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Autore: Onaila    03/08/2016    4 recensioni
Quanto possono essere diverse due persone dopo dieci anni?
Quanto il passato può influenzare una persona?
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Costia, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NA: All'inizio di ogni paragrafo troverete il nome del Point of View del personaggio, buona lettura
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CLARKE


<< Ci stiamo muovendo >> vide l'agente Blake portarsi il polso alle labbra.
Perché pensavano che fosse una cosa normale?
Nessuno si porta il polso alle labbra.
Sospirò mentre saliva in macchina << Principessa >> guardò il padre con occhi indignati << Cosa della parola, niente guardie del corpo non hai capito? >> brontolò dandoli comunque un bacio sulla guancia << Non posso farti andare in giro da sola >> << Hai idea della figura misera che ho fatto con le mie amiche?Anche i loro genitori sono persone importanti, ma... >> << Non sono figlie del Sindaco >> Clarke lanciò lo zaino sul sedile di fronte a lei << Davvero? E allora non potevi decidere di fare il meccanico? >> sbuffò incrociando le braccia al petto mentre il padre rideva.
Alzò gli occhi al cielo distogliendo lo sguardo e osservando le persone fuori dal finestrino e fu lì ferma ad un semaforo, che notò una ragazza dai capelli castani colpire un ragazzo in pieno volto con un pugno.
Scivolò contro i sedili ridendo, ricevendo un occhiata dal padre << Che cosa mi sono perso? >> lei gesticolò con la mano << Come minimo rovineresti tutto >> appoggiò la testa sul sedile e fissava il tetto nero della berlina del padre.
Chissà perché l'aveva picchiato, probabilmente era uno stronzo.
Doveva ammettere che aveva dei capelli bellissimi, così lunghi e ricci, niente a che vedere con quelli suoi << Felice del ritorno a scuola? >> chi poteva essere felice di tornare a scuola? Grazie al cielo era l'ultimo anno << Certo papà come ogni brava studentessa >> rispose sarcastica fingendo un sorriso << Monty ti vuoi dare una mossa?! >> esclamò alla guardia e anche autista del padre, che le stava decisamente più simpatico di Blake, ma era una frana alla guida, così alla fine ci misero ben trenta minuti prima di arrivare allo studio, con addirittura dieci minuti di ritardo << Io scappo >> fece prendendo lo zaino e i pennelli, salutando il padre e facendo di corsa la rampa di scale dell'Art Academy.
Uno dei pochi vizi che sua madre e suo padre le concedevano.
Era fin troppo eccitata di iniziare il nuovo corso, così alla fine raggiunse la classe con il fiatone << Bene, giusto in tempo, farà da modella alla Signorina Griffin >> con i capelli in disordine e la spalliera della cartella cadente vide l'insegnante di disegno indicarla e accanto a lei c'era la stessa ragazza che aveva visto per strada.
Come aveva fatto ad arrivare in tempo?
La vide sorridere e portarsi una ciocca dietro i capelli << S-scusate il ritardo >> fece rendendosi conto solo allora della figura misera che stava facendo e dirigendosi al proprio posto, seguita dall'altra << Clarke >> si presentò sedendosi sulla sedia e raccogliendosi i capelli in un elastico << Lexa >> aveva un nome strano, forse era europeo.
I suoi occhi la analizzarono come faceva con ogni nuovo o vecchio modello mentre l'insegnante spiegava il compito di quel giorno.
Oltre ai bei capelli aveva anche degli occhi stupendi, di un verde marino quasi accecanti, la pelle era rosea così come le belle labbra carnose << V-va tutto bene? >> si diede della stupida, la stava mettendo a disagio e un buon pittore non mette mai a disagio il suo modello << No, cioé sì... >> si morse un labbro odiando la sua parte imbranata << Voglio dire che va tutto bene, ti stavo solo guardando >> aggiunse e la vide socchiudere un attimo la bocca, dopodiché i suoi occhi scesero sulle sue mani e notò chiaramente il rossore sulle nocche del pugno di qualche minuto prima << E' la prima volta che ti vedo da queste parti >> fece cominciando ad abbozzare le linee per il viso << Sarebbe strano il contrario, non sono una persona che frequenta questo tipo di ambiente >> alzò gli occhi al cielo e la luce della stanza per un attimo colpì i suoi occhi rendendoli quasi trasparenti. Clarke si odiò per non poter catturare un immagine del genere << Invece da quel che sembra, tu è da una vita che vieni qui >> << Non da così tanto >> i suoi occhi vennero attirati da qualcosa all'esterno per poi tornare a fissarla, probabilmente si stava annoiando.
Allora perché era venuta lì?
<< Secondo te quanto ci vorrà? >> fece una strana smorfia, era una via di mezzo tra scocciata e annoiata << Perché sei qui? >> sospirò passandosi una mano trai capelli << Una scommessa con il mio ragazzo >>.
Era lui quello che si era preso un pugno in faccia?
<< Che tipo di scommessa? >> << Dice che non riuscirei a stare ferma per un ritratto nemmeno per dieci minuti >> Clarke rise << Perché ridi? >> << Non è che abbia così torto >> stavolta toccò a lei ridere e si finse ferita.
O dio mio era davvero bellissima, lui di certo non la meritava.
Lexa accavallò le lunghe gambe e solo allora Clarke sembrò notare i suoi vestiti: indossava dei pantaloncini di jeans, una camicia a quadri con canottiera bianca e una collana con una piuma << Che cosa avete scommesso? >> si voltò di nuovo da lei visto che l'esterno in qualche modo le sembrava più interessante << Niente che tu possa capire >>.
Che voleva dire quella frase?
Si massaggiò la mano << E' rossa come mai? >> ne approfittò visto che voleva sapere che cosa fosse successo e il perché del pugno << Sono caduta dalle scale >>.
Che cosa si era aspettata?
Di certo non poteva dirle che aveva picchiato qualcuno, scosse la testa dandosi della sciocca << Vai a scuola qui? >> la vide inumidirsi le labbra e giocare con una ciocca << Sì, almeno da domani >> Clarke si accigliò << Ti sei appena trasferita? >> << Mia madre ha un nuovo marito >> semplice e coincisa, le piacevano le persone così.
Le osservò il collo per disegnarlo meglio e le sembrò di notare delle cicatrici, ma come poteva averne?
<< Sai già quale frequenterai? >> Lexa sospirò alzandosi poi in piedi << Scusa, davvero, ma ha ragione non ce la faccio >> le sorrise passandosi una mano tra i capelli e guardandosi intorno << A-aspetta >> fece Clarke riprendendosi un attimo dalla sorpresa e tirano fuori il cellulare per scattarle una foto << Che diavolo stai facendo? >> fece palesemente arrabbiata << Salvo il mio disegno >> ribatté proteggendo lo smartphone come se fosse il suo prezioso tesoro << Siete strani >> commentò prima di andarsene alzando le mani al cielo.
Quella strana qui era lei.

