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Autore: nikita82roma    03/08/2016    5 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Kate era rimasta sveglia ancora un po' e questa volta la sua attesa non fu delusa.
“Hai sentito il mio discorso? Vorrei essere con te.”
“Sì. È stato emozionante. Lo vorrei anche io”
“Mi manchi Kate. Sono a questo party a stringere mani di sconosciuti e vorrei stringere solo la tua”
“Mi manchi anche tu”
“Per favore vieni ad arrestarmi! :(”
“Non ho ancora ripreso servizio se no potevo farci un pensierino :)”
Continuarono a scambiarsi messaggi fino a quando Kate non gli diede la buonanotte. Si sdraiò cercando di rilassarsi. La sua bimba non si era fatta più sentire o forse lei era troppo agitata per accorgersene, ma lei, come la sera prima, le parlò molto massaggiandosi dolcemente.

Si alzò presto la mattina dopo, fece una colazione veloce con cereali e latte, poi andò al distretto. Aveva ancora un po' di fascicoli da controllare anche se aveva il terrore di farlo per quel che poteva ancora ricordare. Fu Esposito quella mattina a portarle il caffè. Prese una sedia, la girò e ci si mise a sedere a cavalcioni. 
- Ehy Espo, grazie!
- Figurati Beckett - L’ispanico rimase a guardarla in silenzio. Lei per un po' fece finta di niente, poi chiuse il fascicolo e sollevò gli occhi verso l’amico.
- Allora Javi? Che c’è?
- Volevo vedere se era vero.
- Cosa?
- Che ringraziavi per il caffè.
- Beh mi pare il minimo!
- Quando non c’è Castle il caffè te lo fai da sola. - Kate rimase stupita dal suo tono quasi di rimprovero
- Non succede niente se me lo fai tu. È buono - disse sorseggiandolo - Io non la so usare bene quella macchina. E poi le abitudini si possono cambiare! - Beckett sorrise, ma Esposito era sempre più serio.
- No, certe cose non possono cambiare Beckett. Tu non vuoi il caffè da altre persone. Non lo hai mai voluto. Non devi volerlo.
- Javi ma che ti prende?
- Dov’è la Kate che conosco? Dov’è la vecchia Beckett? 
Kate si alzò e sbattè la cartellina sulla scrivania.
- Non c’è Espo! Fattene una ragione! Non c’è! Ci sono io che bevo anche il caffè che mi porti tu e non mi sembra un sacrilegio! 
Se ne andò in sala relax portandosi dietro la tazza e svuotandola nel lavandino.
- Fratello ma che hai fatto? - Ryan rimproverò il collega bonariamente - Beckett è in un momento particolare, la devi capire non puoi fare così!
- Basta Kevin! Tutto questo buonismo con Beckett ma non lo vedete che si sta chiudendo in se stessa? Non va assecondata, va scossa, presa di petto e le va fatto capire che deve reagire!
- Javier non puoi essere tu a farlo e non qui soprattutto!
L’ispanico si sedette alla sua scrivania buttando per terra alcune scartoffie che erano sopra in un gesto di stizza. 

Di nuovo la voce di Castle nella sua mente. Lo vedeva mentre che le parlava. Deluso, arrabbiato, sfinito. Da lei, da loro. Lo leggeva nei suoi occhi spenti, nel suo volto stanco.
Essere felice è qualcosa che ti spaventa. Hai bisogno della tua ossessione ed io non posso cambiare questo lato di te
Hai ragione Kate è la tua vita, puoi gettarla via se vuoi ma io non resterò a guardare perciò per quanto mi riguarda è finita ne ho abbastanza
E poi ancora la sua, dura, secca. E lui davanti a lei inerme ai suoi attacchi.
“Hai voluto riportare a galla il mio passato per te stesso non per me, ma sei troppo egoista per rendertene conto”
“Tu non mi conosci Castle, credi di conoscermi ma non è affatto così”
“Vuoi parlarne adesso, dopo che hai confessato di avermi tradito? come faccio a crederti adesso? A fidarmi di quello che dici?”
L’aveva tradita? No! Non Castle. Non ci poteva credere che lui l’avesse tradita. Non poteva essere vero. Eppure era lei, era la sua voce e lui era lì davanti a lei e non negava.

