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Autore: Jessie    26/07/2016    1 recensioni
La prima cosa che vidi nella frazione di secondo in cui la figura si fermò, improvvisamente, a qualche metro da me, fu una copia venuta male di Edward.
Il millesimo di secondo successivo mi accorsi che era un uomo che non avevo mai visto prima. [..]
«Dove hai preso quell’anello?» domandò all’improvviso guardingo.
Spostai sorpresa lo sguardo verso il punto in cui si era fissato il vampiro. Il diamante incastonato all’anello di fidanzamento della madre di Edward scintillava al tenue riflesso del sole che filtrava appena tra le fronde degli alberi.
«È.. il mio anello di fidanzamento..» mormorai colta alla sprovvista.
«No. Quell’anello apparteneva a mia moglie. »
.
E se il passato di Edward Cullen tornasse a fargli visita in modo inaspettato? A distanza di tre anni dalla nascita di Renesmee, la famiglia Cullen, Jacob, Seth e Leah avranno a che fare con una nuova città, un nuovo branco, un nuovo ibrido, una neo-strega e nuove battaglie..
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clan Cullen, Edward Senior Masen, Leah Clearweater, Nuovo personaggio, Seth Clearwater
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Ciao a tutti, 
perdonate questa ultima breve suspanse prima che sia rivelato il mistero che si cela dietro Izzy: so che tendo a temporeggiare ma ogni volta che mi dico di aggiungere solo qualche dettaglio finisco per scrivere un capitolo nuovo che inframezza la storia (lo so, sono prolissa!).
Seguiranno ben due capitoli, uno visto attraverso gli occhi di Bella, l'altro visto attraverso gli occhi di Izzy. Cercherò di metterli entro la settimana, prima di partire per le vacanze, in modo tale da non lasciarvi a bocca asciutta ;) 
Spero che l'attesa non vi abbia annoiato!
A molto presto,
Jess
Cap.13
Misteri di fine serata
 
Flashforward
 
Le guardai entrambe, con attenzione. Sembravano avere poco in comune. Una era alta e secca, ossuta, ma non in modo malato. Sembrò.. Fragile, delicata nei lineamenti, anche se aveva l’aria di avere circa quarant’anni. E qualcosa di terribilmente familiare. Aveva lunghi capelli color cannella che in molti tratti d’ombra si facevano mogano, rossicci; le sfioravano appena le scapole e sembravano irregolarmente mossi, alternandosi tra pseudo-boccoli e strane onde. Ci fissava, uno ad uno, in una posizione rigida e senza sorridere; gli occhi stretti quasi in due fessure.
 
 
Quando tornai indietro Ashley e Leah erano già in mezzo agli altri; la prima mangiava una fetta di torta seduta sui gradini vicino a Makeda, che era impegnata in una fitta conversazione con Seth – da come brillavano i suoi occhi probabilmente le aveva chiesto un altro milione o due di informazioni sulla magia – mentre Carlisle ed Esme ascoltavano molto incuriositi. Leah invece sembrava indecisa se mangiare una delle cinque torte distribuite lungo la tavola, ma l’aveva appena raggiunta Kala, che aveva preso un piattino e le aveva indicato un dolce, iniziando a parlare velocemente. Cercai mia figlia con gli occhi pensando di indugiare sull’ombra di Edward o di Jacob ma vidi con piacere che mio marito e suo padre erano in piedi vicino ad un tavolino. Il “mio” Edward parlava come fosse intento a spiegargli qualcosa mentre suo padre, con una mano sotto al mento e l’altro braccio mezzo incrociato al petto, annuiva svariate volte, interessato. Erano poco distanti da Jacob che con un orecchio ascoltava Jaxen annuendo di tanto in tanto, ma con gli occhi lanciava occhiate di controllo verso Renesmee che ridacchiava insieme a Jocelyn, sedute per terra, mentre guardavano  i gemelli fare strane acrobazie. Rosalie restava ai margini con aria annoiata mentre osservava di tanto in tanto mia figlia – fui abbastanza sicura che fosse gelosa delle tante attenzioni dedicatele, tanto da non poterla avere tutta per sé. Mi fece tenerezza. Emmett ovviamente era con lei, e le  lanciava qualche battutina di tanto in tanto. Alice e Jasper erano seduti sull’erba vicino a loro ma guardavano divertiti verso mia figlia; Trenton, anche lui seduto di fianco a Jasper, mangiava una fetta di torta e di tanto in tanto sembrava scambiarci due parole.