Quando tornò a casa si fiondò in soffitta prendendo il quadro che si era portata dietro per finirlo.
Alla fine aveva dovuto inventare un po', ma non le stava dispiacendo.
Erano le nove passate quando sentì la porta di casa chiudersi e la madre chiamarla, probabilmente aveva portato con sé la cena << Arrivo >> riuscì a biascicare con uno dei pennelli tra le labbra << Chi è la tua nuova ossessione? >> sentì le braccia della madre sulle sue spalle e il suo mento sulla sua testa.
Cosa credeva che fosse un appoggino?
<< Si chiama Lexa >> era abituata alle sue fisse e a movimenti di persone a cui solo lei badava << Pronta per domani? >> alzò le mani al cielo arrendendosi al fatto che sua madre le aveva appena rovinato il feng-shui << Perché continuate a chiedermelo? Ero pronta l'anno scorso e sono pronta anche quest'anno >> rispose sorridente posando i pennelli e alzandosi in piedi, ormai stanca anche lei << Hai tutto il viso e le mani pieni di vernice >> << Tanto mi lavo >> andava sempre così, sua madre che le brontolava perché sempre piena di pastelli e colori e lei che usava la scusa “tanto mi lavo” << Che c'è per cena? >> chiese scendendo al piano inferiore insieme a lei << Sono passata al cinese >> da quando aveva avuto tredici anni aveva smesso di pretendere del cibo cucinato da sua madre o che uno dei genitori rimanesse con lei a casa per paura dei mostri, così era diventata grande << Hai preso i ravioli? >> << Sì, hai fatto la richiesta per il college? >> Clarke sospirò << Mamma sono quasi certa che sia presto >> Abigail le diede un colpetto sulla testa << Non è mai presto! Sei già in ritardo, vedi di consegnarmi i moduli entro la fine della settimana >> << Buona sera >> salvata dal papà, a cui lei fu immensamente grata, abbracciandolo con trasporto.

 

LEXA


<< Sì, ho capito >> sospirò chiudendo il contatto al telefono con la madre, ringraziando ancora una volta che le avesse permesso di prendersi un loft tutta da sola il cui compromesso era che fosse a soli due passi da lei.
Così adesso si osservò allo specchio, scrocchiò il collo prima di raccogliere i capelli in una coda e prese la borsa da ginnastica ai suoi piedi.
Montò sulla bicicletta e partì.

Quando arrivò c'erano già numerose macchine con i fari accessi intorno ai primi due combattenti e Lexa rimase ad osservare, prima di dirigersi agli spogliatoi improvvisati, che alla fine erano i bagni delle spiagge.
Indossò i pantaloncini neri, la canottiera e i guanti prima di uscire e raggiungere la sua sfidante poco più giovane di lei, forse di un anno o addirittura solo di qualche mese.
Sapeva poco sul suo conto: si chiamava Ontari e era venuta lì per una vacanza con la famiglia, ma alla fine l'aveva passata con loro << Ecco la mia comandante! >> Lincoln le saltò addosso grattandole leggermente il capo << Stai buono! >> esclamò lei allontanandolo con una spinta << Non vorrai dirmi che hai paura? >> canzonò lui e lei alzò gli occhi al cielo << Certo che no! E' soltanto un'altra ragazzina di buona famiglia che ha vinto qualche premio a karate e pensa di venire ad insegnarci qualcosa! E' da quando l'ho vista la prima volta che attendevo questo momento >> << Certo, perché tu non sei una riccona annoiata. E Anya cosa ne pensa? >> si burlò lui e Lexa gesticolò con la mano << Anya ha sempre qualcosa da dire >> ribatté cominciando a saltare per riscaldarsi << Ci andrò piano con te Lexa >> non aveva bisogno di vederla per capire a chi appartenesse quella voce << Ontari risparmiamoci queste battute da ragazze pon pon >> la vide diventare seria e guardarla con disgusto << Ti rovinerò quel bel faccino >> no, non era capace di lasciar perdere il suo lato da cheerleader.

