Fanfic su attori > Cast Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: cin75    03/08/2016    7 recensioni
Dalla storia: “..E so che mi vergognerò a vita anche di questo, ma…” e fece un respiro profondo. “…non era così che mi ero immaginato la prima volta nel tuo letto.” e Jared potè comunque notare un lieve rossore......
“Credimi, anche io mi ero fatto una o due idee su come sarebbe dovuta essere la tua prima volta nel mio letto. E non era certo così!” gli sussurrò amabilmente, mentre gli posava un bacio leggero , appena accennato, sulla bocca...."
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il sabato arrivò e la festa fu un successo.
C’erano tutti. Quelli che di solito frequentavano il locale, i colleghi di Jared , perfino il capitano Morgan e gli amici di Jensen, Jim e Felicia.
Tutti si congratulavano sia per la loro storia che per il fatto che giustizia era stata fatta.
Qualche avvocato ben informato aveva perfino riferito che il gruppo in questione era messo davvero male a livello di imputazioni e per quello che avevano fatto si prevedevano minimo una quindicina di anni per Abel e qualcosa di sostanzioso anche per quelli che gli avevano dato man forte.

A metà serata fu Jensen a prendere la parola. Ringraziò tutti i partecipanti. Ringraziò Jim e Felicia per il loro insostituibile supporto e impareggiabile amicizia. E poi si avvicinò a Jared.
Con gentilezza gli baciò le labbra e poi si guardò intorno e a differenza di quello che accadde anni addietro quando baciò Misha, su quelli che lo guardavano non c’era disapprovazione e disgusto ma solo approvazione e dolcezza.
“E ringrazio te, Jared. Mi hai salvato la vita. Due volte. Ma hai salvato anche quella mia vita che ormai disperavo di avere.”
“Ehi, ci sarà un motivo per cui è il poliziotto del mese, no?!” scherzò il capitano Morgan, facendo ridere tutti. I due ragazzi compresi.
“Ti sei preso cura di me, hai capito i miei timori e mi hai aiutato ad affrontarli. Mi sei stato accanto in un modo che non scorderò mai, quando invece avresti potuto solo trattarmi come l’ennesimo caso.” lo adulò teneramente.
“Beh, se ricordi bene, ero qui da molto tempo prima che tu diventassi un mio…caso. Gesù, stavo rischiando di diventare un alcolizzato se non ci fossimo dati una mossa!!” scherzò Jared anche se i suoi occhi erano evidentemente lucidi di emozione.
Jensen sorrise e gli carezzò piano il viso. “Grazie. Grazie dal profondo del mio cuore!”
“Grazie a te, per volermi accanto a te anche dopo aver visto il mio..lato cattivo!” sussurrò Jared, anche se fu comunque udibile a tutti.
“E spero che non sia un doppio senso a sfondo sessuale, altrimenti sarò io a darmi all’alcool pesante stasera!” esclamò Jim, passando altre birre agli ospiti.
I due restarono per un po’ in silenzio tra le risate di chi avevano intorno. Si guardarono quasi adoranti e persi uno nello sguardo dell’altro.
Poi il cellulare di Jared vibrò e il giovane vi lesse il messaggio che gli era appena arrivato
“Ti prego dimmi che non devi andare via!” fece quasi allarmato Jensen.
“No. Non esiste emergenza che potrebbe allontanarmi da te stasera.”disse baciandolo ancora e poi lo guardò sorridendogli con fare intrigante.
“Che c’è?” chiese Jensen.
“So che odi le sorprese, ma ne ho una per te!” fece Jared.
“Credo di poter sopportare tutto stasera!” lo rassicurò Jensen.
“Ok! Aspettami qui, io torno subito allora!” gli disse mentre si allontanava e usciva dal locale.
 