Uscì dal distretto senza dire nulla, Javier e Kevin la guardarono uscire e l’ispanico stava per andarle dietro quando fu bloccato dal collega

- Lasciala stare Javier. Beckett deve ritrovare la strada a modo suo.
- La stiamo lasciando sola con i suoi ricordi e le sue ossessioni Kevin. L’hai vista anche tu in sala relax. Andrà a fondo.
- E poi si rialzerà. È Beckett, Javi.

Fece due passi prima di andare da Lanie. Camminare la rilassava, perdersi per le strade i New York anche solo per qualche minuto la faceva stare meglio. Nessuno lì, si curava di lei. Passava totalmente inosservata e ne aveva bisogno. Nessuno che le chiedesse come stava, anche quello era positivo. Non voleva sembrare ingrata, ma a volte tutta quell’attenzione morbosa nei suoi confronti la faceva stare peggio, la opprimeva. 

Kate si sentiva oppressa dallo stesso cielo cupo e greve di Baudelaire che schiacciava la sua anima incapace di adeguarsi alla propria realtà che stava vivendo, e che la rendeva vittima di quell’angoscia che prendeva sempre più il sopravvento su di lei, quando meno se lo aspettava. 
Non c’era un fattore scatenante ben preciso. Arrivava ogni tanto il senso di inadeguatezza, l’impossibilità di calarsi in quella che doveva essere e che gli altri volevano che tornasse e si sentiva imprigionata nell’immagine di quella lei che non conosceva e che alcune volte odiava e invidiava allo stesso tempo. Avrebbe voluto lei un po’ di quell’amore che tutti provavano per l’altra Kate, che tutti cercavano in lei, che qualcuno l’amasse o le volesse bene per quella che era ora, non per quella che era stata e lei non ricordava.
Alla fine imprigionata dai suoi pensieri cupi non riuscì a rilassarsi poi molto. Ea sempre più perseguitata da quei flash del suo passato che la destabilizzavano facendole perdere le poche certezze che aveva. Si aggrappava a quelle poche, troppo poche immagini di lei e Rick insieme, felici che aveva immaginato o forse ricordato e non capiva perché tutto quello che la faceva più soffrire era così reale mentre quello che avrebbe dato sollievo al suo cuore era sempre avvolto nella nebbia della sua memoria e si mostrava appena, con contorni sfuocati e voci ovattate.

Arrivò da Lanie che era stranamente inoperosa. Si affacciò sulla porta dell’obitorio per controllare se era alle prese con qualche cadavere.
- Via libera tesoro, oggi non ho ospiti silenziosi! - La invitò ad entrare l’amica.
- Si sono stancati di morire a New York o solo di essere portati da te? - La prese in giro Beckett mentre ormai dentro la abbracciava salutandola calorosamente.
- Amica mentre tu, questa notte, dormivi comodamente nel tuo letto, io ero già qui con uno che hanno fatto volare dal settimo piano. Non la migliore compagnia che posso sperare di trovare per le mie notti, credimi.
- No, Lanie. Decisamente non la migliore - e la faccia inorridita di Kate al pensiero parlò più della sua voce.
- Insieme ai carbonizzati sono i peggiori, sì… Dammi 10 minuti finisco di sistemare questa roba e poi sono tuta tua! - disse con la vasca con i ferri sterilizzati in mano e poi continuando a parlare a Kate mentre metteva apposto gli strumenti - Come state te e la bambina? Tu non hai una gran cera dolcezza. Ti manca lo scrittore?
- Evitiamo questo discorso per un po’, che ne dici? - Kate stava a braccia conserte dietro di lei che riponeva nel cassetto i suoi strumenti di lavoro.
- Problemi dolcezza?
- Abbiamo avuto qualche discussione prima che partisse… - le confidò quindi stremata.
- Ehy dolcezza, ma cosa combinate tu e lo scrittore? Cioè sembravate così tremendamente perfetti, come sempre ed ora litigate proprio prima che lui parte? Non va bene questo eh! - E dicendo quest’ultima frase Lanie si girò verso Kate con ancora il bisturi in mano che stava per riporre.

