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Autore: nikita82roma    06/08/2016    5 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Kate aspettava che le venisse concesso di tornare a lavorare. Avrebbe visto Burke il giorno seguente e le avrebbe dato, con tutta probabilità, il suo benestare. Aveva ormai esaminato gran parte dei suoi vecchi casi non voleva vederne altri. Parlò con la Gates dicendole che sarebbe tornata a portarle la sua valutazione nei giorni successivi. 
Decise di chiamare Lanie, per scusarsi per come si era comportata il giorno precedente e per ringraziarla, perchè grazie alla loro chiacchierata aveva finalmente capito ancora di più cosa volesse nella sua vita. Lanie non mancò di sottolinearle ancora quanto stesse sbagliando, ma le disse che l’unico modo che aveva per farsi perdonare era accompagnarla quella sera stessa ad un evento che si sarebbe tenuto in un famoso hotel di New York. Kate messa alle strette accettò e decise che quella mattina poteva essere la giornata giusta per uscire e fare un po' di shopping. Era una di quelle rare giornate in cui sentiva il brio della vita scorrerle nelle vene.  Passò molto tempo girando tra i reparti di Macy’s. Pensò che Castle non avrebbe approvato la sua scelta, avrebbe preferito vederla scegliere i suoi vestiti in esclusive boutique e negozi di alta moda, ma lei preferiva così. Si divertì a provare tanti abiti diversi non pensando che anche per le donne incinte potesse esserci una così grande scelta di vestiti. Scelse molte più cose di quante le potessero realmente servire e trovò anche un bell’abito per quella sera, elegante ma non troppo impegnativo. Passò anche nel reparto bambini e non resistette a prendere anche qualcosa per la sua bimba, lasciandosi coccolare da commesse molto zelanti che le facevano vedere abiti di tutti i tipi, dai più eleganti ai più divertenti, e si stupì del fatto che si stava divertendo molto di più a cercare vestiti per la sua piccola che per se stessa. Alla fine scelte una tutina rosa con una scritta glitterata “Daddy’s Little Princess”, l’avrebbe voluta dare a Castle una volta tornato.
Andò con tutti i suoi acquisti alla cassa, diede la sua carta di credito e al momento di pagare rimase bloccata. Non conosceva il suo PIN. La cassiera la guardò con aria interrogativa, mentre lei non si mosse, non fece nulla. Immobile. Tutta l’euforia di quella mattinata scomparve immediatamente da se, le scivolò via abbandonandola. Si sentì spoglia. La cassiera la chiamò ancora, lei la lasciò tutto e senza nemmeno riprendere la sua carta corse via.
Si sentì afferrare per un braccio mentre cercava di allontanarsi da lì, dalla vergogna e da quel passato che voleva lasciarsi alle spalle e che lei voleva dimenticarsi. Ma lui era lì, strisciava infido e si inseriva dentro di se rovinando la sua vita ogni volta che pensava di essere abbastanza forte da ricominciare, facendo crollare le sue fragili certezze che faticosamente aveva costruito. Voleva andarsene il più lontano possibile ma una mano salda la teneva ferma. Si voltò a guardare cosa c’era oltre quelle dita che stringevano senza grazia il suo braccio, divincolandosi per far allenare la presa.
- Deve venire con me, signora. - le disse l’uomo in divisa, calcando la voce sull’ultima parola quasi volesse schernirla.
- Non ho fatto nulla. Mi lasci subito.
- Questo lo dobbiamo ancora appurare. Ora mi segua - le lasciò il braccio parandosi davanti a lei e indicandole la strada. Lei volle essere accondiscendente e lo seguì, sperando di mettere presto fine a quel malinteso. L’uomo le afferrò la borsa prima che lei potesse opporsi. 
- Sono il Capitano Beckett del dodicesimo distretto. Possiamo farla finita qui. È stato un malinteso.
- Certo, certo, come no. “Capitano” - le disse sorridendo sulla sua carica. - dov’è il suo distintivo allora?
