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Autore: vanessie    15/07/2016    5 recensioni
La storia sviluppa alcuni personaggi di mia invenzione presentati nella fanfiction "Sunlight's Ray".
Una vicenda ricca d'amicizia, amore e problemi della vita quotidiana con cui ogni adolescente si trova a fare i conti...narrati da una prospettiva femminile e maschile. Non mancherà un pizzico di fantasy e un richiamo ai personaggi originali della Meyer!
Per avere una migliore visione delle cose sarebbe meglio aver letto Sunlight's Ray 1-2-3, in caso contrario potete comunque avventurarvi in Following a Star!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sunlight's ray'
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Capitolo 14

“Space Cake”

 

 

POV Nicole

Quella sera avevo accettato di accompagnare Andrew ad una festa in maschera. Non potevo dirgli sempre di no, inoltre alla festa ci sarebbero venute molte persone dell’ateneo e quindi lo accontentai. Stavamo insieme da 9 mesi e le cose tra noi erano andate a deteriorarsi sempre più. Nell’ultimo mese infatti litigavamo senza sosta. Quella storia era praticamente al capolinea, avevo parlato a lungo con Cat per avere dei consigli ed ero arrivata all’unica conclusione possibile…presto o tardi avrei dovuto affrontarlo.

Lo raggiunsi nella sua stanza e insieme andammo alla festa. C’erano tantissimi ragazzi e ragazze in maschera. Andrew mi portò a prendere un cocktail e mi offrì una fetta di torta. “E questa? Chi l’ha fatta?” gli domandai “Che vuoi che ne sappia, dai mangiala!” “Non mi va molto, avrei più voglia di salato” “Su Nicole mangiala e basta” disse. Ma sì, la mangiai. Ben presto rimasi sola, andai a sedermi sulle scale e mi persi ad ascoltare i ragionamenti di alcuni studenti che non conoscevo.

Andrew mi aveva fatto assaggiare una torta strana poco prima. L’avevo mangiata anche se il sapore era strambo…non sapevo capire a quale ingrediente fosse dovuto. Me ne aveva servita una fetta grande, portandomi anche un cocktail molto buono, dolce come piaceva a me, ma anche parecchio alcolico. Mi era venuto già il giramento di testa. Da almeno cinque minuti poi iniziavo ad avvertire una strana sensazione, che mai avevo provato prima. Non sapevo che cosa l’avesse provocata, ma in pratica era come se avessi una gran voglia di sentirmi libera, di fregarmene di chi mi stava intorno, di cosa pensassero. Jonathan mi si avvicinò per salutarmi “Ciao Nikki! Anche tu qui? Non me lo aspettavo!” “Ciao, ho accompagnato Andrew” spiegai e poi aggiunsi “Balli con me?” “E Andrew?” “Che importa, voglio stare con te” dissi. Non capivo perché al contrario del solito riuscissi a dirgli in faccia tutto ciò che veramente pensavo, senza riflettere sulle conseguenze provocate dalle mie parole. Mi voltai verso il mio ragazzo, stava facendo il cretino con una bionda…forse dovevo solo cogliere l’occasione offertami quella sera dal destino, per essere finalmente diretta anche con Andrew e dirgli che non accettavo i suoi comportamenti, che mi lasciava sempre sola, che mi metteva sempre all’ultimo posto. “Allora? Ti va un ballo con me John?” “Va bene” rispose. Mi alzai e mi avvinghiai alla sua vita per camminare senza che si accorgesse della mia confusione mentale e del mio leggero stato alterato provocato dall’alcool. Gli chiesi di portarmi nell’altra saletta perché volevo ballare con lui il latino americano. Raggiungemmo il luogo stabilito e spostai le mani sulle sue spalle iniziando a ballare sulle note di una canzone spagnoleggiante dal ritmo sensuale. All’inizio ero un po’ in imbarazzo a fare quei movimenti tanto attaccata al suo corpo, ma poi lui si sciolse e quindi, complice il rincretinimento che mi assaliva sempre di più e la sfacciataggine che avanzava, cominciammo a ballare sempre più vicini e sempre più coinvolti l’uno dall’altra. Il suo sguardo poggiato su di me mi faceva impazzire, le sue mani erano appoggiate sui miei fianchi ondeggianti e le mie invece si spostavano dalla sua schiena, alle spalle, ai capelli. Avevo solo una gran voglia di fare l’amore. Forse stavo impazzendo, ma avevo meditato almeno quattro volte di confessarglielo mentre ballavamo. Mi bloccai quando iniziò a farmi male lo stomaco. “Tutto bene Nikki?” “Non mi sento bene” “Che hai?” “Voglia di vomitare” “Vuoi che ti porti in bagno?” “No…aspetta ora passa” “Ma sei sicura di aver bevuto solo un cocktail?” “Sì” risposi.

