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Autore: Alice95_    18/07/2016    2 recensioni
Una giovane Kate Beckett alla ricerca di una notte da dimenticare, si trova davanti a una persona che invece si ricorderà per il resto della vita.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Altro personaggio, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Kate non aveva dormito molto la scorsa notte, sia per paura che a Jamie potesse tornare un altro incubo, sia per paura di andare nel panico dopo tutti gli eventi del giorno, ma nessuna delle due cose accadde. Jamie da quando era stata messa a letto, aveva dormito come un sasso, nonostante Kate fosse andata a controllarla più volte durante la notte e finalmente capendo che se avesse continuato, sarebbe stata lei la ragione della sveglia di sua figlia.

Ma stando nel letto a pensare, realizzò che sebbene fosse in tensione per la situazione e forse anche un po' impaurita, la sensazione di panico che aveva sentito durante le scorse settimane, non si era ripresentata. Era riuscita a conoscere meglio Castle e sebbene ancora non era sicura di chi realmente fosse il Castle uomo, era assolutamente sicura che il Castle padre sarebbe stato il miglior padre che avesse mai potuto immaginato per sua figlia.

Le aveva parlato di Alexis, aveva voluto farle sapere chi fosse sua figlia e lei non poteva fare a meno di sentirsi  come se già conoscesse la ragazza. Aveva riso quando le disse che in realtà era Alexis l’adulta di casa, aveva adorato quando le disse di non aver mai assunto una tata per badare a sua figlia, che si era sempre assicurato fossero lui o sua madre a rimboccarle le coperte la sera e che solo in rare occasioni fu costretto a chiamare una baby-sitter, la figlia adolescente di un suo amico. Non gli piaceva andare ai tour dei suoi libri senza di lei, così cercava di organizzarsi in modo che potesse andare con lui o che almeno potesse fare delle breve visite a casa tra una data e l’altra. Era più che ovvio che lui viveva per fare il padre e che amava fare questo ogni minuto di più.

Non era stato molto loquace riguardo sua madre, le aveva detto che non voleva spaventarla ed ebbe la sensazione che stava scherzando solo a metà.

Ma adesso riusciva a capire, riusciva a vedere come le cose avrebbe potuto funzionare tra loro, come le cose avrebbe potuto funzionare per Jamie. Gli aveva creduto quando le aveva detto che ce l’avrebbero fatta.

La realtà però l’aveva subito riportata con i piedi per terra, quando lasciò Jamie da Cynthia quella mattina, le prime parole entusiasta di Jamie furono, “Rick è Jamie pappà”.

Cynthia guardò Kate con occhi sconvolti per assicurarsi che la rivelazione fosse vera, ma per fortuna non cominciò a farle domande. Sapeva che Kate non le avrebbe detto niente in quel momento. Ma sapeva anche che era solo questione di tempo, realizzando che sarebbe venuto il giorno in cui avrebbe dovuto dare la notizia anche a tutti gli altri. Essere la madre della figlia di Richard Castle non era una cosa che potevi tenere nascosta per sempre. 

Ma per il momento riportò indietro questi pensieri, relegandoli in un angolo della mente, un passo alla volta, disse a se stessa. E il prossimo passo era Alexis.

—————————————————-

Castle attraversò la strada, quasi scontrandosi con un taxi che non aveva visto. Stava correndo perché era in ritardo e sapeva che Kate doveva tornare al distretto in tempo, ma Paula l’aveva tormentato ancora una volta sul tour e Gina gli aveva mostrato ancora una volta il seno, cercando di convincerlo a uscire nuovamente per pranzo quando tutto quello che voleva era andarsene e raggiungere Jamie e Kate. Doveva esserci un modo più facile per gestire quelle due donne. Ma in quel momento aveva altre cose in testa.

“Kate!”, chiamò quando la vide, era seduta accanto a Jamie su una panchina, che stava osservando quello che gli sembrava un libro illustrato.

“Castle”, sventolò la mano, alzandosi per incontrarlo a metà strada, un sorriso apparve sulle sue labbra quando lo vide accelerare il passo verso di lei.

“Hey”, sospirò lui, fermandosi di fronte a lei con le mani sulle ginocchia cercando di calmare il respiro. “Scusa, sono in ritardo, sono rimasto bloccato in una riunione e il traffico era orribile. Ho corso per gli ultimi sette isolati”. Disse, annaspando.

Kate si morse il labbro, cercando di non ridere, “Veramente sei mezz’ora in anticipo Castle”.

“Cosa?”, sbuffò, ancora respirando affannosamente. “Sul serio?”.

“Si”, rise. “Ti avevo detto di incontrarci all’una e mezzo”.

Castle guardò il suo orologio e poi riguardò lei, erano ancora cinque alle una, “Sul serio?”.

“Sul serio”.

