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Autore: jortinifeels    10/07/2016    3 recensioni
"Qual'è la tua più grande paura, Jorge?"
"L'amore."
[...]
"La verità è che la amo, ancora, e forse troppo. Così tanto che mi sta già sfuggendo di mano la situazione, e quando è presente ti giuro che non capisco più nulla. Ed è questo il punto. Finalmente le ho confessato che la amo, le ho parlato del mio passato, le ho mostrato lo schifo che ho dentro, le ho permesso di entrarmi dentro completamente leggendo le mie debolezze, e adesso è diventata anche lei una di queste. È diventata come una droga per me: crea dipendenza e mi uccide lentamente."
[...]
"Ho sempre desiderato essere il tuo rifugio dagli inverni che attraversano il tuo cuore."
[...]
"...spero solo di non averti fatto soffrire troppo con queste mie fottute paure."
"So per cosa lottavo. Per quello che assomiglia tanto a un arcobaleno dopo una tempesta, per quel giro di vuota che non si ripete, per la metà mancante di me stessa. E se ogni singola lacrima, ogni singolo singhiozzo, ogni singolo istante in cui mi sono sentita smarrita mi ha portato inconsciamente da te, in questo caso non rimpiango nulla."
[...]
"Lasciami provare questo dolore che finalmente tutto questo prende un senso."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jorge Blanco, Martina Stoessel, Violetta
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Diego Pov

In casa ormai regnava il silenzio più totale quando Martina entrò spalancando la porta di casa. Mi meravigliai nel vedere i suoi occhi brillare accompagnati da quel tenero rossore che le colorava le guance. Si bloccò di scatto non appena entrò in cucina e mi vide seduto con i gomiti appoggiati sul tavolino su cui erano appoggiato di fronte a me il libro di aritmetica "C-ciao Diego." "Dove sei stata?" Chiesi prontamente mentre lei distolse lo sguardo da me per versare del latte in un bicchiere di vetro preso da uno sportello della credenza "Ne vuoi un po'?" Domandò lanciandomi un'occhiata veloce e ignorando accuratamente la mia domanda "Ti ho coperta con i miei genitori dicendo che eri ancora da Candelaria, quando invece la rossa mi ha detto che eri già uscita da casa sua. Dopo tutto questo credo di meritarmi una spiegazione, non ti pare?"Serrai le labbra in una linea dure e sentii tutti i miei muscoli contrarsi non appena indugiò a rispondere. Continuai a fissarla livido in volto mentre lei si sedette sulla sedia di fronte a me proiettando il suo sguardo verso il basso ed iniziando a torturarsi le pellicine delle dita "Sei stata con quello stronzo." Constatai passandomi una mano tra i capelli sotto il suo sguardo preoccupato e titubante mentre le sue labbra che non accennavamo né a smentire né a confermare questa mia constatazione impegnate a bere il liquido bianco contenuto nel bicchiere "Martina, rispondimi." "Si, vuole aiutarmi, Diego." Ammise appoggiando il bicchiere sul tavolino "E tu vuoi lasciarglielo fare, no? Insomma, dopo che ti ha usata, ti ha illusa, è stato il motivo principale delle tue sofferenze per mesi, lo fai tranquillamente rientrare nella tua vita come se nulla fosse stato, o mi sbaglio Martina?!" Ero incazzato nero in quel momento. Non riuscivo a credere che mia cugina gli stesse dando un'altra opportunità, e soprattutto non riuscivo a capacitarmi dell'effetto che aveva quel bastardo su Tini.




Spalancai la porta del locale e senza esitazioni lo raggiunsi con passo spedito non appena lo vidi di spalle appoggiato al bancone. "Diego!" Esclamò portandosi alla bocca un liquido verdastro e contemporaneamente squadrando la mia figura piazzata immobile accanto a lui con uno strano luccichio negli occhi che mi fece capire che era ubriaco."Tutto bene, Diego? Sembri incazzato." Disse Ruggero appoggiando una mano sulla mia spalla mentre Jorge si alzò lentamente dal suo sgabello "È incazzato perché ho mollato sua cugina." Sghignazzò facendomi contrarre lo stomaco e serrare i pugni "Mi sbaglio, Diego?" "Spiegami cosa cazzo è successo tra di voi per vedere Tini così distrutta." Ringhiai "Mi aveva stancato. Mi ero stancato di quella ragazzina insicura e paurosa." La sua voce era incolore e il suo sguardo glaciale e distaccato mi fece rabbrividire "Già, la stessa ragazzina per cui sbavavi sino ad una settimana fa. CHE C'È JORGE, NON VOLEVA SCOPARE CON TE, NON SI VOLEVA LASCIARE TOCCARE DALLE TUE VISCIDE MANI?!" Ogni tentativo di non perdere totalmente il controllo andò definitivamente a farsi fottere vedendolo così indifferente e disinteressato. "Esattamente Domiguez. Non l'ho mai amata, nemmeno per un secondo, e non lo farò mai. E poi, perché correre dietro alla sua gonna quando posso infilarmi nelle mutandine di chiunque." Sghignazzò provocando una risata da qualche idiota finché non calò il silenzio non appena colpii il volto di Jorge stendendolo a terra. Il dolore che sentii alla mano subito dopo averlo colpito era imparagonabile a quello che provai interiormente: era il mio miglior amico, e quel pugno e il suo atteggiamento avevano rovinato ogni traccia del nostro rapporto. Rimasi non so per quanto tempo a guardarlo riprendersi prima di seguire lo sguardo di un Ruggero preoccupato che portava dritto a Martina, o almeno quello che ne restava. Era sconvolta, tremante, mentre alternava lo sguardo da me al suo primo amore con una espressione di disgusto dipinta in viso prima di correre via.




