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Autore: Applepagly    12/07/2016    5 recensioni
Alla ricerca di se stessa, per qualcosa che ha perduto: per Bloom il fuoco, e per le altre?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Brandon, Helia, Nuovo personaggio, Winx
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Merry-go-round'
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Prima parte - Memoria
 
 
  Si era rintanata sull'unica torre della scuola ancora intatta.
Seduta sull'ampio davanzale, faceva dei respiri profondi, nel tentativo di riacquistare un briciolo di calma. Ma, dopotutto, come poteva mantenere i nervi saldi?
Ora aveva la prova di non valere nulla. Sì, avrebbe aiutato quella Vera ha riacquisire i suoi ricordi, ma quanto poteva servire a salvare la dimensione magica?
Mentre Tecna e Brandon si davano da fare per scoprire qualcosa su quello specchio, lei e Flora sarebbero rimaste a marcire tra quelle mura devastate dalla morte, a vegliare su una ragazza che non si sarebbe ricordata neppure il proprio nome, una volta sveglia.
Come poteva, l'altra, vivere serena nonostante la certezza di essere inutile?
E poi, come si può pretendere che noi aiutiamo Vera, se non sappiamo praticamente nulla di lei?
Come se non bastasse, chissà come doveva apparire agli occhi di Riven. Ancora una volta doveva aver fatto la figura di una sciocca ragazzina, così inutile da dover restare a scuola, sotto la protezione dei professori; così inutile da non essere buona neppure a trovare Bloom e Sky.
Eppure la sua magia poteva rintracciare chiunque semplicemente sfruttando il suono; non era forse più adeguata alla missione, rispetto a quella di Stella?
Ma tanto anche se fossi andata con loro, lui non mi avrebbe certo degnata di uno sguardo.
Strinse le ginocchia al petto, digrignando i denti di fronte a quell'amara consapevolezza. Quando aveva inviato la richiesta di ammissione non si sarebbe immaginata di diventare l'allieva buona a nulla, e invece...
« Musa? » era la voce del professor Palladium?
L'elfo le andò vicino, come a volersi accertare che fosse davvero lei. Musa avrebbe tanto voluto che se ne andasse via, ma evidentemente lui non doveva essere molto per la quale.
« Musa, ma che ci fai qui? » le chiese, con tono conciliante. « Può essere pericoloso »
« Sono una fata, me la saprei cavare » rispose, masticando quelle parole. « Al contrario di quel che si può pensare »
Lui rimase interdetto; poi sorrise e si sedette accanto a lei. « Faragonda ci ha raccontato »
Lei chinò il capo, infastidita. Ma che avevano, tutti? Anche lui era lì per rigirare il dito nella piaga e ricordarle di essere un elemento poco valido? « Bene » commentò « Allora vi avrà senz'altro confessato di aver confinato qui noi inetti per evitare di mandare all'aria le sue magnifiche missioni »
L'insegnate scosse la testa, comprensivo. « So che è difficile accettare le scelte della preside, talvolta. Ti confesso che spesso nemmeno io riesco a cogliere le sue ragioni »
« Già... se ogni tanto evitasse di usare mezze parole e si esprimesse chiaramente... » ironizzò la mora, sprezzante. « Cerca sempre di... come dire... pararsi il culo »
« Musa... modera i termini » lui la rimproverò fiaccamente, perché sapeva che lei stava dicendo il vero.
« Mi scusi » borbottò. « Ma è quello che penso veramente. Perfino nel dirmi di farmi da parte ha cercato di rabbonirmi »
Palladium annuì. « Lo immaginavo. Lo fa spesso, ma ignora che alcune allieve possano sentirsi urtate ancor di più, da questo modo di fare »
Ma tanto a lei che cosa importa? Basta che stiamo al suo gioco, no?
« E lei? Che cosa fa, di questi casi? » domandò al professore.
Lui parve rifletterci un po' su. « Io prediligo la verità, bella o brutta »
« E nel mio caso qual è, la verità? » chiese, senza aspettarsi una vera e propria risposta. Credeva che lui parlasse così, tanto per dire.
Perché non aveva mai incontrato qualcuno che dicesse la verità sempre e comunque, per quanto potesse rivelarsi spiacevole; perciò le parole schiette del suo insegnante la sorpreso e la ferirono.
