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Autore: Herm97    29/07/2016    1 recensioni
Rose Weasley poteva definirsi una delle ragazze più popolari di Hogwarts. Non solo perché i suoi genitori si chiamassero Hermione Granger e Ronald Weasley, o perché fosse la nipote del famosissimo Harry Potter. No, Rose era diventata amica quasi di tutti in quella scuola semplicemente perché si era impegnata sempre in tutto e per tutto: era stata eletta Prefetto una settimana dopo l'inizio del suo quinto anno a Hogwarts, studiava sodo e ora era diventata persino Caposcuola. Inoltre era una formidabile giocatrice di quidditch, il che rendeva orgogliosi gran parte dei suoi parenti - sopratutto Ron -, nel ruolo di cacciatrice. La ragazza aveva aiutato parecchie volte la sua squadra, quella giallo-oro, a vincere le partite e il resto della squadra, come anche gli studenti che appartenevano alla sua stessa squadra, gliene erano rinoscenti.
Naturalmente c'era qualcosa che Rose non riusciva a controllare, era una persona ormai vicina alla sua famiglia da molto tempo, col quale aveva purtroppo condiviso un'intera estate alla Tana. Il suo nome era Scorpius Hyperion Malfoy ed era, a detta di Rose, il ragazzo più sbruffone e saccente che lei avesse mai conosciuto. Ma potrà tutto ciò cambiare nel loro ultimo anno a Hogwarts?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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STUDIARE IN COMPAGNIA
 
La domenica lasciò il posto ad un lunedì di pioggia, grigio e triste. Quella giornata decretava l'inizio della collaborazione Weasley-Malofy in vista degli esami dell'ultimo anno, e ovviamente nessuno dei due ne aveva voglia. Rose si svegliò nel suo comodo letto a baldacchino, le lunghe e pesanti tende tirate a coprirla quasi fosse il suo guscio; si stiracchiò e sbadigliò, poi rimase sdraiata per qualche secondo, ricordando ciò che era avvenuto la sera prima insieme al gargoyle platinato. Niente, questo era quello che la faceva sentire strana. Nella loro punizione - pulire la sala dei trofei - erano rimasti in silenzio fino a quando, con le palpebre pesanti e il sonno che reclamava il suo posto, non si erano dati un'ultima occhiata prima di rintanarsi nei propri dormitori. Non una battutina, non una frase, solo il rumore dello straccio che Gazza gli aveva portato, sfregato sui trofei, o la scopa che Rose aveva acciuffato dalle mani ormai vecchie e scheletriche dell'uomo per spazzare il pavimento.

«Buongiorno, Rosie.» sbadigliò Dominique, aprendo le tende che Rose aveva accuratamente chiuso e buttandosi a peso morto sul letto della stessa. «Dormito bene?»

«Affatto.» rispose la rossa, facendo un po' di posto alla cugina.

Rose passò una mano tra i lunghi e lisci capelli di Dominique, fissando incessantemente il soffitto che, di certo, non le avrebbe dato le risposte alle domande di cui la sua testa era preda. Perché non si erano stuzzicati la sera precedente? Perché Malfoy era rimasto così silenzioso e così concentrato sul suo lavoro?

«Rimaniamo tutte qua oggi, che ne dite?» propose Alice Paciock, presentandosi dall'altro lato del letto con ciuffi di capelli che le uscivano dalla treccia che si era fatta la sera prima.

«Non sul mio letto, però.» rispose ridacchiando Rose, ancora la voce roca che aveva quando si alzava la mattina.

Alice si buttò sul letto come aveva fatto Dominique e questo fece sentire Rose schiacciata, letteralmente, tra le due. Era il suo letto e quelle due, dal primo anno, la mattina le invadevano il suo spazio personale e la costringevano ad alzarsi; adesso capiva Malfoy in fatto di invasioni di spazi ma non si sarebbe assolutamente comportata come lui.

«Ma il tuo letto è così comodo!» si lamentò Alice.

«Okay, basta. Mi alzo e vado a prepararmi.» decise allora Rose.

La cugina e l'amica la guardarono storta. Insomma, lei era il loro cuscino personale che le coccolava e che le faceva rilassare passando le dita sottili tra i capelli, non poteva lasciarle lì! La osservarono raggiungere il bagno del dormitorio del settimo anno, la chioma rossa era stata racchiusa in una treccia a spiga che le cadeva disordinatamente sulla schiena. Quando Rose si fu chiusa la porta del bagno alle spalle, Alice e Dominique si guardarono un secondo e poi si alzarono di malavoglia.