“Huh”, la guardò un po' confuso, i suoi capelli erano arruffati in un modo strano e Kate sentì un improvviso bisogno di sistemarglieli, mettere le sue dita tra i capelli per sentire se erano davvero così morbidi e soffici come sembravano. Si morse il labbro un po’ più forte per far smettere quel treno di pensieri. Sapeva come erano i suoi capelli. Era un ricordo distante, ma ricordava la sensazione di averli tra le dita. Dovette letteralmente fare un passo indietro, coprendo quel gesto come segno di incamminarsi verso Jamie.

“Andiamo Castle”, disse lei, portando la testa in direzione di Jamie, che era ancora seduta sulla panchina, assorta nel suo libro.

“Come sta?”, chiese Castle, mentre camminava verso di lei.

“Emozionata”, Kate sorrise e lui cercò di ricordare il giorno in cui l’aveva vista sorridere così tanto come negli ultimi dieci minuti. “Cynthia ha detto che non ha smesso di parlare di suo padre per tutta la mattina”.

“Si?”, il suo cuore saltò di gioia dopo quella frase.

“Si”, Kate ridacchiò. “Ha detto che Jamie ti ha descritto come Superman”.

“Superman?”, Castle sorrise da un orecchio all’altro, “Mi piace questo paragone”.

“Non ti montare la testa, Castle”. Kate roteò gli occhi. “Sorridere troppo ti farà venire le rughe”.

Lui continuò a sorridere, “Quindi Cynthia sa?”.

“Si, Jamie glielo ha balbettato cinque secondi dopo aver aperto la sua porta di casa”, Kate gli sparò uno sguardo attento, cercando di capire come avesse preso questa notizia. Non aveva programmato di dirlo a nessuno prima che lui potesse parlare con sua figlia, Jamie evidentemente non era della stessa idea.

Ma i suoi occhi stavano ancora brillando di gioia, “Credo che sarebbe stato inutile negarlo”.

“No, direi di no”. Kate sorrise a sua volta, sollevata, fino a quando raggiunsero la panchina. “Jamie guarda chi c’e’”.

Alzando il viso, gli occhi timidi di Jamie incontrarono quelli di Rick.

“Hey Jamie”, salutò sua figlia entusiasta, inginocchiandosi di fronte a lei e toccandole il naso con il dito indice.

“Ciao Rick”, rispose seria, prima di riportare l’attenzione sul suo libro.

La testa di Castle si voltò in direzione di Kate, la confusione era padrona del suo viso. Non aveva appena detto che Jamie era emozionata e che l’aveva descritto come Superman? Ma Kate scosse la testa, i suoi occhi gli dissero silenziosamente di non preoccuparsi.

“E’ perché è ancora tutto nuovo per lei”, disse con calma portandolo qualche passo lontano da sua figlia. “Dalle un paio di minuti. Sono sicura che si sentirà meglio”.

Nuovo? Come poteva essere nuovo se si erano visti per settimane?

Kate sembrò leggere i suoi pensieri, “Fino a ieri eri solo Rick, l’uomo divertente con cui amava trascorrere del tempo, ma ora sei il suo papà. E’ un grande cambiamento ma credimi, non vedeva l’ora di vederti. Quindi non ti preoccupare”. Gli strinse il braccio con una mano e gli occhi di lui la fissarono, prima di spostarsi una ciocca di capelli dal viso. Sapeva che la stava fissando.

Kate si rimise a sedere sulla panchina, indicandogli il posto libero tra lei e Jamie, era felice che lo stesse aiutando. Si sedette, aspettando qualche secondo e rimase sorpreso quando Jamie sembrò ignorarlo.

Rimasero seduti in silenzio fino a quando Kate non gli picchiettò la spalla, incoraggiandolo a fare il primo passo. Prendendo un respiro profondo, si chinò e guardò il libro che Jamie era così interessata a leggere. E vedendolo, gli venne un’idea in mente.

“Hey Jamie, cosa ne pensi se andassimo allo zoo?”, chiese titubante, guardando sua figlia girarsi lentamente per guardarlo. “Ti piacerebbe? Solo io e te?”.

Invece di rispondergli, guardò verso sua madre. “Mami?”.

“Mamma deve lavorare amore. Ma papà ti riporterà a casa non appena avete finito, così puoi chiamarmi e raccontarmi tutto, ok?”.

Jamie annuì prima di riportare la sua attenzione al suo libro che mostrava una grande varietà di immagini di animali selvatici. Kate sapeva che era uno dei suoi preferiti. Jamie amava tutti i tipi di animali e poteva stare a guardare quel libro per ore. Non si sarebbe mai stancata. Avrebbe amato lo zoo.

“Perché non andate”, suggerì Kate. Aveva tanto lavoro da fare e forse se fosse rientrata prima, sarebbe riuscita ad uscire prima quella sera.

“Sei sicura?”, chiese Castle. “Non voglio toglierti del tempo con lei”.

Kate gli sorrise, “Va tutto bene, divertitevi voi due allo zoo”.

“Ok”, Castle annuì, alzandosi e tendendo la mano a Jamie.

