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Autore: Tessie_chan    29/07/2016    3 recensioni
Mi chiamo Aithusa Duchannes Kuruta, e non sono una ragazza come le altre. Sono una Maga, una Guardiana, e il mio unico scopo è proteggere gli umani,o come li chiamamo noi, i Mortali, dai demoni, dai Rinnegati e da tutto ciò che di oscuro e malvagio ci sia a questo mondo. Oggi ormai ho quasi vent'anni, sono trascorsi dieci anni dal giorno in cui ho perso quasi tutta la mia famiglia nell'attacco al popolo dei Kuruta, e sono sul punto di realizzare il mio destino: affrontare la Brigata dell'Illusione, e fare finalmente giustizia.
E' quasi come una roulette russa. Sto per giocarmi il tutto per tutto, potrei vincere e essere finalmente una donna libera, oppure potrei perdere e morire, abbandonando così tutte le persone che amo al loro destino.
La mia storia comincia cinque anni fa, dal mio esame per diventare Hunter. Perchè è in quell'occasione che ho incontrato le persone che hanno stravolto la mia vita.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Killua Zaoldyeck, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Angolo autrice: Ciao bellissimi!
Perdonatemi, lo so, sono in ritardo clamoroso! Vi prego siate comprensivi, nelle ultime due settimane ho preparato l'esame più difficile di tutta la mia carriera universitaria, e grazie a Dio sono riuscita a superarlo!
Ma ora sono tornata, più carica di prima! Godetevi il capitolo, buona lettura! ^.^

Aithusa se ne stava seduta in una poltrona in camera sua, con le mani intrecciate in grembo e la testa china, persa nei propri pensieri.
Aveva chiesto di restare da sola per un'ora, "per riordinare le idee", aveva detto. In realtà era perchè doveva elaborare la nuova situazione che si era creata, e che le era piombata addosso troppo in fretta, quando si sentiva ancora troppo sconvolta per la storia di Ofelia.
Quando la notizia della guerra civile che si stava consumando ad Avalon l'aveva raggiunta, Aithusa aveva.... quello era stato il colpo di grazia. C'è un limite ai colpi che una persona può accusare in meno di ventiquattr'ore. Aithusa si era sentita come se qualcuno le avesse stritolato lo stomaco in una morsa, la vista le si era annebbiata, e le ginocchia avevano minacciato di cederle. Se Killua non l'avesse presa al volo, sarebbe crollata sul posto di sicuro.
E quando Lysandro le aveva gridato contro per farla tornare in sè, per un momento, per fortuna solo per un momento, Aithusa era stata invasa dalla follia. Non c'era altra spiegazione per il fatto che aveva provato un intenso desiderio di colpirlo con forza, di fargli del male. Per un momento era stata sul punto di gridargli:
Si può sapere cosa volete da me? Perchè mettete sempre sulle mie spalle la responsabilità di prendere le decisioni difficili? Non ce la faccio più! Siete tutti adulti e capaci, perchè per una volta non provate a cavarvela da soli, invece di far impazzire me?!
Per fortuna era riuscita a trattenersi. Se avesse fatto del male a qualcuno che amava solo perchè non era abbastanza forte per mantenere la lucidità non se lo sarebbe mai perdonato.
Sapeva che era ingiusto arrabbiarsi con loro, che non avevano fatto niente di male. Ma era anche ingiusto il fatto che dovesse essere sempre lei a decidere! Era una grande responsabilità, perchè una decisione sbagliata sarebbe potuta costare loro molto cara. 
Poi ci si era messo anche Shion con quella dannata lettera! Decisamente qualcuno da qualche parte si divertiva a vederla in difficoltà, non c'era altra spiegazione. Sembrava quasi essere stato fatto tutto apposta.
Ed era stato in quel momento che Aithusa aveva tradito tutti i suoi principi, e che l'ultimo suo brandello di integrità era andato distrutto.
C'era una regola, una sola, che nei suoi vent'anni di vita Aithusa non aveva mai infranto. Nata e cresciuta in una famiglia di persone oneste ed eroine di guerra, all'età di dieci anni Aithusa aveva giurato a sé stessa che mai sarebbe mai caduta così in basso, che mai avrebbe fatto una cosa così meschina. Lei aveva sempre odiato mentire, e quando lo faceva era solo perchè era estremamente necessario, e mai per i propri interessi. Era sempre stata convinta che mai sarebbe arrivata al punto di fare una cosa simile. E invece...
Nelle ultime settimane ne aveva sopportate di tutti i colori, ma all'offerta dell'esercito di prendere il posto del generale Li Fa si era tirata indietro. No, quello non lo poteva fare, punto.
Fin qui, niente di male. Certo, la sua scelta sapeva un po' di codardia ( soprattutto considerando il fatto che, anche se indirettamente, era lei la responsabile di quella guerra ), ma in fondo non era obbligata ad accettare. Glielo avevano chiesto, e lei si era rifiutata. Se quei Maghi permettevano ne aveva tutto il diritto!
No, non era stato quello il momento peggiore. Il momento peggiore era stato quando Shion le aveva chiesto spiegazioni riguardo alla sua scelta, e lei aveva spudoratamente mentito sui motivi che l'avevano spinta.
Non era vero che pensava che Concorda sarebbe stata un capo migliore. O meglio, lo pensava ( depressa e demotivata com'era, Aithusa sentiva che chiunque avrebbe potuto fare meglio di lei), ma non era per quello che aveva rifiutato. 