Beckett appena vide la lama rivolta verso di se ebbe l’istinto di afferrare il braccio dell’amica e le bloccò il polso destro con la sua mano costringendolo in una presa dolorosa che fece gridare Lanie che aprì immediatamente la mano facendo cadere la lama affilata a terra pericolosamente vicino ai suoi piedi. Il tintinnio del bisturi sul pavimento di marmo non riuscì a risvegliare Beckett dal suo incubo.
- Tesoro, per favore lasciami, sono io. - Lanie provò ad avvicinare l’altra mano a quella di Kate che non mollava la presa. - Ti prego Kate, lasciami la mano, non ti volevo fare del male, cosa c’è?
Appoggiò l’altra mano su quella dell’amica che la guardò negli occhi come se si fosse accorta solo adesso di lei. La lasciò di scatto così come l’aveva presa. Indietreggiò fino a scontrarsi con lo sgabello prima ed il lettino poi. Ci si appoggiò portando entrambe le mani dietro la schiena e stringendo forte il metallo freddo.
- Io l’ho uccisa. L’ho uccisa con il bisturi. - Lasciò la presa e si guardò le mani - Erano sporche di sangue. Tutte sporche di sangue… Mi voleva uccidere lei… Io l’ho uccisa…
Lanie si avvicinò piano a Kate che era scivolata fino a sedersi a terra. Le ricordava tremendamente la scena che aveva visto negli Hamptons quando aveva rivissuto dell’incidente di Castle.
- Kate… Hai dovuto farlo. - Lanie si era inginocchiata vicino a lei, le aveva preso una mano e con l’altra le spostava i capelli dal volto. Era agitata, troppo. - Va tutto bene Kate. La Nieman era una pazza, tu dovevi salvarti la vita.
- C’era tanto sangue… le mie mani… - Beckett se le guardava ancora. Lanie abbracciò l’amica impaurita e tremante, non c’era Castle questa volta a consolarla e per la prima volta avrebbe tanto voluto vedere quel dannato scrittore apparire lì nella sala autopsie 
- Devi stare tranquilla tesoro. Non ti farà più del male. Tu sei stata grande a resistere e a salvarti da sola. Ci hai fatto spaventare tantissimo quando non sapevamo dove eri. Riesci sempre a metterti nei guai Kate Beckett, ma sei talmente forte che riesci anche ad uscirne sempre.
Rimase tra le braccia di Lanie fino a quando non sentì il suo cuore battere ad un ritmo più regolare ed il respiro tornare calmo. Stava pian piano sentendosi meglio. Ce l’aveva fatta, da sola, o quasi. Ce l’aveva fatta a superarla, senza Castle. Lanie l’aiutò ad alzarsi e si mise seduta sul piccolo sgabello di metallo. Mentre la sua amica era andata a prenderle un bicchiere d’acqua cercava di rimettere a fuoco i ricordi che aveva appena rivissuto. Lei imprigionata, la lama della Nieman che si avvicina, come si era liberata dalle cinghie del lettino. La lotta per prenderle la lama e poi un’attimo dopo lei morta a terra con l’arteria recisa e le sue mani coperte dal sangue. E lei rimasta lì, ferma immobile a vederla morire in pochi secondi e poi ancora a vedere il sangue che macchiava il pavimento e si spandeva. Aveva ucciso una persona a mani nude, per la prima volta. Ricordava di averlo già fatto, di aver già tolto una vita e non era stato piacevole. Sapeva con certezza che lo aveva fatto altre volte, in seguito. Ma con una pistola è diverso, si a distanza, non c’è contatto. Puoi anche non accorgertene subito, puoi sparare e mirare altrove, puoi anche decidere. Ma quel gesto, rapido, veloce, “chirurgico” pensò con un macabro senso dell’umorismo non da lei, quella sarebbe stata più una battuta di Castle, quel gesto era per strappare via una vita con le proprie mani. Ebbe un brivido e ringraziò che Lanie le avesse messo il bicchiere d’acqua sotto gli naso per riportarla alla realtà, a quel momento.
- Stai bene? - Le chiese la dottoressa e Kate roteò gli occhi verso l’alto. Le avessero dato un dollaro per ogni volta che glielo avessero chiesto sarebbe stata più ricca di Castle.
- Sì, grazie. - Le rispose comunque con più gentilezza di quanto pensasse di poter avere, in fondo la sua mica almeno questa volta, aveva ragione a preoccuparsi. Non doveva essere un bello spettacolo vederla così - E scusami per prima… 
- Il polso non è rotto, al massimo se no chiedevo i danni a tuo marito!
- Ecco, Lanie… potresti evitare di parlare con Castle di questa cosa? - Le porse il bicchiere vuoto. Era rientrata nei panni di Beckett, si sentiva già meglio e pensava a cosa fare e non fare. Voleva una giornata tranquilla e divertente con la sua amica, aveva litigato con Esposito e aggredito Lanie. Non era andata proprio benissimo fino ad ora.
- Siete a questi livelli? - Chiese chiese Lanie
- Non so quali livelli? Voglio solo che eviti di preoccuparsi ora che è fuori.
- Se si preoccupa fa bene, dolcezza. Dovresti stare più tranquilla. Non fa bene tutto questo alla tua bambina, ragazza.
Beckett si morse il labbro. Non aveva bisogno di altre persone che facessero aumentare i suoi sensi di colpa per quanto sentisse di non fare abbastanza per far star bene sua figlia. Non riusciva a prendersene cura a dovere nemmeno prima che nascesse.
- Lo so. Vorrei evitarlo anche io. - Sospirò.
Lanie lasciò tutto com’era. Se ne sarebbe occupata poi. Ora aveva il pomeriggio libero, dopo la nottata passata in bianco. Uscirono di lì e si diressero verso uno dei loro locali preferiti. Kate se lo ricordava. Dovevano esserci venute un paio di volte, ma la dottoressa le disse che in realtà erano molto di più. Era un loro ritrovo per i momenti da ragazze, come gli piaceva chiamarli a lei.
Era un locale molto luminoso, con ampie vetrate sotto alle quali i tavoli si alternavano con i divani in pelle ocra dai cuscini gialli di varie tonalità affollati da clientela di ogni tipo.
- Ho prenotato il nostro solito tavolo - disse Lanie a Kate, sapendo che l’amica non sapesse quale fosse, ma ci teneva a farle sapere che era il loro posto, quello. Così andarono in una sala sul retro, meno affollata, con il divano che correva lungo tutta la parete formando una “L” fino alla finestra, i tavoli posti in sequenza davanti ma che lasciavano la giusta privacy tra uno e l’altro con le sedie di una tonalità di giallo più scuro. Il loro posto era quello in fondo, ad angolo. Così entrambe si accomodarono sulla seduta più comoda, senza molti altri clienti introno. A Kate piaceva quell’ambiente, lo trovava positivo. Il pavimento di legno chiaro, grezzo, una parete perfettamente stuccata con quadri di vecchi oggetti vintage e l’altra, invece, lasciata viva con i mattoni in vista: le sembrava un buon posto per chiacchierare con un amica, mangiando qualcosa o anche solo per un dolce o un caffè, come altri stavano facendo.
Nonostante lo stomaco ancora sottosopra per gli eventi della mattina, sentiva di avere una discreta fame e fregandosene della dieta sana che si era imposta di seguire ordinò un cheeseburger con patatine fritte, con tanto bacon e tanto formaggio, ci tenne a precisare sotto lo sguardo divertito di Lanie che trovò quella sua richiesta molto simile ad un ordine che strappò un sorriso anche al loro cameriere.
- Mai contraddire una donna incinta, ricordatelo ragazzo! - Gli disse la dottoressa dopo aver ordinato per se un Club Sandwich.

