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Autore: vitalyleto261271    24/07/2016    1 recensioni
Fu quella notte a cambiare la vita di Denise, piano piano tutte le cose che vedeva nei film dell'orrore le se presentavano come reali.
Lontana da casa e dagli affetti rimasti, stava cercando di ricomiciare a vivere e a cambiare la sua vita, ma nemmeno lei sapeva quanto sarebbe cambiata una volta giunta a Londra.
Mi hanno sempre detto che il modo migliore di superare una delusione è il metodo "chiodo schiaccia chiodo", e devo dire che nella mia vivace adolescenza di chiodi ne ho schiacciati abbastanza, forse perché non mi sono mai innamorata veramente.
Dicono che quando t'innamori provi sensazioni contrastanti tra cuore e cervello.
Lo stomaco è pieno di farfalle; una voragine si apre nel petto quando vieni lasciato; i continui litigi; il bello di far pace; gelosia, possessività e tante altre cose.
Ma io queste cose non le ho mai provate... Forse non sono normale, o forse lo sono troppo.
Ma adesso la mia domanda è un'altra: se il metodo C.S.C. funziona in amore, ci sarà un metodo per dimenticare una persona cara che ti ha lasciato per sempre?
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mi hanno sempre detto che il modo migliore di superare una delusione è il metodo chiodo schiaccia chiodo, e devo dire che nella mia vivace adolescenza di chiodi ne ho schiacciati abbastanza, forse perché non mi sono mai innamorata veramente.
Dicono che quando t'innamori provi sensazioni contrastanti tra cuore e cervello.
Lo stomaco è pieno di farfalle; una voragine si apre nel petto quando vieni lasciato; i continui litigi; il bello di far pace; gelosia, possessività e tante altre cose.
Ma io queste cose non le ho mai provate... Forse non sono normale, o forse lo sono troppo.
Ma adesso la mia domanda è un'altra: se il metodo C.S.C. funziona in amore, ci sarà un metodo per dimenticare una persona cara che ti ha lasciato per sempre? 
No, non puoi sostituire qualcuno che è morto, qualcuno con cui per anni, precisamentre 20, hai condiviso tutto; anche l'utero.
"Sarà con te per sempre, dentro il tuo cuore. Il suo ricordo vivrà in eterno." questo mi hanno detto. 
"E vedrai -continuavano- che presto troverai conforto in qualcos'altro." ma non è stato così.
Mi chiamo Denise, ho 20 anni e fino a pochi mesi fa avevo un doppione, come lo chiamavo io.
Il mio fratellone, anzi, il mio gemello.
Lo chiamavo doppione perché il nostro viso era identico, ma il suo fisico era il doppio del mio.
Eravamo identici nei colori e nel carattere, anche se lui mi aveva rubato 15 cm.
Beh sì, a lui cresceva la barba e io avevo un po' di trucco.
Il fatto è, che fin da quando siamo nati, non ci siamo mai divisi, e insieme ne abbiamo combinate tante... soprattutto a scuola, quando io non avevo ancora sviluppato i seni.
Prese il mio posto ad un'interrogazione alla quale io ero impreparata, complice la sua voce ancora poco maschile.
Ma adesso tutto questo è finito, la mia vita è cambiata completamente, trasformata.
Sono stata derubata dell'amore più grande che avevo e la cosa che non mi da più pace è che forse la colpa è solo mia, e che sarebbe stato meglio se in quell'incidente fossi morta anche io, o solo io.
Forse lo sono già, perché so che quella voragine di cui parlano che si apre nel petto quando vieni lasciata non si risanerà mai più.
I miei sono distrutti, e cercano di farsi coraggio per questa unica figlia che gli è rimasta, e vedendomi sempre più addolorata e depressa, hanno deciso di mandarmi a studiare in un'altra città.
Non siamo ricchi, ma l'eredità lasciata dai nonni, sia paterni che materni, ci hanno fatto vivere molto agiatamente, per questo i miei possono permettersi di mandarmi a studiare all'estero.
Adesso sto qui, in questa immensa città che conosco come le mie tasche, Londra, dove venivo spesso con i miei genitori e il mio adorato gemello Dennis.
Vado al liceo, l'ultimo anno e ho dei nuovi amici, quelli di Roma ormai non li frequento più, forse perché mi ricordavano la persona con cui li avevo condivisi, e forse nemmeno loro volevano più frequentarmi, ma non per lo stesso motivo.
Sapevano che forse era colpa mia se era successo quell'incidente, anche se per loro la mia sofferenza non era già abbastanza.
L'unica persona che mi era rimasta accanto, insieme ai miei genitori era Kate, l'ultima fidanzata di Dennis, ma presto anche lei mi lasciò senza apparente motivo, per me, anche se avevo capito che era il più valido, per lei.