 

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“Non è la prima volta che bevi un cocktail e aver voglia di vomitare come se fossi ubriaca mi sembra eccessivo. Dimmi la verità cos’hai bevuto?” “Solo un cocktail te lo giuro e poi…ho mangiato una fetta di torta” “Quale torta? Forse ti ha fatto male quella” “Non lo so…me l’ha data Andrew e in effetti aveva un sapore strano. Mi pare che lui abbia detto che si chiami…Space Cake” “Cosa? Aspetta vieni con me! Devo dire due parole a Andrew” affermò trascinandomi dal mio ragazzo. Jonathan lo prese per la camicia e lo spinse in un angolo “Che cazzo le hai dato?” “Nulla, spiegami che diavolo vuoi da me!” “Le hai fatto mangiare la Space Cake?” “A te che ne frega, spiegamelo” rispose Andrew con aria sprezzante “Sta male, ha voglia di vomitare. Le hai almeno detto cosa c’era tra gli ingredienti della torta? O te ne sei altamente sbattuto le palle come al tuo solito, pensando unicamente a divertirti con i tuoi amici e fregandotene della tua ragazza?!” urlò. Tirai Jonathan per la giacca, non volevo che litigassero. “Ragazzi dai basta” dissi mentre mi sentivo sempre più male “Nik ascolta, nella Space Cake c’è la cannabis” “Eh? No io…non no. Andrew…sai che non voglio fumare canne figuriamoci mangiare una torta con quella dentro” dissi “Ma dai Nicole, era solo per divertirci!” esclamò lui. “Sei proprio uno stronzo!” gli urlai cominciando a piangere “Smettila amore su” disse Andrew “Non mi toccare. Mi fa schifo quello che hai fatto. Dovevi dirmelo che era una torta alla cannabis, ero io a dover accettare di mangiarla. Non dovevi decidere tu!” urlai. Mi rifugiai tra le braccia di Jonathan, ero arrabbiatissima, mi sentivo tradita, mi sentivo stupida, ingenua. Inoltre stavo seriamente per vomitare e la testa mi stava esplodendo. “Sì dai…sì, vai con il tuo amichetto del cuore. Almeno è la volta buona che ti diverti” disse Andrew  stringendomi il polso. Jonathan gli afferrò la mano e lo allontanò da me “Non permetterti di toccarla” disse alterato. Si tolse la giacca e me la mise sulle spalle “Andiamo Nikki, ti porto via da qui” mi disse “Ma sì, vattene, portatela via. Ma non aspettarti che te la dia…è una mezza suora” affermò quel cretino di Andrew. Ma come cavolo avevo fatto a stare con un demente del genere? Jonathan lo guardò malissimo e gli diede un pugno. Iniziarono a picchiarsi ed io, nonostante il malessere fisico, cercai di fermarli. John era un lupo mannaro, la sua forza era enormemente maggiore, inoltre la rabbia poteva portarlo a mutare lì davanti a tutti e non era proprio il caso che diventasse un lupo. Certo Andrew se lo sarebbe meritato ma…non potevo lasciarglielo fare. “Jonathan basta, lascialo” dissi strattonandolo “Smettila, lascialo stare, andiamocene” ripetei “Ti prego” dissi piangendo. Jonathan si convinse ad ascoltarmi, mi sorresse per sostenermi a camminare e ci allontanammo. Non disse nemmeno una parola nel tragitto verso la mia stanza. Spesso non riuscivo a stargli dietro e perdevo l’equilibrio con le mie scarpe tacco 12. Mi sentivo uno schifo sia per la cannabis che avevo mangiato, sia perché Andrew mi aveva pienamente delusa. Alla fine lo sapevo che la nostra storia era al capolinea, ma vedere come lui si era comportato quella sera mi aveva ferita.    