Passarono del tempo a chiacchierare come due amiche che non si vedevano da tanto, mangiando lentamente per darsi tutto il tempo a disposizione. 
- Quindi tu e Espo… - Chiese Kate con un sorriso malizioso
- Eh già… io e Espo… - Prese tempo Lanie
- Ah lo avevo sempre immaginato! Si vedeva che tra di voi c’era chimica!
- Senti chi parla ragazza!
- Che vuoi dire?
- Che tu non ti sei mai vista con Castle! Dopo due giorni era già chiaro a tutti che sarebbe finita così!
- Io senza memoria che mi sono dimenticata di lui? - Disse Kate ridendo di se stessa
- Non sei spiritosa. Tu e lui sposati con tanti piccoli Castle intorno!
- Maddai finiscila Lanie! - Disse sorridendo e figurandosi per un attimo in quella situazione - È una cosa seria tra voi?
- Come sempre con Javier. Lui non si vuole impegnare e questo mi frena, però i sentimenti tra di noi ci sono, inutile negarlo.
- Che vuol dire come sempre? - Chiese Beckett capendo che c’era più di qualche pezzo che le mancava nella storia.
- Non è la prima volta che noi due ci proviamo. - Rispose Lanie tagliando corto ed ottenendo come risposta dall’amica solo un’occhiata compiaciuta e stupita insieme. - Insomma Kate, Javi non è come Castle, non è uno che davanti alle difficoltà di un rapporto decide che ti vuole sposare. Lui è il primo che scappa, è più come te, ma io non sono una che è disposta a corrergli dietro con la pazienza del tuo scrittore, quindi non lo so… Vediamo… - Lanie fece una pausa, voleva essere lei di appoggio a Kate, si ritrovavano nella posizione inversa! - Sai, dopo quello che è successo a te a Castle, ci ho pensato molto, anche su me e Javi. Vorrei veramente che funzionasse, che capisse che per me è importante, che non vorrei perderlo. 
Kate mise una mano su quella dell’amica.
- Secondo me non lo perderai. 