- Non ce l’ho… 
- Allora io sono il capo della polizia. Mi segua e finiamo questa scena! - la incalzò ad andare con lui - Sai quante ne ho viste come te? Bel visino, modi educati, ben vestite. Vengono rubano e spariscono. Non mi lascio impressionare. Però ancora nessuna come scusa si era spacciata per Capitano della polizia! Bella scusa! Che fantasia! 
La stanza dove venne portata era poco più grande di un ripostiglio. Un tavolo in fondo appoggiato al muro e due sedie erano l’unico mobilio. La guardia che aveva la sua borsa le intimò di sedersi con fare autoritario mentre capovolgeva la borsa e tutto il suo contenuto sul tavolo. Controllò anche all’interno che non avesse doppio fondo o altre tasche e ributtò tutto dentro in malo modo. Kate era convinta che quell’umiliante situazione fosse finita, invece l’uomo la fece alzare e le disse che doveva perquisirla. Kate fece un passo indietro per mettere distanza tra di loro fino a quando le spalle non toccarono la parete. Non sapeva se era stato quel suo comportamento a farla sembrare ancora più colpevole agli occhi dell’uomo o solo la sua voglia di esercitare il proprio potere, ma un ghigno beffardo si disegnò sul volto di lui mentre allungava una mano verso di lei. Kate lo bloccò con forza, più di quanta lui si aspettasse.
- Tu non mi metterai le mani addosso ed io ora me ne vado. - Kate aveva ripreso piena coscienza di se, ritrovando il suo piglio autoritario non intenzionata a farsi mettere i piedi in testa da nessuno. L’uomo con uno strattone si liberò dalla sua presa e le ostruì il passaggio per uscire. 
- Non vai proprio da nessuna parte fino a quando non ho controllato che non abbia rubato nulla.
- Hai già perquisito la borsa, non ho nulla.
- Non ho visto se nascondi qualcosa addosso e se quella pancia è finta o vera.
Provò a toccarla di nuovo e lei di nuovo lo bloccò.
- Ti ho già detto che non mi toccherai. Ora fammi andare o passerai le ore peggiori della tua vita con i miei agenti.
- Certo come no, Capitano. - disse lui ironico - ed ora mi lasci lei il braccio o la denuncio anche per questo.
Chiamò un certo John con la ricetrasmittente dicendo di aiutarlo che aveva un problema. Un paio di minuti dopo entrò un poliziotto. 
L’uomo si salutò con la guardia mostrando che si conoscevano bene, con un spiccato cameratismo lanciandosi occhiate complici. Anche l’agente insistette perchè si lasciasse perquisire e Beckett ancora una reagì con forza minacciando quel John per quello che stava facendo in modo assolutamente arbitrario e senza motivazioni, spiegandogli ancora una volta chi fosse. 
Ridendo L’agente Strifford come lesse sulla sua divisa, le disse che se voleva tanto andare al dodicesimo ce l’avrebbe condotta lui. Così presero la sua borsa e la scortarono fino all’uscita facendola salire sull’auto di servizio dietro vicino ad un altro agente. Arrivati davanti all’entrata del distretto la fecero uscire tenendola sottobraccio per portarla di sopra. Aspettò pazientemente l’ascensore sperando che quell’assurda situazione finisse presto. L’agente alla guardiola la salutò lasciando spiazzato sia Strifford che la collega e Beckett li guardò questa volta lei con un ghigno, quando le porte si aprirono, i due la presero sottobraccio di nuovo per farla entrare e quasi si scontrarono con Ryan ed Esposito che stavano uscendo per andare sulla scena di un omicidio.
- Beckett! Che ci fai qui? Avevi detto che non venivi oggi? - le chiese l’irlandese stupito non accorgendosi della situazione mentre Javier aveva appena fulminato con lo sguardo l’agente che teneva troppo stretto il braccio di Kate.
- Credo che i due agenti vogliano portarmi alla sezione rapine per arrestarmi. - disse lei ridendo
- Stai scherzando? - Chiese Kevin stupito
- No. Ho avuto un problema con la carta di credito, non so più il mio pin e mi hanno preso per una ladra. Ho rifiutato di farmi perquisire ed eccomi qui.
Esposito gli stava letteralmente ringhiando contro.
- Lasciate subito il Capitano Beckett o sarà peggio per voi. - intimò l’ispanico. I due lasciarono le braccia di Beckett, le restituirono la borsa e fecero un passo indietro.