Ricominciare a vivere, o almeno sopravvivere.
Sì, sopravvivere, è quello che cerco di fare anche io, e non esiste metodo per cimenticare.
Forse è troppo presto, o forse non lo dimenticherò mai.
I miei mi pagano la retta scolastica, l'affitto della casa che divido con altre 2 ragazze... ma per il resto cerco di cavarmela da sola, anche se ogni tanto mi arriva dalòl'Italia un bel pacco con dentro abiti nuovi e altri beni di prima necessità quotidiana; biscotti, pasta e caffè. E ogni tanto una stecca di sigarette, che a Londra costano il triplo che a Roma.
A Londra però è più facile trovare un lavoro che ti permetta di studiare, adesso lavoro saltuariamente in un pub, cosa che non fa felice i miei, ma a me piace.
Mi distrae e vedo ogni genere di persona.
Non mi fermo un attimo, sono stanca, e so che questo è l'unuico modo per non pensare.
Non dimentico ma almeno mi distraggo, e forse anche perché ho capito che voglio vivere anche per lui.
Sono distrutta quando mi fermo, e penso anche al fatto che per colpa del mese trascorso in ospedale per via delle costole incrinate e delle escoreazioni dovute all'incidente non ho ricordo di come sia successo.
Ho solo il vuoto dell'accaduto, ma di quello che è successo dopo ricordo le sirene, le luci blu delle ambulanze e dei pompieri; io distesa sulla barella e mio fratello coperto da un lenzuolo.
Cerco di scacciare quell'immagine dalla mente, ma so che servono per capire o ricordare com'è andata.
So che c'è qualcosa che non torna, e questo mi fa stare ancora peggio.
Finisco di pulire i tavoli, il bancone e sono quasi le 23; il gestore del pub, Leon, sta dividendo le mance.
Mentre alzo le ultime sedie si apre la porta d'ingresso e un gruppo di ragazzi entra, ma Leon gli fa un cenno per dire che è chiuso e loro, infastiditi e già poco sobri se ne vanno sbattendo la porta.
Esco dal pub, fa talmente freddo che riesco a vedere il mio respiro.
La fermata del bus è a 300 m. dal locale; stranamente è in ritardo... perché a Londra non aspetti mai più di 3 minuti ed io, dopo 10 minuti, ero ancora lì, con il mio eBook in mano, a ripassare la lezione per la quale sarei stata interrogata il giorno dopo.
Non mi accorsi che 3 ragazzi si erano avvicinati per attaccare bottone, cosa strana per i londinesi, ma la cosa non mi dispiace.
Sono tutti insolitamente bellissimi e curati, e le ragazze con cui abito mi ucciderebbero se perdessi l'occasione di conoscere degli uomini così.
Loro sono sempre in cerca d'avventure, e forse ne ho bisogno anche io, dopo 8 mesi di solitaria astinenza.
Volevano scortarmi fino a casa, decantandomi i pericoli che ci sono in giro, ma qualcosa nella mia testa mi disse di prendere il bus... ma non prima di aver visto un quarto amico avvicinarsi, e anche lui, visto di sfuggita non doveva essere male, anche se il suo abbigliamento era molto lontano da quello di Sebastian, Raven e Blake.
Forse non faceva nemmeno parte della loro compagnia, ma si salutarono in modo amichevole.
Quando arrivai a casa trovai Eloise davanti a una tazza fumante, accompagnata da un gigantesco libro di epica.
Le raccontai dei cavalieri che avevo avuto come compagnia, e di quanto fossero belli e mi lasciò andare verso il bagno solo dopo essersi assicurata che avessi i loro numeri di cellulare.
Mi tolsi i vestiti e m'infilai sotto la doccia calda, mi asciugai con cura, indossai il pigiama mettendomi a letto quasi subito.
Sognai Dennis, non fu un incubo, e al risveglio ero quasi felice, come non lo ero da tempo.
Mi preparai la colazione all'italiana anche se Eloise, da due mesi a 'sta parte, non faceva altro che lasciarmi il caldo uova con bacon, che poi era sempre consumato da Donna, l'altra coinquilina.
Donna lavora in un grande magazzino, da quando aveva 16 anni, da quando i suoi si erano separati e riaccompagnati.
E per non fare un torto a nessuno, o forse per farlo ad entrambi trovò un lavoro e andò via di casa.
Donna è molto bella, anche Eloise è carina ma non si cura molto.
A suo dire è che non ha tempo, tra studio e lavoro, di andare per negozi o comprare trucchi.
Una sera che non lavoravamo le ho acconciato i capelli e l'ho truccata; Donna le ha fatto provare uno dei suoi vestiti sexy.
