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Autore: Akeryana    13/07/2016    5 recensioni
Quanto sappiamo di Leon Vergas?
Perché non ci hanno mai detto nulla su di lui? Perché all'inizio della serie lui sta con Ludmilla, ma poi con Violetta cambia?
Perché lui prima è cattivo e poi diventa buono?
Perché prima odia Fran, Maxi e Camilla e poi diventano suoi amici?
Ve lo siete mai chiesti? E se le risposte fossero nel suo passato?
Avrete risposte a queste domande.
Vi do il benvenuto nel passato di Leon Vergas.
Non fatevi ingannare dalle apparenze. Lui che sembra felice è in verità colui che soffre di più. Non perdetevi nella strada, potreste non trovare più la via di casa, per quanto difficile è il sentiero che il nostro protagonista ha dovuto percorrere.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diego, Federico, Francesca, Leon, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Divisi 


<<  Leon! Vieni presto! Stanno per portare via Maxi e Fede!  >> gridò Francesca, guardando Leon da lontano, il quale scattò in piedi al suono di quelle parole e corse più veloce che poteva, seguito dall'amica.
<<  Dov'è Violetta?  >>  chiese lui continuando a correre e superando di gran lunga la ragazza, la quale fu' costretta ad alzare il tono della voce per farsi sentire da lui, sempre correndo.
<<  L'ho portata al sicuro appena Fede e Maxi hanno cominciato a tenere lontani quegli uomini, ma non ci sono riusciti. Se non ci sbrighiamo li porteranno via e non sappiamo nulla dopo che portano via qualcuno di noi...  >>  
Leon aumentò ancora il passo e finalmente li vide... Quattro uomini cercavano di legare i suoi amici, stesi a terra mentre cercavano di ribellarsi, ma li avevano catturati in una rete, per poi essere portati sicuramente da quei mostri..
<<  Lasciateli!  >>  gridò il capo, mentre si buttava a capofitto nella battaglia per salvare i suoi amici, ma appena intravide le armi nelle fondine che quei quattro avevano sui pantaloni, capì che in qualunque momento, anche se li avesse sconfitti in un corpo a corpo, loro avrebbero potuto uccidere lui e i suoi amici in qualsiasi istante. 
Doveva pensare in fretta… Un buon modo per tenere Maxi e Fede al sicuro, il tempo necessario di allontanare gli uomini così che loro si liberino e possano così scappare.
Ha un’idea, però è rischiosa, ma se servirà per salvare i suoi amici, la sua famiglia, allora sarà disposto a tutto. 
Cominciò a correre lontano e i quattro, come pianificato, lo inseguirono. Leon conosceva meglio delle sue tasche quella foresta, era avvantaggiato. O almeno credeva…
Quando entrarono nella foresta Leon era già pronto ad andarsene, lasciandoli con un pungo di mosche. Ma qualcosa andò storto…
Mentre correva si sentì afferrare le braccia e le gambe da qualcosa, girò poco lo sguardo e vide che erano catene, lanciate da quei mostri. Leon provò a liberarsi ma era troppo tardi, quegli uomini tirarono così tanto le catene che lo scaraventarono a terra, provocandogli un enorme dolore alla schiena e cominciarono a trascinarlo, ridendo di lui e vezzeggiandolo con frasi del tipo “Credevi di sfuggirci? Povero illuso!”.
Mentre lui veniva trascinato via dalle catene vedeva i suoi amici che stavano per intervenire, non poteva permetterlo!
<<  State indietro!  >>  gridò lui, facendoli indietreggiare  <<  Me la caverò! Voi badate agli altri!  >>  
A quel punto furono costretti a ritirarsi, ricolmi di tristezza mentre il loro nuovo capo, il loro migliore amico, il loro fratello, veniva portato via dai loro nemici. Nessuno poteva sapere cosa gli avrebbero fatto appena arrivato... E tanto meno se sarebbe mai tornato...
Intanto Leon e i suoi nemici erano ormai fuori dalla foresta, lui si rimise in piedi e si guardò attorno, era tutto così diverso dall'alutima volta...