Non le dispiacque per niente spaccarle il naso e vederla ripiegarsi in due << C-cazzo! >> esclamò lei tornando dritta tenendosi la radice del naso per il dolore e rimettendosi subito in posa di combattimento << Ti faccio fuori >> le sue parole le entravano da un orecchio e le uscivano dall'altro.
Certo, doveva ammettere che quando le aveva sferrato un calcio tra le costole, le aveva fatto davvero male, probabilmente qualcuna si era persino incrinata e domani avrebbe avuto un livido che avrebbe fatto invidia a molti duellanti, ma non le l'avrebbe data vinta, non ad una ragazzina viziata come quella.
Schivò l'ennesimo pugno, approfittando di un punto cieco sotto il braccio, afferrandolo e cominciando a colpirlo con il gomito fino a farla cadere inginocchio.
Resistette ancora un paio di secondi prima di colpire la sabbia con la mano, chiedendo la resa e Lexa la lasciò andare immediatamente << S-stronza! >> inveì quella massaggiandosi l'arto.
Non avrebbe potuto usarlo normalmente per un paio di giorni << La macchina >> ordinò porgendo la mano << Troia! >> alzò un sopracciglio reclamando ciò che era suo << Ontari dalle le chiavi >> un ragazzo ispanico l'affianco coprendola con una giacca e la ragazza esitò ancora un attimo prima di gettarle ai suoi piedi, ma Lexa attese che si allontanasse prima di prenderle << Ed ecco che il comandante straccia la nuova arrivata! >> esclamò Lincoln alzandole un braccio e Lexa trattenne un gemito nel sentire le fitte all'addome << G-ghiacciò >> mugugno sedendosi per terra mentre la folla scemava e il giovane ragazzo le fece un saluto militaresco prima di obbedire << Fammi vedere >> Anya l'affiancò alzando la maglietta rivelando un rossore che le copriva quasi metà corpo << Cazzo Lexa... >> afferrò il ghiaccio dalle mani di Lincoln e glielo applicò.
Le parve che fosse scesa una manna dal cielo nel sentire il freddo sulle costole e ancora una volta ringraziò che Anya la seguisse ovunque, perché anche con quella piccola premura si confermava come sua migliore amica, oltre al fatto ovviamente che si fosse iscritta alla stessa scuola con lei << Sei pazza... >> insultò toccando un poco anche il labbro spaccato << Sono diversamente intelligente >> anche Lincoln si sedette accanto a loro << E domani abbiamo anche il primo giorno di scuola >> fece il ragazzo stendendosi sul terreno << Non posso presentarti alla mia ragazza in quello stato >> fu Anya a colpirlo sul braccio << Smettila, tanto non la vogliamo conoscere questa Octavia >> << In realtà... >> << Lexa non andarmi contro >> fece una alzata di spalle pentendosene immediatamente ripiegandosi subito << Andiamo via >> << Ma la festa è appena all'inizi >> si lamentò come una bambina alla mamma << Lexa alza quel culo >> anche se usava quel tono, l'aiutò ad alzarsi con delicatezza, cercando di attenuarle il più possibile il dolore << Resti da me? >> chiese mentre le passava le chiavi della nuova macchina e prendendo la borsa con la parte sana del corpo << Resto da te >> rispose aprendo le portiere della Mustang nera.

Quella mattina aveva optato per una maglietta bianca e un paio di jeans, così alla fine insieme alla sua fantastica giacca di pelle e le converse, sembrava una rocketarra ribelle per il suo primo giorno di scuola, ovviamente la nuova macchina non era d'aiuto << Potevi vestirti meglio >> << Ho optato per la comodità >> tirò su gli occhiali da sole usandoli come passata per capelli mentre metteva lo zaino sulla spalla << Ci credo, hai preso almeno qualcosa per quel casino? >> chiese Anya, indicando le costole << Sì, mamma >> lei invece le aveva rubato dall'armadio un paio di pantaloni bianchi, insieme ad una maglietta nera e uno spolverino chiaro, sembrando molto più tranquilla e normale rispetto a lei.
Insieme si diressero in segreteria per prendere gli orari, che in qualche modo o semplicemente per fortuna, avevano la maggior parte delle lezioni insieme, così si diressero verso l'aula di chimica appena in tempo prima che suonasse l'ultima campanella.
Aveva scelto la Mount Weather School perché sua madre voleva che frequentasse una scuola prestigiosa e quella era l'unica a non avere la divisa, ma non sapeva minimamente che cosa aspettarsi.
Ovviamente non appena entrate il gruppo di ochette le avevano notate cominciando immediatamente a borbottare qualcosa, ma lei e Anya, fin troppo abituate a ragazze di quel tipo, si sedettero nell'unici posti liberi e abbastanza vicini per parlare.
Anya le lasciò quello vicino alla finestra, conoscendo molto bene la sua claustrofobia mentre lei si sedette al banchino davanti al suo << Sembra una scuola come tante >> sussurrò e Lexa si fece avanti con il busto, mordendosi un poco il labbro per il dolore mentre si toglieva gli occhiali sui capelli << E' una scuola come tante, ma che cosa ti aspettavi? Una di quelle in cui ci sono vampiri luccicanti e lupi mannari con problemi di calore? >> con quella battuta la fece ridere, ma la sua risata le morì in gola quando entrò in classe il professore: Era un uomo alto, dai capelli neri un poco lunghi e degli occhiali dalla montatura scura.
Andò verso la lavagna cominciando a scrivere...quello che sembrava il suo nome?
Ma perché non lo dicevano e basta?
<< Ma...Marc... >> fece lei strizzando gli occhi nel cercare di leggere << Marcus Kane >> le suggerì Anya passandole gli occhiali da vista << OH! Credevo di essermeli dimenticati a casa! >> << Dimenticata cosa Signorina? >> ecco fatto, ottimo lavoro Lexa, se non volevi attirare l'attenzione hai fallito << Scusi il ritardo! >> non sapeva se essere sorpresa nel vedere quei capelli biondi anche lì o ringraziarla per aver distratto il professore << Griffin in ritardo anche il primo giorno? >> la ragazza sospirò abbassando un poco il capo << Le giuro che non è colpa mia >> << Quale scusa si inventerà stavolta? >> vide due ragazze ridere di lei e ricevere un occhiataccia da parte sua, probabilmente erano sue amiche << In realtà anche se le sembrerà strano, dovrà credermi >> l'uomo si accigliò e tutti in quella stanza sembravano in attesa di qualcosa << Ieri mentre ero al corso di disegno, ho conosciuto una ragazza che sembrava simpatica, ed era anche molto bella, anzi in realtà era stupenda... >> << Griffin qual'è il punto? >> la ragazza sussultò sul posto, ma stava parlando di lei? << Il punto è che questa stupenda ragazza è scappata mentre le stavo facendo il ritratto e così ho dovuto passare tutta la notte a disegnare per non dimenticarla, sa quella cosa delle sinapsi... >> cominciò a gesticolare qualcosa con le mani << Griffin vada a sedersi e la smetta con queste sciocchezze delle sinapsi! >> la bionda sgranò gli occhi sconcertata e Lexa rise attirando così la sua attenzione << E' lei! >> esclamò e la mora cercò di nascondersi, ma un po' per il dolore e un po' perché era impossibile nascondere un metro e settantadue abbondante sotto un banco, riuscirono a notarla << E' lei cosa, Griffin? >> << La bella ragazza è lei! >> gridò indicandola.
O dio mio, l'avrebbe uccisa << Signorina vuole alzarsi in piedi? >> con un sospiro e maledicendola dentro di sé, Lexa si alzò in piedi << Quello che dice è vero? >> avrebbe voluto mentire, avrebbe voluto farle fare la figura misera che si meritava per averla umiliata, ma...<< Sì, Professor Kane è vero quello che dice >> cominciarono i borbottii e i sussurri << E' nuova anche la sua amica, alzatevi in piedi e venite a presentarvi >> anche Anya borbottò qualcosa verso la bionda, quando la vide sedersi e loro andare a sostituirla alla tortura << Ciao, mi chiamo Anya Trisgeda e sì, sono figlia del magnate Marcel Trisgeda. Ho deciso di cambiare scuola insieme alla mia amica Lexa >> Anya come lei odiava quei rituali ridicoli, sopratutto perché le persone pensavano di poterti conoscere con solo quelle tre paroline in croce << Ciao, io invece sono Lexa Natblida e sono nata qui a New York, quindi non fatevi strane idee sul mio nome, perché non sono affatto europea >> si presentò anche lei passandosi poi una mano tra i capelli << Bene, ottimo. Sembra che quest'anno avremmo altri nomi noti alla nostra scuola >> ci aveva sperato, ci aveva sperato con tutta se stessa che nessuno riconoscesse il suo cognome, ma pareva impossibile...
La lezione fu la più noiosa a cui avesse mai partecipato in tutta la sua vita e quando suonò la campanella, attese solo che Anya raccogliesse le proprie cose prima di sfrecciare fuori.