Era stupenda, e ci promise che se un giorno saremmo uscite insieme sarebbe passata di nuovo sotto le nostre mani.
Finalmente quella sera è arrivata!
Dopo la scuola ci saremmo dedicate alle nostre facce ed i nostri capelli.
Preparo lo zaino e scendo per andare a prendere il bus... Ripenso al mio sogno, a Dennis, che mi guardava complice come quando ne combinavamo una delle nostre e alle parole che gli avevo sentito pronunciare: "Vivi Denise. Io continuerò a proteggerti. Non darti colpe che non hai, io sono sempre con te."
Il suono della sua voce era così reale, così dolce... Perché non si possono registrare i sogni? Lo avrei visto ed ascoltato in eterno.
Ma era questo che voleva Dennis? No, non voleva che restassi per sempre attaccata al suo ricordo.
Ma io non ero così sicura che non dovessi darmi delle colpe.
Come sempre sono scesa una fermata prima, per attraversare il parco e guardare gli scoiattoli, che fanno le capriole... E penso che non tornerò subito a casa, dopo scuola.
Bensì avrei fatto una passeggiata lì ed avrei comprato noci da gettare agli scoiattoli.
L'interrogazione andò bene, anche se la lezione fu molto lenta e noiosa, e fuori aveva già cominciato a piovere.
Presi il K-way dallo zaino, lo indossai e uscii da scuola.
Mi diressi al parco, comprai le noci in un chiosco e mi sedetti ad aspettare gli scoiattoli che si riparavano dalla pioggia tra i rami degli alberi.
Ad un certo punto ero stufa di aspettare... Nemmeno l'ombra di uno scoiattolo, cosa strana.
Mentre mi dirigevo verso l'uscita qualcosa attirò la mia attenzione: Una coda scodinzolante di un cane veniva fuori da un cespuglio.
Era divertente, sembrava un cespuglio con la coda!
Sorrisi. Ma quando il cane fuggì a zampe levate mi avvicinai al cespuglio e notai che sulle foglie c'erano delle macchie che sembravano di sangue.
Pensai che avrei dovuto dare un'occhiata, e lo feci.
Mi chinai sulle ginocchia, aprii il cespuglio spostando i rami con una mano sola, e tenendo ben lontano la faccia nel ricordo di quando con Dennis scoprimmo un alveare e lui ci mise un occhio vicino per vedere cosa facevano le api.
Lo scoprì presto, portandosi il gonfiore per 10 giorni in ogni parte del corpo.
E da allora stavamo attenti alle cose che potevano nascondere qualche insidia; e quel cespuglio sembrava proprio una di quelle.
La cosa diventò meno divertente quando scoprii che nel cespuglio, ammucchiati uno sopra l'altro, in modo orribile c'erano i cadaveri di una ventina di scoiattoli.
Atterrita indietreggiai da quello spettacolo agghiacciante, con un conato di vomito che saliva su dallo stomaco.
Presi il coraggio, ma soprattutto lo stomaco a due mani e mi rinchiani verso il cespuglio per accertarmi che quello che avevo visto fosse reale. Infatti lo era.
Povere bestiole, che razza di animale può averle ridotte così? Erano smembrate, con la testa rigirata in modo innaturale, come fossero stati strizzati.
Dopo un po' tornò il cane, che aveva il muso sporco di sangue, col padrone a seguito, praticamente quasi trascinato a forza dalla bestia.
E gli dissi: "Bel padrone che ha questo cane! Ma da chi lo ha fatto addestrare, Hannibal Lecter?" Si vergogni, o almeno chiami il guardiano e si scusi."
Il padrone del cane mi guardò visibilmente adirato ed esplose: "Senti, tu, sputa sentenze! Il mio cane non farebbe mai del male a nessuno, e se fossi sicuro che avesse compiuto lui questo scempio l'avrei fatto sopprimere, parola. Anche se amo il mio cane. L'ho cresciuto come fosse un peluche, quasi nemmeno abbiaia." Infatti dopo un po' passò di lì un gatto randagio che mi dette la conferma di quello che aveva detto il padrone. La bestiola si mise la coda tra le zampe e si nascose dietro le gambe del padrone.
"Ha visto? Cosa le dicevo? Comunque ho il cellulare del guardiano." il quale chiamò.
Dopo meno di 5 minuti arrivò Paul, il guardiano, con una busta nera e dei guanti dicendo "Caspita, devo fare qualcosa per catturare questo animale che sta decimando gli scoiattoli. Farò un turno stanotte, e appena lo acciuffo lo impallino."
Chiesi scusa al proprietario, salutai e mi diressi verso casa.
   
 
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