Finirono i loro piatti ed ordinarono anche due dolci, perché ormai sembrava che Kate non riuscisse a farne a meno, soprattutto quando era giù di morale. Si ripeteva che doveva limitarsi per non diventare una balena come diceva lei, ma non ci riusciva un granché. Fortunatamente anche durante le ultime visite il medico le aveva detto che la sua situazione era sotto controllo, le analisi in linea con i parametri considerando quello che aveva avuto ed il suo peso era ancora al di sotto della media per le sue settimane di gravidanza anche a causa di quanto era dimagrita durante il periodo in ospedale. Avevano loro appena portato i dolci, quando fu Kate a cominciare a parlare. 

- Lanie, io ti ho mai detto qualcosa in merito a qualche dubbio che avevo su Castle?
- Che vuoi dire Kate?
- Quando l’ho lasciato… Era solo per proteggerlo come tutti mi hanno detto, o c’era dell’altro? - Chiese con finto distacco, come se stesse parlando di qualcun altro, suscitando lo stupore di Lanie per quelle domande. 
- Era solo per proteggerlo Kate.
- Te l’ho detto io? - Insistette Beckett.
- No! Tu non ne hai parlato con nessuno, forse solo con Vikram, ma non c’è bisogno che me lo dicevi, visto quando è successo dopo, lo so che è così.
- Tu ci metteresti la mano sul fuoco? - Il tono di Kate stava diventando inconsapevolmente sempre più simile a quello di un interrogatorio mettendo a disagio la sua amica che, però, cercava di risponderle mantenendo sempre la stessa calma e leggerezza.
- Ragazza, io metterei la mano sul fuoco molto più facilmente su quello che provavi tu per Castle che su qualunque cosa provassi io per un mio uomo. Ne sono assolutamente certa Kate. Ed il fatto stesso che ti fai venire questi dubbi è semplicemente assurdo!
- E se mi dovessi ricordare qualcosa di diverso? Se mi dovessi ricordare che i motivi per cui l’ho lasciato sono altri? Non me lo posso permettere Lanie, non adesso, proprio per quello che hai detto tu. Non posso permettermi di ricordare cose che vorrei non sapere. - Kate sentiva che si stava aprendo. Non riusciva più a tenere quel senso di oppressione che l’aveva assillata negli ultimi tempi, aveva bisogno di parlare, di sfogarsi, di tirare fuori quello che aveva dentro. E Lanie, che forse era una delle persone che sapeva leggerla meglio, che riconosceva le sue espressioni e capiva perfettamente come ragionava centrò subito il punto.
- Perché non ti puoi permette di ricordare Kate? Cosa hai paura che puoi perdere? - Le chiese l’amica che già sapeva la risposta, ma voleva che fosse la voce di Beckett a dirlo.
- Castle. Non posso. Non posso correre il rischio di ricordarmi che l’ho lasciato perché c’era dell’altro. Non adesso, a questo punto.
- A che punto sei?
- Dove non dovevo arrivare, più in là di qualsiasi stop mi ero data.
- Sai che questo punto ha un nome ben preciso, vero? Ma tu non lo pronunci perché ti fa paura eh… Sei assolutamente cotta di lui, come lo eri prima, ed hai le stesse paure stupide che ti hanno frenato per troppo tempo. 
- Non posso Lanie. Non posso… - Le ripeté come una cantilena Beckett con gli occhi lucidi.