« La verità è che tu sei meno portata per la magia di alcune tue compagne, Musa » ammise, senza mezzi termini. Lei si sentì mancare l'aria. « Sei stata mia alunna per un anno solo, ma mi sono già accorto dell'abisso che c'è, a livello di apprendimento, tra te ed altre »
Musa boccheggiò. Ora capiva per quale ragione tutti le avessero sempre risparmiato la loro sincerità.
« Tu studi e ti impegni molto di più, ottieni risultati eccellenti nelle prove scritte, il che è lodevole » continuò l'elfo. « Tuttavia è evidente che non sei ancora pronta per missioni troppo importanti o pericolose, come non lo è la tua compagna Flora »
Ora è tutto chiaro.
Qualcosa di umido le solcava la gota, e si maledisse quando realizzò che si trattava di una lacrima. C'era sempre quel dannato orgoglio, quell'orgoglio che rendeva tutto più difficile; ma non avrebbe lasciato che Palladium la vedesse piangere.
« Perché? » domandò, tentando di mascherare i singhiozzi. « Perché io e lei siamo inferiori? »
« Oh, è molto semplice, Musa » rise lui, facendo apparire un fazzoletto. Musa saltò in aria per la sorpresa, quando lui glielo porse. « Esistono due tipologie di incantesimi: richiami naturali e artificiali. Ciascuna fata predispone di un richiamo naturale che varia in base alla fata stessa; per alcune, il richiamo è molto forte, animalesco ed istintivo, come il fuoco di Bloom o la luce di Stella »
Mentre il professore spiegava, Musa iniziò a comprendere.
« Per altre ci vuole più tempo, più esperienza »
« Ma perché? » protestò lei, asciugandosi gli occhi. « Io e Flora ci siamo applicate molto di più. Io e Flora abbiamo sempre studiato, abbiamo sempre seguito le indicazioni che ci davate per utilizzare al meglio i nostri poteri! »
« Musa, i vostri poteri sono più complessi! » esclamò Palladium.
" Flora ha in sé poteri che fatico a comprendere... I suoi incantesimi non si basano esclusivamente su nozioni apprese "... Era questo che voleva dire, Faragonda? È per questo che io e lei facciamo più fatica?
« So che è difficile. Anche io ero sempre un passo indietro ai miei compagni, sai? » rise l'elfo. « Facevo tanti sforzi e sacrifici, eppure non ero mai allo stesso livello degli altri »
« Sì, ma poi lei è... come direbbe Flora " sbocciato" in barba a tutti » commentò Musa, calmandosi. « Mentre io... io... »
« Tu devi solo avere pazienza e fiducia » la interruppe. « Pazienza, perché arriverà il tuo momento; fiducia in Faragonda e soprattutto in te stessa. La missione che vi è stata affidata è di vitale importanza, e solo voi due potete occuparvene »
Lei annuì, sentendosi un po' sciocca per aver contestato una decisione che di sicuro aveva le sue ragioni e per essersela presa tanto per un'idiozia del genere. Aveva perfino fatto perdere del tempo a Palladium, con le sue paturnie.
« Dobbiamo avere fiducia e restare uniti, specialmente ora » continuò il professore, scrutando pensoso il cielo scuro. « Due dei nostri allievi sono dispersi e le forze del male gravano su di noi come molto tempo fa... »
Talvolta Musa si chiedeva come fosse in realtà quell'uomo. In alcuni momenti sembrava quasi che una creatura di qualche tipo s'impossessasse di lui, mettendogli in bocca parole di chi aveva già vissuto e visto troppo. Poi tornava l'allegro e timido professore di sempre.
« Ad ogni modo » riprese infatti, voltandosi verso di lei. « È davvero rischioso stare qui ora; e da sola, per giunta! Forza, hai bisogno di mettere qualcosa sotto i denti, dopo quella battaglia »
Lei annuì, alzandosi. Almeno avrebbe evitato di pensare ai suoi amici, che rischiavano la vita per cercarne altri che forse l'avevano già persa.
Non devi neppure pensarlo. Stanno senz'altro tutti bene.
Mentre scendevano, Flora li raggiunse rapidamente.
« Musa! » la chiamò, affannata. Dal suo tono di voce parve allarmata. « Musa, Vera si è svegliata! »
  La ragazza stava seduta su un lettino montato nell'atrio ad occhi vuoti e sgranati, pensando a chissà che.