Kevin voleva accompagnarla a casa, ma lei fu irremovibile, dovevano andare da quel cadavere che aspettava giustizia, lei avrebbe potuto andare a casa in taxi. Non ascoltò nemmeno le scuse dei due agenti, abbastanza terrorizzati dalle minacce di Esposito di rendergli la vita impossibile al distretto. 

Kate rientrò a casa veramente amareggiata. Quella che doveva essere una giornata spensierata le si era ritorta contro, mostrandole nella realtà tutte le piccole difficoltà alle quali sarebbe andata incontro andando avanti. Non era solo una questione di riconoscere persone o ricordare eventi. C’era di più. Certo, le sarebbe bastato chiedere una riemissione delle carte e il problema pratico si sarebbe risolto, ma sarebbe rimasto quello alla base. Era difficile, lo sarebbe stato ancora.
Pensò che doveva fare una lista di tutte le cose pratiche che necessitava di ricordare e se non era possibile, cambiare. Non voleva più trovarsi in una situazione del genere, doveva considerare tutte quelle piccole cose quotidiane che facevano parte della sua vita, che, per quanto le fosse piaciuto, non poteva essere solo Castle. C’era di più, c’era una vita di tutti i giorni da affrontare, con piccoli grandi problemi come il PIN di una carta di credito. Si sarebbe fatta aiutare da Rick in questo, doveva ricostruire gran parte delle cose pratiche del suo passato.
Ormai, però, Kate aveva preso la sua decisione e per quanto fosse frustrante e doloroso, per quanto si fosse sentita imbarazzata ed umiliata non sarebbe tornata indietro. Voleva una nuova vita, voleva pensare al futuro. 
Al loft trovò Martha ed Alexis piacevolmente assorte in chiacchiere. Vicino alle scale c’erano molti scatoloni: erano le cose che Alexis avrebbe dovuto far spedire a Philadelphia, ormai la sua partenza si avvicinava, aveva solo deciso di aspettare il rientro del padre.
Salutò le due rosse con un cenno della mano e stava andando in camera, quando Martha la invitò a raggiungerla. Per cortesia accettò il suo invito e si mise seduta in un angolo del divano ad osservare le due conversare.
- Qualcosa non va Katherine? - Le chiese la donna. Le avrebbe voluto dire di no, ma non aveva nemmeno voglia di tenersi tutto dentro.
- Una spiacevole avventura da Macy’s… Non ricordavo il PIN della mia carta di credito. Mi hanno trattata al pari di una ladra e portata al mio distretto. Per fortuna lì poi si è risolto tutto.
- Oh mia cara mi dispiace! - Disse Martha con molta enfasi mentre Alexis faticava ad immaginarsi la scena di Beckett portata al distretto dalla parte dei cattivi.
- È stato veramente imbarazzante ed umiliante. - Disse amaramente Kate.
- Non hai potuto comprare nulla tesoro? Ti hanno rovinato una giornata di shopping questo sì che è criminale! Adesso sai cosa facciamo? Andiamo lì e prendiamo tutto quello che avevi visto!
- No, Martha, io non posso accettare… 
- Oh ma non accetti mica da me! Ho la carta di Richard, sai me ne lascia sempre una quando va fuori città, per le spese quotidiane - disse ridendo sull’ultima parola.
- Martha ma non è la stessa cosa.
- Lo so bene cara, ma fa bene lo stesso. So cosa si prova e quanto è fastidioso. Una volta quando Richard ancora era piccolo, voleva assolutamente un gioco. Così entrammo in un grande magazzino per comprarlo, non sapevo dire di no a quegli occhioni azzurri. Ma quando andai a pagarlo la mia carta fu rifiutata per assenza di fondi. Non era un gran momento. Richard rimase così male che non volle più entrare in quel grande magazzino per tutta la sua vita, fino a quando non chiuse e lui ne fu felicissimo. Così ora, ogni volta che non è in città, per evitare ogni problema mi lascia la sua carta Black. Questa apre tutte le porte mia cara! - Le facevano sempre tenerezza quelle confessioni di Martha sulla vita di Rick, era un modo per aiutarla a conoscerlo un po’ di più.