Dimmi chi è che come me
Combetterà con lealtà?
E fuggirò e me ne andrò
Da un'altra notte,
Me ne andrò.
Lo continuavano a spingere dalle catene per andare più veloce, ma il tempo invece non andava veloce. Anche il tempo era triste per lui. Prima tuonò e poi cominciò a piovere a dirotto, ma quegli uomini senza cuore, allasciutto e al caldo nei loro cappotti, non si preoccupavano di Leon, che invece congelava e molto probabilmente si stava ammalando...
La forza che è dentro di me
E' fuoco e terra e inquietudine
Combatterò, 
Non perderò.
L'orgoglio di un gerriero che non muore mai!
Ma lui non ne potè più! Al loro ennesimo strattone cominciò a dimenarsi facendo addirittura cadere uno di loro, erano sorpresi dalla sua forza. Eh dire che lui aveva la metà dei loro anni e loro erano anche in maggioranza. Eppure li stava battendo!
Non giudicar!
Tu non devi insinuare
Con me non giocare!
No, che non mi arrendo e non mi arrenderò mai, no!
A quel punto i quattro uomini gli saltarono addosso per farlo stare fermo, ma lui non demordeva. Tutti gli anni ad arrampicarsi, a difendersi dalle vipere e dalle tigri, ad addestrare i lupi, stavano dando i suoi frutti. I segni che aveva sul corpo non erano solo ornamenti di una vita passata.
Tu sai che un fiore può fiorire dal sale
Come un canto che sale!
Sono libero nessuno mi sconfiggerà, no!
Tu non mi avrai così...
Ma purtroppo, fu costretto ad arrendersi davanti a loro, dopo che lo legarono e strinsero ancora di più la presa del metallo delle catene sulla sua carne delle braccia. Non poteva nulla, solo affidarsi al destino e sperare che non fosse stato troppo crudele con lui...
Dove sono non lo so,
Perché va tutto storto non so,
Non è il mio posto questo qui
La fuori il mondo mi aspetta, si!
Da lontano si vedeva un enorme caserma, con tanto di muro di cemento attorno per protezione. Cos'era quel luogo? Una prigione? Volevano ucciderlo la dentro? 
Mille domande erano nella mente di Leon mentre veniva spinto a forza dentro quel posto, isolato da tutto e da tutti, infatti non c'era l'ombra di un palazzo a miglia e miglia...
Combatterò e vincerò!
E tutta l'anima ci metterò
Nessuno mai mi fermerà...
E' l'onda piena,
E' l'onda che va!
Ma appena entrò, Leon, dopo tanto tempo, riscoprì la paura. Era una specie di scuola di addestramento per militari. Ma... A lui sembrava una prigione. C'erano solo uomini in divise bru coi ricami oro, come quelli che lo avevano portato lì, e ragazzi e ragazze, della sua età, con i vestiti simili a lui ma i volti vuoti e gli occhi spenti. 
Solo un ragazzo si fermò a guardarlo, non disse nulla, in quello sguardo disse tutto: "scappa da qui, ti faranno diventare come loro!", per poi essere spinto da uno di quei "soldati" in divisa blu.
In quel momento capì tutto. Quei ragazzi erano come lui, prima di essere lì vivevano nelle foreste, quel luogo dovrebbe essere una specie di "scuola rieducativa", eppure, tuttii ragazzi, davanti a lui, marciavano osservati perennemente dai soldi con i mano i fucili e sui pantaloni fondini con pistole. 
Non giudicar
Tu non devi insinuare,
Con me non giocare!
No, che non mi arrendo e non mi arrenderò mai, no!
No! Lui non farà questa fine! Non diventerà la bambola senza cervello che vogliono! Fino a che lui avrà un cervello per pensare e delle gambe per correre, li userà!
Si dimenò con forza e corse verso l'uscita facendo muovere i soldi... Ma uno fu più veloce di loro.
Si sentì uno sparo. Leon girò il viso, terrorizzato, e vide un uomo, un po' più anziano degli altri, con una pistola in mano, dalla quale usciva ancora un po' di fumo. 