Passarono circa dieci minuti o forse di più. Jensen si stava intrattenendo  con degli amici e dava le spalle alla porta di ingresso del locale. Ad un tratto si sentì bussare sulla spalla. Si voltò e fissò cordialmente il ragazzo che lo fissava di rimando.
“Salve!” fece il biondo allo sconosciuto anche se qualcosa di quei lineamenti non gli era indifferente.
“Ciao!” fece l’altro.
“Scusami, ci conosciamo?!” domandò cordialmente Jensen, fissando curioso anche Jared che stava dietro lo sconosciuto.
“Ciao…Jens!” rispose l’altro.
 
Jens!!??
Solo uno in tutta la sua vita lo aveva chiamato così. Ma quel qualcuno era ormai un ricordo lontano di un tempo lontano.
Poi l’uomo dinnanzi a lui sorrise e il blu dei suoi occhi brillò e tornò a brillare anche tra i ricordi di Jensen.
 
“No…non è…possibile. Non puoi essere….tu!” si ritrovò a balbettare Jensen, fissando meglio quello che diventava sempre meno uno sconosciuto e sempre di più un insperato incontro.
“Ciao, Jens!” ripetè ancora l’altro.
“Misha….Mish!!!….” mormorava in preda all’emozione fin quando quel sorriso che già anni addietro lo aveva conquistato e quel blu intenso nei suoi occhi divenne di nuovo familiare, non lo investì insieme a tutti i ricordi che lo legavano a Misha.
Jensen gli buttò letteralmente le braccia al collo , abbracciandolo forte e ridendo di cuore quando sentì che anche Misha ricambiava con lo stesso entusiasmo quell’abbraccio.
Dietro di loro, poco distante, Jared li guardava emozionato e comunque contento di aver procurato una tale gioia al suo compagno.
Dai suoi racconti, Jared aveva intuito che non sapere cosa fosse successo a Misha, se il ragazzo dopo essere letteralmente sparito nel nulla, fosse stato bene o fosse felice, era un rimorso sempre presente nell’animo di Jensen.
“Mio Dio!! guardati….” fece Jensen afferrando l’altro per le spalle così da poterlo ammirare. “Sei in forma fantastica, stai benissimo. Niente più stecchini..” fece scherzando e tastando le braccia forti, ora, di Misha. “Ma come …come sei arrivato…come fai a ….” si chiese all’improvviso, stupito, di quella visita.
Misha non rispose ma si limitò a spostare lo sguardo su Jared, che sentendosi chiamato in causa, si avvicinò ai due amici ritrovati.
“Sei stato tu?!” chiese sbalordito Jensen al giovane compagno.
“Sapevo , da quello che mi hai raccontato, ciò che sentivi e ho voluto fare qualche telefonata. Ho uno o due amici nell’FBI e sai come sono quelli in giacca scura….Digli un nome russo e loro rivoltano ogni sasso della nazione!” giustificò quel suo agire in buona fede.
Poi guardò Misha che lo ascoltava e si sentì in obbligo di scusarsi ancora. “Spero che la cosa non ti abbia arrecato problemi!”
“Non dirlo nemmeno per scherzo. Quando quel tuo amico federale mi ha raccontato tutto, non ci ho pensato due volte a salire sull’aereo. Anzi, permetti che sia io a ringraziarti, Jared!” fece porgendogli la mano che Jared strinse immediatamente.
Jared strinse la mano e sorrise ad entrambi. “Ok! Io vi lascio soli. Credo che voi abbiate parecchie cose da dirvi!” fece dando loro la giusta privacy.

I due annuirono ma prima che Jared potesse allontanarsi, Jensen lo richiamò.
Si avvicinò e gli diede un bacio. Sulle labbra. Piano. dolce. Gentile.
Quando si scostò, Jared lo fissò stranito.
“Grazie!” disse solo Jensen e poi raggiunse Misha e insieme si sedettero ad un tavolo del locale.
Jared li guardò allontanarsi e sentì dentro di lui una sensazione che non aveva mai provato. Era un peso al centro del petto. Eppure non faceva male, anzi, era piacevole. Lo faceva star bene. Sentiva la testa leggera eppure sapeva di avere mille e mille pensieri che giravano intorno ad un'unica persona. Le mani e le braccia, come le gambe, gli formicolavano eppure sapeva che avrebbe potuto sostenere il peso del mondo tanto si sentiva forte in quel momento.
E tutto…tutto a causa di quel solo semplice bacio!