- Kate, io sono d’accordo. Un pomeriggio di shopping non potrà che farci bene a tutte e tre, anzi a tutte e quattro, tanto paga papà! - Le disse Alexis facendole l’occhiolino e quella semplice frase la fece stare decisamente meglio. Aveva incluso anche la sua bimba e lo considerava un enorme passo avanti rispetto a pochi giorni prima, ma Alexis era una ragazza intelligente, doveva solo rimettere a posto i tasselli della propria emotività e capire che lei avrebbe sempre avuto il suo posto nella vita di Rick e nessuno glielo avrebbe mai tolto, doveva sapere come suo padre avesse un cuore enorme, in grado di riuscire ad amare follemente tutte le donne che orbitavano nella sua vita.
Tornarono da Macy’s, nonostante Kate inizialmente non fosse così convinta di volerlo fare. Quando entrò le sembrò di sentire ancora tutti gli sguardi addosso delle persone e delle commesse. Cercò con lo sguardo la stesse che l’avevano servita in precedenza ma probabilmente il turno doveva essere già cambiato. Kate alla fine riuscì a ritrovare tutto quello che aveva visto la mattina: Martha ed Alexis aggiunsero altre cose per loro ma molte di più per la bambina, tanto che Beckett osservando la quantità di cose pensò che avevano appena fatto quello che lei non avrebbe mai voluto fare, esagerare con vestiti che probabilmente non avrebbe mai messo, ma le due rosse avevano comprato abbigliamento fino all’anno di età, con tutta probabilità a giudicare dalle diverse consistenze e tessuti nonchè dimensioni. Arrivate alla cassa, Martha con un plateale gesto diede la carta a Kate
- Prego Katherine, a te l’onore.
Beckett con un sorriso riconoscente pagò l’esorbitante conto che erano riuscite a mettere insieme. Era convinta che in vita sua non avesse mai fatto una transazione di quell’entità, ma sia Martha che Alexis si erano lasciate prendere la mano. Era felice, ma quel retro gusto amaro della mattina non era ancora passato.
Appena tornate a casa Alexis uscì di nuovo con le sue amiche, mentre Kate decise di farsi una doccia per poi prepararsi per la serata. Martha rimase in cucina, aprendo un nuova bottiglia di Gewurztraminer per festeggiare il pomeriggio di shopping in compagnia.
Kate andò ancora in vestaglia e con un’asciugamano avvolto intorno ai capelli. Cercava qualcosa di fresco da bere e Martha le disse di mettersi seduta che le avrebbe preparato lei qualcosa di speciale.
- C’è stato qualche cambiamento negli ultimi giorni mia cara? - Le chiese l’attrice mentre tagliuzzava della frutta
- Cosa vuoi dire Martha? - Kate si pose sulla difensiva senza nessun motivo specifico.
- Ah non lo so mia cara, solo che oggi ti ho visto divertirti molto con lo shopping, stasera vai ad una festa, insomma, ti vedo molto più… leggera? - La rossa mise la frutta nel frullatore e continuò ad armeggiare con varie bottiglie di cui Kate ignorava l’esistenza.
- Forse… - disse Beckett - Ma per la festa dovevo un favore a Lanie… 
- Oh non fraintendere tesoro, io sono felicissima che tu vada ad una festa, te l’ho sempre detto in realtà che dovevi divertirti di più, ma è una cosa così diversa… Non sei mai stata un’amante delle feste ed anche quando Richard ti ci voleva portare non eri mai molto felice, anche se poi, lasciatelo dire, rubavi la scena a chiunque! - Kate arrossì mentre Martha le porgeva la sua creazione.
- Beh, se è una cosa diversa dal solito sono felice. - Assaggiò un sorso ed era molto buono - E’ squisito Martha!
