene a chiedermi le cose, giusto per avere una scusa per avvicinarsi a me” spiegai con la voce leggermente ansiosa. “Forse gli piaci” “Non voglio piacergli. Guardalo, ha degli occhi da pazzo!” esclamai. Lui rise “Non c’è niente da ridere! Ti prego non allontanarti! Sta tornando qui” aggiunsi. Quel tipo mi venne di nuovo vicino, fermandosi a pochi passi da me. Lasciai completamente la presa dal palo di ferro e mi avvinghiai a Jonathan, abbracciandolo con entrambe le braccia. John mi fece arretrare di qualche passo, facendomi posizionare in un angolo e mi diede qualche bacetto sui capelli. “Ti prego, fingi di essere il mio ragazzo!” lo supplicai quando quel tipo invadente ci raggiunse. Sciogliemmo l’abbraccio “Ciao! Come ti chiami?” “Nicole” “Bel nome, proprio adatto ad una bambolina come te!” esclamò mettendomi a disagio. “Posso avere il tuo numero?!” “Scusa ma…sono con il mio ragazzo e…non mi sembra proprio il caso” conclusi afferrando il giubbotto di Jonathan “Ah scusa amico, non avevo capito!” esclamò il ragazzo rivolgendosi a John e andandosene. “Quindi fammi capire…a tuo piacimento mi sposti dalla categoria amico a quella di ragazzo e viceversa!” scherzò John “Era una situazione d’emergenza” mi giustificai “Non siamo così intimi da poterti permettere questi privilegi” aggiunse “Oh giusto perché…nell’ipotetico caso in cui tu dovessi ricoprire il ruolo del mio ragazzo…beh sarei solo io a godere dei privilegi” “Godere dei privilegi? Godere??? Nikki non riuscivi a trovare un verbo meno equivocabile?” affermò ridendo “Ok…mettiamola così, sarei io la privilegiata a stare con te? Cioè dai non sono una modella o un’attrice, ma non sono così brutta! Qualche vantaggio lo avresti anche tu” “Credo che con un bel ragazzo come me tu sia più avvantaggiata” continuò a scherzare “Quindi io sarei brutta?” “No, non ho detto questo, è solo che…per poter essere io quello che ‘gode’ dei privilegi tu…” “Io cosa?” “Beh ti faccio il piacere di difenderti dalle attenzioni di brutti ceffi che vogliono rimorchiarti e tu potresti farmi qualche…” “Cosa?” chiesi ridendo “Piacere!” “Piacere?! Dai sentiamo!” “C’è una cosa che vorrei fare da un bel po’ di tempo, ma poi per varie ragioni rimando, rimando, rimando. Ma ora credo di averne bisogno e tu mi sembri l’unica adatta a…aiutarmi” “Cos’è una proposta indecente a sfondo sessuale?” “Mah Nicole, nooo. Vai sempre a pensare al sesso tu…Andrew deve proprio riuscire ad appagarti! Come no!” esclamò, gli tirai una spinta e uno scappellotto. “Non è a sfondo sessuale. È che due mesi fa mi si è macchiata una giacca, l’ho lavata, ma…è rimasta la macchiolina. È una delle mie giacche preferite e pensavo che forse tu potevi darmi una mano a mandarla via” “Ah. Oh certo! Per così poco!” esclamai. Jonathan si voltò verso il ragazzo che prima mi aveva avvicinata, lo guardò per qualche breve secondo e poi mi abbracciò. “Approfitto della presenza di quel tipo che ti infastidisce, per prendermi qualche abbraccio gratis da una bella ragazza” disse. Restai in silenzio a prendermi tutta la piacevolezza del contatto con il suo corpo. Robbie ci guardava e sorrideva da lontano. Abbassai lo sguardo e lo trattenni per le spalle quando cercò di allontanarsi. “Ti piaccio proprio come finto ragazzo” disse improvvisamente “Beh sì dai, sei carino. Non sai lavare le giacche, ma sei carino” lo presi in giro, sentendolo ridacchiare “Potrei saper fare altre cose che nemmeno immagini” “Smettila, poi dici che sono io la maliziosa” “Infatti lo sei, intendevo dire che per esempio so stirare, so spolverare e so…dare l’aspirapolvere” “Mmmm wow, potrei meditare di sposarti!” esclamai. Restammo a ridere e prenderci in giro l’una tra le braccia dell’altro, era ufficialmente grandioso stare con lui, ne avevo ogni volta la conferma! Quando rientrammo all’ateneo Jonathan ed io lasciammo gli altri dando loro la buonanotte. Mi accompagnò a casa mia e sperai di non disturbare Cat e Luke rientrando. “Ti va di…entrare?” gli proposi “Sì” disse seguendomi all’interno dell’appartamento. Tolsi i sandali con la zeppa e lo presi per mano guidandolo in camera mia. Accesi la lampada sul comodino e chiusi la porta. Jonathan si tolse il giubbotto e lo appoggiò sulla sedia, sulla quale poco prima avevo depositato la mia borsa. Mi misi seduta sul letto e gli feci cenno di sedersi vicino a me “Parliamo piano o disturbiamo Cat e Luke” bisbigliai “Ti sei divertita? Escluso il ragazzo fastidioso della metro” sussurrò, annuii. Restai a guardarlo negli occhioni castani dalla forma straordinaria.

