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Autore: Somriure    29/07/2016    1 recensioni
-Sequel di Remember to see the lighthouse-
*
L'isola, il mare, il faro.
Niente sembra cambiato, ma quattro anni sono lunghi, lunghi anche per la monotona vita di un paesino di mare.
Louis ha abbandonato per sempre la sua fanciullezza per prendersi sulle spalle le proprie responsabilità, allontanandosi da inutili distrazioni.
Harry ha riscoperto la vita, imparando ad amarla per diventare finalmente un uomo.
Il faro che li ha visti allontanarsi irrimediabilmente forse infonderà nei loro cuori la giusta maturità per perdonarsi una volta per tutte, ma forse la sua luce non sarà così potente da sconfiggere il loro orgoglio e voltare una volta per tutte la pagina per iniziare a riscrivere un nuovo destino insieme.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Spiare di nascosto Harry ormai era diventato il passatempo preferito di Louis, quasi una droga, una malsana abitudine che lo allontanava terribilmente dai suoi doveri.

Ormai Louis conosceva a memoria tutti i suoi spostamenti: ogni mattina Harry alle 6.00 usciva dallo squallido hotel per fare una corsetta in riva al mare di 45 minuti, poi si spogliava e malgrado le rigide temperature si immergeva velocemente nell'acqua per tonificare i muscoli, e pensare che era stato proprio lui a fargli abbandonare la paura dell'acqua. Dopo tornava in hotel per rinfrescarsi e dopo esattamente 35 minuti si andava a sedere sul muretto davanti al mercato per osservare Louis.
In momenti come questi il ragazzo del mare arrossiva e abbassava il capo.

Erano due sciocchi: si osservavano da lontano ma nessuno aveva ancora preso l'iniziativa di rompere la barriera che si era formata tra loro due.

Era ormai un mese che Harry era ritornato sull'isola, i suoi amici di New York lo davano ormai per disperso. Il mese era trascorso tra sguardi furtivi e occhiatacce, gesti mancati e parole non dette. Harry e Louis non si erano ancora scambiati nessuna parola. Ne avevano entrambi un estremo bisogno, ma una crudele paura li frenava inesorabilmente.

Louis anche quella mattina sospirò e dopo aver controllato che suo figlio era ancora occupato a contare tutti i sassolini dell'aiuola tornò a pulire il pesce di una signora come gli aveva insegnato suo nonno.

Con la coda dell'occhio notò Harry rispondere ad una telefonata e ridere di gusto e uno strano calore si diffuse nel suo stomaco. Non era di certo geloso, era solamente infastidito, la sua risata disturbava la quiete e non c'entrava nulla il fatto che in un mercato era normale non mantenere il silenzio.

Per qualche strana ragione sperò che Connor si accorgesse di lui e corresse a scoprire chi era dall'altra parte del telefono. Ma che pensieri si ritrovava a fare?! Lui non era geloso.

-15€.- sbottò alla signora guardandola in cagnesco quando lei chiese per la seconda volta il prezzo. -Scusi, sono solo un po' stanco, non volevo mancarle di rispetto.- disse strofinandosi gli occhi con i polsi che non erano ancora sporchi di pesce.

-Non fa niente, capita a tutti!- sorrise la signora. -Porta questi biscotti al piccolo Connor! Li ho fatti al cioccolato proprio come piacciono a lui.- disse cordialmente.

-Grazie mille, signora!- sorrise Louis.

Il ragazzo continuò a lavorare indisturbato per altri minuti fino a quando una manina grassoccia si allungò verso di lui.

-Qualcuno ha fame?- chiese sorridendo senza guardare in basso.

-Mhmh..- annuì Connor. -Ho visto la scatola dei biscotti della signora Cheester.- disse leccandosi la bocca e chiudendo gli occhi.

-Davvero? E dove?- chiese Louis fingendosi sorpreso.

-Proprio lì, papi!- esclamò il bimbo allungandosi per cercare di afferrare la scatola.