- Grazie mia cara, una ricetta di Josè, un bellissimo barman brasiliano… purtroppo manca la parte migliore, quella alcolica, ma sono dei sacrifici che devi fare adesso! Avremo modo di rifarci in futuro! - Il tono complice della donna fece sorridere Kate
- Pensi che Rick si arrabbierà se vado a questa festa? - Beckett si fece vincere dai dubbi e dalle incertezze. Sapeva cosa voleva fare, ma ancora non sapeva quali reazioni i suoi comportamenti potessero avere e, sentendo che era una cosa così inusuale, pensò che a suo marito la cosa potesse dare fastidio
- Ma no, sono sicura che Richard se tu vai a divertirti sarà solo felice. Ora vai e mettiti quel fantastico vestito blu che hai provato prima! Lascerai tutti a bocca aperta ancora una volta!
Kate finì il suo drink alla frutta ed andò in camera a cambiarsi. Il vestito blu aveva una profonda scollatura a V messa in risalto dalla fila di strass che segnava il perimetro, lungo poco sopra il ginocchio e morbido sulla pancia. 
Si guardò allo specchio e sorrise trovandosi più attraente di quanto immaginasse. Vedeva le sue forme cambiate ma si piaceva. Il suo fisico era diverso ma non lo trovava meno bello. Immaginò che vestita così avrebbe fatto impazzire Castle. Si truccò marcando labbra e occhi più del suo solito, sistemò i capelli in un acconciatura mossa lasciandoli liberi sulle spalle. Prese un leggero scialle di seta avorio che riprendeva il colore della borsa e se lo intrecciò sul davanti coprendosi le spalle. Si guardò ancora rimpiangendo solo di non poter mettere uno di quei paia di scarpe che aveva nel suo guardaroba dal tacco vertiginoso. 
Ebbe solo il tempo di scambiarsi qualche messaggio con Rick prima di uscire, evitando di dirgli quanto accaduto nella mattinata. Gli disse della festa a cui sarebbe andata con Lanie e come previsto da Martha, lui ne fu felice, dispiacendosi solo di non poter essere con lei per accompagnarla e far morire di invidia tutti gli uomini presenti. Prima di uscire indossò il ciondolo che le aveva regalato Rick negli Hamptons, pensò che era un modo per poterlo avere vicino.

Quando Lanie la vide uscire dal portone, rimase a bocca aperta.
- Ragazza, ma come è possibile che tu diventi ogni giorno più bella? Sei la donna incinta più figa di tutta la città, anzi di tutto il paese, ne sei consapevole? 
- Lanie, andiamo! Non esagerare come tuo solito! - Beckett si allacciò la cintura di sicurezza e la sua amica partì alla volta della festa.
Era una festa decisamente diversa da quella che si aspettava avendola invitata Lanie, era più una festa da Castle: c’erano varie personalità importanti della politica della città, personaggi facoltosi e dello spettacolo. 
- Cosa ci facciamo noi qui Lanie? - Chiese Kate una volta dentro la sala principale dell’hotel
- Ci divertiamo, che domande!
- Ok, ma perchè tu sei stata invitata a questa festa?
- Oh cosa c’è signora Castle, non mi ritieni all’altezza di certi eventi? - Lanie fece una voce fintamente risentita che finì con una risata - Ci hanno invitato dal dipartimento, goditi la serata tesoro ed attenta che ti stanno mangiando tutti con gli occhi! 
Così Lanie si allontanò per andare al banco del barman e non capiva se per un drink o un appuntamento con il giovane, malgrado Esposito.
Kate si ritrovò sola a guardarsi intorno in un ambiente tanto distante dal suo ma nel quale si stava trovando comunque a suo agio. Riconobbe e salutò sia il sindaco Weldon che il giudice Markway che le si avvicinarono insieme ad un altro uomo molto distinto: era Philipp Keen il nuovo capo della polizia della città. L’uomo non perse tempo e si complimentò con lei per l’ottimo lavoro svolto e si augurò che potesse presto tornare in servizio perchè la città aveva bisogno di persone come lei.
Poi i tre si allontanarono lasciando di nuovo Kate sola, Lanie riapparve poco dopo con due tartine in mano e gliene offrì una insieme ad un analcolico che risvegliò la fame di Beckett.
La prima parte della serata consisteva in un’asta di beneficenza alla quale ovviamente le due non parteciparono, preferendo concentrare le loro attenzioni sul buffet, scoprendo come non erano le uniche ad aver avuto quell’idea e ridendo dei loro piatti stracolmi mentre si avvicinavano ad un tavolo.