Non appena fui vicina ai due gruppetti, Edward posò lo sguardo su di me con un sorriso sghembo e suo padre s’interruppe voltandosi a guardare nella sua stessa direzione.
«Bella, amore» assunse un espressione appena dubbiosa verso la chiazza d’acqua sul mio vestito «hai trovato quello che ti serviva?»
 Sapevo che la domanda era un’altra, considerando che ero stata via così a lungo.
«Più o meno» scrollai le spalle «Ho pensato di pulire le posate e i contenitori sporchi. In fondo Makeda ha cucinato..»
«Sei molto gentile Bella» disse Edward senior con un sorriso pacato. Edward Cullen invece mi fissò per un po’ senza aggiungere nulla, con uno sguardo che diceva chiaramente che avrebbe voluto spiegazioni  dopo la festa.
«Vado a vedere cosa combina Renesmee» disse, facendo un cenno di congedo al padre e dirigendosi verso nostra figlia che  aveva una manina sulle guance di Jocelyn, persa in uno sguardo vitreo.
«Bella» disse allegro suo padre mentre mi guardava con un sorriso pacato dei suoi «Come trovi San Francisco? Spero che tu ti stia divertendo..»
«La trovo una città molto colorata ed interessante.» dissi ricambiando il sorriso. Era così facile chiacchierare con il padre di Edward. Era  invece difficile pensarlo freddo e di cattivo umore, come me lo aveva dipinto mio marito. Doveva essere successo qualcosa di davvero straordinario per cambiare un uomo a tal punto.
Mi venne in mente il dialogo tra Leah ed Ashley  e non riuscii a trattenermi dal chiedergli qualcosa.
«Come sa siamo abituati a stare in mezzo ad un branco – è stato molto carino da parte loro ospitarci. Però..»
«Vi posso assicurare che Makeda sa essere più catastrofica di quello che fa vedere; è una specie di sensitiva, ma non sempre i suoi presagi sono da prendere così sul serio, non c’è da preoccuparsi..» fece strizzandomi l’occhio mentre intercettava la domanda sbagliata.
Annuì gentilmente:«Protegge il branco, lo capisco..» feci un sospiro mordendomi un labbro indecisa «A dire la verità mi domandavo.. Com’è che un mutaforma ed un vampiro diventano amici? »
Edward fece una mezza risata ilare:«Potrei farti la stessa domanda» accennò a Jacob che rispondeva alle domande di Jaxen insieme a Leah, buttando sempre qualche occhiata verso Renesmee «O è stato dopo l’imprinting?»
Scossi la testa, sperando di non portare quel discorso troppo lontano da quel che volevo.
«Io e Jacob siamo amici da famiglia da molto tempo prima di scoprire che fosse un mutaforma. Lui ed Edward non si piacevano affatto, soprattutto per via della mia.. Decisione. Poi le cose si sono sistemate, più o meno, con la nascita di Renesmee.»
«Sei il primo vampiro che conosco ad esserlo diventato spontaneamente per amore. » osservò con pacata ammirazione, mentre lanciava un’occhiata distratta a suo figlio da lontano, con occhi persi nei pensieri «Non dev’essere stato semplice per voi.»
«Soprattutto per lui» dissi, con un fremito, capendo perfettamente cos’avesse provato «Diciamo che proteggermi dal mondo sovrannaturale non è stato un compito semplice..»
Edward rise:«Non potevi essere così male da umana!»