-Io non vedo nulla!-

-Ma come papà! Devi spostare la tua mano un po' verso di me, poi un po' verso il cielo e poi un po' verso Harry. Harry? HARRY!- esclamò il bimbo dimenticandosi improvvisamente dei biscotti per correre tra le braccia del suo alto amico che, ben nascosto dietro un albero, arrossì riconoscendo la fallibilità del suo nascondiglio.

Louis avvampò e tornò al suo lavoro come se nulla fosse. Iniziò a riordinare il suo bancone raggruppando i pesci dello stesso tipo nello stesso mucchietto. Con la coda dell'occhio notò Harry avvicinarsi a lui con suo figlio in braccio, ma decise di non dargli peso.

-Ehi papi! Guarda chi ho incontrato! Il mio amico Harry!- esclamò il bimbo battendo le mani. Harry sorrise e gli scompigliò i capelli.

-Connor, non devi dare fastidio! Torna a giocare per conto tuo!- lo rimproverò con dolcezza Louis.

-Non mi dà alcun fastidio. Mi piace giocare con Connie!- rispose Harry cercando con lo sguardo gli occhi di Louis che prontamente iniziarono ad osservare un tonno. Il suo cuore batteva fortissimo. Non avrebbe mai immaginato che proprio il bambino che era stato la causa del loro litigio più grande, li avrebbe fatti ritrovare.

-Ma papà, Harry è un mio amichetto! È un mio amichetto un po' alto! Lo sai che gli piace giocare perfino con le macchinine nell'acqua?- disse il piccolo meravigliato scoppiando a ridere..

-Quante volte devo dirti che non voglio che giochi con l'acqua?!- lo rimproverò a gran voce Louis. Il bimbo abbassò il capo.

-Oops, era il nostro segreto!- mormorò Harry. Louis alzò gli occhi al cielo per poi fulminare con lo sguardo il ragazzo.

-Andiamo Connor. Dobbiamo tornare a casa.- disse allungando le braccia per togliere suo figlio da quelle di Harry.

-Ma hai ancora tutti questi pesciolini da vendere, papi!- constatò il bambino iniziando a contarli tutti.

Louis si morse la lingua e arrossì, accorgendosi della figuraccia appena fatta.

Harry cercava di rimanere il più in disparte possibile. Si sentiva in imbarazzo e indesiderato. Sentiva di non appartenere più a quel mondo. Quando era ancora a New York non avrebbe mai immaginato che approcciarsi con l'unico uomo che avesse mai amato sarebbe stato così difficile. In poco tempo Louis aveva sgretolato tutte le certezze che si era creato in quei quattro anni. Con lui così vicino si sentiva vulnerabile e fuori luogo.

Improvvisamente l'ombra del ragazzo sovrappeso con l'apparecchio e l'acne era tornata accanto a lui pronta a deriderlo. Non poteva lasciarsi intimidire un'altra volta dal fantasma di se stesso. Non poteva lasciare che il suo passato rovinasse ancora il suo futuro.

Strinse i pugni conficcando le unghie nei palmi delle mani e strizzò gli occhi. Cercò di fare respiri profondi per calmarsi ma lo spettro di lui bambino si avvicinava sempre più.

-Ehi, va tutto bene?- chiese improvvisamente Louis lasciandogli una vigorosa pacca sulla spalla. Harry venne destato dai suoi brutti pensieri e tornò a rivedere il mondo per quello che era.

La prima cosa che notò furono gli occhi di Louis, azzurri e brillanti come il mare. Quegli occhi che erano la sua cura ma allo stesso tempo la sua rovina.

Il riccio annuì intimidito mentre Louis versava in un bicchiere un po' di tè da un thermos per poi passarglielo.

-Cosa ti era preso? Tremavi tutto e... avevi gli occhi persi.- chiese senza riuscire a nascondere poi così tanto bene la forte preoccupazione che provava in quel momento.

-Il mio fantasma mi derideva...- rispose Harry come se fosse la cosa più normale del mondo.

-Anche io ho un fantasma, non ti preoccupare. Si chiama Pip!- lo consolò Connor con la bocca e le mani impiastricciate della cioccolata dei biscotti che era riuscito a recuperare arrampicandosi sul bancone del padre.

Louis annuì in modo comprensivo per poi scuotere la testa.