Flora e Musa si scambiarono un'occhiata preoccupata. « È peggio di quanto ci aspettassimo » mormorò la fata dei fiori, avvicinandosi a Vera. Le poggiò una mano sulla spalla, ma quella non si mosse di un millimetro. « Vera? Vera, mi senti? »
« Non può farlo » la voce di Griffin alle loro spalle le fece trasalire. La donna si avvicinò ad un armadietto, prendendo con sé un flaconcino. « Dev'essere ancora bloccata in uno dei meandri più profondi della sua mente »
« E noi cosa possiamo fare? » intervenne l'altra fata.
« Provare a riportarla qui sarebbe già un inizio » suggerì la strega, allontanandosi poco dopo. Musa la vide dirigersi verso una delle barelle arrangiate nel cortile; vi riconobbe uno dei ragazzi di Fonterossa, quello che combatteva con gli artigli.
« Okay, concentriamoci » iniziò, ponendosi di fronte alla Specialista. « Dobbiamo riportarla qui. Hai qualche idea? »
Flora scosse la testa. « No, io... forse conosco un modo, ma è magia dell'ultimo anno. È un metodo complicato e... non è meglio chiedere a Faragonda? »
« No » ribatté subito, infastidita. «Flora, non importa quanto sia complicato. Dobbiamo provarci, almeno »
Dobbiamo dimostrare di essere all'altezza almeno di questo compito.
La guardò e si accorse di essere stata un po' brusca. « Senti... facciamo un tentativo. Se proprio non va chiediamo aiuto » le sorrise.
Quella annuì, poco convinta. « Sul manuale che avevo letto era scritto che è necessario evocare un potente incantesimo di richiamo che penetri nella mente di colui o colei che si desidera riportare nella realtà. Però esistono svariati modi e... »
« ... La voce » realizzò Musa, sorpresa. « Attraverso la voce possiamo richiamarla »
« Sì, ma dev'essere potente » le ricordò l'altra. « Abbastanza da superare le barriere psichiche che Darcy deve averle imposto »
« Beh, è perfetto » si convinse la mora. « Dobbiamo solo isolare questo posto da rumori esterni. Riesci ad avvolgerci con delle liane o qualcosa del genere? »
Flora si concentrò e all'improvviso delle forti radici iniziarono a ribaltare le mattonelle della sala, con vigore. Una grande pianta prese a svilupparsi attorno a loro, levandole al cielo ed aprendosi poi in ampi petali che si richiusero a cupola sulle loro teste. « Può andare? »
Musa sorrise. Faragonda aveva proprio ragione sulla sua compagna. « È grandioso. Non avresti potuto fare di meglio, davvero » si trasformò e subito dopo tornò a concentrarsi su Vera, cercando di memorizzarne le fattezze.
Chiuse gli occhi.
  Quando li riaprì Vera era ancora lì, seduta e con gli occhi spalancati, ma attorno a loro non c'era nulla, nemmeno Flora. Musa batté le mani ed udì il loro suono riprodursi in un'eco infinita.
Perfetto.
« Svegliati! » gridò, con tutte le energie che aveva in corpo. Il suo urlo rimbombò tra di loro e lei fu rapida a richiamarlo a sé, racchiudendolo tra le dita sottili; poteva avvertirle vibrare, come se la sua voce stesse ancora echeggiando lì dentro e premesse per uscire.
Devo concentrarmi. Devo dimostrare di essere all'altezza.
Chiuse gli occhi di nuovo e si concentrò sulla propria voce, su Vera, sull'energia che sentiva fluire da ogni lembo del suo corpo verso le mani; si concentrò su quello che voleva fare.
Io sono all'altezza.
« Svegliati! » gridò una seconda volta, più forte che poteva. Nello stesso istante separò le mani, liberando quell'eco che aveva racchiuso e che aveva amplificato con la sua magia.
« Svegliati! » continuò ad urlare più e più volte, fino a che non divenne un tutt'uno con le sue grida.
Si sentiva sfinita. Barcollò appena, prima di cadere a terra.
Si rialzò poco più tardi, ma ora era di nuovo nell'atrio, sdraiata a ridosso di una delle radici della grande pianta; alla sua destra giaceva anche Vera, priva di coscienza.
« Oh, Musa! » Flora s'inginocchiò su di lei. « Mi hai fatto preoccupare così tanto... hai iniziato ad urlare e poi... poi ad un certo punto sei svenuta ed è svenuta anche Vera... »
« È tutto apposto. È normale... credo » disse, massaggiandosi le tempie. Non era più trasformata. « Spero solo abbia funzionato perché, beh, ci ho messo tutta me stessa »
E perché sono all'altezza. Devo esserlo.