Mentre era perso in quelle sensazioni, gli si fecero accanto Jim e il capitano Morgan. Uno a destra e uno a sinistra. Jared al centro tra loro due.
“Capitano, che dice. Lo abbiamo perso?!” fece il barista con tono ironico.
“Cavolo, Beaver. Credo proprio che il mio miglior agente abbia appena acquistato un biglietto di sola andata per la Terra dell’Amore.” si accodò Morgan con lo stesso tono.
“Oh Miseria!! E adesso chi farà da buttafuori al locale?” continuò Jim. “Lui ormai non vedrebbe che Jensen. Jensen non farebbe altro che vedere lui e addio!! Credo che dovrò abituarmi a sentire qui dentro solo canzonette sdolcinate e vedere sguardi ammiccanti.”
“Già e credo che anche alla centrale…” continuando quel botta e risposta fatto apposta per prendere in giro Jared.
“Ok! Quando avete finito di fare gli stronzi me lo dite!” li interruppe Jared e poi fissando un attimino imbarazzato il suo superiore: “Con tutto il rispetto, capitano!!”
Un attimo dopo, i tre, scoppiarono a ridere e si presero da bere.
 

Al tavolo a cui erano seduti Jensen e Misha, i due , avevano iniziato a parlare di quello che era stata la loro vita da quel triste giorno, o meglio da quell’assurda sera in cui furono scoperti a baciarsi.
“Ti ho cercato la mattina dopo quella sera e anche quella dopo ancora, ma tu…” fece Jensen.
Misha annuì amareggiato al ricordo che Jensen gli mise davanti.
“Partimmo il pomeriggio. Fu una cosa assurda. La sera stessa, quando tornai a casa c’era già un piccolo gruppo di “preoccupati” concittadini che invitava mio padre a prendere provvedimenti. Il Pastore Roman aveva già pronto il contratto per un nuovo lavoro lontano miglia e miglia. Quando entrai in salotto, li sentivo dire che era meglio cambiare città, per il loro bene, per il mio, per un futuro tranquillo. Sentivo mia madre piangere sommessamente e quando mi videro, vidi la delusione sui loro volti, ma non su quella dei miei. Non so perché, ma mi avvicinai a loro, baciai mia madre che mi accarezzò il viso ed era così dolce l’espressione che mi rivolse che provai una rabbia immensa per quelli che l’avevano fatta piangere. Mi avvicinai a mio padre e lui mi poggiò solo una mano sulla spalla. Niente altro. Niente delusione. Niente rimprovero.” raccontava Misha, rivelando a Jensen quello che era successo nelle ore successive alla loro “sconvolgente rivelazione”. “
“Guardai quelle persone e non permisi alla disperazione che sentivo dentro di prevalere. Dissi loro che saremmo partiti il giorno dopo. E gli ordinai di uscire da casa nostra. Non permisi loro di dire altro. Non permisi al loro falso buonismo di ferire ancora in miei genitori. E solo quando l’ultimo uscì da casa e chiusi la porta, mi lasciai sopraffare da quello che sentivo. Dal fatto che non ti avrei più visto e stetti male e non volevo stare peggio e allora non uscii nel portico quando la mattina ti vidi arrivare  e aspettare ore e ore… e chiesi…supplicai anche ai miei di non uscire perchè ero certo che mi sarei precipitato fuori per spiegarti , o salutarti e tutto …tutto sarebbe stato più difficile.” confessò con imbarazzo quel suo agire di tanto tempo prima.