Aveva rifiutato perchè aveva paura. Sì, aveva una paura matta di ricoprire quel ruolo. Non solo perchè era una grande responsabilità ( e lo era davvero ), ma perchè diventare il capo dell'esercito avrebbe significato accendere altre aspettative. Aspettative di gloria, di giustizia, di persone che l'avrebbero vista per l'ennesima volta come l'eroina della situazione. E lei non voleva questo, dannazione!
Era stanca di essere considerata un'eroina. Non era un'eroina, perchè le eroine non erano fatte come era fatta lei. Erano oneste, coraggiose, onorevoli... non bugiarde croniche con la tendenza al dispotismo e all'insubordinazione!
E così, per poter evitare l'ennesimo momento di gloria non richiesto, aveva mentito. Per la prima volta aveva ingannato qualcuno non per uno scopo più importante, o per salvare delle vite, ma per puro egoismo. 
Da bambina aveva giurato che mai avrebbe fatto una cosa così ignobile: e quel giorno aveva infranto quel giuramento.
Non voglio che altra gente faccia affidamento su di me. Non voglio più neanche combattere! Mi sento così stanca... questa storia dura da troppo tempo. Vorrei solo poter vivere in pace, sposarmi, avere dei figli....
E poi c'era Killua. Negli ultimi giorni Aithusa aveva compreso una cosa: aveva commesso un errore quando aveva pensato che la sua Missione fosse la cosa più importante, e che era giusto scavalcare tutto e tutti per essa. Ritrovando Killua dopo cinque lunghissimi anni, Aithusa aveva capito che l'amore che provava per lui non era meno importante del motivo per cui era nata, perchè il suo amore faceva parte di lei tanto quanto la magia. Questo significa essere Legati a qualcuno. 
Aithusa l'aveva capito in ritardo, ma lo aveva capito. E non voleva perdere Killua di nuovo, non poteva.
Era anche per quello che aveva rifiutato il ruolo di comandante dell'esercito. Il comandante stava in prima fila, ed era uno dei Maghi più vulnerabili dell'esercito. E Aithusa non voleva morire, non voleva.
Codarda. Adesso temi la morte, all'improvviso? Che fine ha fatto il tuo eroismo?
E' morto. Al suo posto ora c'è l'amore, che è tutt'altro che eroico in questo momento. E' decisamente autoconservatore, purtroppo.

Tuttavia non si sarebbe tirata indietro. Sarebbe andata in battaglia comunque, e se doveva morire davvero, allora.... lo avrebbe accettato. Come facevano tutti.
Qualcuno bussò.
Aithusa si accasciò nella poltrona, preparandosi al peggio << Vieni pure, Killua. >>
La porta si aprì, ma sulla soglia non c'era Killua. C'era Ofelia.
<< Oh, siete voi Ofelia... scusate, pensavo fosse il mio ragazzo.... >>
<< L'ho appena incrociato. Voleva venire a parlarti, ma gli ho chiesto di lasciar entrare prima me. Spero di non aver fatto male.... >> rispose Ofelia, appena esitante.
<< No, no... >> sospirò Aithusa con voce stanca << Entrate, entrate pure. >>
La ragazza non aveva tanta voglia di parlare con lei, in effetti. Se ti stai rodendo il fegato per la vergogna di aver tenuto una condotta così misera come quella che aveva tenuto Aithusa, dover discutere con una persona così onesta e integra come era Ofelia non fa certo bene alla tua psiche.
Tuttavia Aithusa si alzò, da perfetta padrona di casa, e cedette la poltrona a Ofelia, per poi andarsi a sedere sul bordo del letto.
<< Allora, dove sono gli altri? >> esordì Ofelia con voce ancora vagamente turbata.
<< Mia madre sta preparando delle pozioni curative per la battaglia, mentre Lysandro sta mantenendo i contatti con i suoi genitori per avere novità su come sta procedendo la battaglia. Desirée invece sta preparando le armi per tutti noi. Hanno chiesto a me di dare gli ordini... a questo punto dovrebbe toccare a mia madre, ma probabilmente le vecchie abitudini sono dure a morire. Dovremmo riunirci tutti nella stanza delle armi fra un'ora. >> rispose Aithusa con voce spenta << Ad ogni modo, immagino che, visto che avete chiesto a Killua di conferire con me per prima, abbiate qualcosa di davvero importante da dirmi... >>
<< Sì, è così. >> dichiarò Ofelia con voce improvvisamente decisa << Per prima cosa, ti comunico che ho intenzione di venire in battaglia con voi. >>
<< Che cosa?! >> esclamò Aithusa, raddrizzandosi bruscamente << Ofelia, ma non potete farlo... >>
<< Posso eccome! Sono un soldato ufficiale dell'esercito, è mio diritto e dovere difendere la mia patria! >>
<< I-intendo dire che non potete... >> farfugliò Aithusa con voce incerta << ...che non potete scendere sul campo di battaglia contro la vostra... >>
<< Contro la mia Metà, vuoi dire? >> chiese Ofelia con voce pungente. Aithusa avrebbe voluto scomparire nel pavimento. Che fine aveva fatto il suo tatto?