Cercò di rimettersi in piedi, ma si accorse di non riuscire a muoversi come avrebbe voluto. Erano dunque queste le potenzialità della sua magia? Cosa le sarebbe accaduto, se mai fosse riuscita a sviluppare i suoi poteri fino al massimo?
« Comunque, qualche ora fa ho visto Stella e gli altri rientrare... e mi sembravano piuttosto cupi » continuò l'altra.
« Qualche ora fa? » fece Musa, confusa. « Per quanto ho riposato? »
« Un bel po'. È quasi l'alba e quando vi siete accasciate a terra era primo pomeriggio »
« Accidenti... pensavo fosse stata una cosa rapida... » constatò lei. « E tu sei rimasta qui ad aspettare per tutto questo tempo? Scusami... » mormorò, vedendola annuire.
L'altra scosse la testa, sorridendo. « Non fa nulla, davvero. Preferivo badare a voi che... a chi sta per andarsene » sospirò, con infinita tristezza. « E dalle facce dei nostri amici, dev'essere successo qualcosa di serio. Non volevo altre brutte notizie... anche se detta così suona come una cosa molto egoista »
Oh, Flora... sapessi cos'è il vero egoismo...
« Tranquilla; nemmeno io avrei subito voluto sapere cosa sia accaduto » cercò di rincuorarla. Un movimento davanti a lei catturò la sua attenzione ed identificò la figura che procedeva verso di loro in Faragonda.
La preside avanzava nervosamente, con aria funerea e con uno stuolo di persone dietro di sé. Stella, Riven, Timmy ed alcune guardie di Fonterossa camminavano a capo chino, dilaniate dal dolore.
Che diavolo è successo?
« Ragazze... » iniziò l'anziana, una volta che l'ebbero raggiunte. « Qualcosa di orribile è avvenuto nella periferia di Magix, ormai deserta »
Le due fate cercarono gli sguardi dei loro amici, ma li trovarono vuoti; un po' come quello di Vera quando si era svegliata. I grandi occhi scuri di Stella erano rigati dalle lacrime, e così quelli di Timmy.
Musa si soffermò a scrutare l'altro ragazzo, perché a prima vista sembrava indifferente; ma lei lesse in quell'ostentata indifferenza la sofferenza per la perdita di qualcosa di prezioso ed indefinibile.
« Ragazze... » Faragonda cercò le parole giuste.
« Sky è morto » la anticipò lo stesso Riven, rapido, diretto; come un proiettile.
Oh...
« Abbiamo trovato il suo cadavere nella piazza delle nove Muse » proseguì, avvertendo la gola inaridirsi e il fiato mancargli. Faceva male. « Sono state le creature d'ombra »
Non riuscì ad andare avanti. Si allontanò da loro prima che poté, perché non voleva farsi vedere in quelle condizioni, sebbene sapesse che loro lo avrebbero capito e che non lo avrebbero schernito in alcun modo. No, solo Sky si era sempre divertito a punzecchiarlo, per vendetta.
Ma Sky non c'era più.
  Musa seguì Riven con lo sguardo fino a che non scomparve in cortile. Non lo aveva mai visto così.
« È terribile... » sussurrò Flora, portandosi le mani alla bocca. Nonostante la furia delle Trix avesse già devastato il castello, tutta Magix e chi vi abitava, loro fecero ancora fatica a credere che davvero l'odio di quelle tre ragazze potesse aver portato via un loro caro.
Odio per che cosa, poi? Che cosa abbiamo fatto, noi, a loro?
« E... e Bloom? » domandò la mora. « L'avete trovata? »
Stella scosse appena il capo, senza energia. « È sparita. Abbiamo usato ogni mezzo per rintracciarla, ma è come se fosse in un'altra dimensione, una dimensione lontana » spiegò, rianimandosi appena. « Questo significa che ci sono ancora buone possibilità che sia viva, ma... »
« E se le Trix l'avessero portata con loro? » avanzò l'ipotesi.
Fu Faragonda a rispondere. « È difficile. Bloom ormai era solo un involucro vuoto, ai loro occhi; per i loro scopi non sarebbe servita più a nulla » la donna si avvicinò alla figura esanime di Vera. « Sono sicura che Bloom ha trovato un modo per mettersi in salvo »
Poteva sentirla, sentiva la debole energia della sua giovane allieva rinascere a poco a poco, e sapeva che quando sarebbe tornata sarebbe stata ancor più forte ed incandescente. « Dobbiamo solo attendere notizie da Tecna e Brandon. Poco fa mi hanno richiesto di inviare loro una tuta di Fonterossa » disse, non nascondendo un sorriso.