“Ce la fai?” mi domandò John quando mi fermai “No” “Vuoi che ti porti in braccio?” “No è solo che…quel deficiente mi ha completamente delusa. Sapeva che non approvavo la sua passione per le droghe leggere e…ha comunque fatto in modo che le provassi offrendomi quella torta con l’inganno” spiegai “Mi dispiace Nik” “Sono un’ingenua, la colpa è solo mia” “No, non è vero, non è colpa tua. Ti sembra normale che uno che dice di essere il tuo ragazzo possa ingannarti così? Scusa se te lo dico, ma è lui che non è normale” “Se i miei genitori sapessero che ho assunto cannabis…” “Nicole non devono saperlo per forza. Comunque sono sicuro che non si arrabbierebbero perché non volevi prenderla, l’hai fatto inconsapevolmente” “Ho fatto una figuraccia…l’ingenua ragazza di provincia che non sa neppure cosa sia una Space Cake…” mugugnai tra le lacrime.

 

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“Non dire così cucciola, vieni qua da me” disse abbracciandomi. Mi sentii avvolgere dalle sue braccia e così mi lasciai andare cominciando a piangere. Jonathan mi coccolò un po’ accarezzandomi i capelli e dandomi qualche bacetto sulla fronte. Mi sollevò prendendomi in collo ed io mi aggrappai alle sue spalle e attorcigliai le gambe intorno al suo bacino. Mi lasciai trasportare verso la mia stanza, continuando a piangere sia per la delusione sentimentale, sia perché fisicamente mi sentivo davvero sconvolta. Il mal di stomaco stava aumentando e la testa vorticava senza sosta. “Jonathan ti prego mettimi giù” lo implorai, lui obbedì “Che hai?” “Ho voglia di vomitare per davvero adesso” ammisi. Mi allontanai da lui e mi diressi tutta barcollante verso un’aiuola. Non volevo farmi vedere in quello stato. Mi appoggiai con una mano al tronco di un albero e iniziai a buttare fuori tutto. Sentii le sue mani raccogliere i miei lunghi capelli e tirarmeli indietro per evitare che li sporcassi. Mi porse un fazzoletto di carta, che subito utilizzai per pulirmi la bocca. “Oh Dio” sussurrai “Ti sei sporcata la camicia” disse, cercai di pulirmi con un altro fazzoletto “Che imbarazzo, scusami” “Smettila di preoccuparti” rispose. Ripresi fiato e mi sentii meglio “Come va?” “Meglio, almeno lo stomaco. Ma la testa gira forte” ammisi “Andiamo, ti porto a letto” “A letto?! A fare cosa?” chiesi passando dal pianto alle risate, sì ero ancora di fuori “A dormire” rispose sorridendo anche lui. “Ti porto in braccio?” “No Johnny sono sporca e…sporco anche la tua camicia” “Non importa” affermò, riprendendomi tra le sue braccia. Quando arrivammo nel mio appartamento andammo in bagno. “Togliti la camicia te la lavo io, sono così dispiaciuta di averti sporcato!” esclamai.