Lanie si avvicinò un po’ di più a lei e le passò un braccio intorno alle spalle. La vide fragile, più di quanto non volesse apparire, più di quanto cercava di nascondere dietro la sua corazza. Kate era dietro Beckett, nascosta dalla sua maschera forte, che si incrinava con i colpi delle sue paure rivelate. Lanie la conosceva bene. Era la prima che aveva visto negli occhi di Kate quella luce diversa, quando c’era lo scrittore in giro ed anche come lei era diventata più allegra, più leggera con la sua costante presenza intorno. L’aveva vista soffrire per lui, buttarsi in storie senza senso e senza futuro in pochi istanti, mentre con lui temporeggiava, perché in realtà aveva paura dei sentimenti. Lei la capiva, l’aveva incoraggiata tante volte in passato a lasciarsi andare, che in fondo anche storia di una notte e via non erano male, ma Kate no, non era quella ragazza. Però da quando era arrivato lo scrittore si era avvicinata a più uomini di quanto l’avesse mai vista fare, ma per loro rimaneva sempre Beckett, non si toglieva mai la maschera dietro la quale c’era Kate, quella la riservava solo a Castle e nemmeno se ne accorgeva. Ma Lanie aveva capito cosa c’era tra loro, prima che lo capissero loro stessi, perché aveva visto la disperazione di Rick al cimitero, erano loro due a cercare di tenere in vita il suo corpo che non collaborava, aveva visto la sua disperazione quando il suo cuore si era fermato, come gli tremavano le mani, il volto che era solo una maschera di dolore, l’incapacità di formulare un pensiero coerente. Quella non era amicizia, non era solo amicizia. Aveva parlato con Kate pochi giorni dopo che si era ripresa ed era stata una delle ultime volte prima che andasse fuori città. Le aveva chiesto perché c’era Josh e perché non c’era Castle. Le aveva risposto solo che era troppo difficile e dai suoi occhi aveva capito tutto, senza bisogno che le dicesse altro. Perché lei diceva di non ricordare, ma aveva la faccia di chi ricordava molto di più di quanto doveva e quando poi glielo aveva confermato, tanto tempo dopo, non fu difficile per Lanie ricollegare i pezzi. Era stata Lanie la prima a dirle di stare attenta, perché Castle era stanco di aspettarla mentre lei era ancora afflitta dai suoi dubbi e asserragliata dietro il muro, come adesso. Perdutamente innamorata di lui e incapace di ammetterlo, come adesso. L’aveva vista, poi, innamorarsi di lui ogni giorno di più, credere in lui quando tutti lo davano per colpevole, per un assassino ed un traditore. Ma lei no, aveva rifiutato anche di credere alle prove, andando contro ogni sua logica, perché lui veniva prima della sua logica, perché lei sapeva che lui non poteva aver fatto certe cose. Perché Kate Beckett per lui, rifiutava la ragione e ragionava con il cuore. Ed aveva ragione. Lanie aveva vissuto con lei la trepidazione per quel matrimonio tanto atteso, la disperazione per la sua scomparsa ed ancora una volta la cieca fiducia in lui, ancora una volta malgrado tutto, perché il suo cuore sapeva che non la poteva lasciare così, il giorno del loro matrimonio. Lanie aveva vissuto tutto questo con lei e sì, era ancora arrabbiata se ci pensava, che non l’avevano chiamata quando poi si era realmente sposata, perché lei avrebbe voluto più di ogni altra cosa vedere la felicità dell’amica, ma poi era troppa la gioia che aveva visto sul suo volto ogni volta che aveva riparlato di quel giorno, che le bastò sapere che aveva realizzato il suo sogno.