- Ragazza, una volta queste cose le lasciavi fare solo a me, adesso vedo che vinta dai morsi della fame per accontentare la piccolina ci dai dentro anche tu!
Kate sorrise impegnata a mangiare un canapè e a Lanie come risposta andò benissimo. Quando la dottoressa tornò verso il buffet lasciando la sua amica seduta a mangiare, Beckett notò come si stesse intrattenendo ammiccando visibilmente ad un distinto uomo di colore alto e molto prestante.
- Lanie! - la rimproverò Kate - e tutto quello che mi hai detto su Espo?
- Dai Kate non fare la guastafeste! Mi ha solo invitato a ballare, non lo sto mica sposando!
Così quando poco dopo, finita l’asta, la musica iniziò il tipo si avvicinò al loro tavolo con un sorriso smagliante e portò Lanie al centro della pista. Kate rimase a guardarli scuotendo la testa in segno di disapprovazione ma cercando di rilassarsi e godersi la musica ritmata che invogliava a muoversi.
- Posso? - Un uomo elegante si era avvicinato alla sedia di Lanie che a giudicare da come ballava non ne avrebbe avuto bisogno per un po'
- Prego! - rispose Kate gentilmente tornando a guardare l’amica senza considerare l’estraneo che si era appena seduto.
- Sei sempre più bella Kate Beckett. - si voltò di scatto verso l’uomo cercando di osservarlo meglio. Aveva un volto familiare, sicuramente lo aveva già visto ma non sapeva chi fosse. 
- Ci conosciamo?
- Andiamo Kate! Addirittura fare finta di non conoscermi? Sono passati degli anni, però non pensavo di essere così insignificante. 
- Ehy ragazza! Me ne vado un attimo e già dai via la mia sedia? - Kate non seppe se Lanie era arrivata appositamente per tirarla fuori da quella situazione oppure no, ma l’uomo sconosciuto si alzò congedandosi e dando il posto alla dottoressa mentre Kate lo seguiva con lo sguardo.
- Tesoro - disse a Beckett - quello è Eric Vaughn!
- Quel Eric Vaughn? - chiese Kate stupita
- Già proprio lui e da come ti guarda - Lanie si voltò per catturare lo sguardo dell’uomo che non fece niente per distoglierlo - direi che gli piaci sempre.
- Ma che stai dicendo? Lanie! - Kate infastidita dai commenti dell’amica le lanciò un’occhiataccia ma questa non si lasciò intimidire
- Oh andiamo se all’epoca non stavi già con Castle sono sicura che un pensierino ce lo avresti fatto quando gli facevi da guardia del corpo e sono sicura che lo hai guardato molto bene! Dai Kate è al numero uno della lista degli scapoli più ambiti della città!
- Grazie ma a quanto pare con gli uomini di quella lista ho già dato.
- Tesoro, con tutto il rispetto per il tuo scrittore, con Eric Vaughn siamo su un altro livello!
Kate rimase veramente molto infastidita da quel commento, Castle era all’altezza di qualsiasi livello e non era certo un miliardario solo perché geniale e sfacciatamente ricco che lo potevano screditare.
Si alzò andando verso il bagno ma fu proprio qui che lui la incrociò di nuovo fermandola.
- Il destino vuole che ci incontriamo Kate. 
- Il destino a volte fa scelte sbagliate Eric.
- Qualche riferimento personale? 
- No. Nessuno.
- Ho saputo delle tue ultime vicende. Complimenti. Ti ho sempre detto che eri la migliore.
- Grazie… - Beckett provò ad andare oltre ma lui con un braccio le bloccò il percorso
- Come mai tutta sola Kate?
- Castle è impegnato fuori città per lavoro
- Giusto Castle… vedo che continua a non darti le attenzioni che meriti - disse guardando il sul ventre mettendola a disagio - io non lascerei mai sola una cosa così preziosa come te, nemmeno per tutto l’oro del mondo.
Kate non rispose, fissò l’uomo mordendosi il labbro in un gesto che si pentì di aver fatto un attimo dopo.