 

 

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Individuai il contorno delle sue lenti a contatto e lo vidi sorridere “Ieri ho litigato con Andrew” confessai “Voleva che stasera andassi con lui e i suoi amici ad una festa, ma sai quanto non mi piacciano gli atteggiamenti dei suoi amici, dunque gli ho detto che avevo un impegno per venire al cinema con voi. Si è arrabbiato, iniziando a dire che tu non gli piaci e” aggiunsi, ma lui si intromise “Io non gli piaccio?!” disse mettendosi a ridere e sdraiandosi sul mio letto “Sai che me ne importa, sapessi quanto lui piace a me!!!” precisò. Percorsi con l’indice il contorno del suo braccialetto e pensai che probabilmente avevo sbagliato a raccontargli quell’episodio. Jonathan si rialzò a sedere e mi sollevò il viso poggiando due dita sotto al mio mento. Incontrai i suoi occhi e restai ferma a farmi sistemare da lui i capelli dietro alle orecchie. “Scusa…forse non è stato carino dirti che Andrew ha detto quelle cose di te” “Non mi importa di lui, mi importa di te, di quello che pensi tu” sussurrò.

 

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“Ho detto a Andrew che…sarei uscita con voi” farfugliai. Maledetto cellulare! Iniziò a squillare, quindi mi affrettai a prenderlo, per non svegliare la mia coinquilina. Era Andrew. Risposi e ci parlai brevemente. Tagliai la conversazione perché Jonathan si era alzato in piedi e aveva rimesso il giubbotto. Gli andai vicina “Che fai? Perché vai via?” domandai “Perché è meglio così Nik” “Perché? Spiegami!” “Perché sono qui nella tua stanza, mi faccio delle idee su di te, su di me…idee stupide, è meglio che vada a dormire” “Ma Jonathan aspetta, perché dici così?!” “Te lo spiego meglio la prossima volta” concluse. Si incamminò alla porta, lo seguii…ci salutammo frettolosamente e lo guardai allontanarsi.

 

NOTE:

Buon sabato ragazze e scusate il ritardo! Allora...un capitolo lungo e denso di novità! Prima di tutto alla festa di compleanno di Cat, Jonathan esagera un po' con gli alcolici e dice a Nicole parecchie cose, su cui lei dovrebbe riflettere, visto che, come dice il proverbio latino, in vino veritas :P Arrivano quasi a scambiarsi un bacio, che non avviene solo perchè Nicole si rende conto che lui non è lucido e che quindi quel bacio perderebbe ogni significato! In questo capitolo vi ho mostrato un breve dialogo tra Nikki e Andrew, che vi fa capire ancora meglio quanto lui sia odioso e egoista. Il nome del capitolo "Aprire gli occhi", sta ad indicare che lei si è finalmente resa conto del fatto che quella relazione è un errore...vi annuncio che presto ci saranno novità! In seguito Nicole esce con John e i suoi amici per andare al cinema. Qui si scopre che il sospetto sull'omosessualità di Robbie è fondato. Le mie lettrici fidate sanno che mi piace trattare nelle mie storie anche alcune tematiche sociali e questa dell'omosessualità mancava all'appello...inoltre scambio di battute pungenti sulla metropolitana tra Nicole e Jonathan, che amano scherzare a vicenda e infine in camera di Nicole lei gli racconta del litigio con Andrew e l'atmosfera tra loro si fa molto intensa, peccato che Andrew abbia interrotto tutto con la sua telefonata ^____^ Caspita, quante cose di cui parlare in questo capitolo! Lascio a voi la parola adesso, spero che le vostre recensioni siano dettagliate, voglio conoscere tutte le vostre opinioni! A venerdì,

Vanessie

   
 
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