« Una... tuta di Fonterossa? » fece Musa, incredula. Che cosa stavano combinando, quei due?
« Proprio così » ribadì l'anziana, rimanendo vaga. « In ogni caso, tra poco io, Griffin, Saladin e Codatorta ci recheremo su Eraklion per riportare la tragica notizia ai genitori del ragazzo... saranno gli altri insegnanti, ad occuparsi di voi » soggiunse. « Ah, e ho dato disposizioni per ripristinare la scuola. Stella, Timmy... voi andate a riposarvi. Avete affrontato una dura giornata »
Il ragazzo annuì, uscendo dall'atrio; ma la fata decise di rimanere lì, con le sue amiche. Guardò Faragonda tornare indietro, affiancata dalle guardie, e si chiese come facesse a mantenere la calma, qualunque cosa accadesse. Dopotutto, era appena morto un ragazzo, un ragazzo che tra l'altro era loro responsabilità.
Musa... senti, posso chiederti un favore? » fece alla compagna, flebilmente. Andò a sedersi accanto a lei e Flora, con fatica. « Puoi andare a cercare Riven? »
Musa avvertì qualcosa svolazzarle nello stomaco non appena udì il nome del ragazzo. « Certo... cosa devo dirgli? »
« Non lo so » sospirò l'altra, accoccolandosi su una radice. « Qualsiasi cosa credi possa tirarlo un po' su di morale. È distrutto »
La mora annuì, incamminandosi.
Stella sorrise. Sapeva che nessun altro, meglio di Musa, avrebbe potuto avvicinarlo; perché loro due erano così simili, da un certo punto di vista...
Chiuse un attimo gli occhi e le parve di essere di nuovo a Magix, di fronte al corpo inerme di Sky. Rivedeva se stessa scoppiare in un urlo straziato ed accasciarsi a terra all'idea che la sua amica potesse aver fatto la stessa fine. Ora le girava la testa.
« Stella, ti senti bene? » fece Flora, preoccupata.
« No » ammise. « Ma passerà, forse »
Chi è che diceva che il tempo è la medicina per tutti i mali? Oh, al diavolo. Il tempo non ci ridarà Sky, e se continuiamo così ci porterà via Bloom.
« Voi che avete fatto, intanto? » chiese, dando una rapida occhiata alla maestosa pianta e a quella ragazza che giaceva su un lettino, quella Vera.
L'altra si sentì un po' ferita. Forse aveva inteso male, ma le era sembrato che la bionda insinuasse chissà cosa... o forse...
No, cosa andava a pensare? Come poteva dubitare di lei? Scosse rapidamente la testa, come a voler scacciare quei brutti pensieri.
« Abbiamo cercato di risvegliare Vera. La preside Griffin ci ha spiegato che l'incantesimo di Darcy ha confinato questa ragazza nella sua mente; come se fosse intrappolata nei suoi ricordi » spiegò. « In realtà, ha fatto quasi tutto Musa, infatti era esausta »
« Oh... sembra complesso... » rifletté Stella. Le tre streghe avevano dunque acquisito un simile potere grazie a quello di Bloom? « E ci siete riuscite? »
« Non lo sappiamo. In ogni caso, credo che quando si sveglierà avrà dei vuoti di memoria » sospirò.
Un po' si domandava come avrebbero dovuto agire, per aiutarla nella guarigione. Faragonda aveva parlato di poteri di guarigione ma, oltre a semplici incantesimi di trasmissione, Flora non sapeva fare un granché; senza contare che non sapeva nulla, sul passato della Specialista.
« Vorrei che tutta questa storia fosse solo un brutto sogno » asserì la bionda, piano. « Vorrei svegliarmi domattina e ascoltare Wizgiz che ciarla di un argomento che di sicuro non studierò... vorrei... vorrei ridere, come facevamo prima »
« Lo faremo. Vedrai, tutto si sistemerà e... »
« No, Flora. Non si sistemerà » fece. « Dovremo sistemarlo noi, e anche quando lo avremo fatto le cose non saranno più come prima. Sapremo sempre che un nostro amico se n'è andato, e non voglio nemmeno pensare a cosa possa essere successo a lei, o a Brandon... »
All'improvviso, si sentiva fiacca. Le facevano male gli occhi e il cuore bruciava solo all'idea di venire a sapere che qualcun altro era morto; stava male al pensiero che, qualsiasi sforzo potessero fare, i loro tentativi si rivelassero vani.