 

CLARKE


Era in mensa con le sue amiche quando la vide entrare insieme a...Lincoln?
<< O, che ci fa il tuo ragazzo con loro due? >> la ragazza si voltò per vedere dove stava indicando, dopodiché si strinse nelle spalle << Non saprei? Sai come è fatto, avrà fatto amicizia >> << A me sembra che si conoscano da molto >> Lincoln scompigliò i lunghi capelli di Lexa e avrebbe voluto ucciderlo per tanta pazzia, ma decise alla fine di lasciarlo in vita per l'amica << Ciao ragazze! >> fece lui venendo verso il loro tavolo e depositando un bacio sulle labbra di Octavia << Vedi Lexa ce l'ho la ragazza! >> la mora alzò le mani al cielo << Ok...ok è vero >> << Lincoln nessuno dubitava che tu ce l'avessi, è solo che non smettevi così di parlarne che ci hai incuriosito >> spiegò l'altra sorridendo mentre Lexa si sedeva, anche se in modo strano, come se avesse qualche dolore << Comunque vi presento che è meglio >> disse lui e entrambi imitarono l'amica che aveva già cominciato a consumare il pranzo con malavoglia, visto che sembrava che ci stesse giocando più che mangiarlo << Inutile è presentarvi Lexa, visto che ci hai già pensato tu Clarke >> la bionda aprì la bocca sorpresa << Non è colpa mia...non mi aspettavo di trovarla in classe con me >> Lexa alzò un attimo lo sguardo verso di lei per poi tornare a fare quello che faceva mentre tutti al tavolo scuotevano la testa << Comunque...questa è Anya, loro due sono grandi amiche, ma tipo pappa e ciccia >> continuò Lincoln posando una mano sulla spalla dell'altra ragazza, che, come Lexa, era bella allo stesso modo: i capelli castani leggermente mossi le arrivavano sulle spalle, gli occhi nocciola erano delineati da una matita nera e solo allora Clarke si accorse che doveva avere uno dei genitori asiatici visti i lineamenti orientali, però a differenza di Lexa, Anya aveva la pelle abbronzata e anche un portamento che lei, pur figlia del Sindaco di New York, poteva solo sognarsi << Mentre queste sono Octavia e Raven, la prima già sapete chi è, la seconda invece è una specie di Nerd fissata con i computer >> Raven lo ignorò come sempre mentre Octavia, forse l'unica che poteva competere con la bellezza delle altre due, lo colpì sul braccio << Lascia stare Raven! Quindi parli di me, eh? >> << Più di quanto pensi >> ribatté Lexa spostando il vassoio intoccato e facendola ridere << Perché non ci hai mai parlato di loro? Come vi siete conosciuti? >> Anya scambiò il proprio succo con la bottiglietta d'acqua dell'amica, senza dire niente, ricevendo solo un sorriso dall'altra << Ad un rave >> rispose lui ed entrambe le ragazze sgranarono gli occhi << Anche voi andate alle feste di Lincoln? Una volta ci ho provato, ma le ho trovate troppo chiassose >> non sembravano ascoltare Raven, continuavano a fissare l'amico sconvolte e indignate << Beh, ci sono tante persone diverse >> fece ad un tratto Lexa voltandosi verso quella che aveva parlato << E se impari a conoscere i loro modi di fare è divertente >> aggiunse ricevendo un'occhiataccia da parte di Anya.
C'era qualcosa di strano nel loro modo di fare, come se stessero nascondendo qualcosa << Che lezioni extra avete scelto? >> chiese Clarke ad un tratto prendendo uno spicco d'uva << Io arte, lei musica >> rispose Anya spostandosi all'indietro una ciocca di capelli e indicando all'amica il suo vassoio come a dirle “vedi di mangiare” << Davvero?! Quindi ti piace disegnare? E tu invece che cosa suoni? >> forse le domande uscirono più esuberanti di quanto avesse voluto, perché le sue amiche la guardarono sconcertate << Sì, adoro principalmente i paesaggi, ma non mi dispiace nemmeno raffigurare le persone mentre Lexa suona qualsiasi cosa tu li metta in mano >> << Non è vero... >> ribatté quella prendendo il cartoncino di succo e Clarke osservò i suoi movimenti, finché non ricevette un piccolo colpetto da parte di Raven << Smettila >> le sussurrò conoscendo molto bene la sua fissa << Non è vero che suono qualsiasi cosa! >> tornò ad ascoltare la loro conversazione anche se le ci volle un sacco di concentrazione per non guardare le belle dita o le labbra leggermente socchiuse << Davvero? >> Anya si chinò verso lo zaino prendendo due matite e posandole davanti all'amica, che rise e Clarke dovette concentrarsi ancora di più per non prendere il proprio blocchetto di disegno per catturare il suo sorriso << Non lo farò! >> esclamò stringendo le mani a pugno come a scacciare un desiderio recondito << Sappiamo tutti che finirai per cedere >> Lexa sgranò gli occhi voltando lo sguardo altrove << Staremo a vedere >> Anya sollevò cinque dita, cominciando a fare il conto alla rovescia, ma Lexa non poteva vederla e quando arrivò ad uno, quell'altra tornò a guardarla << Va bene.. >> risero tutti al tavolo e la ragazza rimase un attimo interdetta non capendo che cosa fosse successo, dopodiché posò il succo e prese le due matite, svuotò i contenitori della sua amica e della propria insalata, ancora intatta, e rubò qualche bicchiere.
Raccolse i capelli in una coda, rivelando di avere un tatuaggio dietro la nuca, ma Clarke non riusciva a capire di che si trattasse.
Lexa si inumidì le labbra, poi cominciò a picchiettare le matite sulle varie stoviglie di plastica, prima leggermente, come a studiarsi le note, poi con più vigore, riuscendo con sorpresa di tutti ad arrangiare una musica più che udibile, attirando così anche lo sguardo di qualche curioso.
Forse gli altri ascoltavano la musica, ma Clarke no, Clarke osservava ogni suo movimento, ogni sua risata o difetto, cercando di memorizzare il più possibile per poi ritrasmetterlo sulla tela.