Tu lo sai che un fiore può fiorire dal sale
Come un canto che sale!
Sono libero nessuno mi sconfiggerà, no...
Tu non mi avrai così!
<<  Bene, immagino sia tu il nuovo selvaggio del quale ci dovremo occupare. Io sono Felipe e lui è mio figlio: Tomas.  >>  si prensetò l'uomo per poi indicare un ragazzo con gli stessi anni di Leon, nascosto per bene tra due soldati. Ma in quel momento a Leon non importava del ragazzo...
<<  Felipe...  >>  
L'uomo inizialmente lo guardava confuso, ma appena lo vide negli occhi ricordò tutto  <<  Leon... Sei vivo allora... E sei un selvaggio. Immaginavo che fossi morto quando sei scappato di casa  >> disse l'uomo con un accenno di amarezza nella voce.
<<  Meglio morire che stare un altro giorno con te.  >>  
<<  Bene, vediamo subito allora. Uomini! A questo ragazzino non date cibo e acqua per tre giorni. Sbattetelo nella cella più calda che abbiamo.  >>  se ne andò senza dire nulla, seguito dal suo nuovo figlio. Mentre Leon veniva portato via.
<<  Papà... Come conosci quel ragazzo?  >>  chiese Tomas quando entrambi si ritrovarono da soli nella loro casa. 
<<  Lui è il mio vero figlio... Ma a quattro anni, senza un valido motivo, è scappato di casa. Non so, forse gli mancava la madre, non capisco perché l'abbia fatto. Però quando l'ho scoperto ne sono rimasto talmente sconvolto da non voler più vivere. Fino a che non ti ho incontrato, Tomas, e ti ho adottato. Ma ora, posso fargliela pagare.  >>  
<<  Cosa vuoi fare papà?  >> 
<<  Tomas, lui riuscirà a scappare. Io metterò mille guardie, più sicurezza, ma lui scapperà. E quando succederà, tu dovrai andare con lui, devi fartelo amico e seguirlo ovunque. Pian piano ti dirò il resto del piano. Per ora fai questo.  >>  
<<  ...Va bene, papà.  >>  
Intanto i ragazzi non potevano stare a girarsi i pollici, dovevano aiutare Leon!
Decisero di separarsi e andare in luoghi differenti dove cercare. 
Violetta si avventurò nella grande Buenos Aires, con una foto appena fatta stampare di Leon, chiedeva in giro se qualcuno lo avesse visto, ma la risposta era sempre no. Fino a che, andò a chiedere a una donna con i bigodini neri e un carrello della spesa dietro, che appena la vide si mise a gridare di gioia e la strinse con forza.
<<  Violetta! Sei tu! Non mi riconosci piccola? Sono la tua Olga!  >>  
<<  Scusi, dovrei conoscerla? Non è che mi scambia con un'altra ragazza? Io non ho mai abitato qui, fin da bambina sono sempre stata nella foresta.  >>  
<<  Il che spiega i tuoi abiti... Oh povera piccola chissò cosa hai dovuto subire..  >>  
<<  No, aspett..  >>  
Ma non fece in tempo a parlare che la donna la trascinò in una casa abbastanza vicina dove si trovavano, più che casa era una villa. Molto bella anche a dire il vero. Ma a Violetta non importava, aspettava di entrare dentro, dare fine a questo malinteso e continuare la ricerca del suo Leon... Ehm, aveva per caso detto "suo Leon"? Beh si, lo vedeva infatti come suo fratello... Ma chi voleva prendere in giro, lui era più di un fratello e di un migliore amico, lui era...
<<  Mia figlia!  >>  
<<  Cosa...?  >>  
Un uomo abbastanza alto, coi capelli neri e con un abito elegante le corse in contro abbracciandola  <<  Violetta, sei davvero tu. Dopo che tua madre ti aveva portata con se e vi siete perse nella foresta... Il mio cuore era a pezzi. Ma ora sei qui e sei al sicuro piccola mia.  >>  
<<  Aspetti.. Signore  >>  si allontana da lui  <<  Mi dispiace informarla che io sono stata cresciuta da un uomo di nome Alvaro, non so nemmeno come si chiami lei. Comunque ho un'altra vita io adesso. Arrivederci.  >>  ribatté lei freddamente cercando di uscire, ma l'uomo la riprese e la portò al piano di sopra, in una stanza con le pareti rosa e bianco con ovunque foto di lei da piccola con sua madre e quello strano uomo.