« Sai che è in buone mani. È con Tecna » cercò di rincuorarla.
« Già... » mormorò. Aveva bisogno di dormire. « Con Tecna... »
  Si assopì così, pensando a Brandon ed al suo sorriso.
 
*
 
  In quel mentre, Musa era alla ricerca di quell'ombroso e solitario ragazzo che, poco prima, le era sembrato una persona completamente diversa. Ma come poteva fare, per aiutarlo?
Tirare su di morale Riven non era facile normalmente... e non lo sarebbe stato nemmeno in quelle condizioni. Anche lei era addolorata per... per Sky; ma alla fine non lo conosceva neppure.
Non avrebbe saputo come intervenire, da quel punto di vista. Cos'era stato, il principe di Eraklion, per Riven? Un amico? Un fratello? Un rivale? O forse tutte queste cose insieme?
Forse lui ora si sentiva a pezzi anche per questo, anche per il fatto di essersi sempre comportato male con uno che, alla fin fine, lo aveva sempre aiutato, aveva sempre cercato di riportarlo sulla strada giusta. Dopotutto, non era forse per salvarlo, che Sky si era catapultato a Torrenuvola?
Mentre rimuginava su questo sentì dei piccoli passi farsi vicini e poi fermarsi ad un metro da lui. Non alzò neanche il capo per vedere chi fosse. Non ne aveva bisogno.
« Credevo saresti scappato in un posto più isolato » iniziò Musa, sedendosi sul bordo del pozzo.
« Tanto sono tutti morti. Non fa differenza » replicò, asciutto. Lei non si sorprese più di tanto della sua risposta.
Almeno ha cercato di fare un po' d'ironia... è già un buon segno. Però ora io non so come continuare.
Riven aveva l'innato dono di troncare le conversazioni ancor prima che iniziassero; il che, insieme alla scarsa capacità di lei di essere se stessa in sua compagnia, era male.
Ma in quel momento, la fata comprese che non avrebbe mai concluso nulla, se avesse continuato a nascondersi dietro alla timidezza. Perciò decise di fare un tentativo, perché sapeva di essere all'altezza di lui, delle sue aspettative; doveva capirlo anche lui.
« Senti, Riven... »
« Mi dispiace, Musa » la interruppe, a bruciapelo. « Mi dispiace »
Per che cosa?
Attese che continuasse, curiosa.
« Io... sono stato uno stupido. Mi dispiace » ripeté, guardandola negli occhi. « Io... ho creduto a cose che erano solo frutto di... di un'illusione. Ho tradito voi e... » lei avvertì nuovamente qualcosa svolazzarle nello stomaco. Come farfalle, o come coriandoli, o fuochi d'artificio che esplodevano.
« Va tutto bene » disse più a se stessa che a lui. Non andava tutto bene, non andava tutto bene per niente.
Lui non diede segno di averla ascoltata. « Per colpa mia Sky... lui... »
« Non puoi pensare che sia stata colpa tua, Riven! » esclamò, incredula. « Lui... voleva ritardare l'arrivo dei nemici e... beh... »
Le parole le morirono in gola. Voleva ritardare l'arrivo dei nemici ed era morto da eroe, come avrebbe voluto? Era questo, quello che stava per dire?
Si sentì davvero insulsa e spregevole; e le fu finalmente chiaro che non era lei, quella designata per salvare Riven. Salvare... chi le diceva poi che lui avesse bisogno o voglia di essere salvato?
Si chiamava " sindrome della crocerossina", e lei ne soffriva in maniera esagerata. Quel ragazzo forse non la voleva, non voleva una ragazza o anche solo un'amica che fosse esattamente come lui.
E se fosse stata lei, quella da salvare?
« Scusa, io... devo chiedere una cosa a Flora » disse, allontanandosi. Non sperava nemmeno che la trattenesse.
È tutto finito. Non sono io, quella che deve stare con lui.
Tornò rapidamente nell'atrio, dove c'era la grande pianta, evitando gli sguardi indagatori dei pochi già svegli e ancora vivi. Trovò le sue amiche addormentate a ridosso del grande fiore che Flora aveva evocato.
Dov'è Vera?
Il lettino era curiosamente vuoto e di lei non c'era traccia, nel grande salone. L'allarmava l'idea che potesse girovagare per la scuola mezza devastata e correre il rischio di farsi male.