- Ti posso invitare a ballare o tuo marito è geloso? - le chiese Vaughn
- Mio marito non c’entra. Sono io che non voglio.
- Andiamo Kate solo un ballo… non ti stancherai… senti la musica è già più lenta… - prima che lei potesse rifiutare ancora lui le prese la mano e lei non oppose resistenza quando la accompagnò al centro della pista.
- Non porti nemmeno la fede Kate. Devo immaginare che non è tutto come sembra.
- È complicato Eric.
- Sempre questa frase Kate. Con te non può essere niente complicato. Uno con te può solo fare una cosa… 
Kate fissava il volto dell’uomo le cui parole suadenti la ammaliavano. Le si avvicinò pericolosamente accostando le sue labbra a quelle di lei che rimase immobile, senza ricambiare il bacio né allontanandosi, presa completamente alla sprovvista per poi continuare a ballare.
- Il tuo scrittore è un pazzo, ancora non ha capito che tesoro ha tra le mani? - Kate non riusciva a rispondergli, non sapeva cosa dirgli.
- Non è colpa di Castle, lui è perfetto. - gli disse alla fine mentre stavano ancora ballando e non sapeva nemmeno perchè
- Allora sei tu che hai cambiato idea… - La sua frase era stata peggio del suo silenzio. 
- No Eric, te l’ho detto. È una situazione complicata.
- Ma certo, si dice sempre così…
L’uomo la strinse ancora un po' mentre Kate faceva fatica a deglutire senza sapere cosa le stava succedendo. La musica cambiò e le note di una canzone a lei sconosciuta risuonarono nell’ambiente. Chiuse gli occhi e si rivide ad un ballo. C’era Castle con lei, la teneva stretta a se e ballavano insieme.
Tutte le scelte che ho fatto, ogni cosa tremenda e meravigliosa che mi sia mai capitata, tutto mi ha condotto qui, a questo momento con te” la voce di Rick era chiara nella sua mente.
E si rivide ancora, abbracciata a lui, appoggiata alla sua spalla e questa volta riconosceva il momento. Lo vedeva ogni volta che prendeva il suo cellulare. “È perfetto” era lei che lo stava sussurrando a lui al tramonto.
Si appoggiò alla spalla del suo cavaliere ma quando riaprì gli occhi si rese conto che non era Castle ma Eric Vaughn e sciolse immediatamente quell’abbraccio, allontanandosi di corsa da lui che non rimase fermo ma le andò dietro, raggiungendola appena fuori la sala quando lei stava riprendendo fiato. 
- Kate tutto bene? - le chiese l’uomo preoccupato
- Io sono innamorata di mio marito Eric. Non ti permetto di insinuare il contrario.
- Hai esitato stasera, come quella sera. - precisò lui ignaro che lei non sapesse di cosa stava parlando
- Tu non sai come stanno le cose, non sai nulla di me e di Castle, non puoi giudicare
- Kate… - Lanie l’aveva vista correre via e l’aveva seguita preoccupata - sarà meglio che ce ne andiamo.
La prese sottobraccio consegnandole la sua borsa e chiamarono per farsi portare la loro auto.
- Sai vero che domani il tuo bacio con il miliardario potrebbe essere su tutte le riviste, vero? - Le disse Lanie seria. No Beckett non ci aveva pensato e si sentì cadere il mondo addosso.
- Io non l’ho baciato! Ha fatto tutto lui.
- Sì vallo a spiegare che avevi la testa sulla sua spalla e l’aria sognante… - Lanie la guardò malissimo e Kate si sentì ancora più in colpa ed imbarazzata.
- Quella canzone… Era la canzone del mio matrimonio. Io me lo sono ricordata mentre stavo ballando con Vaughn… Ecco perchè… 
- Tesoro è fantastico! - Lanie aveva subito cambiato atteggiamento ma Kate era sempre più mortificata
- No, non lo è! Cosa dico adesso a Castle?
- La verità, solo quello! 

Rientro al loft e si chiuse in camera. Era quasi mezzanotte.
Prese il telefono e guardò quella foto. Fece il solito numero che ormai conosceva alla perfezione.
- Castle… sono io… ti devo parlare… 

   
 
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