Le ragazze
si sentivano straniere in terra straniera, come se a combattere contro
Riven
non fossero state loro ma delle loro copie malvagie. Il ragazzo, seppur
ridotto
malissimo, era comunque sopravvissuto al brutale scontro e, in quel
momento, si
trovava dalla Griffin. Probabilmente non avrebbe visto la fine della
settimana,
se non la fine di quella stessa giornata.
Dopo che
il mio... delirio esistenziale finalmente finì, fui io a
fermarle: quasi
sull'orlo della risata compulsiva, mi ci volle solo un gesto per porre
fine a
quel furioso massacro, quello stesso gesto che avrebbe potuto salvare
Musa.
Per quanto
riguarda Tecna, preferimmo non dirle niente dell’accaduto. Le
ultime notizie
sulle condizioni non erano affatto buone: la fata della tecnologia
stava
attraversando una pesante crisi d'astinenza, non potevamo infliggerle
altro dolore.
Annientate,
fissammo con occhi spenti il feretro della nostra cara amica, vuoti di
pietà e
di speranza. Come erano sempre i miei, d'altronde. Toccammo con mano la
realtà
di un mondo in cui la scintilla divina ci aveva abbandonato,
lasciandoci
brancolare nelle tenebre che portavano solo follia.
Come al
solito, il fiume di dolore che mi scorreva in petto doveva essere
forzatamente
soppresso, come se il mio peccato più grande fosse quello di
essere umana.
L'Universo mi stava letteralmente urlando qualcosa del tipo 'non osare
versare
una lacrima, mostro', o forse era la corruzione a parlare,
chissà.
La
prigione mentale da cui non potevo evadere mi donava quell'aura di
freddezza
che, dopotutto, non poteva che fare bene a tutti. I presenti erano
paralizzati
sul posto, a momenti non li sentivo nemmeno respirare: provare
qualsivoglia
emozione sembrava una bestemmia contro gli dei.
Ingoiai il
senso di colpa che mi stava logorando le viscere: il mio autocontrollo
dipendeva interamente da questo. La preside Griselda non disse una
parola, ma potevo
scorgere la sua anima tremare: osservava la bara della sua allieva ma,
allo
stesso tempo, stava anche pensando intensamente, ponderava decisioni di
enorme
importanza.
Mi piaceva
pensare che era il suo modo di reagire alla tragedia, ma ben presto le
sue
intenzioni furono manifeste: pochi giorni dopo il funerale di Musa,
Griselda
chiuse le porte di Alfea e mandò tutte le allieve a casa.
«Prima
Faragonda, ora questo. La mia priorità siete voi e le
studentesse, non posso
vedervi morire in modi così barbari, senza nemmeno un motivo
chiaro» ci disse in
un raro momento di commozione.
Non
potevamo che darle ragione. Noi professori decidemmo di fare della
scuola una
sorta di quartier generale per iniziare a indagare su questi fenomeni
di
corruzione; la pensata fu buona, lo sviluppo molto meno.
Non
avevamo assolutamente idea di dove iniziare, di cosa pensare, di cosa
fare. Non
eravamo nemmeno sicure di quello che avevamo visto.
Come era
prevedibile immaginare, alla fine ognuno se ne stava per i fatti suoi a
rimuginare su chissà che cosa, mentre noi ragazze vagavamo
senza meta per i
corridoi deserti di Alfea parlando di cose vuote, come degli zombie
intrappolati in un limbo di niente.
Eterni
erranti su terre aride in cerca di una luce che non c'era, menti
così provate
da soffocare ogni idea sul nascere, come se i pensieri venissero
strappati via
ed evaporassero come acqua al sole. Tenere a bada il dolore causato dal
senso
di colpa divenne quasi il mio unico pensiero... mi mancò
terribilmente Tecna,
in quei giorni.
Stella,
Flora e Daphne sguazzavano nella loro assenza catatonica. Flora, in
particolare, si stava chiudendo in sé stessa come un riccio,
mentre Aisha
diventò una vera e propria trottola impazzita; le nostre
giornate passavano
lente e anonime, le sue, invece, erano un'incessante sessione di
allenamento
compulsivo, malato.
La
osservavo spesso dalle finestre, di soppiatto. Non potevo credere di
star
vivendo un simile inferno, sembrava tutto talmente esagerato e onirico
da
sembrarmi un incubo.
Potevo
fidarmi delle mie sensazioni? Alla fata delle piante disse che voleva
diventare
più forte, che allenarsi le impediva di sprofondare nella
disperazione, ma
percepivo che qualcosa non andava. O meglio, più di quanto
doveva essere.
Mi
guardava sempre con un certo sguardo, un misto di odio e
curiosità insieme ma,
ogni volta che si accorgeva di quello che stava facendo, si dava un
colpetto
alla fronte e scuoteva la testa, come per riportare alla mente qualcosa
di
importante e ovvio.