  « Vera! » provò a chiamarla in un corridoio vuoto, ma poi si ricordò che, con tutta probabilità, quella ragazza non avrebbe saputo nemmeno come si chiamasse.
Cercò di trasformarsi ma si rese conto di essere ancora troppo debole.
Forse conviene chiedere aiuto a qualcuno.
Oltrepassò una porta scardinata e gettò un'occhiata aldilà dei vetri crepati della finestra; fu lì che vide Vera.
La ragazza si guardava attorno, spaesata. Musa utilizzò quel poco di energia che le era rimasta per amplificare la sua voce. « Ehi, tu! » gridò, verso l'altra. Quella si girò e si indicò, confusa. « Sì, proprio tu! Resta dove sei! »
Si precipitò al piano di sotto ed attraversò i portici. « Ehi! » ripeté, fermandosi di fronte a lei a riprendere fiato. « Accidenti... è pericoloso andare a zonzo per la scuola ora. Mi hai fatto prendere uno spavento »
« Scu... scusami » disse quella.
« Tu sai come mi chiamo? » domandò, senza perdere altro tempo. Lei scosse la testa, ma l'altra non si sorprese più di tanto: dopotutto, non è che avessero parlato un granché. « Sai come ti chiami? »
« Sì. Non... dovrei? » fece, confusa. Perché mai quella ragazza la fissava con tanto stupore?
« No... no, è solo che... si pensava... » evidentemente Griffin doveva aver sbagliato le sue previsioni. Poi, fu assalita da un forte dubbio, una sorta di presentimento che la mise in allarme. « Qual è il tuo nome, allora? »
Quella titubò e, per un attimo, Musa vide i suoi occhi farsi più scuri, come fossero risucchiati in un buco nero. La risposta la lasciò sconcertata. « Io... sono Darcy »
 
*
 
  « Sei sicura che funzionerà? » ormai Brandon continuava a domandarglielo da quando erano entrati nel castello. Zenith non gli era parso un pianeta iper tecnologico, di primo impatto; ma, man mano che procedevano per le diverse ali del castello, doveva ricredersi.
Gli sembrava di trovarsi in uno di quei laboratori scientifici che aveva visto dalle parti di Timmy. Quasi quasi aveva paura che da qualche angolo sbucasse qualche pazzo cervellone schizzoide.
« Quante volte dovrò ripeterlo? » sbuffò Tecna. Un po' la inquietava, l'idea di essere invisibile; non riusciva a vedere neppure un lembo della propria pelle ma poteva percepirne la consistenza. Era straordinario. « La mia tuta è identica alla tua. Evitiamo gli schiamazzi, Brandon. Tecnicamente, noi non esistiamo »
« Giusto. Ehi, grande Blade » lo chiamò. Il ragazzo era qualche metro più avanti, alla guida. « Quanto manca? »
Quello si voltò, seccato. « Tec ti ha detto di evitare gli schiamazzi. Vuoi farci beccare subito? »
Simpatico come un'ustione.
« Per di qua » informò lo zenithiano, svoltando a sinistra.
Percorsero un lungo tratto che dava su un vicolo cieco. Blade poggiò le mani su quello che pareva un grande specchio; esso scorse verso l'alto, svelando un curioso macchinario di identificazione che sottopose il giovane ad una sorta di interrogatorio.
« Ogni volta che vieni qui a lavorare devi fare questa cosa? » chiese lo Specialista. « Non è rischioso? Qualcuno potrebbe semplicemente appostarsi qui e sentire cosa dici »
L'altro si limitò a sbuffare in risposta. Il marchingegno scomparve dietro alla parete, consentendo loro l'accesso ad una scalinata a chiocciola. « Esistono due archivi, a palazzo. Voi consulterete l'archivio Est, mentre io consulto l'Ovest. Non dovrebbe infastidirvi nessuno, è notte fonda » spiegò. « Tec, teniamoci in contatto. Se trovo qualcosa vi informo »
« D'accordo » disse lei, iniziando a scendere. « Andiamo, Brandon »
Prima ancora di mettere piede sull'ultimo gradino, il ragazzo si guardò intorno e rimase sconvolto da ciò che vide.
Di fronte a lui si elevavano i più ampi ed alti scaffali che avesse mai visto; anche se si trovavano diversi metri sotto terra, essi dovevano arrivare fino alle torri del castello. Su ogni ripiano era disposta una gran quantità di schermi, che sicuramente custodivano un migliaio di file a testa.