Quando arrivò all'Art Academy, non perse tempo come i suoi compagni a parlare di cosa avessero fatto durante l'estate o con chi si erano trattenuti in camera da letto e forse proprio per quel suo modo di fare non stava loro molto simpatica, ma a Clarke non importava, perché adesso, la cosa che le interessava più di tutte era quel dannatissimo quadro.
Stava delineando le labbra mentre nella sua testa compariva il suo sorriso << Wow, Griffin sta venendo bellissimo >> commentò la professoressa dandole una pacca sulla spalla, però perché a lei pareva non essere minimamente bello?
Era diventata un ossessione, quella ragazza era diventata ossessione, così come lo era diventata Octavia, finché non l'aveva costretta a posare per lei, ma Lexa non avrebbe mai posato per lei, questo lo sapeva per certo.
Non vedeva l'ora che fosse il giorno dopo, così avrebbe avuto più dati per il suo quadro.

Erano sedute sulla scalinata della scuola e Octavia insieme a Raven stavano parlando delle nuove due aggiunte al gruppo mente Clarke non distoglieva lo sguardo dalla strada, temendo di non riuscire a scorgerla quando sarebbe venuta << Ha una Mustang nera, vero? >> chiese alle due amiche che si portarono una mano alla testa << Non è era una Chevrolet? >> scimmiottò Octavia << No, mi sembrava una Ford >> la stavano prendendo in giro << Sai che potrebbe denunciarti vero? >> << Sempre se mi scopre >> ribatté Clarke a Raven, vedendo entrare una macchina dello stesso colore e poi rilassarsi delusa nello scoprire che non si trattava di lei << Stasera che ne dite di andare al falò organizzato da Collins? >> Clarke si strinse nelle spalle << Non lo so, non è che mi stia simpatico >> rispose distratta << Dici così soltanto perché lo trovi...com'è che dice? >> << Assente di materia artistica >> le finì la frase Octavia e Clarke rivolse ad entrambe un occhiataccia << Parlate così perché non cap... >> vide una mustang nera entrare nel parcheggio dell'istituto e i suoi occhi si accesero << Ecco Griffin in modalità Groupie >> sussurrò Raven.
A causa di quel suo carattere molte persone la evitavano a scuola, col timore che potesse chieder loro un ritratto, ma erano solo persone egocentriche, che non si rendevano conto di essere brutti ai suoi occhi << Ciao ragazze >> fece Lexa una volta che le aveva raggiunte insieme ai due amici.
Stavolta indossava dei jeans chiari, una maglietta mono spalla con la manica lungha e i capelli erano stati raccolti in una coda mentre Anya aveva una camicetta con dei temi a fiori e dei pantaloni neri, ma i capelli erano come la volta scorsa << Ciao >> riuscì dire strizzando meglio gli occhi sul collo << Hai un tatuaggio? >> le chiese senza mezzi termini, volendo soddisfare la propria curiosità e rise dopo aver fatto una faccia sorpresa << Sì >> nel dirlo spostò la folta chioma e si voltò leggermente, rivelando un infinito disegnato sulla nuca << Come mai l'infinito? >> le sue amiche sospirarono mentre i suoi amici si sedevano sulla scalinata insieme a loro << Così >> rispose stringendosi nelle spalle e affiancandola << L'hai fatto per il tuo ragazzo? >> sentì Anya e Lincoln ridere di gusto, così si voltò verso di loro << Le hai detto che hai il ragazzo? Tu? Sei perfida >> Clarke si accigliò non capendo che cosa stesse succedendo mentre Lexa si tolse gli occhiali da sole << Ti ho mentito l'altro giorno, non ce l'ho il ragazzo >> le rivelò e Clarke non sapeva se sentirsi arrabbiata o stimarla per saper mentire così bene << Allora chi era quello che hai picchiato l'altro giorno? >> Lexa sussultò sul posto << Q-quando? >> << Picchi spesso le persone? >> ribatté interessandosi sempre di più << N-no, è solo che non so a chi tu ti stia riferendo >> Clarke sospirò << Sulla Maste Avenue, vicino al semaforo accanto al caffè, ti ho visto dare un pugno in faccia ad un ragazzo >> la vide riflettere un po' e poi spalancare la bocca ricollegando il momento << Ah, certo, no, è un mio amico che mi stava infastidendo, Murphy >> disse rivolgendo lo sguardo ai due amici che sembrarono conoscere la vittima << Ancora? Non vuole lasciarti stare eh >> Lexa scosse la testa tornando poi a guardarla << E tu invece come facevi a saperlo? >> << Ti ho visto quando ero in macchina con mio padre >> sentirono la prima campanella suonare, ma nessuno si alzò << Che abbiamo alle prime ore? >> chiese all'amica << Ginnastica >> e Clarke fu felice di scoprire che anche quella lezione la facevano insieme, ovviamente Lincoln non era dello stesso parere, visto che aveva un orario completamente diverso << Ottimo >> si morse un labbro nel tentativo di alzarsi per poi venir aiutata da Anya.
Non stava bene?
<< Allora ci vediamo dentro >> la vide portare una mano sotto il braccio << Ti prego dimmi che hai fatto firmare la giustificazione a tua madre >> << Secondo te? >> le sentì dire mentre entravano all'interno << Andiamo? >> le chiese Octavia in piedi con le mani in quelle di Lincoln << Sì >> Clarke continuava a fissare le altre due rischiando quasi di inciampare nell'alzarsi.
C'era qualcosa di strano.

