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Autore: Matteo Trusendi    30/07/2016    1 recensioni
Il secondo capitolo della saga di Vittorio Blueyes prospetta avventure salienti e una sorpresa: i due eredi si recheranno nuovamente in Avalönnë, stavolta non per sciogliere le malefiche trame di Avälär, ma per porre fine ad una guerra mai conclusa...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I due eredi di Aldë furono strappati dall'universo onirico ov'erano confinati da un sibilo elettrostatico.
" Che cos'era? " domandò Emily, in tensione.
Giunse loro la calda voce del professor Sellâs: " Non preoccupatevi! Anzi venite a vedere! "
Infatti, in una ampia sala, sorgeva un'imponente costruzione; un dedalo di cavi e scintille dorate, ognuna collegata a un'ampia porta circolare con riflessi color zaffiro.
" Wow! Che bravo prof! Come ci sei riuscito? " esclamò Vittorio.
" Beh " mormorò l'uomo con falsa modestia " un po' di olio di gomito e si arriva ovunque nella vita. Comunque, questo portale vi condurrà nella seconda regione d'Avalönnë, dove avrà luogo la vostra missione. " 
" Bene! " intervenne Emily. " Ma prima io voglio sapere qualcosa di più su mamma e papà. "
Sorpreso dall'inaspettata richiesta della ragazza, Sellâs esitò per un istante. I suoi peggiori timori divenivano dunque realtà.
" Tuo padre era un aviatore, una persona ormai abituata alla Terra e dimentica di Avalönnë, mentre tua madre era una signora alla moda, insomma. Erano una coppia felice. "
" Io non voglio sapere questo! " infuriò lei. " Io voglio conoscere ogni dettaglio! Voglio sapere ogni cosa. "
L'uomo sospirò. " Purtroppo, io non posso rispondere a questa domanda. "
" Grrr! " Accompagnata da un ringhio di frustrazione, Emily marciò nel portale, seguita da un timoroso Vittorio.
" Ma lo senti, lui? 'Io non posso rispondere a questa domanda'! " esclamò la ragazza mentre i due attraversavano il varco.
" Lo odio quando parla in quel modOOOOOH! "
Il portale s'apriva a un altezza alquanto elevata da terra, con metà finale un limpido fiume.
Gli eredi squarciarono l'altrimenti calma superficie del vasto corso d'acqua; una volta riemersi, scrutarono i dintorni: un paesaggio montuoso s'estendeva in ambo le direzione, prive d'alcun segno artificiale.
Siamo finiti in una zona disabitata, pensò con angoscia Vittorio. 
Tuttavia l'impressione del ragazzo, in principio corretta, si rivelò erronea: una città dai colori sgargianti s'innalzava di fronte a loro, sospesa sul fiume grazie ad una enorme zattera.
" Ma certo! " mormorò una meravigliata Emily.                         
" Evidentemente siamo nella regione degli Eldelönnêsi. Loro abitano da sempre una regione montuosa è piena di fiumi, quindi, non potendo costruire sulla terraferma, hanno creato queste città-zattere! "
" Meraviglioso... " fu il commento di Vittorio.
Si issarono nell'immensa cittadina, in cerca d'una locanda dove consumare un pranzo.

Transitando nelle pacifiche vie della città, i due sostarono in una locanda dall'aria gioiosa.
" Eren lär! " salutò Vittorio nella criptica lingua locale; insieme avanzarono accompagnati da cupi mormorii.
" Wir fernas ken rewät. "
Consumato il modico pasto, s'accingevano ad abbandonare il locale, quando una discussione poco distante attirò la loro attenzione.
" Tertras jiu rew mirât larren. " 
" 'La guerra sta diventando insopportabile' " tradusse il ragazzo.
" Guerra? Di quale guerra stanno parlando? " mormorò un'angosciata Emily. 
" Iyter qertared, kiu fer Hakkê. "
" 'Loro continuano, giù ad Hakkê' "
" Ter ew, ter ew. Iyter sayuon gretar. "
" 'Lo so, lo so. Dovrebbero smettere' "
Con movimenti fulminei, Emily si congedò trascinando Vittorio nella sua scia, il quale parlò con voce velata d'ira:
" Perché l'hai fatto? Parlavano ancora! "
" Abbiamo sentito abbastanza. " controbatté la ragazza.
" Andiamo a questa Hakkê. "