“Io pensai, per un po’, che tutto fosse stato colpa mia e che tu ce l’avessi con me per averti sconvolto la vita!”, fece Jensen, fissando un po’ la bottiglia che aveva tra le mani , un po’ il volto dell’altro. “Per aver costretto te e la tua famiglia ad un simile cambiamento!”
“Mai. Mai, Jensen!! Non l’ho mai pensato.”, rispose immediatamente Misha. Non voleva assolutamente che Jensen pensasse una cosa del genere. Anche se ormai erano anni che il ragazzo si tormentava con quell’idea. “Anzi, forse …forse ti devo la vita!” volle consolarlo.
“Cosa?” fece stupito Jensen.
“Quando Jared si è messo in contatto con me tramite quel suo amico, mi ha spiegato i tuoi rimorsi, le tue paure, il perché non mi hai mai cercato. E te ne sono e te ne sarò per sempre grato, Jensen. Se tu l’avessi fatto, avresti ferito la tua famiglia. Saresti scappato da quella città in una maniera che sarebbe rimasta a pesare solo suoi tuoi cari. Ma non facendolo, non solo hai pensato a loro benessere, ma indirettamente, anche al mio. Credendo che cercandomi e trovandomi , forse , avresti incasinato tutto.” Provò a spiegargli, trovando consenso nella risposta sincera di Jensen.
“Sì…sì…è così.”
“Allora lascia che ti dica che la città in cui ci fermammo non era affatto falsa e bigotta come quella in cui siamo cresciuti noi. Non ci fu scandalo quando capirono come ero e ciò che ero. Non ci furono sguardi di disapprovazione quando anni dopo ad una cena di Natale a casa dei miei, portai lui…” fece voltandosi appena e indicando un tipo accanto a Jared e il capitano Morgan. Occhi chiari, viso dolce, una barba che gli rendeva il volto più maturo, atteggiamento timido o forse semplicemente impacciato , dato che non conosceva nessuno in quel posto, ma che comunque era sorridente e cordiale.
“Lui?!”
“Robert è il mio compagno da otto anni. Ed è mio marito da cinque!” sorrise guardandolo.
“Tu sei….”
“Sposato, sì! E anche maestro elementare!” ammise alzando la bottiglia con cui Jensen immediatamente incrociò i colli in segno di brindisi. “A noi, non sarebbe mai potuto accadere se fossimo restati in quella città, Jensen.”
“No, sicuramente no.” Ammise amareggiato Jensen. “Anche se lui…”
“Cosa?” domandò curioso.
“Non è come mi sarei…..”
“Non è un tipo muscoloso, prestante, con uno sguardo penetrante come quello che potrebbe avere un bellissimo ragazzo dagli occhi verdi di mia conoscenza?” domandò ironico.
Jensen abbozzò un sorriso. “Non volevo sminuirlo, credimi. E ti chiedo scusa se ti ho dato questa impressione. Ma sembra così diverso da te!” ammise sinceramente.