 

LEXA


Arrivata nel suo appartamento si diresse dritta al frigorifero, prendendo del ghiaccio e rilasciando un sospiro di sollievo quando lo posò sul livido << Come diavolo te lo sei fatta quello? >> Lexa sussultò nel trovare sua madre sull'uscio << Cazzo... >> << Come? >> chiuse gli occhi e si morse un labbro, nel cercare come giustificarsi mentre la donna entrava e posava la borsa sull'isola della cucina, avvicinandosi alla figlia per analizzare meglio la ferita << Dio mio...sei andata da un medico? >> la toccò e Lexa gemette un poco << M-mamma sono ok...s-mettila! >> fece ritraendosi dalla mano della madre abbassando la maglietta << Chi è stato a farti questo? >> la vide estrarre il cellulare << Nessuno, sono cascata dalle scale...è per questo che non te l'ho detto >> la Signora Natblida inclinò leggermente il capo con disappunto << Davvero? E dimmi per caso queste scale sono invisibili? >> avrebbe davvero voluto una di quelle madri a cui delle figlie importa poco << Non sono cascata qui, ma mentre andavo da Anya >> tanto sapeva che le avrebbe retto il gioco e non doveva preoccuparsi per la madre di lei, visto che anche lei abitava da sola << Certo da Anya...se non vuoi dirmelo va bene, ma almeno fatti controllare. Vieni qui >> le ordinò in modo affettuoso.
Lexa esitò ancora qualche secondo prima di avvicinarsi alla madre e togliersi la maglietta, rivelando che il livido si stendeva anche un po' sulla schiena.
La Signora Natblida afferrò il ghiaccio dopo aver scosso la testa e lo appoggiò delicatamente sul corpo della figlia << Se è stato qualche ragazzo, devi lasciarlo >> la fece sorridere << O ragazza... >> si corresse, ma del resto lo sapeva da solo qualche mese che alla figlia piacevano le donne invece che degli uomini << No, mamma non è stato nessuno >> si voltò lentamente per poterla vedere in volto << Stai tranquilla, ok? >> la donna schioccò la lingua << Come puoi pretendere che stia calma se mia figlia torna a casa mezza martoriata?! >> si allontanò da lei passandosi una mano trai capelli << Dimmi almeno se sei invischiata in qualcosa di losco >> << C-cosa? No! Assolutamente no! >> sospirò portandosi la mano sui fianchi << A cosa ti servono le lezioni di Ju Jitsu se non riesci a difenderti? >> stavolta Lexa rise appena scuotendo la testa e si avvicinò alla madre con il ghiaccio sotto il braccio << Ti ho detto che è stato un incidente >> l'abbracciò e questo la sorpresa << Aiden come sta? >> chiese una volta scostatasi << Gli manchi, manchi a tutti a casa >> << Davvero? Anche al nuovo marito... >> << Lexa... >> alzò gli occhi al cielo << Vedrò di venire a fare un salto >> fece aprendo il frigorifero per prendere una lattina di bibita << Invece a scuola come sta andando? >> << Bene, ho già fatto amicizia >> la madre si stupì molto più del solito, ormai era abituata a vederla solo insieme a Lincoln e Anya << E con chi? >> si sedettero in salotto << Potresti rimanere sconvolta nello scoprire che la figlia del Sindaco è tutt'altro che normale >> la fece ridere imitandola dopo poco anche lei << No, dico sul serio, è fissata con la pittura e non fa altro che guardarmi >> aggiunse raccontandole poi della figura che le aveva fatto fare il giorno prima, così rimasero a chiacchiera finché la madre non se ne andò via, per recuperare il fratello dal campo da tennis.