<< Era questo che volevi dire, non è vero? >> continuò Ofelia con voce fredda e severa << Vuoi dire che io non posso farlo, che è ingiusto, che non sarei mai capace di fargli del male? >>
Aithusa aveva cominciato a tremare. Ofelia si era alzata in piedi, e ora incombeva su di lei con un'aria così spaventosa e arrabbiata che la Maga non riuscì a trattenersi dall'incassare la testa fra le spalle, intimorita.
<< Be', avresti ragione. Non credo che potrei mai fargli del male, nonostante tutto. >>
Aithusa rialzò di scatto la testa.
<< E hai ragione anche se pensi che sia ingiusto. Ho cercato per anni di immaginare qualcosa di più orribile di dover affrontare il proprio amore su un campo di battaglia, e non mi è mai venuto in mente nulla di peggiore. >>
<< Allora perchè? >> chiese la ragazza sconvolta << Perchè volete venire con noi? Nessuno vi biasimerebbe se decideste di restare qui... >>
<< Non è vero. Io biasimerei me stessa, e tanto basta. >> rispose Ofelia con una voce che non ammetteva repliche.
E infatti Aithusa non replicò, rimase in attesa.
Ofelia non parlò subito; sembrava restia a parlare di ciò che le passava per la testa, quasi avesse paura di non poter essere capita.... ma ad un certo punto dovette aver capito che Aithusa non avrebbe mollato così facilmente, perchè alla fine disse:
<< Kuroro deve essere fermato, Tess. Lo sai anche tu che è così, per quanto questo non ci piaccia affatto. E' mio dovere fare qualcosa per contrastarlo, per quanto il pensiero di scontrarmi con lui mi sia insopportabile. Forse se vedesse me.... esiterebbe. Forse metterebbe fine all'assalto di Nimea... >>
Aithusa non ce la faceva ad ascoltare. E' così, quando una persona all'apparenza coraggiosa si dimostra essere in realtà vigliacca, non può neanche tollerare la vista di qualcuno di onesto e impavido. Gli ricorda troppo ciò che in realtà dovrebbe essere, e che non è.
Ma il peggio non era ancora arrivato.
<< Aithusa, guarda che l'ho capito che prima hai mentito.... >> affermò Ofelia con voce indecifrabile.
Aithusa si strinse le braccia intorno al petto, stringendo i denti. Cavolo, ragazzi.... perchè un meteorite non mi colpisce proprio adesso?
<< E dire che avevo anche cercato di sdrammatizzare affinchè nessuno se ne accorgesse... >> brontolò amara Aithusa.
<< Be', con me non ha funzionato. >> la interruppe Ofelia, per poi addolcirsi visibilmente << Non te ne devi vergognare, sai? Io al tuo posto avrei fatto lo stesso. >>
Aithusa alzò gli occhi, incredula << State scherzando? Ma se avete appena detto che affronterete Kuroro... >>
<< E' vero. Ma questo perchè io ormai non ho più niente da perdere. >> rispose Ofelia con voce tranquilla << Tu invece sì. >>
Aithusa scuoteva la testa, senza capire, e Ofelia si alzò per andare a sedersi al suo fianco << Vedi, Tess..... io e te abbiamo molto in comune. Siamo entrambe la Metà di una cosa sola, abbiamo dato tutti ciò che abbiamo per la nostra Missione.... ma c'è una cosa in particolare che ci rende perfettamente uguali l'una all'altra. >>
<< E che cos'è? >> chiese Aithusa con gli occhi spalancati.
<< L'umanità, Aithusa. >> rispose Ofelia con un sorriso << Io e te siamo Maghe, e ovviamente amiamo la nostra patria d'origine... ma è la Terra la nostra vera casa. Abbiamo sempre vissuto tra i Mortali, e non possiamo fare a meno di ragionare come a loro, per alcuni versi.... >>
<< State dicendo che non possiamo fare a meno di essere egoiste? >> chiese Aithusa.
<< No. Voglio dire che non possiamo fare a meno di vedere oltre il nostro dovere, per quanto ci sforziamo di non farlo. Non possiamo evitare di vedere che non c'è solo il bene comune, non c'è solo la guerra e il dovere. Siamo consapevoli del fatto che c'è anche l'amore, c'è anche la paura, ci sono anche i dubbi. Non siamo affatto infallibili, e a volte non riusciamo a fare a meno di sbagliare. Siamo umane, più di qualsiasi altro Mago. >>
<< Ma voi non siete così... avete rinunciato a tutto per il vostro dovere... >>
<< Se io fossi stata davvero una Maga degna di questo nome, avrei ucciso io stessa Kuroro, e con le mie mani. Come fece la grande Freya con suo marito. >> disse Ofelia << Ma non l'ho fatto. Perchè mi avrebbe fatto troppo male. Se io non fossi stata così egoista, forse centinaia di vite si sarebbero salvate... ma, per quanto io possa aver sbagliato, non mi pento comunque della mia scelta. Se avessi ucciso Kuroro, con lui sarebbe morta anche la mia umanità. E anche la tua sarebbe morta, se tu avessi scelto di sacrificarti anche stavolta. >>
Aithusa ascoltava in silenzio, con il viso rigato di lacrime. Era vero, era tutto vero. Se lei fosse stata una Maga normale, avrebbe accettato quel posto da comandante senza neanche pensarci. Perchè il suo dovere glielo avrebbe imposto.
Ma non c'era più solo il dovere, per lei. Il tempo e la vita l'avevano cambiata, e ora la sua Missione non le bastava più.
<< Cosa devo fare? >> mormorò Aithusa con voce rotta.