Le ragazze
notarono questo suo comportamento e, giustamente, si preoccuparono:
avevo fatto
il madornale errore di dar retta alle voci della corruzione e di non
seguire il
mio istinto, non avrei commesso lo stesso sbaglio. Non potevo, non lo
tolleravo.
Mi misi ad
osservare attentamente la sua routine: Aisha seguiva un rigido
allenamento
quotidiano, e lo faceva sempre in una certa maniera, come uno schema
fisso.
Notai che, ogni volta che si accorgeva di essere scrutata da me, la sua
foga
aumentava, diventava quasi furiosa nei suoi esercizi, tanto da
assomigliare più
a una bestia che a una fata. Arrivai all’ovvia conclusione
che ce l’aveva con
me. E come darle torto...
Flora
diventava sempre più cupa e triste: per un animo delicato
come il suo,
assistere a tutto quell'orrore fu peggio che morire. Aisha, in quanto
sua
migliore amica, avrebbe dovuto essere quella che, più di
tutte, poteva aiutarla
a superare il lutto, ma quel muro di furia che tirò su tra
lei e tutte noi non
faceva altro che ferire continuamente la fata delle piante, facendola
appassire
come i fiori che tanto amava.
C'erano giorni
in cui la regina di Andros superava davvero ogni limite. Non era raro
vederla
allenarsi con fasciature varie, zoppicante e dolorante, ma mai saltava
un
giorno della sua routine di distruzione. Quella situazione
iniziò a starmi
stretta, così decisi di raccogliere tutta la calma glaciale
che potevo e
affrontarla sulla questione.
Come al
solito, si trovava nel cortile deserto di Alfea, impegnata nei suoi
esercizi;
dopo ore di allenamento fisico, si stava concentrando sullo sviluppo
dei suoi
poteri, in particolare cercava di rendere il suo Morphix ancora
più versatile e
potente di quello che era già.
Il posto
ormai era diventato trascurato e molto rovinato, non era nemmeno
l'ombra di
quella che era Alfea pochi giorni prima. La sua dedizione era massima
mentre
maneggiava quella gran quantità di potere, ma si accorse
comunque della mia
presenza.
«Cosa
vuoi, Bloom?»
Il suo
tono di voce era indubbiamente stizzito nei miei confronti,
probabilmente avevo
ragione su di lei.
«Aisha,
credo proprio che noi dobbiamo parlare».
Come mi
ero promessa, rimasi emotivamente neutra, ma lei non ne volle sapere.
«Come
vedi, ora sono impegnata».
Mi diede
le spalle e ricominciò ad allenarsi, ignorandomi
completamente. Ma io sono
comunque Bloom, no? Glaciale sì, ma fino ad un certo punto.
«Flora
sta
male, Aisha. Nonostante stia soffrendo da matti, è comunque
preoccupata per te,
per quello che stai facendo. Lo siamo tutte».
«Ah...
Flora. Quella ragazza deve imparare a essere più dura nei
confronti della vita».
Quelle
parole mi fecero un male indescrivibile. Cosa stavamo diventando?
«Ma
non
sarebbe più Flora se non fosse così! Ti ascolti
quando parli?» dissi alzando un
poco la voce. La fata si fermò e si girò
lentamente con occhi di fuoco.
«Cosa
c'è,
eh? Adesso ti preoccupi di noi? E Musa, allora? Adesso pensi a noi
perché con
lei hai mostrato quanto poco vali?»
Lo sapevo,
mi riteneva responsabile. Per la prima volta dopo anni, le voci nella
mia testa
iniziarono ad urlare, lo sporco si impossessò di nuovo di
me: abbassai la testa
e chiusi gli occhi, non dovevo cedere per nessun motivo. Per gli dei,
non ce la
facevo più, era troppo… tutta quella follia era
troppa.
«Ho...
ho
sbagliato. Lo so che ho sbagliato... è per questo che non
voglio sbagliare più,
lo capisci?»
«Io
volevo
entrare con lei, Bloom. Tutte noi volevamo accompagnarla da Riven, ma
tu ci hai
detto di fidarci di lei e aspettarla fuori. Non hai semplicemente sbagliato, l’hai ammazzata
anche tu!»
Stavo
letteralmente elemosinando amore, ma non sortì l'effetto
voluto. Anzi. Notai una
certa goduria negli occhi di Aisha: si accorse che la corruzione mi
stava
mangiando viva ma, invece di avere pietà e fermarsi,
continuò a riversare il
suo odio su di me, con cattiveria. Che anche lei fosse ormai arrivata
al
capolinea?
«Lo
vedi?