-Non esistono i fantasmi! Non mi confondete! Harry, siediti qualche minuto e riprenditi.- propose Louis facendogli spazio su quel muretto che, come quattro anni prima accoglieva le loro anime in pena.

Harry si sedette e iniziò a fissare un punto davanti a sé. Connor vedendo che il suo amichetto alto non era in vena di giocare tornò a contare i sassolini più in là.

Louis si voltò e iniziò a sistemare il suo bancone osservando di tanto in tanto con la coda dell'occhio il fragile ragazzo, nascosto nel corpo di un attraente uomo.

Harry cercava di riscaldarsi strofinandosi le spalle e sorseggiando il suo tè bollente. Louis poteva percepire anche da lontano il suo imbarazzo. Sorrise dentro di sé per la sua tenera ingenuità per poi scuotere la testa e tornare ligio al suo lavoro. Non poteva certo concedersi tali distrazioni! Aveva una famiglia da mandare aventi.

-Sono cresciuto, lo sai?- ruppe il silenzio Harry iniziando ad osservare la figura magra di Louis che di spalle riordinava il suo piano da lavoro.

-Come dici?-

-Sono cresciuto! Non sono più quel bambino con l'acne che hai conosciuto quattro anni fa!-

-Lo vedo, la tua pelle è liscia e candida. I cosmetici fanno miracoli!- rispose Louis senza voltarsi. Perché doveva sempre andargli contro? Perché non riusciva ad essere spontaneo e rispondere genuinamente come avrebbe fatto anni prima? Quei quattro, lunghissimi e difficili anni avevano fortificato le sue mura di protezione rendendolo ancora più cinico e insensibile. Solo quel piccolo esserino di quasi quattro anni sembrava riuscire a scavare una breccia nel suo cuore. Più il tempo passava e più si rendeva conto di essere diventato proprio come suo nonno. Il problema è che lui aveva solo 24 anni.

-Non mi trucco io!- ribatté stizzito il ragazzo. -Ma comunque non era questo che intendevo: volevo dire che è tanto che non mi capita di avere un attacco del genere! Ho superato questo problema.-

-Sono felice per te, Harry.- tagliò corto Louis.

-In verità non so come mai sia tornato questo attacco; forse è stato il rivedere te! Mi sono emozionato e non ci ho capito più nulla..- rifletté Harry cercando di mostrandosi benevolo nei suoi confronti.

-Mi stai dando forse la colpa del tuo attacco?-

-No, ma che! Non sto dicendo questo, Lou!- spiegò Harry alzandosi dal muretto. -Perché non fai altro che attaccarmi? È un mese che sono qui e non hai fatto altro che rivolgermi sguardi infastiditi e pieni d'odio. Cosa ti ho fatto? Alla fine Briana aveva ragione, quello era figlio tuo! Dovrei essere io quello arrabbiato.- esclamò avvicinandosi a Louis che continuava imperterrito a sistemare i suoi pesci.

-Non parlare così di mio figlio!- si voltò Louis guardandolo con occhi pieni di rabbia.

-Non sto insultando tuo figlio, sai che adoro Connie! Fortunatamente da te non ha preso nulla!- sputò Harry. Louis incassò il colpo e con aria quasi lamentosa chiese:

-Ma cosa vuoi da me? Perché non te ne torni nel tuo paese di ricconi? Perché non torni alla tua bella vita piena di lusso sfrenato e ogni sorta di comodità? Perché sei tornato qui? Non è neanche estate per poter sfruttare il mare! Cosa sei venuto a fare, Harry?-

Il riccio indugiò. Era forse arrivato il momento di confessare per mettersi finalmente l'anima in pace? Il momento che stava aspettando da tutti quei mesi era finalmente arrivato. Si era preparato questo discorso un milione di volte: davanti allo specchio, recitandolo a Rufus, il suo cactus, parlandone con Gemma; credeva di essere abbastanza pronto, sapeva cosa dire e con il tempo aveva anche trovato le parole giuste. Perché allora in quel momento la sua lingua sembrava come paralizzata?

Louis sospirò.