Ed ora lei, per dei ricordi spiacevoli metteva in dubbio tutto questo. Non lo poteva accettare, doveva cercare di scuoterla, anche se la conosceva, sapeva che sarebbe stato inutile.
- E se così facendo, invece, è il modo migliore per perderlo? - Glielo disse con fin troppa schiettezza, Becketti si tirò su, allontanandosi un poco, tornando sulla difensiva. Tipico di Beckett, pensò Lanie, che poi riprese a parlarle, abbandonando la dolcezza che aveva in mente, voleva che le sue parole le facessero male, per farle capire cosa stava perdendo volutamente. La Kate che lei conosceva, avrebbe fatto qualsiasi cosa per riavere la sua vita con Castle, non poteva accettare che lei diventasse passiva verso se stessa.
- Che vuoi fare Kate? Non vuoi ricordare nulla? Vuoi buttare nel cesso otto anni della tua vita? Otto anni di quello che hai vissuto, di momenti brutti, orribili ma anche di momenti bellissimi, gioie, soddisfazioni non solo con Castle ma che hai condiviso con tutti noi! Non vuoi ricordare solo per paura di scoprire qualche discussione che hai avuto con tuo marito? Ma stai scherzando dolcezza? Mi stai prendendo in giro, vero?
- No Lanie, non sto scherzando. Io adesso sono questa.
- Sì, sei sempre la solita, testarda ed assurda Kate Beckett. Fai come vuoi ragazza. Tanto fino a quando non ci sbatterai la testa non cambierai idea e non te la farà cambiare nessuno. Vai, dimentica tutto. Dimentica cosa hai provato quando hai arrestato Bracken. - Lanie sapeva che non avrebbe mai fatto cambiare idea a Kate, non ci voleva nemmeno provare, ma la voleva pungolare andando a toccare nervi che sapeva essere sempre scoperti per lei. Ed infatti Beckett sussultò alla sua ultima frase.
- Sei ingiusta Lanie a tirare fuori questo. - Si lamentò
- No, sono realista. Dimentica cosa hai provato quando hai concepito lei, se ne sei capace. - disse appoggiandole una mano sul ventre ed era la prima volta che qualcuno lo faceva a parte Castle.
- Non lo sa nemmeno Rick quando è stato - Mentì Kate più a se stessa che alla sua amica.
- Ah, ma sono certa che se tu ricordassi, sapresti esattamente adesso quando è stato, ti conosco Katherine Beckett, avresti ricollegato tutto, lasciato spazio alle tue emozioni e lo avresti saputo. E poi non ci credo che lo scrittore non lo sappia, per me lo sa benissimo, chiediglielo! Ma fai come vuoi, la vita è la tua, non posso decidere per te tesoro. Però lascia che te lo dica, il tuo scrittore non se lo merita. Tu hai di nuovo paura, oggi come avevi paura prima che Castle non so come ma con tanta pazienza buttasse giù il tuo muro e riuscisse a farti aprire il cuore e a farti ragionare. Non so quanti uomini avrebbero avuto la sua pazienza e la sua costanza.
- Da come ne parli pare che ne sei innamorata te. - Rispose Beckett risentita
- Aggrediscimi pure Kate, ma con me non attacca. Puoi stare tranquilla non sono innamorata del tuo scrittore ed anche se lo fossi sarebbe inutile, perchè lui da sempre ha occhi solo per te, lo sanno tutti al distretto da otto anni. Però lasciatelo dire, tutte le donne vorrebbero un uomo che le ami come Richard Castle ama te, senza farsi tutti i tuoi problemi.
- Da che parte stai Lanie?
- Dalla tua amica mia, proprio per questo sono così profondamente arrabbiata per il tuo comportamento stupido! Ho visto come si è comportato con te negli Hamptons, Dio mio Kate, chiunque vorrebbe un uomo che l'amasse con quella dolcezza con cui Rick ti ha cullato quando avevi la crisi di panico. Nell'ultimo periodo dopo che eri diventata capitano è vero, non avevamo parlato molto, ma io so come amavi Richard Castle e lasciatelo dire ragazza, eri completamente fuori di testa per lui, hai fatto cose inconcepibili per tutti, hai avuto fiducia in lui quando non ce l'aveva nessuno, come puoi pensare che se lasci spazio ai tuoi ricordi puoi non amarlo?
- È che qualcosa ho ricordato... Ma non so perché sono solo momenti negativi, discussioni, volte in cui ci aggrediamo.
- Kate, io non so cosa c'è nella tua mente, però stai ricordando solo cose negative. Il tuo ferimento, il rapimento di Castle, oggi con la Nieman… Hai solo ricordi negativi, non credo sia una casualità no? Tutto il bello degli ultimi otto anni lo stai nascondendo a te stessa, te ne rendi conto? Non lo so perchè ma è così che stai facendo e stai facendo un grande errore Kate, enorme. Stai lasciando andare te stessa, quello che eri, quello che sei diventata con tanta fatica, solo per una stupida paura. 