<< Devi combattere. Tutti noi dobbiamo farlo. Ma è bene anche che tu ti guardi indietro, sempre. Che non dimentichi chi ti ama e chi ami, mai. Preparati ad affrontare il tuo destino qualunque esso sia, ma non chiudere il tuo cuore per proteggerlo. Senza un cuore che ti dice cosa fare, niente di impedirà di diventare come loro, un po' alla volta. La fede si può perdere, ma le persone che ci amano sono costanti. >>
Aithusa annuì, e un singhiozzò le ruppe il petto. Ofelia l'attirò in un abbraccio, e in quel momento, mentre singhiozzava fra le braccia di quella che a tutti gli effetti era una sconosciuta, la giovane si sentì più forte di quanto non fosse mai stata.
***
Aithusa stava osservando il tavolo che era stato sistemato nella sala delle armi, e l'espressione del suo viso era indecifrabile; Desirée stava al suo fianco, attendendo con ansia il suo verdetto. 
<< Allora? Cosa ne pensate? >> chiese Desirée, incapace di trattenere il nervosismo.
Aithusa non rispose, continuò ad osservare il tavolo, o meglio ciò che vi era stato sistemato sopra con aria pensierosa.
Loro erano Maghe: erano abituate alla guerra, al sangue, alle armi, e uno dei primissimi insegnamenti che viene impartito ad un Mago è appunto come mettere insieme un micidiale arsenale di armi. Ovviamente, come qualsiasi cosa, c'era chi lo sapeva fare meglio e chi lo sapeva fare peggio.
Un'ora prima Aithusa aveva ordinato a Desirée di preparare un arsenale di armi per quattro persone. Aveva usato queste testuali parole:
Prepara quattro arsenali completi di armi, Desirée, uno per ciascuno di noi. Le armi dovranno essere tutte avvelenate con estrema cura, e ogni arsenale dovrà essere fatto su misura per ogni Mago che lo userà. So che sei brava in queste cose, ma oggi esigo da te la perfezione, siamo intesi? Devi adattare il tuo lavoro alle capacità del Mago per cui stai lavorando, perchè un ottimo arsenale può fare davvero la differenza tra la vita e la morte in battaglia. Non ti sarà concesso margine di errore, sono stata chiara? 
Certo, mia signora!

E così Desirée si era messa al lavoro, mentre gli altri si preoccupavano di assolvere altri compiti. Senza risparmiare gli sforzi (non solo mentali, ma anche fisici. Avete idea di quanto possano pesare diverse armi se portate tutte insieme senza l'aiuto di nessuno?!) aveva costruito gli arsenali come richiesto, beandosi dell'eccellente fornitura di armi di cui godevano, in quanto sotto il comando di una Maestra d'Arti Magiche. 
Be', in effetti adesso le Maestre erano due, il che rendeva la cosa ancora più eccitante!
In ogni caso, Desirée ci aveva messo tutta sé stessa per mettere insieme quegli arsenali, e una volta terminato aveva atteso che gli altri la raggiungessero nella sala delle armi come avevano programmato. Aithusa però era arrivata da sola, dicendo che Concorda e Lysandro le avrebbero raggiunte dopo, e si era avvicinata al tavolo per esaminare il lavoro.
Ma ormai era da più di dieci minuti che Aithusa osservava le armi senza dire una parola! Accidenti, erano armi, non si sarebbero trasformate in fiori o cose simili!
Ormai il suo entusiasmo era ormai scemato. Aithusa fissava le armi con occhio critico, sollevandone una di tanto in tanto ed esaminandola, e la sua espressione sembrava così dura....
Ho sicuramente sbagliato qualcosa! pensò disperata Desirée Non sono stata abbastanza attenta!
<< Maestra, per favore, dite qualcosa! >> esplose Desirée, ormai al limite.
Aithusa alzò lo sguardo verso la ragazza << Scusa tesoro, ma non so proprio che dire... >>
<< Dite che fanno schifo, dite che sono un'incapace, ma dite qualcosa! >>
<< Te lo ripeto: non cosa potrei dire. Questo lavoro è semplicemente perfetto, e non c'è commento che io possa fare. >>
Il silenzio cadde nella stanza. Questo lavoro è semplicemente perfetto. 
Desirée trattenne il fiato, incredula, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime di commozione. 
<< Lo pensate davvero, signora? >> balbettò Daisy.
Aithusa annuì e sorrise tristemente, accarezzando i capelli rossi della più giovane << Sai.... un tempo se avessero detto una cosa simile a me, ne sarei stata lusingata. Probabilmente è così che ti senti tu adesso, non è vero? >>
Desirée annuì, non si fidava della propria voce.
<< E' normale, sei ancora giovane.... >>
<< Anche voi lo siete, signora. >> replicò perplessa Desirée.
<< Anagraficamente sì. Ma la mia esperienza in questa vita è stata completamente diversa dalla tua. A volte mi sento come se avessi duecento anni, non venti... >> sospirò Aithusa, massaggiandosi le tempie << Ad ogni modo stavo dicendo, se me lo avessero detto qualche anno fa mi sarei sentita lusingata. Ma se qualcuno me lo dicesse oggi, penso che... mi sentirei triste. >>
<< Perchè, mia signora? E' un bel complimento! >> affermò Desirée confusa. Aithusa sembrava davvero strana, dove voleva arrivare?