 

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Anche se non ero pienamente nelle mie facoltà mentali, ebbi ugualmente un sussulto vedendolo a torso nudo quando arrivai ad aprirgli l’ultimo bottone della camicia. Mi lavai i denti per far sparire dalla mia bocca quell’orribile sapore e utilizzai anche il collutorio per igienizzare meglio. Jonathan mi aspettava sul divano, mi legai i capelli in una coda e tornai da lui. Mi accompagnò in camera mia, lasciandomi seduta sul letto. “Devi dormire adesso. Avresti una maglietta da prestarmi per tornare nella mia stanza?” mi chiese “Dovrebbe essercene una di mio fratello Kevin nell’armadio. Me l’ha lasciata quando è partito perché mi piaceva e di sicuro ti sta” “Ok, dopo la prendo. Mettiti il pigiama” “Aiutami” bisbigliai. Lui mi sbottonò la camicia ed io nonostante il rintontimento, lo guardai fisso negli occhi mentre le sue dita passavano tanto vicine al mio seno e alla pancia. Mi diede una mano anche a togliermi la minigonna e gli stivali. Restai con la biancheria intima e sognai che lui togliesse anche quella…notai che poggiò più volte gli occhi sul mio corpo, distogliendo lo sguardo per poi tornare a poggiarcelo di nuovo. Forse lo stavo osservando con le guance rosse e la bava alla bocca, poiché lui ad un certo punto sorrise e mi accarezzò il viso…forse gli facevo tenerezza. Seguii con il viso il movimento della sua mano impegnata ad accarezzarmi e dalla bocca mi uscì un soffio di piacere, per il contatto con la sua pelle. Lui si alzò quasi di scatto dal letto e prese il mio pigiama appoggiato sulla sedia. Mi infilò i pantaloni e poi la maglia. Mi distesi a pancia in su per continuare a guardarlo, mentre premurosamente mi sistemava la coperta. “Domani starai bene vedrai” bisbigliò “John posso chiederti una cosa?” “Sì” “Dormi con me?” “Non lo so Nik…insomma…” “Ti prego, non voglio restare da sola…Cat è fuori ed io…per favore” “Ok” rispose. Si tolse le scarpe e si distese accanto a me. “Hai degli occhioni bellissimi, posso baciarti?” chiesi spudorata a causa della cannabis in circolo nel mio sangue. Lui rise “Vorresti baciarmi?” domandò divertito “Sì” “Baciami allora” rispose, credendo forse che io stessi scherzando. Mi sollevai sostenendomi con un gomito e poggiai le labbra sulle sue. Era stato solo un bacio a stampo, ma lui poggiò una mano sulla mia spalla e mi fece sdraiare sul letto “Nicole ti prego…non fare così” “Così come? Io ti amo” “Non è vero, stai solo farneticando cose senza senso. Ora dormi” concluse. Mi accoccolai a lui. Era ancora a torso nudo ed io fantasticavo sulla possibilità di accarezzargli il torace…restò con indosso i pantaloni ed io, girata su un fianco ad osservarlo nella penombra, mi addormentai con la sua immagine ancora impressa nella mente e lo sognai.

 

NOTE:

Buongiorno, questa volta Andrew l'ha fatta troppo grossa, ha superato il limite!!!! Non solo ha dato a Nicole la torta con l'inganno, ma oltretutto lei si sente male e lui invece sembra continuare a non preoccuparsene. Credo che sia abbastanza chiaro che Nicole e Andrew si sono lasciati...finalmente! Per sua fortuna Nicole ha incontrato casualmente Jonathan alla festa, è solo grazie a lui che riesce ad avere il sostegno necessario per terminare quella serata decisamente brutta e tornare al suo appartamento. La space cake ha avuto i suoi effetti e lei straparla un po' quando arrivano a destinazione. Preciso che quando lei gli chiede di restare a dormire lì, lo fa sia perchè è confusa mentalmente, sia perchè non se la sente di restare sola a casa, visto che la sua compagna di stanza è fuori. Adesso lascio a voi i commenti!!!! Vi aspetto venerdì, annunciandovi che il prossimo capitolo sarà descritto da un POV maschile...chi sarà a parlare? Kevin? Jonathan? Voi che dite?

Vanessie

 

   
 
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