La bambina si avvicinò a sua madre, abbracciandola e baciandola, e per qualche secondo il cuore di Castle perse qualche battito per paura che non volesse andare con lui, ma poi gli afferrò la mano e lo seguì.

“Ciao mami”, sorrise e salutò di nuovo sua madre.

“Divertiti uccellino”. Kate rispose al saluto. “Ci vediamo dopo Castle”.

Lui annuì e poi posizionò Jamie sulle sue spalle, prima di attraversare la strada, in direzione della metro.

—————————————————-

Jamie si aggrappò a lui per tutto il tragitto in metro, ma ogni volta che le chiedeva qualcosa lei si limitava ad annuire o a scuotere la testa. Castle sospirò. Questo non era come aveva immaginato il loro giorno insieme. Era stato stupido a pensare che Jamie avrebbe accettato subito il fatto che lui fosse suo padre e che potessero andare avanti come se non fosse cambiato niente. Avrebbe dovuto essere preparato a questo, ma non lo era. La verità è che si sentiva impotente.

Ma poi Jamie vide i leoni di mare e tutto cambiò, “Guadda papà!”, esclamò lei emozionata, tirandogli la mano per convincerlo a muoversi più velocemente. Da quel momento non smise di parlare. La sua emozione crebbe ancora di più quando raggiunsero i fienili dove potevano accarezzare gli animali.

Castle aveva comprato ad entrambi un gelato e degli hot dogs, che si stavano godendo in una piccola zona relax appartata, Jamie stava seduta sulle ginocchia di Castle mentre lui cercava di non riempire entrambi di senape.

“Sua figlia è adorabile”, Castle guardò in alto e vide una donna molto attraente in piedi accanto a loro.

“Grazie”, disse, sorridendo.

“Sono Carol”, la donna si presentò, ovviamente interessata a conoscerlo meglio.

“Rick”, rispose lui, il suo sorriso perse un po' di gioia. Non era qui per flirtare.

“Quindi Rick”, stava facendo praticamente le fusa e Castle frenò la sua voglia di ruotare gli occhi. “Siete qui, soli soletti?”.

Mettendo sul viso la sua miglior faccia da poker, finse di non notare il significato nascosto delle sue parole, “Si, sua madre doveva lavorare oggi”.

Carol capì subito, “Vedo. Beh è stato un piacere conoscerti Rick”. E dandogli un ultimo sguardo e guardando a malapena Jamie, se ne andò.

Castle scosse la testa, riportando la sua attenzione alla figlia che portò la testa all’indietro per fissarlo con due bellissimi occhi grandi.

“Amica pappà?”, chiese. Lui rise, “No, è più tipo una iena”. Sapeva che Jamie non poteva capire cosa volesse dire, ma il modo in cui lo disse la fece ridere.

“Quindi Jamie, chi è il tuo animale preferito?”.

La bambina non dovette nemmeno pensare per un secondo alla domanda, e guardandolo con un sorriso raggiante disse, “Mufasa”.

Il cuore di Castle perse un battito. Le piacevano i leoni. Peccato che non c’erano allo zoo di Central Park. Sorrise, realizzando che Alexis non sarebbe stata d’accordo con lui.

“Tu papà?”, lo guardò con occhi luminosi, occhi che assomigliavano così tanto ai suoi che a volte gli si mozzava il fiato a guardarli.

“Anche i miei”, disse piano. “Anche papà ama i leoni”.

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Kate fu accolta da una sonora risata, quando aprì la porta di casa quel pomeriggio.

“Hey”, li salutò, investita da una palla di energia che si lanciò contro le sue gambe per essere presa in braccio, “Vii siete divertiti?”.

“Si”, Jamie annuì felice. “Pappà piacciono leoni”.

“Davvero?”, Kate alzò le sopracciglia, guardandolo. Castle si strinse nelle spalle, raggiante come un albero di natale. “Sono sicura che questo ti renda molto felice, vero uccellino?”.

Jamie annuì, “Mama piaciono elefanti”, dichiarò, come se fosse la cosa più terribile del mondo e Kate non capì perché lui improvvisamente la guardò quasi con meraviglia.

“Rimani a cena?”, chiese Kate, sentendosi a disagio sotto quello sguardo intenso.

“Ah no”, si passò una mano tra i capelli. “Mi dispiace, ma devo andare”.

Kate si maledisse internamente, ovviamente non poteva. Doveva parlare con Alexis quella sera.

“Allora un’altra volta”, lo aiutò velocemente, vedendo che non voleva creare dispiacere a Jamie. Avvicinò di nuovo la figlia verso di lui, “Dai la buonanotte a papà, uccellino”.

“Notte pappà”, Jamie avvolse le sue piccole braccia intorno al collo di Castle, dandogli un bacio. “Ti amo”.

Lui la abbracciò a sua volta, chiudendo gli occhi per cercare di non piangere, “Buonanotte uccellino”, sospirò, “Ti amo anche io”.

   
 
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