“Robert è un musicista. Un bravissimo musicista. Ha rimandato la data di un concerto per essere qui con me!” fece Misha , guardando il compagno accanto al bancone del bar.
“Mi piace già di più!” asserì soddisfatto Jensen.
“Ci siamo conosciuti ad un suo concerto. Non è stato amore a prima vista. Ma qualcosa di ancora più bello. È stato un amore che è nato lentamente e che si è fatto giorno dopo giorno sempre più forte!” confessò sereno. “E poi…” e sospirò come se dovesse prendere coraggio.
Jensen lo guardò in attesa. La bocca schiusa e lo sguardo trepidante come se stesse per sapere il finale di una bellissima storia. “E poi?”
“E poi tra qualche giorno dovremmo avere la risposta, spero positiva, su una domanda di adozione!” rivelò con tono speranzoso.
“Un…figlio?!”
“Già. Un figlio. Una famiglia, Jensen.”
“Mio Dio! E’…è meraviglioso, Misha. Ti auguro…vi auguro che tutto vada come volete. Te lo meriti, amico, te lo meriti davvero!” fece Jensen, sinceramente convinto di quelle sue parole
“Come vedi, Jensen, io devo la mia felicità a te, amico mio. Devo Robert a te, al tuo coraggio, alla tua forza di volontà nel non avermi voluto cercare.” Lo elogiò sincero.
“Misha, ma no…non dire….”
“Grazie, Jensen. Ora finalmente posso dirtelo. Fino a qualche giorno fa, guardando la mia casa, guardando Robert, pensando a tutto quello che ho potuto avere, me lo ripetevo solo nella mia mente. Ora…ora posso ringraziarti sul serio. Quindi , grazie!” fece mettendogli una mano sull’avambraccio per rafforzare quel ringraziamento sentito.
“Misha, io…”
“E dovresti ringraziare quella tua forza anche tu, Jensen!” sembrò poi rimproverarlo dolcemente.
“Come?!”
Misha non rispose immediatamente , ma si limitò a guardare Jared.
“Non avresti lui , se in quei giorni tu non fossi stato così forte. Non avresti quello che ti lega a lui e non avresti quello che lega lui a te, se quel giorno non avessi deciso di non cercarmi!” gli fece notare.
“Jared!” sospirò guardando anche lui, il giovane sorridente al bancone. Poi tornò a guardare Misha.
“Che c’è?” fece l’altro curioso dell’espressione che vedeva sul volto di Jensen.
“Io ti ho voluto bene, davvero bene, Misha.” Ed era sincero nel dirlo.
“Lo so e non ne ho mai dubitato. E per me era lo stesso ed è ancora lo stesso!”
“Sì, sì, anche per me!” ci tenne a confermare Jensen.
“Ma?!” domandò incuriosito Misha.
“Ma quello che sento per Jared. Quello che ho capito di poter provare per lui è…è…”
“Diverso?!” fece curioso Misha.
“Forte.” ammise sicuro. “Tanto. Troppo a volte, quasi da spaventarmi.” cercò di spiegare. “Io non gliel’ho ancora detto, ma …insomma, io …io credo di…” fece poi deciso. “No! Io so di am….”
“Non dirlo a me, Jensen. Dillo a lui.” lo fermò sorridendogli amichevolmente Misha.
 