Alzai gli occhi al cielo spirai:«Secondo lui ero una specie di calamita per disgrazie.  Forse non aveva tutti i torti» tornai a guardarlo amichevole «E lei?»
Avrei tanto voluto chiedergli di quella Joana Finch ora che c’eravamo, ma ebbi timore di riportare a galla brutti pensieri. Con quella frase Ashley sembrava voler deviare un discorso spiacevole con Leah. Forse allora era come pensavo.
«Io?» fece senza perdere la sua naturale calma. Eppure mi sembrò un po’ meno rilassato del solito.
«Ha una casa molto grande, ha viaggiato parecchio.. Insomma non ha incontrato nessuna che..?»
Sperai di non averlo messo troppo a disagio con la mia domanda. In fondo aveva perso sua moglie nel 1918.
«Ho avuto un solo vero amore nella mia vita, e l’ho conosciuta nel  1898.» disse conciso e vago. Sebbene sorridesse mi parve di scorgervi qualcosa di amaro ed enigmatico che ne oscurava la naturale bellezza.
Fantastico, ero arrivata proprio al discorso giusto, Elizabeth Masen. Che insensibile che ero stata. Mi sembrò davvero molto romantico sentirglielo dire, e in questo mi ricordò Edward quando mi disse che non avrebbe potuto vivere senza di me. Ma mi sentii anche terribilmente sgarbata.
«Capisco, mi dispiace se gliel’ho chiesto» mormorai dispiaciuta.
«Non c’è niente di cui scusarsi » rispose ritrovando la solita gentilezza ilare in un batter d’occhio.
«È rimasto solo tutto questo tempo?» domandai – sperai di non sembrare inopportuna -  cercando di fare un occhiolino che non sembrasse ridicolo, per sdrammatizzare. Dimenticavo tutte le volte che il mio corpo da vampira non lo avrebbe permesso; le abitudini erano dure a morire.
Rimase sempre sull’approssimativo quando mi rispose:«A dire la verità sono rimasto perlopiù con Ashley.» sorrise scuotendo appena la testa  «E no,prima che tu me lo chieda, non c’è mai stato nulla tra noi, dal 1927.»
Mi finsi stupita per non tradirmi:«È rimasta mutaforma dal 1927?»
«Eh già.» fece sorridendo alla mia bocca teatralmente semichiusa. Forse dopotutto ero migliorata nel dire bugie. Sarei avvampata sicuramente per l’imbarazzo se fossi stata ancora mortale.
«Oh sì. Mi avrebbe staccato la testa se non fosse stato per il mio dono » sospirò con un sorriso divertito, alzando gli occhi al cielo «Era davvero una reietta terrificante!»
Feci un risolino nervoso ripensando a quelle lastre di ghiaccio che inchiodavano Leah:«A dire la verità non ha tutti i torti signor Masen..»
«Edward» mi corresse lanciandomi un’occhiata allusiva.
Annuii:«Edward, hai ragione.» tornai a guardarlo perplessa «È stata lei, ci hai accennato due giorni fa, che ti ha suggerito di cacciare animali?»
Edward Masen annuì vigorosamente:«Ne parlammo una sera, ovviamente litigando. Avevo una sete incontenibile ma stavo facendo del mio meglio per.. Sai, combattere la mia natura, ricevere l’anello diurno. Non ce l’avevo con lei, ma le sue domande mi mettevano in difficoltà. Pensare al sangue rendeva le cose difficili.. Mi disse che gli esseri umani non erano cannibali, potevo non esserlo neppure io, e da lì mi si aprì un mondo. »
«È per questo che siete amici?» appurai curiosa. Avevo sentito solo una faccia della medaglia, ed ero curiosa di scoprire l’altra.
Edward sembrò pensarci un attimo, come se dovesse trovare le parole adatte:«Quando ci siamo incontrati eravamo due… Persone - o forse due mostri sarebbe meno improprio - che avevano perso tutto. La famiglia, una vita normale, gli amici, un lavoro… L’amore. Ash ha avuto una vita mortale molto più dura della mia, credimi..
