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Autore: Blue Heads    28/07/2016    1 recensioni
Tom Orvoloson Riddle aveva dovuto attendere a lungo per poter attuare il suo piano: erano trascorsi undici anni prima che qualcuno trovasse il diario, e quasi altri cinque si erano resi necessari perché il legame tra le due anime diventasse sufficientemente profondo.
Il quinto anno ad Hogwarts... Curioso che anche lui avesse avuto proprio quell'età quando a sua volta aveva aperto la Camera dei Segreti.
La sua vittima col tempo si era rivelata meno sciocca del previsto, rendendo l'attesa meno tediosa, ma ciò non influenzava minimamente le sue intenzioni, né intaccava la sua determinazione: Ginevra Weasley non aveva scampo.
Certo, l'intelligenza della giovane superava le sue aspettative, e lo forzava a muoversi in fretta; ma ormai ogni cosa era predisposta. Dopo tanta attesa, il momento era giunto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto
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Intermezzo II



Draco si sbatté la porta alle spalle. Forse qualcuno lo aveva seguito, forse no - al diavolo! Idioti. Verificò con uno sguardo che il dormitorio fosse vuoto, non poteva permettersi di crollare prima. Con un nodo alla gola e il panico che gli batteva nel petto sempre più soffocante, si gettò a terra accanto al comodino, strappò il cassetto dal mobile e afferrò il braciere che vi era nascosto. Finalmente. Stava esplodendo. Portò la bacchetta alla tempia: il Marchio, le grida, i festeggiamenti, Karkaroff, il Signore Oscuro che lo fissa. Via, via, via - strappò via quei pensieri con rabbia e li gettò nel braciere, ignorando il dolore mentale della lacerazione, gli occhi fissi sulle fiamme.
Respira Draco, calma. Si concentrò sulle sensazioni fisiche: l’aria che entrava e usciva dai suoi polmoni… le scariche di dolore che partivano dall’avambraccio sinistro, quell’infezione maledetta.
Avrebbe dovuto farlo prima, farlo fuori e basta, senza rimandare pur sapendo di non poterlo evitare.
Il panico e l’ansia crescono ad ogni secondo - riportò la bacchetta alla tempia - e lui non può lasciare che le sue emozioni emergano da dove le ha confinate, rischierebbe di perdere il controllo, di tradirsi. Un discorso di Voldemort che lui non ascolta. Non può fare a meno di guardare gli occhi di Karkaroff, il suo terrore, la rassegnazione, è già un uomo morto. Sa che renderà tutto più difficile, ma non può fare a meno di guardarlo, gli sembra di guardare sè stesso. Lui è già un traditore, lo è dentro. Guarda Karkaroff e il panico inizia a impossessarsi di lui - non può. Non deve. Deve riprendere il controllo della situazione prima che degeneri. Calma. Calma. Ignora tutto: concentrarsi sulla descrizione dettagliata e oggettiva degli elementi intorno a lui, la forma delle mattonelle, la provenienza della luce, descriverli con cura e prestare loro la massima attenzione. Questo deve fare. Questo fa: il panico man mano si sgonfia. Controllato. Apatico. Alza di nuovo lo sguardo sugli altri e su quello che accade, ma attraverso la distanza, come se non fosse reale. Ora il traditore viene accusato, ferito, deriso, torturato - non deve vederlo, non deve sentirlo. Controlla il battito, mantiene la calma - il panico gli bloccò il respiro - Attorno a lui non sono uomini, sono bestie: si accaniscono sul prigioniero, che è stato uno di loro. Più Draco indugia, più il panico cresce. Deve agire e questa volta sa che può farcela: è saturo d’odio, verso Voldemort, che è la causa di tutto questo, verso gli animali che lo circondano, verso suo padre che lo ha messo in quella situazione, verso sé stesso, perché se l’è cercata, verso Karkaroff, che ora avrebbe dovuto uccidere. Vuole che tutto ciò finisca. Alza il capo, incrocia lo sguardo del Signore Oscuro e sa che è il momento. Avanza di un passo. Due passi. Leva la bacchetta, gli altri lo vedono e tacciono, arretrando - lanciano qualche ultima maledizione. Draco si schiarìsce la gola, lo odia a nome di tutto e lo uccide. E’ un assassino - non pensarci Draco, non ancora. L’ha ucciso, è finita, vuole solo andare a casa, andarsene, liberarsi di tutto. Attorno a lui esultano: evviva! finalmente è uno di loro! Bel lavoro, Draco. Voldemort lo chiama a sè, per marchiarlo come sua proprietà, una bestia da macello, per il resto della sua vita, per poi morire per lui o per mano sua. No, Draco, non pensarci. Inginocchiati, sai già la formula. Giuro, giuro, giuro. - le lacrime gocciolavano dal volto di Draco mentre sfilava di nuovo dalla mente quel pensiero e lo gettava tra le fiamme.