"A cosa pensi?" Domandò Tini appoggiando la sua mano nella mia che strinsi prontamente "Nulla, solo che stare accanto a Jorge non ti farà di certo bene. Ma io non sono nessuno per decidere al posto tuo, l'unica che può farlo sei tu, Martina. Scegli ciò che è meglio per te valutandone le conseguenze, per il resto io ti starò sempre accanto." Mormorai prima di schioccarle un bacio sulla guancia ed andare verso camera mia "Diego, puoi dire agli zii di avermi accompagnato tu a prendere le mie cose?" Domandò indicando le valige appoggiate accanto la porta principale rivolgendomi uno sguardo da cucciola indifesa "Va bene, ma non ti approfittare troppo della benevolenza di tuo cugino." Sospirai facendola ridacchiare "Ah, Diego. Un'ultima cosa." Mi voltai verso di lei prima di entrare in camera "Ti voglio bene." "Anch'io cuginetta." 

Jorge Pov

"È APERTO!" Una voce familiare gridò invogliandomi ad aprire la porta. Meccanicamente mi incamminai verso lo studio di Ezequiel "Ciao, Jorge." Mi salutò la signora Clara rivolgendomi un caloroso sorriso "Al momento Ezequiel è occupato con un altro alunno, ma se vuoi puoi accomodarti in cucina nel frattempo." Propose "Oh, va bene." Annuii confuso andando verso la cucina che mi indicò gentilmente la bionda prima di scomparire dietro ad una porta del corridoio. Mi si mozzò il fiato nel vedere Martina con un pantaloncino corto che lasciava scoperte le sue gambe lunghe e snelle ed una canotta che le metteva in risalto il suo seno prosperoso, e a quel pensiero sentii tutti i miei muscoli contrarsi, sopratutto quelli del basso ventre. "Oh, ciao Jorge." Mormorò stupendosi di ritrovarmi di fronte a lei. Inevitabilmente deglutii prima di boccheggiare "Ehm, ciao." "Vieni." Disse facendomi segno di sedermi nello sgabello vicino a lei,accanto al bancone della cucina. Era fottutamente sexy la sua innocenza nel non rendersi conto del modo in cui mi scombussolava con quegli abiti che risaltavano le sue curve ed il suo corpo perfetto. "Volevo ringraziarti per ieri." Sussurrò imbarazzata e con lo sguardo rivolto sulle sue converse "E di cosa?" Domandai incarnando un sopracciglio "Ieri, ecco..niente lascia perdere." Inevitabile sorrisi nel vedere il rossore che comparve sulle sue  guance "Non devi ringraziarmi di nulla, Tini." Appoggiai una mano sulla sua coscia accarezzandola e tracciando cerchi immaginari su di essa, facendo irrigidire Tini notevolmente "E non devi imbarazzarti di nulla quando sei con me, Martina." Sussurrai roco aumentando leggermente la pressione delle mie dita sulla sua  carne morbida mentre lei arrossì visibilmente "Vedi Jorge, quando ieri mi hai riaccompagnato a casa, stranamente mi sono dimenticata di tutto lo schifo che ho vissuto nell'ultimo periodo e in nessun modo mi sono sentita a disagio. E Di questo te ne sono grata." La sua voce era estremamente flebile ed i suoi occhi raramente incrociavano i miei, troppo impegnati a guardare la mia mano accarezzarla  "Io ti capisco, Tini. Anch'io porto dentro di me, dentro al mio cuore, una ferita ancora aperta." In quel esatto momento la porta dello studio del signor Ezequiel si spalancò rivelando il signor Ezequiel accompagnato da Damien. Sorrise raggiante a Martina per poi salutarmi con un cenno dal capo e la ragazza al mio fianco gli regalò un sorriso identico che tese ancora di più di quanto già non fossero i miei nervi ed i miei muscoli.