Poco dopo, i due amici ritrovati, raggiunsero il resto del gruppo. Misha raggiunse il fianco del compagno che parve immediatamente sentirsi più a suo agio. Jensen si accostò al fianco di Jared, che quasi come fosse istintivo e naturale, gli passò un braccio intorno alle spalle, per tirarselo il più vicino possibile.
La serata volse al termine. Tutti andarono via e Jensen e Jared accompagnarono al taxi che li avrebbe portati in albergo, Misha e Rob.
I due amici si salutarono affettuosamente, entusiasti di quel rapporto ritrovato.
“Non sparire di nuovo , Misha!” lo punzecchiò Jensen.
“No, e tu questa volta…cercami!” replicò l’altro ed entrambi risero.
Si abbracciarono di nuovo e poi si salutarono ancora.
 
Quella notte, nell’appartamento di Jensen, i due amanti fece l’amore con un trasporto quasi disperato. A tratti sembrava fosse l’ultima volta che dovessero farlo. Si cercavano e si appartenevano , stringendosi, brandendo con passione ogni parte del loro corpo.
Jensen baciava ogni parte del corpo di Jared che dopo un suo passaggio sembrava soffrire della mancanza della sua bocca, quindi, non faceva altro che baciarlo. La bocca sempre pronta ad accogliere il suo sapore, il collo sempre teso al passaggio della sua lingua, il torace ansimante per quell’umida strada di baci e carezze voluttuose. Se Jensen avesse continuato così , Jared, lo sapeva, sarebbe impazzito.
Impazzito per ciò che sentiva e provava, impazzito nell’attesa. Impazzito per l’aspettativa.
L’unica cosa che riusciva a fare in quel momento era artigliare le mani alle lenzuola e quando le pretese di Jensen si fecero più intime e pressanti, le sue mani scattarono ad aggrapparsi quasi disperatamente alle spalle del compagno che , ora, era decisamente impegnato a torturare la sua parte più intima e svettante.
“Ti prego…ti…ti prego…no…non così…non così…” ansimò sperando che Jensen si fermasse. Era vicino, molto vicino e voleva, invece, che quel momento durasse ancora. Voleva ancora Jensen. Voleva che Jensen lo torturasse ancora, che lo amasse ancora, che lo facesse impazzire ancora come stava facendo. E soprattutto voleva che Jensen , quella sera, si prendesse ogni cosa di lui.
“Vuoi che …duri?!” lo provocò Jensen, risalendo lentamente verso il viso accaldato e sconvolto del compagno.
“Tutta la notte!” rispose malizioso Jared.
“Presuntuoso!” lo punzecchiò Jensen, baciandogli le labbra appena aperte in cerca di aria.
“No, ottimist….oh Gesù!!” fu la conclusione esasperata che Jared gridò alla stanza, dopo che con un tocco delicato ma deciso di Jensen lo aveva appena conquistato nel suo punto più intimo tra le sue gambe.
“Dicevi?!” fece Jensen mentre premurosamente continuava quel suo massaggio d’amore, sentendo che lentamente, i muscoli che stava piano piano conquistando, cedevano al suo tocco.
“Niente…niente….continua...continua…te lo…dico dopo!!” si costrinse a rispondere mentre si attirava verso le labbra tremanti quelle incredibilmente invitanti dell’amante.

E poi fu ancora amore, ancora passione. Ancora la richiesta di appartenersi, ancora la richiesta di potersi conquistare.
Diventare un corpo unico fu meraviglioso e appagante. Seguire all’unisono quel ritmo sempre più incalzante del loro fare l’amore fu estasiante. Godere delle loro voci, dei loro sospiri, dei loro gemiti a tratti affaticati fu un emozione che difficilmente avrebbero potuto dimenticare.
I corpi che si pressavano uno vicino all’altro, uno dentro l’altro. La pelle che si carezzava languidamente. E poi…
E poi baci. Tanti baci, tanti da perderne il conto. Piccoli, appassionati, lunghi, languidi, bagnati o semplicemente a stampo. Baci profondi o semplice carezze a fior di labbra. Ma comunque baci che li portarono fino a quel meraviglioso precipizio di puro e infinito piacere.