Nel bagno Rose si spazzolò con cura i denti, lavò il viso dalla pelle chiara e lentigginosa. Pochi minuti dopo fu di nuovo accanto al suo letto, accucciata accanto al baule per tirare fuori la divisa pulita: chiuse i bottoni della camicia e poi la infilò nella gonna grigio scuro, lunga fino al ginocchio; tirò su le calze grigio chiaro che le arrivavano poco sotto il ginocchio e sistemò la cravatta rosso-oro; infine indossò il maglione dello stesso colore delle calze ed era pronta per un'altra giornata scolastica, all'apparenza uguale alle altre ma in realtà molto diversa.

«Per Merlino, che fame!» brontolò Rose cercando la bacchetta.

«Hai controllato nel mantello?» le domandò Alice, sapendo benissimo che cosa stesse cercando. «E poi, solitamente sono io quella che non riesce a trovare mai niente e tu quella che mi consiglia dove cercare. Ci stiamo scambiando i ruoli, Rosie?»

«No, è che questa mattina mia cugina sembra avere la testa fra le nuvole.» affermò Dominique mentre indossava la sua divisa, beccandosi un'occhiata da Rose.

Finalmente la rossa trovò la sua bacchetta, proprio dove Alice le aveva detto di controllare. La afferrò saldamente e, con un colpetto, i suoi capelli si ritrovarono stretti in una crocchia ordinata. Ora che era finalmente pronta, avvisò le amiche che le avrebbe aspettate nella Sala Comune e, dopo un loro sorriso, si avviò. Scese la scalinata e piombò in un brusio fastidioso. Alcuni ragazzini del primo anno parlavano delle lezioni, raccontando eccitati di come gli erano parse le prime settimane a Hogwarts, degli studenti del terzo anno chiaccheravano con quelli del secondo e del quarto, quelli del quinto si disperavano per i G.U.F.O. che avrebbero dovuto fare quell'anno. Infine c'erano quelli del sesto, un piccolo gruppetto che se ne stava davanti al caminetto; tra di loro, Rose, individuò Lily e suo fratello Hugo. Si avvicinò e li salutò allegramente. Rose, all'oscuro della riunione famigliare che avrebbero fatto quello stesso pomeriggio al termine delle lezioni, venne accolta con un abbraccio di Lily e un bacetto sulla guancia di Hugo.

«Rosie, oggi abbiamo gli allenamenti di quidditch.» le ricordò Lily, allungando il collo per dare un'occhiata fuori dalla finestra.

«Ma piove.» le fece presente Rose, girando lo sguardo nella stessa direzione di Lily.

«Non vi invidio.» commentò Hugo ridacchiando.

Sia Lily che Rose lo fulminarono con lo sguardo e lui, in tutta tranquillità, si strinse nelle spalle e fece un cenno col capo ad un suo amico di seguirlo fuori dalla Sala Comune. Hugo si era abituato, crescendo, a quegli sguardi omicidi che gli venivano donati da Lily e Rose, sopratutto dalla seconda, e col tempo aveva imparato a non dar loro molta importanza. Secondo lui, sua sorella e sua cugina erano la prova di quel vecchio detto babbano "Can che abbaia non morde".

«Ma quanto diavolo ci mettono quelle due?!» esclamò ad un certo punto Rose, sbuffando sonoramente davanti ad una Lily stranita.

Poco dopo Dominique faceva la sua apparizione nella Sala Comune dei Grifondoro, seguita da una Alice Paciock ancora assonnata. Rose le osservò avvicinarsi e, quando furono vicine a lei e a Lily, gli ripetè che aveva fame. Alice sbadigliò, Dominique fece un gesto della mano come per dire "D'accordo, ora andiamo" e Lily ridacchiò a quella scena. Le quattro ragazze si avviarono alla volta della Sala Grande per la colazione. Mentre scendevano, le ragazze si ritrovarono a discutere della partita di quidditch che ci sarebbe stata quel fine settimana, di sabato, e di quanto fossero carichi tutti i giocatori della squadra rosso-oro. Successivamente presero a parlare di domenica: «Finalmente potremo andare a Hogsmeade!» esclamò eccitata Dominique.  

«Starò tutto il giorno a Mielandia!» affermò convinta Rose, battendo le mani come una bambina felice.

Ogni anno, quando venivano riaperte le gite a Hogsmide, Rose era solita recarsi a Mielandia a fare una scorta infinita di dolciumi. I suoi preferiti erano i zuccotti di zucca e le api frizzole, ne comprava due sacchetti interi e poi, la sera stessa, se li gustava con i suoi amici e le sue compagne di dormitorio. Poteva definire quelle serate delle vere e proprie feste zuccherate. Rose si leccò le labbra solo al pensiero.

«La smetterai mai di pensare al cibo, Weasley?» le domandò Malfoy sbucando alle sue spalle.