<< E' vero. Significherebbe che sono una buona guerriera, che sono stata addestrata bene, che so cosa serve per uccidere in battaglia. >> rispose Aithusa, torturandosi i capelli << Ma sei proprio sicura che vantare tutte queste doti sia una cosa buona, Daisy? >>
Desirée abbassò le spalle e distolse lo sguardo con un sospiro. Ma certo, adesso era tutto chiaro. Ecco dove voleva arrivare Aithusa.
<< Non fraintendermi. E' giusto per noi essere così, esistiamo per questo. Ma ci sono alcuni momenti in cui vorrei.... essere una Mortale e basta. Non avere alcun dovere verso questo mondo, non essere costretta a portare un peso così grande.... >>. Sembrava che Aithusa stesse confessando i più reconditi segreti della sua anima << Chiunque sta vicino a noi porta quel peso esattamente come noi, non importa se è Mortale o Mago. L'amore non fa differenza tra una specie l'altra; i Mortali che ci stanno vicino e ci amano soffrono per amore o per paura esattamente come noi. Anzi, per loro è peggio, perchè non possono fare altro che stare seduti ad aspettare il nostro ritorno, sempre che per noi ci sia un ritorno. >> Aithusa alzò lo sguardo, e fissò l'allieva << Credevo che fossimo noi a portare il peso maggiore, Daisy. Ma mi sbagliavo: i Mortali soffrono molto più di noi, e sono molto più forti e coraggiosi di noi. >>
Daisy annuì, addolorata << Sì.... credo voi abbiate ragione. >>
Aithusa attirò a sé l'allieva in un abbraccio << Mi dispiace, Desirée. Lo so, in questo momento sembro una pazza... ma è perchè ho paura. Tantissima. Ho paura di morire, e di veder morire voi. >> Stretta nella presa di Daisy, Aithusa tremava << Forse non ci sarà più occasione per dirlo, perciò Daisy... voglio che tu sappia che sono tanto fiera di te, e che ti amo incondizionatamente, come una madre ama la figlia. Tu e Alluka..... siete state le migliori allieve che avrei potuto chiedere. >>
Desirée non riuscì più a trattenersi, e scoppiò in lacrime. Aveva capito che con quelle parole Aithusa stava saldando i suoi conti con la vita e le persone che amava. Perchè stavano andando incontro ad un destino incerto e pericolosissimo, e probabilmente non avrebbe più avuto occasione di parlare liberamente come stava facendo in quel momento.
Quelle parole erano un addio. Un addio in piena regola.
<< Maestra... >> gemette disperata Desirée. 
<< Daisy. >> sospirò Aithusa, mentre anche il suo volto si rigava di lacrime << Smettila di chiamarmi in quel modo. Chiamami Aithusa e basta, noi siamo amiche. >>
<< Ma signora, come potrei.... voi siete la mia insegnante... >>
<< No, da oggi non più. >> la interruppe Aithusa con voce dura << Non ho più nulla da insegnarti. Per quanto mi riguarda non sei più un'apprendista, ma un vero soldato a tutti gli effetti. >>
Desirée trattenne il fiato. Aithusa stava dicendo che....
<< Il nostro percorso insieme è finito. Se vuoi sei libera di andare per la tua strada. >>
<< Mi state mandando via? >> rantolò Desirée con voce strozzata.
<< No, non voglio dire questo. Ma il tuo posto non è qui, e lo sai. Il tuo posto, e quello di Lysandro, di Nex, e anche di Selina, è ad Avalon, in mezzo a quelli come voi. Nella vostra patria. >>
<< E' anche il vostro... >> mormorò Desirée.
<< No, invece. Io, mia madre, Ofelia... in realtà noi apparteniamo alla Terra. Apparterremo sempre alla Terra, anche se moriremo in battaglia per difendere Avalon. I Mortali sono nel nostro cuore, ed è a loro che apparteniamo. L'ho capito tardi, ma l'ho capito. Che ingenua che sono stata, Daisy.... >> sussurrò Aithusa con occhi vacui << E se sopravvivrò a questa storia... lascerò l'esercito, ho deciso. Ovviamente continuerò a fare il mio dovere, ma perchè è giusto, non perchè non ho scelta. >>
Desirée ascoltava in silenzio. La Maestra aveva ragione... quanti Maghi nel corso della storia erano morti in battaglia perchè convinti di non poter fare altro? Quanti avevano davvero creduto in ciò che avevano fatto, e quanti si sarebbero comportati diversamente se solo ne avessero avuto la possibilità? Perfino i Rinnegati...
<< Anche i Rinnegati, a modo loro, hanno scelto liberamente come vivere, e meritano rispetto per questo, nonostante tutto. >> continuò Aithusa, anticipando il pensiero della rossa << Non possiamo essere tutti buoni, Daisy.  Non può esserci luce senza oscurità, e abbiamo sbagliato a disprezzarli tanto. Ciò che fanno è orribile, senza dubbio.... ma forse, di tanto in tanto, dovremmo pensare che a volte è la vita che ci rende crudeli, non la nostra natura. >> 
La giovane Maga sospirò... stava davvero per finire tutto, allora. Aithusa aveva scelto di chiudere con la guerra una volta che quella storia sarebbe finita, e di vivere in pace in mezzo ai Mortali. Che perdita terribile per la milizia dei Maghi...
Ma era giusto così. Lei meritava un po' di pace nella sua vita.