<<  Io sono German Castillo, e tu sei mia figlia  >>  le da una foto di lei da piccola, con lui che la tiene in braccio  <<  Violetta Castillo.  >>  
Lei guardava la foto con tanta nostalgia, ricordava qualcosa di quando era piccola, ricordava quell'uomo. Ma ne aveva passate troppe per tornare da lui e dimenticarsi della sua vecchia vita  <<  Mi dispiace, ma devo andare.  >>  uscì di corsa dalla stanza, ma, non essendoci abituata, non fece caso alle scale...

Ma Francesca, intanto, si sentiva spaesata nella grande Madrid, era stata l'unica ad allontanarsi così tanto, anzi, invidiava Federico che era rimasto al villaggio per aiutare gli abitanti. Non era mai stata in una città come quella, che doveva fare? Stare ferma lì ad aspettare che Leon si facesse vedere da un momento all'altro? 
Beh... Che altro poteva fare? Ma dopo un po' qualcuno arrivò, un ragazzo dell'età giusta... Ma non era quello giusto.
<<  Ehi, ti serve aiuto? E' da più di un'ora che sei qui da sola  >> 
<<  Mi puoi aiutare a trovare questo ragazzo?  >>  uscì dalla tasca dei pantaloni una foto recente di Leon, la stessa che avevano Violetta e Maxi, e la mostrò al ragazzo.
Ma quest'ultimo, appena vide il ragazzo nella foto, sbiancò di colpo  <<  Leon...  >>  

Invece Maxi... No, nemmeno lui era combinato meglio, non sapeva dov'era Leon, dove si trovava lui stesso, cosa dovesse fare. Cerca in giro o chiedeva a persone, ma nessuno sapeva dargli risposte. Fino a che, chiese a una ragazza, coi capelli ricci e neri, seduta sul marciapiede asfaltato al ciglio della strada.
<<  Ehi ciao, hai per caso visto... Ma cosa ti è successo?  >>  

<<  Cosa... Che mi è successo?   >>  mormorò Violetta, appena aprì gli occhi e si ritrovò in una cosa sconosciuta a lei.
<<  Piccola mia, stai bene?  >>  German si sedette accanto a lei nel letto. 
<<  Chi... Chi sei tu? Perché mi chiami "Piccola Mia"? E' questo il mio nome?  >>  
Sull'uomo calò il silenzio per qualche secondo, un'idea gli frullava nella testa, era diabolica e infida, ma se era l'unico modo per avere con se la sua piccola Violetta, la bambina che temeva di aver perso assieme alla moglie, non avrebbe fatto altrimenti. 
<<  Io sono tuo padre, il tuo amato padre, ti ho cresciuta tutti questi anni, siamo stati bene io, te, Roberto e Olga, li conoscerai loro, sono come degli zii per te. Il tuo nome è Violetta... Violetta Castillo.  >>  
<<  Papà...  >>  



Nota autore: Salve a tutti! Scusate, come sempre, per il ritardo. Anche in estate sono in ritardo eh si. Ma ditemi che ne pensate di questo capitolo? Qui incontriamo tanti nuovi personaggi e anche oggi vi lancio una nuova sfida: indovinate i due personaggi misteriosi che hanno incontrato Maxi e Fran. Come premio... Mh... Spoiler della storia! Spero vi piaccia :D. E ditemi anche cosa ne pensate della storia. Cosa succederà? Tomas riuscirà a diventare amico di Leon o Leon lo smaschererà? Leon riuscirà a evadere e a trovare i suoi amici? Cosa succederà a Violetta ora che ha dimenticato i ragazzi? Chi sono i personaggi misteriosi? Un beso.
  
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