Il ragazzo diede una spinta a Lily e Dominique, le due che poco prima erano al fianco di Rose, e mise un braccio intorno al collo di quest'ultima facendola arrossire. Albus, dietro Scorpius e Rose, cercava di scusarsi per il comportamento che il suo migliore amico aveva assunto, poi si avvicinò ad Alice Paciock e i due iniziarono una conversazione.

«Potresti pensare a qualcosa di un po' più... come dire... figo.» continuò Scorpius sorridendole e incatendando i loro sguardi. «Per esempio, potresti pensare a me Weasley, che ne dici?»

«Non sei sempre nei miei pensieri, Malfoy.» replicò Rose fermandosi di colpo.

Si liberò dalla presa del ragazzo, poi riprese a camminare, ma Scorpius non si dava per vinto. La affiancò nuovamente, notando come Dominique e Lily mantenessero le distanze da lui e di come lo guardavano: indifferenti. Nella testa di Domninque e Lily viaggiava solo un unico pensiero: «Stiamo lontane che è meglio».

«Questo però significa che qualche volta ti metti a pensare a me, o no Rosie?» domandò lui.

Un brivido percorse la schiena di Rose, le provocò una strana sensazione alla bocca dello stomaco e le fece spalancare gli occhi celesti. Scorpius non la chiamava più così dal loro secondo anno, se ne era sempre uscito con il suo cognome quando doveva punzecchiarla. Che cosa era cambiato?

«Si, Scorpius.» disse con finta dolcezza Rose sostituendo, come aveva fatto lui, il nome al cognome. «Mi vieni in mente quando vorrei metterti le mani al collo per soffocarti, lentamente.»

Rose ghignò, Scorpius rimase sconvolto per un paio di secondi e Dominique e Lily cercarono di reprimere le risate. Anche Malfoy percepì quei brividi corrergli lungo il corpo: quelle labbra sottili che pronunciavano il suo nome gli procuravano uno strano effetto; represse quella strana sensazione, continuò a camminare al fianco di Rose e riprese a punzecchiarla.

«Carina come sempre Weasley, eh?»

Era nuovamente tornato ad usare il suo cognome e questo, anche se fu difficilissimo ammetterlo, la deluse. Rose abbassò lo sguardo sul pavimento della Sala Grande e riconobbe che forse doveva fare qualcosa: non voleva concludere il suo ultimo anno a Hogwarts avendo una specie di nemico per la pelle, col quale avrebbe sicuramente battibeccato tutte le volte che si sarebbero incontrati. Si, le possibilità di incontrarsi fuori dalla scuola erano minime, ma quell'estate passata insieme le aveva ricordato che Scorpius e Albus erano migliori amici. Scorpius Malfoy si sarebbe potuto presentare al cenone di famiglia che si teneva a natale, poteva ritrovarselo a girare per la Tana con in mano la cioccolata calda preparata da nonna Molly o peggio! No, lei e Scorpius dovevano fare un discorso serio, stabilire una pace e farla durare fino alla fine dei loro giorni, o almeno questi erano i piani di Rose.

«Alle sette, dopo i miei allenamenti di quidditch. In biblioteca e non fare tardi.» intimò Rose a Scorpius, assottigliano lo sguardo e osservando quelli grigi di Scorpius. «E ora sparisci Malfoy, devo fare colazione.»

«Ai suoi ordini capo!» esclamò Scorpius facendola ridere e, subito dopo, dandole un veloce bacio sulla guancia.

Rose si sfiorò immedatamente il punto dove le labbra del ragazzo l'avevano baciata, poi arrossì e si sforzò di reprimere quel sorriso che voleva presentarsi sul suo volto lentigginoso. Lily e Dominique si lanciarono un'occhiata: non sapevano bene che cosa dire, quello che era appena avvenuto sotto i loro occhi le aveva sconvolte, ma allo stesso tempo le aveva fatte sentire bene per loro cugina. Che quello fosse un primo passo verso la pace?

Verso le sette meno cinque Rose chiese il permesso a sua cugina Lily, capitano della squadra di quiddich dei Grifondoro, di terminare lì gli allenamenti di quella giornata. Lily acconsentì, così Rose si affrettò a raggiungere gli spogliatoi dove non si cambiò e non si preoccupò dell'odore di sudore che emanava - fortunatamente, per lei e per Scorpius, non si sentiva molto -, ma afferrò la sua borsa a tracolla colma dei libri su cui si sarebbero messi a studiare.

«Una doccia no, eh?» domandò Scorpius quando la vide arrivare con la divisa di allenamento dei Grifondoro e coi capelli tutti per aria.

«Non ho avuto tempo.» rispose lei sinceramente, stringendosi nelle spalle e avviandosi verso la biblioteca.