Il marciume che ti porti dentro ti sta punendo, Bloom. Io ci ho
provato,
davvero, ci ho provato a non vederti come la merda che sei, ma non
posso farci
niente. Continuavo a dirmi 'siete amiche da una vita, Aisha, cerca di
capire la
situazione'. Ma non c'è niente da capire! Hai lasciato
morire Musa! Quando tu,
con un piccolo gesto della mano, avresti potuto risolvere
tutto!»
Aveva
pienamente ragione, ne ero consapevole, ma
l’oscurità iniziò a entrarmi nelle
vene come un cancro velenoso.
«Mi...
mi
dispiace...» rantolai.
Non
riuscivo a dire altro: il dolore che provavo era diventato
insopportabile. Mi
misi le mani sulla testa come per sorreggermela, ero al limite.
«Devo...
devo
prendere il mio farmaco...»
Feci per
andarmene, ma la compagna di tante battaglie mi bloccò la
strada con il Morphix
non lasciandomi passare, aumentando ancor di più il mio
sconfinato disagio.
«Aisha,
ma
sei impazzita? Vuoi che io perda la testa?!»
Mi
accasciai in ginocchio, boccheggiando e lottando per quell'aria che i
miei
polmoni tanto bramavano, ma lei non demorse.
«Sai
cosa,
Bloom? Sono stufa. Stufa di stare sotto la tua ombra, stufa di essere
dipendente da te. Ti senti l'unica abbastanza forte da poter proteggere
tutti?
Ti sbagli! Non voglio più essere protetta da te, hai mandato
Musa a morire!» disse
quasi sbraitando, poi continuò: «Voglio testare le
mie capacità. È tanto tempo
che sto affinando le mie abilità, è ora di
mettermi alla prova. Io ti sfido,
qui e ora!»
Non riuscivo
a credere alle mie orecchie: non tanto per l'assurdità della
cosa, ma per le
mie percezioni. Avevo sentito bene, o era la mia corruzione che voleva
farmi
attaccare Aisha?
«Volevo...
io volevo solo far stare tranquilla Musa! Le avrei fatto del male se
avessi
prelevato Riven con la forza, io... non potevo immaginare...»
Non feci
nemmeno in tempo a terminare la frase che mi arrivò in pieno
volto una sfera di
Morphix rabbiosa. La fata di Andros si era trasformata e, nonostante
lei fosse
in forma Sirenix, il suo attacco era molto più potente del
normale,
probabilmente il frutto dell'intensissimo allenamento a cui si era
sottoposta.
Ruzzolai
via per molti metri, dolorante e disperata a livelli folli. Non provavo
gli
effetti devastanti della corruzione da così tanto tempo...
la temevo. Ne ero e
ne sono terrorizzata, direi una bugia se affermassi il contrario.
«Aisha...
fermati, ti prego» dissi cercando di alzarmi, ma fui colpita
di nuovo, e di
nuovo ancora.
«Combattimi,
Bloom!»
Barcollante
mi rimisi in piedi, ma non avevo la forza di trasformarmi; confusa e
con la
mente annebbiata mi misi in guardia, ma non sapevo bene cosa fare: il
mondo
intorno a me divenne ovattato. Mi lanciò altre sfere: con
notevole sforzo le
evitai entrambe piegando il busto prima a destra e poi a sinistra, ma
persi
l'equilibrio e ricaddi a terra.
«Ho
detto combatti!»
Cadde in
profondissima concentrazione e manipolò una sfera di Morphix
fino a farla
diventare un disco sottilissimo e vorticoso, lanciandomelo addosso.
Non avevo
mai visto quella tecnica prima d’ora. Insicura sugli effetti
di
quell’incantesimo, non me la sentii di alzare una barriera
magica, così mi
gettai di lato sfiorandomi di striscio. Notai inorridita che un sottile
graffio
sul mio braccio stava sanguinando: il piatto aveva tagliato a
metà un albero
nelle vicinanze.
“Ha...
ha
imparato ad affilare il suo Morphix..."
Il fiatone
mi rendeva difficile parlare, ma non potei far a meno di urlare:
«Aisha, vuoi uccidermi?»
Ero
sull'orlo del pianto, ma non si fermò: costruì
due mani giganti, come quelle di
un golem, iniziando a calare pesantissimi colpi sul mio corpo. Ad ogni
impatto,
creava grandi solchi sul suolo e faceva tremare la terra, sentivo le
mie ossa
scricchiolare.
"...ha
anche imparato a renderlo duro come pietra..."
I
professori e le ragazze si affacciarono dalle finestre: mi videro
coperta di
sangue a terra mentre Aisha mi attaccava senza sosta, così
fecero per correre
fuori e soccorrermi, ma le uscite erano tutte bloccate dal Morphix.
