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Autore: Flowerina    07/08/2016    1 recensioni
Chandra è una ragazza apparentemente normale, ma la sua vita sta per cambiare radicalmente. Le sue oscure origini si riveleranno più complesse di quanto crede. Riuscirà ad accettare le nuove scoperte?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti, Talia Grace
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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«Allora, cosa ne avete fatto di quei tre?» chiese Chandra alla ragazza punk, che la osservava seduta su una poltrona, senza staccarle gli occhi di dosso, da quasi mezz’ora.
Erano le dieci di sera e le Cacciatrici, dopo averle stravolto la vita con le loro rivelazioni, erano fuggite via prima che qualcuno le vedesse nell’orfanotrofio. Avevano rivelato, infatti, di essere entrate di soppiatto senza farsi vedere, usando alcune tecniche segrete. Chandra non aveva voluto cenare e si era ritirata nella stanza di Tata, che quella notte doveva lavorare e non l’avrebbe utilizzata, sperando di trovare un po’ di tranquillità per assimilare quanto aveva scoperto. Purtroppo per lei, però, per qualche oscuro motivo Talia aveva deciso di tornare a sorvegliarla, forse temendo che facesse qualche gesto avventato, e si era messa comoda di fronte al letto dove lei era sdraiata, osservandola in modo a dir poco fastidioso. Così, Chandra aveva deciso di rompere quell’imbarazzante silenzio distogliendo l’attenzione della Cacciatrice da lei e portandola su un argomento diverso.
«Non sono morti, se è quello che temi» la rassicurò Talia, rispondendo alla sua domanda. «Diciamo che, per un po’, staranno fuori dai piedi!»
«Come facevano a sapere che ero una discendente di Ifigenia?» le domandò Chandra.
«A causa del tatuaggio che, sono sicura, ti è spuntato sul collo» spiegò semplicemente Talia.
Chandra si alzò dal letto, si scoprì la parte del collo sotto la nuca e mostrò alla Cacciatrice la lettera che le era comparsa quella mattina; lei la osservò, annuì e le fece cenno di sedersi sul letto.
«Probabilmente, David e Brandon l’hanno vista e hanno allertato gli altri semidei» dedusse Talia.
«Erano lì con me quando ho scoperto di averla» ricordò Chandra.
«Inoltre, hai compiuto sedici anni solo ieri, a quanto mi ha detto la donna che chiami Tata» continuò la Cacciatrice. «Il sangue che scorre in te, quello di Ifigenia, sente che dovrà essere versato nel corso di questo anno per poter trasmettere i poteri che ha in sé. I semidei lo avvertono.»
«Ma se questi semidei di cui parli vogliono uccidermi, perché hai assoldato tre di loro per proteggermi?» chiese Chandra.
«Non tutti i semidei vogliono ucciderti» le rivelò Talia. «Solo quelli corrotti dal potere, quelli che non ne hanno mai abbastanza.»
«Se il potere corrompe i semidei come corrompe le persone comuni, allora sono fregata!» commentò Chandra.
«Il potere alletta noi semidei proprio come i mortali, forse di più» ammise Talia. «Ne abbiamo avuto prova qualche anno fa, quando Crono tentò di risorgere e, per farlo, sfruttò la rabbia e la delusione di molti semidei, che si vedevano trascurati dai genitori divini e non accettavano di essere messi da parte. Un mio amico, Luke, adirato col padre Hermes, decise di appoggiare il tentativo di Crono e di diventare la sua pedina, radunando attorno a sé tanti altri semidei che, alla delusione, aggiungevano la brama di un potere enorme promesso dal padre dei primi dei. Crono aveva garantito loro, qualora fosse riuscito a rinascere, la creazione di un nuovo mondo, in cui gli dei, annientati, non sarebbero più esistiti. Luke si rese conto solo alla fine di ciò che aveva causato e, sacrificandosi, riuscì a riportare Crono nel Tartaro. Ma molti dei semidei, che appoggiavano Crono, non apprezzarono il suo gesto e decisero di allontanarsi dagli altri nell’attesa di una vendetta. Tu sei ciò che cercavano da anni, la loro occasione per ottenere il potere di cui hanno bisogno e distruggere definitivamente gli dei e il mondo che noi conosciamo.»
«Allora avevo ragione: sono fregata!» ribadì Chandra, con la testa appoggiata sulle mani.
«Come ti ho già detto, sono stati scelti per proteggerti tre dei migliori eroi del nostro tempo» si spazientì Talia. «Non potresti essere più al sicuro nelle mani di nessun altro.»