Kate si sentiva stanca. Di essere sempre giudicata, spronata a fare qualcosa che le stava facendo solo male. Male a lei, male a sua figlia che assorbiva il suo stress e i suoi cambiamenti d’umore. Perché nessuno voleva accettare lo stato delle cose? Perché doveva soffrire, rivivere cose drammatiche. Ce ne erano ed era sicura a questo punto ce ne sarebbero state altre perché il suo sembrava un passato fatto solo di dolore e morte, dove la felicità si era nascosta e forse nemmeno c’era più. Quanto valeva quella felicità per essere al pari con quella sofferenza? Era stata veramente così tanto felice da bilanciare i ricordi che le stavano riaffiorando? Dolorosi, terribili, ricordi di cose fatte che non pensava poter essere mai in grado di compiere e sopportare. Come era riuscita a vivere con sulle spalle certi fardelli? Come ci sarebbe riuscita in futuro?

- Perchè non potete semplicemente volermi bene per quella che sono senza stare sempre a sperare che torni quella che ero? - Si sentiva sola. Non perché non c’era Rick, si sentiva sola perché le sembrava che nessuno la capisse. Si era resa conto di aver alzato un po’ troppo la voce, benché il locale non fosse affollato, un paio di persone si erano girate verso di lei mettendola terribilmente a disagio. Non erano conversazioni da luogo pubblico. Non erano conversazioni che lei avrebbe mai fatto in pubblico. Eppure era lì, a parlarne tenendo a fatica le lacrime e quello, no, non poteva permetterlo. Avrebbe vinto lei sui suoi maledetti ormoni impazziti.
- Kate, perchè sei sempre tu! Non è che qualcuno vuole bene ad una o all’altra, sei tu! E vogliamo il tuo bene, ed il tuo bene è che tu recuperi la memoria e ti ricordi tutto quello che hai fatto e vissuto, perchè non lo capisci?
- Perchè non è così Lanie! è come se per voi conta solo che io ritrovi la memoria per riavere quella persona che ora dite che non c’è più, come se fossi io la colpevole.
- Ma cosa stai dicendo Kate? Ma ti senti? La devi smettere di combattere contro te stessa! Ti fai solo del male e se stai così fai del male anche a tua figlia e non penso che vuoi questo, no? Io non sono uno psicologo, ma credo che fino a quando non sarai tu a capire che quella che tu chiami “l’altra Kate” non è altro che te stessa e non un nemico, sarà inutile anche parlarne.

   
 
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