-Non importa. Torno a casa. Mio figlio, anche se da me non ha preso nulla, deve pur sempre pranzare.- disse rimarcando le parole del riccio dopo aver preso le ultime cose.

-Aspetta...- lo fermò Harry per un braccio. -Sono tornato perché mi mancavi tu. - mormorò chinando il capo. -La mia vita sarà anche come la descrivi: il mio lavoro è poco faticoso e mi dà molte soddisfazioni offrendomi anche un apprezzabile stipendio, ma sento che qualcosa mi manca e quel qualcosa sei tu. Non sono più riuscito ad andare avanti dopo quel giorno. Non ho mai avuto altre relazioni. Ho vissuto questi quattro anni pensandoti sempre accanto a me, è da stupidi, lo so, ma se sono riuscito a coronare i miei sogni è stato, seppur indirettamente, solo grazie a te.-

Louis tacque. Non c’erano parole per commentare quello che aveva appena sentito. Per anni aveva sognato quel momento ma ora tutto questo gli sembrava così sbagliato.

-Oh No! Non volevo spaventarti! Non volevo in nessun modo cam….-

-Perché non mi hai mai chiamato?- mormorò infine Louis. -Perché hai lasciato che tra me e te passassero quattro interminabili anni?-

-Per lo stesso motivo per cui non l'hai fatto tu, Louis.- rispose Harry con sincerità.

Il pescatore socchiuse gli occhi e sospirò. Era così stanco. Stanco di tutto. Sapeva di essersi arrabbiato con Harry senza alcun senso logico, ma attribuire tutte le colpe a lui era l’unico modo che aveva per sentirsi bene con se stesso. L’unico modo che gli permetteva di alzarsi dal letto ogni mattina e iniziare un’altra patetica giornata.

-Harry ti prego, lasciami in pace.- mormorò appoggiandosi bancone e serrando gli occhi. -Non posso permettermi distrazioni.-

-Non voglio essere una distrazione, Louis, voglio semplicemente aiutarti, non perché penso che tu ne abbia bisogno, ma semplicemente perché meriti di staccare un po' la spina e poi perché... non c'è nessun altro con cui vorrei passare il mio tempo.- disse il ragazzo con fermezza.

-Tempo insieme...- rise Louis amaramente. -Non puoi neanche immaginare cosa sia diventata la mia vita, Harry. Mi vieni a parlare di tempo insieme quando sei stato proprio tu ad abbandonarmi; sei stato proprio tu ad uccidere quel tempo insieme che sarebbe potuta nascere tra noi.-

-Me ne sarei andato lo stesso dopo qualche giorno, lo sai benissimo..- mormorò Harry cercando di afferrare la mano di Louis stretta in un inestricabile pugno.

-Appunto. Te ne saresti andato lo stesso. Le nostre vite sono troppo diverse per poter combaciare. Io pesco quel pesce che tu mangi con i tuoi ricchi amici nei ristoranti più eleganti di New York.-

-Non mangio pesce, sono vegetariano...- borbottò Harry.

-Era.. era un esempio!- esclamò Louis esasperato. -Ti prego, Harry, torna alla tua vita. Ti auguro il meglio.- disse stringendogli con passione la mano prima di voltarsi e recuperare il suo Connor.

-E' inutile che scappi, io non mi arrenderò con te, come tu non ti sei arreso con me...- mormorò al vento osservando l'esile figura del ragazzo che amava salire sulla sua bicicletta sgangherata assieme a suo figlio e partire via, lontano da lui.


Angoletto
Siete autorizzati a venirmi a picchiare in massa. E' tantissimo che non aggiorno, ma a mia discolpa ho da dire che ho avuto gli esami di maturità e che dopo ero così contenta di aver finito tutto che avevo solo voglia di stare a letto a fissare il soffitto per gustarmi a pieno la libertà e la noia.

Come vi è sembrato questo capitolo? Non prendetevela troppo con Louis, lui è solo stressato e non crede di essere più all'altezza di Harry. Fatemi sapere i vostri pareri :)

In settimana andò in vacanza per tutto il mese; spero di avere campo per poter aggiornare costantemente.
Un bacio, Som <3

 

  
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