Che si fa stasera?”
               Lexa 19:00


Scrisse ad Anya dirigendosi poi in bagno per farsi una doccia veloce, sentendosi ancora il sudore addosso.
Lasciò che l'acqua leggermente fredda la cullasse, facendo allontanare il tepore che giungeva sempre a quell'ora del pomeriggio.
Quando uscì si avvolse nell'asciugamano e prese il cellulare.

Non lo so, qualche idea?”
                         Anya 19:03


Lincoln va al falò organizzato da un certo Collins...si va?”
                                                                        Anya 19:10


Ci vanno anche gli altri?”
                           Lexa 19:33

 

Indossò l'intimo dirigendosi poi all'armadio e picchiettandosi il mento, riflettendo sul da farsi.
Chissà se ci sarebbe andata anche Clarke, la trovava divertente, anche con le sue stranezze.
Riprese il cellulare, dopo aver indossato un pantalone e una t-shirt nera.

Sì, mi passi a prendere?”
                      Anya 19:40


Sono da te per le 20:00”
                        Lexa 19:41


Lasciò i capelli bagnati ricaderle sulla schiena, indossò il giacchetto e prese le chiavi.

Il falò era sulla stessa spiaggia, dove si era tenuto il combattimento contro Ontari << Finalmente siete arrivate! >> Lincoln come al solito l'abbracciò e stavolta Lexa fu pronta a colpirlo all'addome << Accidenti a te... >> gli prese la birra ancora piena che aveva tra le mani e insieme ad Anya si diressero dalle altre ragazze << Come va? >> Clarke come al solito parve illuminarsi quando la vide << Adesso bene >> commentò e Lexa scosse leggermente il capo << Lo sai vero che non dovresti dire certe cose >> l'avvertì prendendo un sorso prima di sedersi << Ma è vero, mi hanno trascinato qui Octavia e Raven e adesso, una balla con il ragazzo ignorandomi e l'altra gioca al computer >> fece indicandole rispettivamente << A cosa giochi? >> le chiese facendosi un poco avanti con il busto per poterla vedere << Un gioco di ruolo, giochi? >> Lexa si strinse nelle spalle << Di tanto in tanto, la vera patita qui è Anya >> rispose e infatti l'amica si alzò affiancando l'altra e cominciando a parlare << Ecco fatto...adesso non ho nemmeno più i suoi monosillabi, grazie Lexa >> la mora rise sistemandosi la montatura degli occhiali << Posso chiederti una cosa? >> si accigliò a quella richiesta << E da quando in qua chiedi il permesso? >> dondolò il capo soppesando le sue parole, prima di alzarsi e sedersi di fronte a lei a gambe incrociate << Che ci hai fatto? >> le indicò il costato << N-niente >> l'altra sospirò passandosi una mano tra i capelli nervosa << Davvero o è un'altra bugia? Perchè come sai ho buon occhio e... >> << Lexa? Tu qui? >> alzò gli occhi al cielo nel sentire quella voce << Non sapevo che frequentassi la Mount Weather >> << E' nuova e invece tu chi sei? >> le rivolse un sorriso freddo.
Che si fosse accorta del suo disagio?
<< Mi ha invitato il mio ragazzo, ma chi diavolo sei? >> Ontari le rivolse uno sguardo tutt'altro che educato, scacciandole un po' di sabbia addosso << Smettila Ontari >> avvertì Lexa, ma Clarke si alzò in piedi << Hai qualche problema? >> il sorriso ingenuo era scomparso, adesso gli occhi color oceano che era abituata a vedere erano diventati di ghiaccio << Vedi di smammare voglio parlare in privato con lei >> la indicò, sorpassando malamente Clarke << Voglio la rivincita >> aggiunse chinandosi un poco << Ehi! >> << Clarke lascia perdere >> fece Raven notando l'alterarsi dell'amica << No, che non lascio perdere >> toccò Ontari ad una spalla per farla girare e quella a risposta serrò il pugno, girandosi per colpirla, ma Clarke con lo stupore di Lexa riuscì a schivare il pugno << Ci stavo parlando io! >> le persone intorno al falò si accorsero del piccolo trambusto che si stava creando e Lexa si alzò in piedi parandosi di fronte alla bionda << Ontari lascia perdere, tanto non l'avrai la rivincita >> si sentì picchiettare sulla spalla così si voltò << Che fai mi ignori pure te? >> le chiese Clarke con tono indignato alzando poi un sopracciglio e Lexa rimase stupita di quel comportamento << Su andiamo >> le fece prendendola per una mano << Voi non andate da nessuna parte! >> urlò Ontari << Blake >> disse soltanto e un ragazzo, che probabilmente le superava entrambe di cinque, sette anni al massimo, si parò davanti a loro, permettendole così di andarsene via << Il lato positivo di avere le guardie del corpo >> aggiunse Clarke sorridendole e facendole l'occhiolino.
Così alla fine si erano ritrovate sedute vicino al mare, con le guardie dietro di loro << Come hai fatto a schivare quel colpo? >> le chiese e Clarke si appoggiò con le mani sulla sabbia << Te lo dico se mi dici la verità >> si stava riferendo al quesito di poco prima << Va bene..sì, mi sono fatta male >> di risposta alzò la maglietta rivelando il livido << Ma perché ti interessa tanto? >> Clarke si strinse nelle spalle << Sono tendenzialmente curiosa e non mi arrendo finché non soddisfo il mio bisogno >> spiegò inumidendosi le labbra << Sta a te rispondere adesso, come hai fatto? >> Clarke sospirò << Come sai sono figlia del Sindaco, così alla fine oltre alle guardie del corpo ho dovuto imparare anche un po' di autodifesa, ma a dirla tutta, sono brava solo a schivare. Non sono capace nemmeno di sferrare un pugno come si deve >> le rivelò ridendo.
Era davvero bella, ma sapeva di esserlo?
Lexa scosse un poco la testa, scacciando quel pensiero << Di quale rivincita stava parlando? >> raccolse un po' di sabbia e la lanciò nel mare.
Avrebbe accettato un'altra menzogna?
<< Non te ne posso parlare >> si grattò la fronte lanciando un occhiata al gruppo di ragazzi << Vuoi tornare? >> le chiese un poco dispiaciuta << Cosa? No! Non ho per niente voglia di tornare da quella gentaglia là >> la fece ridere << Tu non vai molto spesso alle feste, non è vero? >> stavolta toccò a lei domandare e Clarke negò, togliendosi la giacca << Solitamente accompagno Raven e Octavia e me ne resto in un angolo cercando qualcosa da fare, di solito disegno >> si spiegò e anche adesso con quello sguardo vago le sembrò bella << Non amo la musica forte né tanto meno l'alcool, quindi sono l'esatto opposto di te >> aggiunse sorridendo, colpendola con la spalla << Com'è essere figlia del Sindaco? >> << Non saprei dirti la differenza >> effettivamente era stata una domanda stupida << Cioè alla fine se ti abitui alla guardie del corpo e hai genitori mai in casa, la cosa è piuttosto normale >> notò che quell'argomento la infastidiva così lei si affrettò a cambiare discorso << Canti? >> le chiese Clarke grattandosi il naso << No, sono stonata come una campana, per questo suono >> risero entrambe << Immagino che uno dei tanti strumenti che suoni sia la batteria, poi? >> le piaceva come arricciava il naso o come incrociava le dita << Anche il pianoforte, ovviamente la chitarra, ma lo strumento che più adoro è il violino elettrico, ha un suono così... >> gesticolò con le mani ciò che non riusciva a dire con la lingua << Non l'ho mai sentito >> Lexa rise raccogliendosi i capelli e sembrò che Clarke ne rimanesse delusa.
La preferiva con i capelli sciolti?
<< Posso assicurarti che è bellissimo, poi un giorno te lo farò ascoltare >> Clarke annuì con la testa alzandosi poi in piedi << Senti che ne diresti di un gelato? >> si strinse nelle spalle imitandola << Ti va bene se guidi te? >> annuì, ma vide una dei sorveglianti, stavolta era una donna dai capelli biondi, avvicinarsi a lei << Signorina, sarebbe il caso di prendere la nostra auto >> Clarke scosse la testa ripetutamente << No, non ci penso proprio di andare in gelateria con quel suv dai finestrini neri >> ribatté lei prendendo la giacca e la sua mano.
Probabilmente era una di quelle ragazze che facevano impazzire sia i genitori che le guardie del corpo << E' pazzesco che i tuoi genitori ti facciano guidare un auto del genere >> esclamò ammirando l'interni << E' stato un regalo >> fece montando anche lei.
Non era del tutto una bugia del resto.
Avvertì Anya, così che non la cercasse invano dopodiché partì in direzione dell'unica gelateria che lei ritenesse degna di tale nome.