Dopo un attimo di pesante silenzio, Desirée abbozzò un sorriso, cercando di sdrammatizzare << Questa quindi è la vostra ultima lezione, signora? >>
<< Sì, se vuoi vederla così.... in fondo è una cosa che anch'io ho imparato da pochissimo! >> rispose Aithusa, ricambiando il sorriso.
<< Allora non vedo perchè tu debba prendertene il merito! >> rise Desirée, prendendo sottobraccio la mora << Avanti, andiamo dagli altri! Non li vorrai mica fare aspettare tutto il giorno, vero Tess? >>
Aithusa ridacchiò, e dette un buffetto sulla guancia di Daisy << Così mi piaci, ragazza! Forza, prendi le armi e vai! Io... devo fare ancora una piccola cosa. >> dichiarò, sbirciando con aria furba in direzione della porta.
<< Come vuoi, Tess. Accidenti, potrei anche abituarmi a questo nuovo modo di chiamarti! >>
<< Ora non esagerare, signorina! >> la rimproverò Aithusa fingendosi severa << Piuttosto, dì a quel furbastro del mio ragazzo di smetterla di origliare ed entrare! >>
Desirée scoppiò a ridere, e spalancò bruscamente la porta, e Killua, che doveva essersi appoggiato con l'orecchio per ascoltare, cadde impietosamente di faccia per terra.
<< Killua-san! Mi meraviglio di voi! Adesso origliate anche? >> rise Desirée, chinandosi verso di lui.
<< Fa' silenzio, ragazzina! >> imprecò Killua infastidito << E tu, come hai fatto a sentirmi stavolta? Sono stato attentissimo a non fare il minimo rumore! >>
<< Appunto. C'era un po' troppo silenzio, e solo tu in questa casa sei in grado di muoverti così discretamente. >> rispose Aithusa ammiccando << Dai, alzati e avvicinati! E tu Daisy, lasciaci soli, per favore. E chiudi la porta a chiave. >>
Desirée annuì e uscì ancora ridendo, mentre Killua si avvicinava con aria decisa e vagamente schizzata << Tess, io devo dirti una cosa! >>
<< Anch'io, ma... parla prima tu, ti prego! >> replicò Aithusa con un sorriso tirato, cercando di mantenere l'atmosfera spiritosa che si era creata.
<< Ok, ok... allora ascolta.... voglio che tu sappia che non tenterò di fermarti, va bene? Se devi andare a combattere e a salvare il mondo come fate voi Maghi esaltati, per me è ok. Sul serio!  Però sappi che se... SE NON TORNI A CASA TUTTA INTERA LA PRENDERO' MOLTO SUL PERSONALE, SONO STATO CHIARO?! >> esclamò Killua con voce decisamente folle e gli occhi sgranati.
Aithusa rimase in silenzio per alcuni secondi, con le braccia incrociate sul petto e il viso contratto in un'espressione estremamente seria. Killua ansimava con aria da pazzo, sembrava uno che ha appena confessato ai propri genitori di aver messo incinta la propria ragazza...
<< AH! >> gridò Aithusa, incapace di trattenere le risate << AHAHAHAHAH! >>
Killua smise di ansimare, fissandola perplesso, mentre lei si appoggiava al tavolo e rideva come una pazza.
<< CHE DIAVOLO CI TROVI DA RIDERE?! GUARDA CHE DICO SUL SERIO! >> gridò Killua, livido di rabbia.
<< Lo so, lo so! >> rispose Aithusa a fatica << Ma dovresti vedere la tua faccia adesso! Sembri uno che ha appena confessato un crimine orribile! >> Aithusa continuava a sbellicarsi, appoggiandosi al petto del suo ragazzo << Oh, santo cielo...ti amo, Killua. >> dichiarò Aithusa, per poi prendergli il volto tra le mani e baciarlo con passione.
Killua rimase interdetto per un attimo, ma poi la afferrò per i fianchi e la attirò ancora più vicino, ricambiandola affamato << Non mi lasciare, Tess... non posso vivere senza di te. >>
<< Ti prometto che tornerò, Killua. E quando tutta questa storia sarà finita pretendo un anello con un diamante da almeno dodici carati, è chiaro?! Altrimenti puoi anche scordarti che io ti sposi! >>
Killua rise, vagamente sconcertato << Parliamo di matrimonio, Tess? >>
<< Ehi, non vorrai continuare a farmi vivere in maniera disonorevole, voglio sperare! Hai detto che mi ami, e che non puoi vivere senza di me. Perciò il minimo che tu possa fare è rendermi una donna onesta e sposarmi, non ti pare? >>
<< Non ti facevo tipo che si preoccupa delle apparenze! >> scherzò Killua, spingendola con i fianchi contro il tavolo.
<< Pensa ai figli che avremo un giorno! Guarda che se vuoi che portino il tuo cognome devi sposarmi, altrimenti non se ne farà niente, ti avviso! >> replicò Aithusa con un sorriso, infilando le mani sotto la maglietta del ragazzo e sfiorandogli gli addominali con le dita.
<< Immagino di non avere altra scelta, allora... >> sospirò Killua, fingendosi rammaricato.