«Ma in cosa consisterà il loro compito?» domandò la ragazza. «Dovranno sorvegliarmi all’interno dell’orfanotrofio?»
«Non potrai restare qui, Chandra» le rivelò la Cacciatrice. «Se il 21 giugno non ti presenterai in Aulide, sull’altare che era destinato al sacrificio di Ifigenia, morirai.»
«E quando avevi intenzione di dirmelo, Talia???» si infuriò l’altra, spalancando gli occhi.
«Quando se ne fosse presentata l’occasione» disse semplicemente la Cacciatrice.
«Con Aulide non intendi l’odierna città di Avlida, in Grecia, vero?» chiese Chandra.
«Invece sì, è proprio quella» confermò Talia. «Mi fa piacere che tu sappia dove si trova la città, così mi risparmierò delle spiegazioni!»
«Ma come farò ad arrivarci?» si alterò Chandra, alzandosi in piedi. «La mia disponibilità economica, ti ricordo, non è illimitata! E poi, spostandomi da un continente ad un altro, non rischio che mi inseguano i semidei di tutto il territorio che attraverserò?»
«Il rischio è elevato, è vero» concordò Talia. «Ma, se non ci andrai, morirai. Devi presentarti il giorno del solstizio d’estate sull’altare su cui doveva essere sacrificata Ifigenia e sdraiarti al di sopra volontariamente, come fece la figlia di Agamennone. Solo così Artemide potrà intervenire per salvarti, soltanto constatando che anche in te c’è il coraggio che aveva la ragazza potrà accettarti come sua sacerdotessa.»
«Mi vuoi dire che, dopo aver attraversato parte dell’America e parte dell’Europa e aver rischiato la vita per sdraiarmi su un altare sacrificale, la dea potrebbe anche decidere che non sono degna del suo intervento?» disse Chandra, alzando la voce.
«Potrebbe farlo, sì» confermò Talia. «Ma ti salverà, tranquilla» aggiunse, vedendola sconvolta.
«Ma perché devo essere ad Avlida proprio il 21 giugno?» domandò Chandra. «E inoltre, oggi è il 13 giugno e, non contando domani, ho sette giorni per arrivare a destinazione. Con l’aereo si arriva in poco tempo, quindi potrei partire anche tra qualche giorno.»
«Non prenderai l’aereo» disse Talia. «Sarebbe molto pericoloso, per te ma soprattutto per i semidei che ti devono accompagnare. Leo Valdez, uno dei tre che dovrà proteggerti, ha già procurato un mezzo. Sarà più lento, ma molto più sicuro dell’aereo. Per quanto riguarda la data, il solstizio d’estate era considerato dagli antichi Greci un giorno di passaggio, chiamato anche “la porta degli uomini”; durante questo giorno, gli dei e i mortali potevano comunicare, quindi non sarà una mera coincidenza.»
«Sei stata molto chiara» ammise Chandra, riflettendo su quanto la Cacciatrice le aveva chiesto. Poi, disse: « Va bene, lo farò. L’alternativa è rimanere in orfanotrofio e morire, quindi non ho molta scelta. Tata sarà dura da convincere, però.»
«Le parlo io» propose la Cacciatrice. «Tu riposati: domani conoscerai i miei amici e partirai con loro. Ti proteggeranno anche a costo della vita.»
«Grazie» disse semplicemente Chandra, abbozzando un sorriso.  
Talia uscì dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle. La ragazza, rimasta sola, indossò il pigiama e si sdraiò sul comodo letto di Tata, pensando che non sarebbe riuscita ad addormentarsi facilmente; era stata una lunga giornata, e si meravigliò al ricordo che, solo poche ore prima, si fosse rattristata per il comportamento dell’amica Vivian. Pensò, comunque, di doverle dare una spiegazione prima di partire, senza rivelarle tutti i dettagli. Stanca e ancora confusa per ciò che aveva scoperto, si voltò di lato e si addormentò all’istante.
Si svegliò qualche ora dopo con la sensazione di essere osservata. Aprì gli occhi e vide alla finestra che il sole era già sorto; si stiracchiò, si voltò di lato e, per poco, non ebbe un infarto: un ragazzo dall’aspetto deperito, come se non avesse mai toccato cibo in vita sua, era fermo sulla soglia della porta e la stava osservando; gli occhi castani, incorniciati da folti capelli ricci e neri, non promettevano nulla di buono. Chandra si mise di scatto a sedere sul letto e si tirò le coperte fino al collo, fulminando con lo sguardo il nuovo arrivato.