Quando il momento di quella passione lasciò pigramente il posto ad un respiro più tranquillo e regolare, Jensen si sistemò meglio al fianco del compagno. Ma ogni posizione sembrava scomoda e il biondo continuava a muoversi e a sistemarsi.
“Ehi!” lo richiamò Jared, sorpreso di quella sorta di nervosismo. “So di non essere proprio il più comodo dei cuscini ma se continui così , domani, mi ritroverò pieno di lividi.”
“Mi dispiace!”
“Che hai?” chiese dolcemente. “Qualcosa ti turba?!”
“In effetti io….io avrei bisogno di parlarti. Ed è una cosa….una cosa che….cioè..” si agitò nel dirlo.
“Jensen? tranquillo. Non ti ho mai visto così agitato. Che c’è?”
“Il fatto è che stasera….quello che è successo…l’aver rivisto Misha…aver visto che è felice…che lui…quello che forse ci hanno negato….io….” diceva senza dare un senso concreto e chiaro a ciò che voleva dire.
E infatti, a quelle parole, a quella nervosa confusione, Jared divenne serio e mettendosi a sedere, si portò dietro anche Jensen che si ritrovò seduto di fronte al giovane.
“Jensen ma che cosa…..” e la serietà divenne timore.
Per un attimo nella mente di Jared balenò l’idea che l’aver riportato Misha nella vita di Jensen fosse stato un enorme sbaglio. Forse Jensen aveva capito di provare qualcosa per lui , forse Misha aveva ritrovato quei sentimenti che lo legavano a Jensen.
Ma nello stesso tempo, un frazione di tempo, tanto la sua mente correva veloce, si rispondeva che mai e poi mai Jensen avrebbe potuto fare una cosa del genere.
C’era un’altra persona in quella storia, anzi due. C’era un matrimonio di mezzo. Forse l’arrivo di un figlio.
Non poteva essere quella la spiegazione che Jensen stava per dare a quella sua insofferenza.
“So che adesso quello agitato sembro io..” disse Jared. “Ma abbiamo appena fatto l’amore ed è stato uno dei momenti più belli della mia vita, perché era un momento con te….quindi ti prego dimmi che non stai per dirmi che vuoi rinunciare a tutto…dimmi che non è Misha a renderti….”
“Mi dispiace….perdonami…” fece imbarazzato Jensen.
“Oddio!” esalò un respiro come se gli avessero appena tolto ogni motivo per vivere.
Jensen gli mise le mani intorno al viso, fissando con dolcezza, l’espressione spaesata e confusa del suo amante.
“Perdonami…ma… io….”
“No..” sembrò supplicare Jared.
“Io ti amo!” disse Jensen sorridendogli.
“Mio Dio!...No, Jensen, no. Pensaci. Come puoi fare o volere una cosa simile!!?? Lui è sposato e noi…noi…." andò avanti a dire quasi in modo isterico, sotto lo sguardo basito e fastidiosamente sorridente di Jensen. " Io non pensavo che fartelo rivedere avrebbe potuto scatenare un simile inferno…io volevo solo farti felice…volevo alleviare quel rimorso che tu dicevi sempre di aver ancora per quello che e poi….” poi finalmente si fermò e fece mente locale a ciò che era uscito dalle labbra di Jensen. Deglutì. Pensò meglio a ciò che Jensen sembrava avergli appena detto. E poi azzardò un tentennante: “Tu… cosa?”
“Io….ti …amo!” ripetè ancora con le mani intorno al viso di Jared.
“Quindi non vuoi mettere fine al matrimonio di Misha e scappare con lui da qualche parte lontano da me!?” si ritrovò comunque a chiedere Jared.
“Io ti amo!”
“Non mi stai lasciando?!”
Jensen a quel punto lo spinse di nuovo verso il materasso e si sistemò su di lui e questa volta, trovò immediatamente la sua posizione.
“Io ti amo, Jared!”
Jared non aspettò altro. Cinse quasi con forza Jensen a lui. Perfino le sue gambe andarono ad incrociarsi con quelle del compagno per rendere quella presa ancora più forte. “Dovevi dirmelo prima!”
“Prima quando? Mentre mi accusavi di voler distruggere un matrimonio felice…o mentre mi chiedevi se ti stavo per lasciare o…”
“Gesù!! Quanto parli!! Sta’ zitto e baciami perché ti amo anche io da morire!”

 


Quando la tua anima trova quell'anima che stava aspettando 
quando qualcuno ti entra nel cuore attraverso una porta aperta 
quando la tua mano trova la mano che voleva stringere 
non lasciarlo andare”

(Heart by heart, Demi Lovato)


 
N.d.A. :  Ed eccoci alla fine anche di questa!
Spero che vi sia piaciuta almeno quanto a me è piaciuta scriverla. Grazie a chiunque l'abbia letta, semplicemente seguita e a chi mi ha fatto il grande onore di recensirla.
Per un po' vi libererete di me. (ESULTAZIONI DA STADIO!!!!), anche perchè tornerò con una storia molto dura e forse con un altra shot sui nostri bros.
Ci leggiamo dopo Ferragosto.

Baci baci baci dalla vostra Cin!!!
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: cin75