«Combattimi
Bloom! Non era forse quello che ti diceva Daphne, otto anni fa, quando
hai
stroncato anche tua sorella? Non sarò buona come lo
è stata lei, ti darò una
bella lezione!»
Sapete,
c'è una cosa che ho categoricamente proibito di fare a
tutti. Sia io che mia
sorella abbiamo espressamente chiesto di non parlare mai più
del momento in cui
ho dovuto ucciderla. Era l'unica cosa che avevamo imposto di non fare,
non solo
per me stessa, ma anche per lei.
Ripensare
a quel momento mi fa… mi fa sgorgare corruzione da tutti i
pori, è un mio serio
e pericoloso tallone di Achille. E infatti, Daphne, che aveva sentito
dalla
finestra tutto quanto, sgranò letteralmente gli occhi e
imprecò in modo colorito,
correndo via come un fulmine verso la mia camera per prendere massicce
dosi di
farmaco. Sapeva perfettamente cosa sarebbe successo, da lì a
poco.
Il pugno
gigante di Morphix che stava per colpirmi si spappolò
letteralmente contro la
barriera di fuoco blu che avevo eretto in una frazione di secondo. I
miei occhi
scarlatti divennero luminosi, e il sangue sparso un po' ovunque si
incendiò. Mi
rimisi lentamente in piedi, leggermente piegata su me stessa, dovevo
avere
molte costole rotte.
«...come…»
Aisha si
fermò di colpo con aria preoccupata, come quando si stuzzica
una bestia feroce
con arroganza per poi scappare quando si sveglia e attacca. Realizzando
di
essere nei guai fino al collo, iniziò a lanciarmi
convulsivamente masse di
Morphix dure come cemento, trasformandole letteralmente in proiettili.
Ricoprii
le mie braccia di fiamme blu e mi incamminai verso di lei, distruggendo
senza
sforzo quelle piccole sfere letali con un solo movimento netto degli
arti.
«...come...»
La mia marcia
non si arrestava: tenevo la testa bassa, troppo appesantita dalle voci
che mi
invogliavano a disintegrare tutto, per poi fermarmi davanti a lei come
un drago
che ha puntato la preda.
«Come osi!» urlai furiosamente.
Mi
trasformai violentemente, tanto che le finestre di tutta la scuola
andarono in
frantumi e un vortice di fuoco azzurro mi ricoprii completamente.
Quando pagai
il debito per riavere l'anima di mia sorella, il Drago
prelevò molto potere dal
mio corpo, ma ne avevo una quantità così
smisurata che sembrò non portare
nessuna conseguenza alla mia abilità di combattimento.
Aisha, con
tutto l'odio che poteva provare, capì che davanti a quella
potenza non poteva
niente. Vidi l'amarezza della sconfitta sul suo volto, l'ombra del
fallimento
che indugiava su di lei. Creai un Morphix mio, del colore del
cristallo, e gli
diedi la forma delle mani di golem che la mia avversaria aveva generato
poco
prima, con l'unica e sostanziale differenza che le loro dimensioni
erano
duplici.
Iniziai a
pestarla con furia e disperazione, come quando due bambini se ne danno
di santa
ragione davanti la scuola per un dispetto. In quei pugni ci misi tutta
la mia
collera e il mio dolore per non aver salvato Musa, il completo nonsense
di
quella situazione, la vuotezza di quei giorni, tutto.
La ridussi
male, ma non tanto da metterla in pericolo di vita: si era protetta col
Morphix
come poteva, se la sarebbe cavata. Le barriere che bloccavano le uscite
andarono in frantumi e Daphne corse da me, mentre ero ancora ricoperta
di
fiamme blu e la furia delle voci mi dilaniava la mente: mi girai verso
di lei,
trattenendomi dal colpirla.
Stesi il
braccio incendiato tremando come una foglia e mi feci fare le
iniezioni. Mia
sorella era l'unica che poteva farlo poiché, avendo il mio
stesso potere, non veniva
bruciata dalle mie lingue di fuoco.
Portammo
Aisha in infermeria e spiegai loro quello che era successo. Flora
diventava
sempre più triste man mano che parlavo mentre teneva la mano
alla sua amica, mentre
le altre scossero la testa disperate e stanche. Andai a trovarla ogni
tanto, ma
la sconfitta le bruciava, bruciava tantissimo. Troppo. Mi odiava... mi
odiava
con tutta sé stessa.
Due
settimane dopo, fece le valige e decise di andare su Pyros per
allenarsi e
diventare più forte, proprio come avevo fatto io per
liberare il mio potere
Enchantix; durante la prima settimana mandava dei messaggi a Flora per
far
sapere che stava bene, poi...
Alla
seconda settimana di permanenza sul pianeta Riven morì, e di
Aisha si persero
le tracce. Non tornò mai più.