Eravamo in un certo senso.. Spezzati. Ma dopo aver passato due settimane insieme – come ti dicevo, per l’anello e la prova da superare - malgrado l’odore, le differenze e il fatto che fossimo nemici mortali, avevamo condiviso qualcosa.» mi guardò negli occhi con aria pensosa ma pacata « Entrambi eravamo diventati qualcosa di inumano senza poter scegliere, e senza ce nessuno ce lo spiegasse. Entrambi eravamo soli ed infelici. Dopo un decennio mi sembrava di aver trovato un’amica reale, qualcuno che potesse davvero capire quello che provavo. Quando quel periodo finì mi sentii male all’idea di tornare a fare il nomade, da solo. Avevo il mio anello, potevo vivere ovunque, potevo diventare una persona civile, ma che senso aveva farlo quando non avevo nessuno con cui condividere tutto questo? Non sarei stato in grado di vincere la solitudine a lungo, non dopo quelle settimane comunque. Fui codardo: le proposi di girare il mondo insieme; le dissi che era per sdebitarmi del suo aiuto e per avere qualcuno che supervisionasse la mia sete, data la mia nuova dieta. » sospirò «In realtà fu una scelta puramente egoistica, all’inizio, e sospetto da parte di entrambi; ero terrorizzato all’idea che potesse dirmi di no e sapevo bene il perché: avevo incontrato altri vampiri ma non sembravano rimpiangere la loro condizione, come me ed Ash. Penso che accettò per la stessa ragione, per pura comodità. Eppure ben presto diventammo amici, bilanciavamo le nostre infelicità molto bene. »
«Quindi tutti quei viaggi di cui ci ha raccontato.. Li ha fatti con Ashley?» chiesi curiosamente mentre ripensavo agli aneddoti in giro per il mondo di cui ci aveva parlato al nostro secondo incontro.
Edward annuì:«Una buonissima parte sì, direi un settanta percento. Ma non siamo sempre stati insieme.. » fece una pausa pensoso poi riprese scuotendo la testa «Avevamo periodi  di distacco e di rincontro. Però ci tenevamo sempre in contatto. Non era semplice..»
Sospirai lanciando un’occhiata pensosa verso Edward che parlava velocemente a Rose, sempre accigliata ai bordi della foresta:«Sa, ancora non sono vampira da abbastanza anni per realizzare cosa significhi  stare insieme ad una persona per più di ottant’anni senza invecchiare.»
Ma spero di viverne anche duecento.. pensai, mentre una parte del mio cervello bramava l’abbraccio di mio marito.
«Significa che ti conosce meglio di chiunque altro..» rispose con pacatezza mentre intercettava la traiettoria dei miei occhi. Gli sorrisi, immaginando di arrossire furiosamente anche se questo, di nuovo, non avvenne.
Lui spostò appena lo sguardo sulla figura statuaria di Ashley che ascoltava Carlisle parlare, poi tornò a guardarmi facendo un grande sorriso sereno:« So che sembra fredda all’inizio; credimi, la sua vita non è mai stata semplice, nemmeno da umana. Ma non è affatto così distaccata. Adoro  Ashley, non potrei vivere senza di lei. » alzò le spalle con semplicità «È la migliore amica che potessi chiedere. »
E, contagiata da quell’entusiasmo, sorrisi beata a mia volta.
 
***
 
All’una passata, quando riuscimmo a staccare Seth, Makeda e Carlisle, ci congedammo.
