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Autore: Immortal Lady    01/08/2016    1 recensioni
Questa storia ha tutti gli elementi per essere definita una leggenda dei tempi antichi, meno un particolare.
Essa non è mai stata narrata, perché nessuno ancora in vita la conosce.
È il momento che venga raccontata, perché è giusto che non si perda.
Che non si perdano i passi, le azioni, le parole e i sentimenti dei protagonisti.
Che possiate rimanere ammaliati da questi immortali sentimenti che ancora una volta prevalgono,
perfino sul tempo.
L'onniscente dittatore che decide quando qualcosa deve finire.
***
Seconda stesura di Progenie Infernale, riscritta e rielaborata in maniera differente.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kurosaki Isshin, Kurosaki Karin, Kurosaki Yuzu, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Secondo Passo


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Ichigo era fermo, lo sguardo corrucciato rivolto alla lapide che recava scolpito il nome della madre; stretta nella sua c'era la piccola mano di Yuzu come altrettanto piccolo tentativo di conforto nelle silenziose lacrime che ella stava piangendo.
Fu Ichigo che azzardò un passo verso il parallelepipedo di pietra, dove con attenzione, sul gradino che circondava il memento, pose un vaso con fiori freschi; così da incorniciare quel cupo masso grigio con la vita di quei piccoli fiori colorati.

Un magro tributo per i giorni trascorsi insieme alla madre, tempi ancora dolorosi da ricordare e accettare come memorie di un passato che non potrà più essere vissuto, se non nei ricordi.
Pregarono, parlarono e piansero quella mattina, come successe il primo anniversario caduto solo due anni prima.
Nulla era cambiato nel comportamento dei piccoli di casa Kurosaki.
Ma erano ancora bambini dopotutto.

Si mossero i tre figli, chi per prendersi un attimo di pausa da tutte le emozioni o chi per semplice inerzia, verso la piccola casa del sorvegliante quando la nebbia era mutata in una pioggia sottile ma continua. Solo Isshin si trovava ancora davanti alla tomba.

Con gesti sciolti prese il pacchetto di sigarette che teneva nella tasca, ne sfilò una dal gruppo disordinato, pronto a compiere il piccolo rituale che faceva solo in quel determinato giorno. Sul punto di accenderla si accorse di un piccolo dettaglio. Non aveva preso l'accendino nuovo.
Stette li, ad osservare la sigaretta spenta che teneva tra l'indice e il medio meditabondo, macchinando un modo per accendere quella sigaretta.
Pietre focaie? No, non c'erano pietre nelle vicinanze, figuriamoci focaie.
Rami secchi? Nemmeno, quel cimitero era troppo pulito per i suoi gusti.
Si piegò con un sospiro sui talloni, il braccio sinistro disteso su una gamba con la mano sospesa nel vuoto che teneva la sigaretta, il destro col gomito piegato e appoggiato sulla gamba e la mano dispersa tra i folti capelli neri.
Sono sbadato ora come allora Masaki, nulla è cambiato.
Lasciò andare il respiro in un sospiro ironico ma stanco, così rumoroso in quel luogo dove la quiete e il silenzio regnavano sovrani. Quasi andò a coprire i passi leggeri di un bambino che mano a mano gli si facevano sempre più vicini.
Essi si bloccarono comunque ad un metro buono da lui, come se il proprietario fosse titubante ad avvicinarsi troppo.
«Signore, si sente male?»
Fu flebile il tono della domanda, Isshin era certo che un orecchio disattento avrebbe facilmente perso quella breve frase. Piegò la testa verso il suo interlocutore, curioso di chi si trattasse non avendone riconosciuto il tono né il passo.

Furono fondamentalmente due dettagli a colpirlo della figura, il primo fu l'impermeabile bianco che gli permise di riconoscere la bambina, il secondo fu quando essa si sistemò il cappuccio troppo ampio che andava a coprirgli la vista.
Quegli occhi.
Quando Isshin li incontrò con i suoi ebbe un breve déjà-vu.


Brivido profetico…
Erano anni che non percepiva qualcosa di simile,
in grado di travolgerlo lasciando solo una traccia gelida che scema scendendo lungo la schiena.



Il comprendere chi fosse l'artefice di quel nervosismo lo turbò, perché mai l'avrebbe associato alla sua reale fonte.
Come può una bambina così piccola possedere un potere tanto forte da trasparire persino nei suoi occhi? Se non l'avessi davanti probabilmente assocerei tale potere ad un essere antico quanto...
il Capitano Comandante… o persino più.
Ella piegò leggermente il capo e Isshin non ebbe alcun dubbio che lo stesse esaminando nuovamente, ma questa volta non dal punto di vista spirituale perché non ci furono variazioni particolari nel reiatsu della bambina, era come se stesse sondando con attenzione qualcosa di nuovo ma avesse paura di spaventarlo e farlo fuggire.
Teme di essere temuta da un uomo tre volte lei? Ironico.

«Signore?»
«Uhm»
«Ho qualcosa per lei»
Isshin rimase pietrificato in mille congetture mentali, che permisero alla bambina di frugarsi nelle tasche e tirarne fuori qualcosa di piccolo che porse all'uomo quasi mortificata.
«È l'unica che ho, tenga la aiuterà»
«Eh?»
Isshin sbarrò gli occhi incredulo appena capì la natura dell'oggetto. Si pentì per aver pensato al peggio un momento prima, quando la piccola gli stava solo cercando una caramella credendo che stesse male.