« Okay... » biascicò, senza staccare gli occhi da quello spettacolo raccapricciante. « Okay, senti... hai qualche idea? No, perché... voglio dire... passeremo qui l'eternità prima di trovare ciò che cerchiamo »
« Il manufatto dev'essere antichissimo. Circa sei anni fa fu rivista l'archiviazione dei documenti, ma dal catalogo principale furono esclusi quelli che riguardavano i saperi più datati » spiegò Tecna, disattivando l'invisibilità. Doveva ammettere che quella tuta era davvero comoda. « Ciascun impiegato d'archivio riceve una speciale scheda che contiene ciascun dato catalogato; la scheda è particolare... non sto qui a dirti ogni dettaglio, ma si tratta di un incantesimo speciale che si imprime nella memoria »
Ora era più chiaro.
Come la fata raccontò, il loro amico Blade aveva spolverato ogni informazione che aveva registrato, ma non aveva rinvenuto nulla che potesse centrare con lo specchietto rubato dalle streghe; per questa ragione era necessario consultare direttamente le fonti originarie.
« I database che si trovano in cima dovrebbero custodire i file più antichi » continuò, avvicinandosi ad una scala d'appoggio. « Iniziamo? »
Il problema non è iniziare.
Salì anche lui, cominciando a consultare un modello che Tecna definì " desueto". Dopo un'ora non era nemmeno alla metà.
« Proprio non si può usare la magia? » borbottò, disperato.
« Sì, si può. Ma ci sono migliaia di impianti di sicurezza che captano un incantesimo ancor prima che la sua esecuzione sia completata » fece lei, senza fermarsi un attimo. « Non mi va di mandare tutto a monte e di far finire Blade nei guai »
Brandon sospirò. « No, certo. Senti... toglimi una curiosità » chiuse l'ennesima cartella vuota. « Tu e Blade vi conoscete da molto? »
Quella annuì. « Siamo amici d'infanzia, sì. Anzi, a dire il vero, è stato il mio primo ed unico amico » raccontò. « Come mai me lo chiedi? »
« Così » fece spallucce. « Mi domandavo perché tu fossi tanto amica di un... beh, di un Riven come lui »
Tecna cercò di trattenere le risate. « Lui è completamente diverso da Riven, in realtà. Ha solo un modo un po' brusco di porsi con chi non conosce »
« Oh, ma anche Riven è completamente diverso da Riven, solo che bisogna scavare a fondo per trovare quello vero, cara Tec » scherzò. « E toglimi un'altra curiosità: su Zenith avete tutti quest'assurdo colore di capelli? All'inizio avevo scambiato Blade per una ragazza »
« Per noi sono assurdi i vostri, di capelli » commentò lei, atona. « E Blade mi ha prima fatto notare che hai un taglio da donna »
Lui sussultò, avvampando. « Non... non è un taglio da donna. Mi sono andati a fuoco l'estate scorsa, mentre mi esercitavo! » sbottò. Levò le mani in aria e per poco non perse l'equilibrio; si arpionò allo scaffale e sfiorò le dita di lei. Tecna arrossì impercettibilmente. « Si vede che lui non sa proprio cosa sia, l'attività fisica »
« Non devi prendertela, non lo ha detto con cattiveria »
Oh, no di certo.
  Borbottò qualcosa mentre si spostava verso un altro schermo. Si preparò al peggio, non sapendo che il peggio dovesse ancora venire.
 
 


Noticine:
Rieccomi qua!
Musa si sente una fallita. Ricordo che anche nella seconda serie Faragonda le lasciava ad Alfea perché i loro poteri non erano adatti alla missione, e anche lì aveva l'impressione di essere inutile.
Sì, lo so, ha detto una parolaccia, ma non sarà l'unica, e poi è frustrata.
Intanto, Vera fa da Mary Sue, con il cervello e la personalità di un'ameba. Perdonala, ha un bel pasticcio nella testa.
Che ne sarà di loro, e del povero Brandon? Riuscirà, il nostro bello scudiero, a sopportare le frecciatine di Tecna? Lo sapremo presto, anzi, forse prima del previsto. Sabato dovrei pubblicare un altro capitolo, perciò ci vediamo lì?
Colgo l'occasione per ringraziare chi mi ha lasciato un piccolo commento, chi ha inserito la storia nelle seguite o nelle preferite e, soprattutto, chi legge!
TheSeventhHeaven
  
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