Fissò il braciere, riconoscente, e venne scosso da nuovi singhiozzi: senza quello sfogo sarebbe impazzito, o sarebbe morto, giustiziato per tradimento, perché la sua finzione non avrebbe retto a lungo. Non poteva convivere con quei pensieri, era un codardo. Se sua madre non gli avesse regalato quel braciere… lei aveva capito subito quando le cose avevano iniziato ad andare male, quando lo avevano costretto ad usare la maledizione cruciatus e aveva scoperto di non essere in grado di sopportarlo, quando quella vita aveva iniziato a ripugnarlo. Lei si era sempre opposta, fin dall’inizio, non voleva che lui prendesse quella strada, “non fa per te” diceva. Ma sia Draco che, ovviamente, quella bestia di suo padre l’avevano zittita. Draco reputa imbarazzante il suo comportamento, così protettivo: lui non è un bambino. Suo padre, suo nonno prima di lui, hanno servito il Signore Oscuro e si sono distinti ai suoi occhi. Perché mai lui dovrebbe essere da meno? Perché mai sua madre non lo considera in grado? E’ ridicolo, un insulto. Draco si asciugò le lacrime. Che razza di idiota. Gettò via anche questo ricordo: sua madre in realtà era l’unica persona che avesse capito qualcosa di lui.
Finalmente era un Mangiamorte, hallelujah. Un presente che faceva schifo, nessuna prospettiva per il futuro. Chissà quante volte ancora sarebbe stato sottoposto a questa tortura: l’angoscia che lo assaliva ormai alla sola idea di vedere qualcuno contorcersi ai suoi piedi - sofferenza fisica: non riusciva a prendere le distanze dalla vittima, non importava quanto e quante volte ci provasse: era sempre peggio. Ma l’incolumità sua e della sua famiglia dipendevano dalla sua capacità di resistere, per il resto della vita - e Draco avrebbe potuto vivere ancora molto a lungo, mentre Voldemort sembrava non poter morire.
Aveva sempre preso per oro colato qualunque cosa il padre avesse detto, erano sempre stati dalla stessa parte: si era fidato ciecamente. Seguendo il suo esempio si era distrutto la vita.
Uscito da quell’inferno, Draco si trascina lungo il vialetto di casa; fatica a tenersi insieme, anche sono quel tanto che basta per camminare. D’un tratto il padre lo ferma, gli poggia una mano sulla spalla. Lo guarda negli occhi: << Bel lavoro, Draco, sono fiero di te. >>
Draco strappò rabbiosamente il ricordo e lo guardò bruciare, ma questa volta non servì a nulla: le parole continuavano a rimbombare nella sua mente, schernendolo. Bel lavoro, Draco, sono fiero di te.
L’unica cosa che suo padre fosse stato in grado di dirgli quando lui aveva appena mandato affanculo la sua vita e il suo futuro.
Si portò le mani alla testa e tirò i capelli fino quasi a strapparli, nel tentativo di cancellare quella voce. Sono fiero di te. Suo padre non avrebbe mai capito nulla di lui, non aveva idea di quanto poco lo conoscesse - ma per il suo stesso bene era meglio che continuasse a non sapere chi fosse realmente suo figlio. Premette la bacchetta sulla tempia fino a far male, concentrando tutte le sue energie in quell’ultimo strappo: sentì la memoria tendersi fino a spezzarsi - vide nero, si piegò su se stesso, scosso da uno spasmo.
Si ridestò infine con quel senso di vuoto, leggerezza, liberazione… Quell’incredibile freddo che veniva da dentro. Trasse un profondo respiro, si raddrizzò e lasciò che le braccia ricadessero lungo i fianchi. Era calmo, perfettamente vuoto.
Rimise a posto il braciere e si diresse in bagno: si sciaquò la faccia finché la mente non fu pulita, poi si ravviò i capelli e, davanti allo specchio, reimpostò la sua espressione di superiorità e noncuranza. Di sotto, i suoi “amici” attendevano trepidanti un resoconto completo, e lui era pronto a riprendere la recita.





Colonna sonora del capitolo: "You're gonna go far, kid" degli Offspring
https://www.youtube.com/watch?v=0DTLcR5awn0&index=3&list=PL2nkw1LTNRdOC1TNJy_6vI-mJO6Po-Pi_
 

Rieccoci! Innanzi tutto: grazie per avere letto e - soprattutto - aver atteso pazientemente il capitolo.
Seconda cosa, un annuncio importante che vi farà piacere: non abbiamo certezze assolute, ma è molto probabile che il prossimo capitolo sia pronto entro fine agosto (siano benedette le vacanze, ci permettono di pubblicare in tempi decenti, finalmente!). Quindi stay tuned! Il seguito è vicino e - come sempre - non vediamo l'ora di scriverlo! 

Grazie a chi ci ha seguito, preferito, ricordato; un ringraziamento speciale e un abbraccio infinito alle fantastiche persone che hanno recensito lo scorso capitolo: ci avete davvero riempite di entusiasmo, speriamo che la storia continui a piacervi ed appassionarvi così fino alla fine <3 

Buone vacanze a chi è in vacanza e buon lavoro/studio a chiunque non lo sia (avete il nostro sostegno morale)
A prestissimo! 
Blue Heads
   
 
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