«Weasley, Malfoy! Non vorrete comportarvi come l'altro giorno, vero?» gli chiese Madama Pince quando li vide entrare nella parte di castello in cui vigevano le sue ferree regole.

«Io mi sono divertito, domenica, a farmi rincorrere dalla Weasley. Forse potremmo rifarlo, tu che ne dici, rossa?» scherzò Malfoy rivolgendo i suoi occhi grigi a Rose. Madama Pince, nel frattempo, lo guardava allibito.

«Assolutamente no, glielo assicuro io Madama Pince. Io e Malfoy siamo qui solo per studiare insieme, secondo la punizione dettataci dalla preside. Nulla di più e nulla di meno.» spiegò velocemente Rose, rassicurando la bibliotecaria.

Rose sorrise alla donna seduta dietro alla sua scrivania, ma nello stesso tempo spingeva Scorpius tra i corridoi dell'immensa biblioteca di Hogwarts. Trovarono un punto isolato dal resto degli studenti - che anche quel giorno non erano molti - e accesero con la bacchetta tre lampade ad olio. Quindi presero poso in un banchetto posto tra due scaffali, uno di fronte all'altra.

«Per caso i gorgosprizzi ti hanno confuso il cervello?» lo sgridò Rose con uno sguardo severo - forse aveva passato troppo tempo con gli Scamander. Scorpius rimase un po' confuso: non aveva un'idea chiara di che cosa fossero i gorgosprizzi ma si fermò prima di chiedere spiegazioni. «E mi hai chiamata rossa!»

«Weasley, tu sei rossa.» sottolineò Scorpius indicandole i capelli boccolosi.

«Questo non ti da il permesso di usare quello stupido nomignolo!» replicò Rose, sporgendosi sul banchetto che li divideva.

«Santo Salazar, Weasley! Mi dai sui nervi quando mi imponi ciò che devo o non devo fare.» disse Scorpius, copiando i movimenti di Rose e sporgendosi quindi sul tavolo.

«Non ti ho mai detto cosa fare e cosa no, mi pare.» affermò a denti stretti la rossa.

«Non puoi chiamarmi così Malfoy!» la scimmiottò lui.

«Io non parlo così.» fece Rose alzandosi, i palmi delle mani saldi sul tavolo che divideva i suoi calci al fondoschiena del gargoyle platinato.

«Oh si, invece.» sibilò Scorpius, alzandosi a sua volta per poterla guardare meglio negli occhi celesti.

Scorpius era a dieci centimentri dal viso di Rose, la fissava incessantemente e c'era in lui la voglia di tapparle quella sua bocca con le sue labbra, di fregarsene del regolamento di Madama Pince e prendersi Rose lì, su quel tavolo che ora li separava. In Rose c'era invece la voglia di girare i tacchi e andarsene il più lontano possibile ma, ricordandosi della promessa che voleva mantenere ad Albus, si sedette nuovamente e contò fino a dieci.

«Okay, basta. Iniziamo a studiare che prima finiamo, meglio è per entrambi.» disse infine Rose, tirando fuori alcuni libri di testo.

«Questo vale solo per te, Weasley.» sussurrò Malfoy, prendendo il suo posto sulla vecchia sedia e copiando i gesti di Rose.

Lei, di per sé, fece finta di non aver udito quell'ultimo commento di Scorpius. Dentro di lei era sconvolta per ciò che lui aveva appena detto ma non lo diede a vedere; inoltre per un solo attimo, durato si e no cinque secondi, aveva davvero pensato che Scorpius Malfoy fosse sul punto di baciarla. Cosa sarebbe successo se lui l'avesse veramente fatto, era questa la domanda che Rose continuava a porsi.

Così due ore di studio filarono in silenzio. Ogni tanto Malfoy la guardava: quando arricciava il naso mentre leggeva, quando si inumidiva le labbra secche e anche quando si strofinava gli occhi o sbadigliava dalla stanchezza. Fu proprio lui a spezzare il silenzio: «Sarà meglio andare, stai praticamente dormendo.»

Lei in tutta risposta annuì, ripose i libri nella sua borsa e poi, insieme, si diressero verso l'uscita della biblioteca. Non avevano nemmeno cenato ma non importava a nessuno dei due; avevano solo voglia di tornare nei propri dormitori, farsi una bella doccia calda e buttarsi a peso morto sui letti a baldacchino.

«Buona notte, Weasley, e scusami per come mi sono comportato prima.» la salutò Malfoy, avviandosi verso la sua Sala Comune.

«'Notte.» sussurrò Rose, un po' sorpresa e un po' troppo stanca per avere una reazione maggiore.



NOTA AUTRICE
Scorpius che si scusa?! What?!
Al prossimo capitolo e un grazie a tutti quelli che stanno seguendo questa storia!
-Elisa

 
   
 
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