<< Proprio così. >> rispose Aithusa con un sorriso trionfante, mentre Killua la faceva stendere sul tavolo e le sbottonava la camicetta << Forse però questo non è il momento più adatto per fare l'amore.... sai com'è, dovrei prepararmi a massacrare dei demoni... >> continuò la ragazza, mentre Killua le mordicchiava il collo. Aithusa trattenne un grido di piacere misto a dolore << E se entrasse qualcuno? >>
<< Desirée ha chiuso a chiave, ti ricordi? Non preoccuparti, farò in fretta. >> promise Killua, per poi premere di nuovo le labbra sulla sua gola, e a quel punto Aithusa lo attirò ancora più vicino arrendendosi a lui, e all'amore crescente che le stava facendo esplodere il cuore.
***
Circa mezz'ora dopo Aithusa era pronta. 
Dopo che Killua si era deciso finalmente a staccarsi da lei, si era cambiata i vestiti a tempo di record, e al posto della camicetta e della gonna a piegoline che indossava prima c'erano un paio di resistenti pantaloni di pelle, una maglia di cotone semplice a maniche lunghe, e una corazza di metallo rinforzato per proteggere gli organi vitali da eventuali colpi. Il tutto era stato completato da un lungo mantello nero che copriva la sua intera figura, mentre il bracciale a forma di corona d'alloro, simbolo della sua condizione di Maestra, faceva bella mostra di sé al polso della Maga. 
<< Cavolo. Fai davvero paura, Tess. >> commentò Killua, ammirato.
<< Ma se sono disarmata! Le mie armi ce le ha Daisy. Andiamo, gli altri mi staranno aspettando all'ingresso! >>
<< A proposito, lo senti questo chiasso? >> chiese Killua serio << Qualcuno che litiga! >>
Aithusa tese l'orecchio. Sì, in effetti....
<< Andiamo! >> esclamò Aithusa, e i due si precipitarono verso le scale. Saltarono oltre il corrimano, e la scena che si presentò loro li lasciò attoniti.
Concorda Duchannes, donna che ormai aveva abbondantemente superato i quarant'anni, e quindi non più esattamente giovanissima, urlando furibonda stava correndo dietro ad un divertito Hisoka, che la prendeva in giro per la sua "lentezza" e la sfidava a fare di meglio, mentre tutti gli altri abitanti e non della casa assistevano sconcertati alla scena. 
<< Andiamo, Maestra Concorda! Lo so che sapete fare di meglio! >>
<< Ragazzino sfrontato, aspetta solo che ti metta le mani addosso... >>
<< Va bene, va bene, ora basta! >> esclamò Aithusa, afferrando Hisoka per un polso e arrestando la sua corsa << Cosa succede qui? >>
<< Ho fatto arrabbiare tua madre. >> rispose allegramente Hisoka.
<< Sì, fin qui c'ero arrivata! Voglio sapere cosa le hai fatto! >>
<< Si è arrabbiata quando le ho detto che ho intenzione di venire a combattere insieme a voi. >> spiegò tranquillamente Hisoka.
<< Che vuoi fare? >> esclamò incredula Aithusa. << No no no, non se ne parla proprio... >>
<< E' quello che ho detto anch'io! >> esclamò Concorda indispettita << E lui in tutta risposta ha fatto una battuta irripetibile sulla sottoscritta! >>
Aithusa fissò severa Hisoka, e il ragazzo la trascinò in un angolo << Tua madre ha un carattere anche peggiore del tuo! Sul serio, qui siete tutti senza senso dell'umorismo! >>
<< Noi abbiamo un pessimo carattere?! Ma ti senti? Mister Simpatia è fra noi! >> replicò Aithusa infastidita << Che cos'è questa storia che vuoi venire con noi? >>
<< Oh andiamo, ma devo spiegarti proprio tutto?! Primo: potrò affrontare Kuroro, ed era da tanto che aspettavo quest'occasione! Secondo: se muori in battaglia mi rovinerò il divertimento, quindi voglio tenerti d'occhio! >>
<< Ma certo! E magari vuoi anche proteggere il tuo paese, non è vero? >> disse sarcastica Aithusa.
<< Ti sembra così assurdo, Tess? >> chiese Hisoka, con aria da bambino innocente.
<< Vuoi sapere cosa penso, Hisoka? >> chiese Aithusa con voce tranquilla, e senza attendere la risposta del giullare continuò << Io penso che tu non voglia che mi accada qualcosa, che tu sia preoccupato per me. Ma non perchè temi per il tuo " divertimento", come lo chiami tu. Semplicemente perchè... ti sei affezionato a me in questi anni. Un pochino mi vuoi bene, e non vuoi che qualcuno mi faccia del male, demone o Ragno che sia. Mi sbaglio, forse? >>
<< Ragazzina, ma per chi mi hai preso? Io che mi affeziono a qualcuno? Figuriamoci! >> rispose Hisoka sprezzante, e Aithusa sorrise sardonica, annuendo con l'aria di chi la sapeva lunga << No, vengo solo perchè non voglio perdermi un divertimento simile per nessun motivo! Pensa che casino troveremo lì! Tutto quel sangue... >> sospirò Hisoka con aria sognante, e il sorriso di Aithusa scivolò via. Sapeva che Hisoka mentiva quando diceva che non si era affezionato a lei, ma sapeva pure che era sincero anche quando si dimostrava emozionato pensando al pandemonio che sicuramente si stava scatenando ad Avalon....
Oh dannazione, non c'era tempo da perdere! Dovevano partire!