Jaxen, che il mattino dopo sarebbe dovuto andare a lavoro – a quanto pare faceva il meccanico a San Francisco - si era addormentato da circa un’oretta sulla sdraio ed era stato svegliato da Trenton per riaccompagnarlo su insieme a Jocelyn, nel momento in cui ce ne andammo. I gemelli, che non erano stati fermi un attimo per tutta la prima parte di serata, erano a letto da un pezzo e Kala se n’era andata verso le undici, dopo averli messi a dormire, per scappare in un discobar dove faceva i turni. A quanto pare Josie stava cercando di decidere cosa fare della sua vita e Trenton gestiva un negozio di articoli sportivi lungo la baia. In quanto ad Ashley, da quello che avevamo capito, sapevamo soltanto che lavorava per corrispondenza da anni (in modo tale da non dover cambiare spesso lavoro e identità) gestendo una serie di giornali online e traducendo come freelance. Anche Edward Masen aveva seguito la stessa strategia e si occupava di economia e consulenza legale a distanza, sfruttando il suo dono nel caso in cui qualcuno si fosse accorto che non invecchiava. Makeda invece, sfruttava le sue conoscenze naturali per vendere preparati ed erbe medicinali.
Come una vera famiglia, riuscivano a provvedere a se stessi e agli altri, partecipando tutti insieme. Mi sentii davvero in colpa all’idea di pesare – non che i Cullen non avessi abbastanza soldi da mantenere altri membri – sulle spalle della mia famiglia adottiva. Mi ero ripromessa di cercare un lavoro durante il college, ora che mia figlia si stava stabilizzando.
Mentre pensavo a tutto questo, camminando sulla strada di casa, Edward, che si era fatto particolarmente pensoso, esordì:«Domani tornerò da mio padre.»
Fui sorpresa dalle sue parole:«Davvero? Questa è una bella notizia..»
Edward sospirò, mentre Renesmee sonnecchiava tra le sue braccia:«Ha detto che deve dirmi una cosa importante..»
«Oh» mi venne in mente di averli visti parlare piano, in disparte, prima di andare via «Ti ha anticipato qualcosa?»
Scosse la testa mantenendo lo sguardo davanti a sé, lontano: «Ha solo detto che c’era una cosa di cui doveva parlarmi, che avrebbe voluto dirmi subito ma non sapeva bene come. Temeva sarebbero state troppe informazioni da assimilare tutte insieme alla sua storia, i licantropi e gli anelli diurni.»
Dall’espressione corrucciata di Edward sembrava esserne totalmente all’oscuro. Mi parve molto strano, date le sue capacità di lettura del pensiero. Mi guardò come avesse intercettato le mie perplessità: «Si è concentrato per non pensarci mentre mi parlava. Ho solo visto di sfuggita una donna o una ragazza, credo una vampira.»
Cercai di essere positiva, anche se, ripensando alle parole di Edward Masen – “Ho avuto un solo vero amore nella mia vita, e l’ho conosciuta nel  1898.” -  forse ero fuori strada:«Magari ha trovato una compagna e temeva potessi prenderla male..»
Nel momento in cui terminai la frase, la mia mente mi portò subito alle orecchie uno stralcio di conversazione.
«..Aveva conosciuto una strega, Joana Finch.. Avevano preso a ronzarsi intorno.»
 «Era gelosa »
«Anche lui non le era del tutto indifferente»         
«Quindi tutti quei viaggi di cui ci ha raccontato.. Li ha fatti con Ashley?»
«Una buonissima parte sì, direi un settanta percento. Ma non siamo sempre stati insieme.. Avevamo periodi  di distacco e di rincontro. Però ci tenevamo sempre in contatto.»
Le parole che mi rimbombavano in testa più di tutte, però, erano quelle di Ashley: “Non andò a finire bene tra loro”. Che avesse ucciso una strega preso da un attacco di sete? Forse era più pericoloso che uccidere un semplice essere umano. E se avesse cercato di trasformarla in un vampiro ma la aveva uccisa nel tentativo? Era possibile che gli avesse scagliato una maledizione? Mi sembrò surreale. Edward Masen non aveva nulla che non andasse..  O no?
“ Ho avuto un solo vero amore nella mia vita, e l’ho conosciuta nel  1898.”…
Edward  sembrò non accorgersi della mia espressione, perso com’era nei suoi pensieri. Non disse nulla per un po’, ma il suo volto non si era affatto rilassato.
«Tutto questo mistero non promette nulla di buono..» mormorò posando nostra figlia nel suo lettino. 
  
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