Superati tortuosi cammini, infimi ruscelli e pendici montane, Vittorio avvertì un vago sentore giungere alle proprie narici; odorava di putrefazione, decomposizione, morte.
" Senti anche tu questo 'profumino'? " ironizzò.
La domanda non ebbe risposta. La giovane proseguì lungo il sentiero e raggiunse la cima della collina da loro scalata.
In una piana a valle, si stagliavano le rovine d'una antica cittadella, un tempo maestosa, adesso corrosa dal fuoco e la ferocia.
Nelle cinta di mura s'aprivano varie brecce; il palazzo reale era stato quasi interamente distrutto, ad eccezione d'una torre la quale si levava solitaria. Le abitazioni erano ormai un triste ricordo.
" Chi ha avuto il coraggio di compiere questo scempio? " mormorò l'undicenne.
" Dobbiamo proprio scendere laggiù? " domandò il ragazzo.
Ignorando la richiesta, la fanciulla transitò sul versante ed accedette alle rovine tramite uno squarcio nella porta est.
Sul terreno erano disseminate varie ossa umane, mentre innumerevoli teschi scrutavano i movimenti dei due eredi tramite le loro orbite vuote.
La torre solitaria s'innalzava nel centro della città, ove, un tempo lontano, si svolgevano i commerci.
Una porta, miracolosamente intatta, dava accesso alle fondamenta dell'antica costruzione; Emily, in trance, aprì la porta col minimo sforzo.
" Emily! Sei impazzita? Chissà cosa ci sarà lì dentro! " l'avvertì suo fratello, ma lei, con lo sguardo velato, annunciò: 
" Non preoccuparti, Vittorio. So ciò che faccio. "
 I due si inoltrarono, quindi, nell'oscura torre, i cui segreti e funzioni furono sepolti alla caduta della città.
Persero la cognizione del tempo. Ad ogni passo la paura cresceva in Vittorio, alimentata dallo sguardo spiritato della sorella e dal luogo macabro; al contrario, nella ragazza veniva instillata una fredda determinazione, la quale cancellava ogni altra emozione superstite.
Improvvisamente udirono un clangore metallico, la cui fonte proveniva oltre una porta lignea. 
" Entriamo? " domandò Vittorio, tuttavia la sua richiesta fu superflua. Emily varcò la soglia e lo spettacolo a loro presentato si inoltrava ai confini della loro immaginazione. 
Un'arena da battaglia si stagliava per decine di metri, illuminata da torce ardenti, ove innumerevoli guerrieri si sfidavano in battaglia. 
" Cosa diavolo è questo posto? " mormorò la ragazza, miracolosamente lucida. 
A codeste parole, i due avvertirono forti palmi cingere i loro colli; una roca voce esclamò: " E così pensavate di passarla liscia, eh? "
" C'è un equivoco! " controbatté Vittorio, impotente.
" Sì, certo. Come no. "
Insieme percorsero oscuri corridoi, fino a giungere ad una porta di ferro.
" Il capo vi sta aspettando! " mormorò il colosso con una risata satanica.
" Dicono che abbia misteriosi poteri. Buon divertimento! "
Accedettero dunque in una vasta sala, dove l'unico mobile era una scrivania in mogano, a un lato della quale un uomo tarchiato dall'espressione incuriosita scrutava i due eredi.
" Chi sareste voi due? " domandò.
" Signore " cominciò Emily. " Noi non abbiamo idea di chi sia lei o di cosa sia questo posto. "
" Bene. " esclamò lui, estraendo una lama di cristallo. " Vuol dire che passerò alle maniere forti. "
" Non si permetta! "
L'undicenne, in un impeto d'ira, scattò con la velocità del fulmine; ma calcolò male le distanze e sfiorò l'uomo.
Tuttavia, il seppur debole tocco irrigidì il capo, ed egli si rivolse a lui in tono meravigliato.
" Non pensavo di poter finalmente incontrare un erede di Aldë... "
" Cosa? " sussultò Emily. " Come fa a sapere che... Che noi siamo... "
" Io sono in grado di leggere nelle aure altrui. " narrò. " Mi basta toccare una persona per sapere se è buona o cattiva, alleata o nemica, potente o debole. È molto utile in guerra. 
Però voi due dovete stare attenti. Un terribile nemico vuole il vostro sangue. Ma ricordate, e questo è importantissimo, che nulla è come sembra. "
Di fronte alle criptiche parole dell'uomo, i gemelli tacquero, finché Vittorio domandò: " Può spiegarci cosa sono quei soldati che si danno battaglia e cos'è questo posto? "
" Ma certo. Vedete, in un tempo lontano, la dea del sonno uccise un marinaio che l'aveva provocata. Aldë, allora, la esiliò sulla terra sotto forma di vecchia.
Un giorno, si fermò in una locanda e vide delle persone vicino a lei che discutevano. Parlavano del marinaio morto e la dea, sentendosi in dovere di partecipare, disse che l'uomo l'aveva provocata.
Ma gli amici del defunto avevano bevuto troppo e presero la spiegazione della donna come un insulto alla memoria del defunto. La dea, per salvarsi la vita, disse che in realtà era stato un assassinio e che un tale della città di Hakkê aveva manomesso le funi. 
Gli amici del marinaio radunarono quindi un esercito e rasero al suolo Hakkê. Poi, dopo, si scoprì che la dea era governata da Avalär e bla bla bla.
Il punto sta che alcuni abitanti sopravvissero al genocidio e continuarono a combattere contro i discendenti degli amici del marinaio. La Guerra di Hakkê non è finita, ma è continuata nei secoli. "
L'uomo diede in un profondo respiro. " Questa è la storia. 
Inoltre vorrei chiedervi una cosa. Siamo disperati: nessuno vuole più unirsi alla nostra causa. Vi andrebbe di combattere per Hakkê? "
I gemelli esitarono per un istante, quindi declamarono all'unisono: " Accettiamo. "




   
 
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