Dato il mutismo dell'uomo la bambina iniziò a tremare temendo che stesse troppo male, perché il signore che aveva davanti era fermo a fissare il vuoto, immobile e non sembrava voler aprir bocca nel prossimo futuro.
Decise di fare un ultimo tentativo, prima di prendere il telefono che teneva in tasca per le emergenze e scaricare tutta la tensione nell'orecchio del primo che rispondeva al centralino dell'ospedale.
«Si fidi, signore, è miracolosa!»
«… Grazie»
Lentamente, allungando un braccio Isshin prese la caramella con due dita, la scartò dal suo semplice involucro trasparente e la mise in bocca. Tempo poco che sentì la quantità industriale di zucchero che ci avevano messo dentro, anzi non era da escludere che quella minuscola caramellina fosse zucchero compressato. Si tirò in piedi per la gioia della bambina che poté tirare un sospiro di sollievo.
«Meglio vero, signore?»
«Molto meglio. Grazie per l'aiuto»

Un lieve rossore colorò le guance pallide della piccola al ringraziamento, gli occhi puntati verso gli stivaletti in gomma e il sorriso imbarazzato che le era nato spontaneo intenerì il cuore di Isshin.
«Si figuri signore... ma, se posso chiedere, di che cosa ha realmente bisogno?»
Quell’ultima uscita fu in grado di confondere nuovamente l'uomo, tanto che gli sorse spontanea una domanda.
«Che cosa intendi, bambina?»
«Primo, mi chiamo Kiku, signore. Non bambina»
Kiku, con il viso ancora leggermente congestionato, puntò coraggiosamente gli occhi verso Isshin e alzò solennemente un dito alla propria prima affermazione. Subito dopo ne alzò un secondo che venne puntato dritto verso il petto di Isshin.
«Secondo, l'ho vista prima che si stava deprimendo a terra, per questo le ho dato la caramella. O-ora che il morale è a posto, le pongo di nuovo questa domanda, se posso, di che cosa ha realmente bisogno?»
Isshin, anche se comprendeva il desiderio di Kiku, era reticente a pensare che potesse aiutarlo, ma sarebbe stato maleducato non risponderle.
«Un accendino, mi serve un accendino»
Kiku, gli occhi ben puntati verso l’espressione dell'uomo, notò il suo dilemma, ma non trovò nulla che le facesse pensare ad una menzogna quando egli proferi l'ultima frase.
Fu lei quella volta a corrugare le sopracciglia.
«A cosa le servirebbe l'accendino?»
«Per un mio piccolo rituale che compio ogni anno davanti alla tomba di mia moglie»
«Oh»
Il braccio ancora teso di Kiku si abbassò, non incontrò gli occhi di Isshin quella volta, lo aveva capito dal tono che le stava rivelando un piccolo segreto.
Strinse le labbra infilando le mani in tasca.
«Per quanto possa valere il parere di uno sconosciuto, mi dispiace per la sua perdita»
L'uomo sorrise amaro negando col capo.
«Tu non sei una sconosciuta. Sei Kiku, la bambina che quando mi ha visto in difficoltà mi ha dato una mano donandomi l'ultima delle sue caramelle, che tra parentesi sarebbe stata in grado di riportare in vita un morto tanto era potente. È anche vero che io per primo non mi sono presentato»
Isshin fece un passo avanti, la piega amara delle labbra era mutata in una più conciliante quando porse la mano alla piccola che lo guardava con gli occhi un poco lucidi e il volto arrossato.
«Piacere Kiku, io sono Isshin Kurosaki»
Quando la piccola mano di Kiku venne gentilmente avvolta da quella di Isshin il cuore di lei ebbe uno spasmo per la gioia.
«Ora... non siamo più due sconosciuti, vero?»
Domandò flebile Kiku, titubante a staccare gli occhi dalla mano di Isshin che stringeva gentilmente la sua.
«Esatto»
Confermò l'uomo senza esitazione.
«Potremmo... essere amici?»
Fu palpabile lo sforzo che ci mise Kiku a pronunciare quelle tre parole, venne naturale la risposta all'uomo.
«Ovviamente»
Il sorriso che allora illuminò il viso di Kiku fu l'espressione stessa della felicità.
Isshin non vide trasparire l'opprimente patina che prima le ricopriva lo sguardo, ma l'innocente gioia di una bambina che ha appena trovato un amico.
«Grazie, Isshin-san... dato che gli amici si aiutano a vicenda, posso darti questo»
Kiku prese tra entrambe le sue la mano che Isshin poco prima gli aveva allungato e vi depose un rettangolino di ferro lucido.
«Non posso regarartelo, ma posso prestartelo. Quando avrai terminato riportamelo per piacere»
Kiku fece un paio di passi indietro e allungò un braccio nella direzione da cui era arrivata.
« Sali le scale, prendi la strada alla tua destra, io sarò in fondo. A dopo»
Con un ultimo sorriso Kiku voltò le spalle ad Isshin e percorse con attenzione la strada che poco prima aveva spiegato all'uomo.


Isshin si guardò il palmo della mano per la seconda volta quella mattina seriamente stupito, chi si sarebbe immaginato che Kiku avesse in tasca un accendino. Le avrebbe chiesto una spiegazione dopo, quando gliel’avrebbe riportato, ma in quel momento si trovò a pensare mentre chiudeva gli occhi più sereno.
La fortuna mi salva sempre alla fine, Masaki.



Satire simboliche di una Lady

Ecco a voi il secondo passo, spero che vi sia piaciuta l'entrata in scena della nostra piccola (e rinominata) protagonista.
Non so voi ma personalmente ho provato una tenerezza inaudita nel descriverla, she is so cute
~.

Infine ma non meno importanti i ringraziamenti a:

lady_eclipse ed a HeyCass per la loro pazienza nel recensire la mia storia. 

Risa koizumi ed a HeyCass per aver messo la storia tra le seguite.

Ringrazio infine i lettori silenziosi.

Saluti e ossequi,
Immortal Lady
   
 
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