Ruggero Pov

Era a pochi passi da me. Stupenda. Stupenda con la sua carnagione lattea e i suoi capelli rossi ed indomabili. Stupenda con i suoi occhioni color nocciola incredibilmente espressivi. Stupenda con le sue labbra carnose e colorate da un rossetto rosso incurvate in uno smagliante sorriso. Era semplicemente stupenda ed io mi sentivo insignificante in confronto a lei. Feci un respiro profondo e non appena vidi le sue amiche allontanarsi la raggiunsi sedendomi al suo fianco su una panchina del parco. "Ehi." Tuonai rivolgendole uno dei miei migliori sorrisi che le subito ricambiò. "Come sta Martina?" Chiesi ad un certo punto, quando il silenzio che ci avvolgeva divenne piuttosto imbarazzante "Male, nonostante lei si sforzi di apparire forte." "Proprio come te." Constatai guardandola negli occhi "Cosa?!" Sbottò spalancando i suoi occhioni color cioccolato "Ti nascondi dietro quei sorrisi falsi e quelle risate finte che mostri persino alle tue amiche, quando invece con loro dovresti scioglierti, confidarti." "E-e t-tu come..?" "Io ti osservo, Cande. Sarò anche uno stronzo, un idiota, uno che non ha mai amato veramente qualcuno, ma ho imparato a capire il linguaggio dei tuoi occhi." Abbassò lo sguardo proiettando i suoi meravigliosi occhi sulle sue scarpe da ginnastica prima di alzarsi "D-devo andare."

Tini Pov

Avevo le mani infilate in tasca mentre un freddo venticello mi accarezzava il viso ed avvertii uno strano formicolio allo stomaco ripensando a qualche ora prima, a Jorge, alle sue parole e ai suoi occhi feriti. Camminai ancora per qualche chilometro prima di ritrovarmi nel quartiere di Jorge. Era seduto sull'erba con una sigaretta tra le dita e lo sguardo perso nel vuoto, quasi smarrito oserei dire. Mi avvicinai cautamente e mi sedetti accanto a lui su quell'erba fresca venendo a stretto contatto con il suo profumo che mi annebbiò i sensi. Rimanemmo entrambi zitti, avvolti da un silenzio che non era affatto imbarazzante. "Mi fai provare? Voglio fare solo un tiro?" Tuonai indicando la sigaretta che teneva elegantemente tra le dita e a mia sorpresa furono le sue labbra ad avvicinarla alle mie. Immediatamente tossii provocando una risata da parte sua "Ti diverti?" Gli rivolsi uno sguardo inceneritore che lo fece sorridere "Molto, non te lo puoi nemmeno immaginare." "Prima stavo pensando a quello che mi hai detto a casa dei miei zii." Rivelai e immediatamente mi rammaricai di aver ripreso l'argomento non appena vidi il suo sorriso scomparire. Annuì e prendendo delicatamente la mia mano la appoggiò sul petto dove potevo sentire il suo cuore palpitare "H-hai detto di capirmi, di p-portare un ferita qui." Tracciai un cerchio immaginario sul punto in cui il cuore batteva e lo vidi irrigidirsi mentre il suo sguardo diventava sempre più intenso "È vero, Martina. Tu porti come me un dolore costante nel tuo cuore, qualcosa che non si può nemmeno lontanamente comprendere se tu per primo non ce l'hai ancora vivo sotto la tua pelle ed è talmente profondo da scorrere insieme al sangue. Potrai negarlo quanto vuoi, potrai respingermi finché non ne avrai più la forza, ma qui sono l'unico che sa cos'hai qui." Disse indicando con l'indice la fronte "Qui." Puntò il dito sul mio petto e potei avvertire i battiti cardiaci accelerare "E qui." Indicò lo stomaco. "TU INVECE NON SAI NULLA."  Gridai alzandomi di scatto "LO SO COME TI SENTI. PENSI DI ESSERE SEMPRE FUORI LUOGO, TEMI CHE LA VICINANZA DEGLI ALTRI NON SIA PER AFFETTO MA PER COMPASSIONE, ODIO E AMORE SENTI CHE SONO DIVENTATI UN'UNICA COSA E TI SENTI SBAGLIATA, FOTTUTAMENTE SBAGLIATA." Gridò ad un passo dalle mie labbra, il capo chino per via della sostanziale differenza di altezza, la vena del collo gonfia e pulsante e gli occhi incredibilmente lucidi e scuri "Credi di essere sbagliata quando sei umana, provi un dannato dolore che nonostante tutto ti rende la tua anima  viva e morta allo stesso tempo." Sussurrò avvicinandosi ancora di più, tanto da poter sentire il suo cuore battere forte contro il mio petto "Se è vero che vuoi starmi vicino, fallo. Non chiedere il permesso e fallo e basta."


Angolo Autrice
Holaaa!! Okay, so che non è un granché come capitolo ma vi prego di essere clementi:) spero comunque che vi sia piaciuto. Se vi va lasciate una recensione per farmi sapere cosa ne pensate. 
Al prossimo capitolo
   
 
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