<< Senti Hisoka, noi abbiamo già abbastanza problemi, non posso tenere anche d'occhio te! Andiamo, non fare il bambino.... >>
<< Io faccio il bambino? E tu? Sai bene che il mio aiuto potrebbe fare la differenza, che potrei esservi utile. E sai pure che, se alla fine io non venissi, tu passeresti tutto il tempo a torturarti pensando a quali guai potrei star combinando chissà dove senza la tua sorveglianza! >> Hisoka sorrise con aria furba << Mi sbaglio, forse? >> chiese, facendole il verso.
Aithusa lo fissò attentamente. Nonostante lo conoscesse ormai da diversi anni e avesse condiviso con lui molti segreti, per quanto sforzi facesse non riusciva a fidarsi mai completamente di lui. Non era per la sua natura di Rinnegato ( sarebbe stato un cliché davvero esagerato), ma era per la sua natura.... di Hisoka. Complicato da decifrare, egoista e intrigante, non potevi mai fare completo affidamento su di lui, perchè era leale solamente a sé stesso. In quel momento sembrava essere dalla sua parte, ma avrebbe potuto benissimo cambiare idea da un momento all'altro! 
Però Aithusa ormai lo conosceva bene, e sapeva intuire quando la stava ingannando. E non era questo il caso.
<< Va bene, hai vinto. Ma non puoi uccidere Maghi dell'esercito per divertimento, ti avviso! >>
<< Stai tranquilla, biscottino! Mi comporterò come un bravo ragazzo della porta accanto, lo giuro! >> rise Hisoka soddisfatto.
<< Tess! Davvero vuoi farlo venire con noi!? >> esclamò incredulo Lysandro.
<< Sì, Lys. Abbiamo bisogno di lui. Si comporterà bene, per questa volta... >> Aithusa fissò Hisoka negli occhi con uno sguardo d'avvertimento << ... o sarà peggio per lui! >>
<< Farò il bravo, biscottino. Non ti accorgerai neanche della mia presenza! >> dichiarò divertito Hisoka.
Aithusa annuì con un sospiro. Spero solo di non dovermene pentire...
<< Allora... >> ricominciò la ragazza, facendo segno a tutti di avvicinarsi, e facendo cenno a Daisy di distribuire agli interessati le armi che aveva preparato << .... ricapitoliamo. Per quanto riguarda i Maghi, partiamo per Avalon in sei: io, Concorda, Ofelia, Hisoka, Daisy e Lysandro. Qui restano Nex e Selina a tenere la posizione. Per quanto riguarda i Mortali, ovviamente restano tutti qui. Killua e Taranis saranno responsabili delle comunicazioni con noi, mentre Kurapika, Masahiro, Gon, Silva e Zeno aiuteranno Nex e Selina in caso di bisogno, e Alluka e Leorio si occuperanno di eventuali feriti. Milluki, tu monitora la situazione attraverso la tecnologia..... >>
<< Ehi! Chi ti dà il diritto di darmi ordini, piccola strega?! >> gridò Milluki furibondo.
<< Milky, ti avverto, o fai come ti dico io, oppure ti sbatto personalmente fuori da questa casa. E se vai là fuori la Brigata ti farà una bella festa, di questo sono abbastanza convinta. >> rispose Aithusa, senza scomporsi.
Milky digrignò i denti, ma non replicò. Sapeva che Aithusa aveva ragione.
<< Altre obiezioni? >> chiese Aithusa, e tutti scossero la testa << Bene, allora andiamo! >>
Quell'ordine dette il via ad un momento di grande emozione: tutti quelli che sarebbero rimasti si preparavano a salutare quelli che si preparavano a partire. Concorda e Taranis si strinsero l'una all'altro in un abbraccio intenso e pieno d'amore, e lo stesso fecero Aithusa e Killua, tanto che tutti distolsero lo sguardo da loro come forma di rispetto; Nex e Selina andarono ad abbracciare a turno Lysandro e Desirée, per poi correre ad abbracciare Concorda e Aithusa; Desirée corse ad abbracciare Gon e Alluka, mentre Masahiro strinse la mano a Lys, augurandogli buona fortuna. Aithusa, Concorda, Taranis, Kurapika e Masahiro si strinsero gli uni agli altri in un unico abbraccio, mentre Silva e Zeno prendevano per mano le due donne, e raccomandavano loro la massima prudenza. 
<< State attente, mi raccomando. Non sottovalutate gli avversari, non agite impulsivamente, e assicuratevi di avere sempre le spalle coperte! >>
<< Ci copriremo le spalle a vicenda, non temete. >> affermò Concorda, e la figlia annuì con aria decisa.
<< Ok. Allora noi... andiamo... >> mormorò Aithusa con un filo di voce, avviandosi verso la porta camminando all'indietro per non interrompere il contatto visivo, seguita dagli altri.
Il momento era terribile. La paura e la preoccupazione avevano preso il sopravvento, e il dolore al pensiero che sarebbero anche potuti morire in battaglia e non tornare mai più era palpabile, come fosse stato vivo e tangibile. Gli occhi di tutti i presenti si erano riempiti di lacrime, e chi restava sembrava stare imponendosi di rimanere fermo e non fare niente per fermare chi stava andando via.
Sapevano che era giusto che andassero. Ma al tempo stesso sentivano che sarebbe accaduto qualcosa di terribile alle persone che amavano.
Nessuno di loro poteva saperlo, in quel momento.... ma, fra tutti i Maghi che stavano partendo, uno non sarebbe tornato mai più.

   
 
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