Stavolta era lei che la osservava, ammirando i lunghi capelli biondi, i suoi occhi blu che seguivano le macchine che sfrecciavano sulla strada, il suo saltellare felice nel sentire qualcosa che la divertiva e il suo sorriso.
Si sedettero in una panchina del parco in cui erano entrate durante la passeggiata e avevano appena finito il gelato << Quindi alla fine Aiden ti ha stracciato a scacchi >> << E' un piccolo genio in verità >> la vide mordersi il bordo del labbro abbassando leggermente il capo << Senti, ma i tuoi che lavoro fanno? >> ecco la domanda a cui non avrebbe mai voluto rispondere, ma si sorprese del fatto che non l'avesse ricollegata grazie al nome << Mio padre è morto quando avevo dieci anni, da allora mia madre è salita a capo dell'azienda di famiglia, la Natblida Corp. >> la vide accigliarsi << E di che si occupa? >>.
Come poteva essere la figlia del Sindaco?
<< Di sicurezza e spionaggio aziendale, oltre alla produzione di armi e delle numerose pozze petrolifere in tutto il mondo >> Clarke sgranò gli occhi << Sei ricchissima allora! >> esclamò aprendo le mani << Non è una cosa positiva Clarke... >> sussurrò << Perché dici così? >> Lexa deglutì a fatica scacciando il groppo in gola << Perché non è un'eredità di cui potresti andare fiera...le armi che producono uccidono persone, innocenti la maggior parte delle volte... >> aggiunse stringendo le mani << Non puoi accusarti di qualcosa che non hai fatto >> quelle parole la sbalordirono, come tutto di lei del resto << Le aziende che producono mazze da baseball si devono sentire in colpa se vengono usate sulla testa delle persone? >> che esempio stupido, ma la fece ridere e probabilmente era quello il suo scopo << Si possono accusare i produttori di corde se vengono usate dai suicidi? >> continuò con sempre più foga << Non è colpa tua di quello che fanno le persone con ciò che producete, suvvia >>.
Riusciva a farle passare ogni brutto pensiero con sole piccole parole, riusciva a farla ridere anche adesso, come nessuno era riuscito a fare e proprio per quello catturò le sue labbra tra le sue.
Baciandola come non aveva mai fatto con nessuna.
Non sapendo se lei volesse o meno, non sapendo se le piacessero i maschi o le femmine, ma lo fece perché voleva farlo.
Sentì il sapore delle sue labbra e della sua lingua, si nutri di lei con la naturalezza con cui un bambino farebbe con il seno della madre.
Quando tornò a guardarla trovò degli occhi sorpresi e confusi a ricambiarla...

Dieci anni dopo..

Continua...

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NA: Questo capitolo è venuto più lungo di quanto avessi immaginato, ma ho voluto inserire il loro primo incontro tutto in una volta, spero che vi abbia incuriosito tanto da portarvi a leggere ciò che succederà nel prossimo :) Si risentiamo XD!

 

   
 
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