«Sei pazzo o cosa?» urlò contro il malcapitato, lanciandogli contro la spazzola per capelli che aveva sul comodino. «Perché mi osservavi mentre dormivo?»
Il ragazzo prese al volo l’oggetto scagliatogli contro e lo poso sulla cassettiera che aveva accanto.
«Stavo venendo a chiamarti, pazza furiosa!» le spiegò lo sconosciuto. «Ma ho visto che ti stavi svegliando ed ho aspettato.»
«E se fossi stata impresentabile, intelligentone?» gli fece notare lei. «Sono una ragazza, se non te ne sei accorto!»
«Gli altri erano impegnati e hanno mandato me a svegliarti, Miss Lunastorta!» disse lui.
«Com’è che mi hai chiamata?» chiese Chandra.
«Miss Lunastorta, suscettibile, permalosa, irritabile» le rispose il ragazzo. «Ti sei alzata dal letto col piede sbagliato, stamattina?»
«Ma se sono ancora coricata?!» gli fece notare Chandra, scuotendo la testa.
Lo sconosciuto rifletté qualche secondo; poi, disse: «Se hai finito di puntualizzare e controbattere a tutto ciò che dico, di sotto ti stanno aspettando. Faremo colazione e partiremo prima di pranzo, quindi alzati e datti una mossa.»
«Non sei molto pratico con le ragazze, vero?» dedusse Chandra, chiudendo gli occhi a fessure e assumendo un cipiglio sospettoso.
«In realtà, sapientona, non sono pratico col genere umano!» precisò il ragazzo. «Preferisco di gran lunga le macchine.»
«In che senso???» chiese Chandra.
«Colpa del mio DNA» spiegò lo sconosciuto. «Sono Leo Valdez, figlio di Efesto dio del fuoco. Lui è una specie di vip tra i fabbri e i costruttori di macchinari, quindi puoi capire cosa intendo. Se poi aggiungi i geni di mia madre, che lavorava in un’officina ...»
«Capisco» lo bloccò Chandra. «Ora, Leo Valdez, se mi vuoi scusare, vorrei lavarmi e vestirmi.»
«Tolgo il disturbo» capì il ragazzo.
«E comunque,» aggiunse Chandra, «prima di partire, vorrei vedere la mia migliore amica per dirle che andrò via per un po’.»
«Negativo! Non si può fare» si rifiutò il ragazzo. «Non puoi rischiare la vita per una cosa così stupida! E poi, dobbiamo partire al più presto.»
«Non è stato molto saggio, da parte tua, definirmi “stupida”, non credi?» gli fece notare Chandra.
«Non ho definito te “stupida”, Miss Sotutto!» puntualizzò Leo. «Solo l’idea che hai avuto. E comunque, non se ne fa niente. Mi dispiace» aggiunse, prima di uscire dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle.
Chandra rimase bloccata nel letto, indispettita per l’atteggiamento di uno dei tre grandi semidei che Talia le aveva annunciato. Chi credeva di essere, quel Leo Valdez, per parlarle così? Decise di fargliela pagare e, senza pensarci, inviò un messaggio a Vivian, dandole appuntamento verso le undici fuori dal bar che si trovava lì vicino. Poi, si diede una sistemata e indossò un abito color salmone, lungo fino alle ginocchia e stretto in vita da una cintura turchese, abbinata ad un paio di zeppe e ad un elastico tra i capelli dello stesso colore; fece, quindi, un respiro profondo e scese di sotto, pronta per salutare, forse per l’ultima volta, la sua cara Tata, che non aveva mai lasciato sin dalla nascita.
 
 
***
 
 
«Non se ne parla!» la rimproverò Talia, quando Chandra le rivelò del messaggio inviato a Vivian.
«Ma è la mia migliore amica» protestò la ragazza. «Non posso sparire senza dirle niente!»
«Chandra, ti rendi conto che ti sta cercando parte dei semidei di tutto il mondo?» si infuriò la Cacciatrice. «Come possiamo proteggerti, se te ne vai tranquillamente in un luogo pubblico pieno di potenziali nemici?»
«Tata, dille qualcosa» supplicò Chandra, rivolta alla donna.
«No, piccolina» disse dolcemente lei. «Talia ha ragione: non puoi mettere in pericolo la tua vita per una sciocchezza del genere. Parlerò io con Vivian, quando sarai partita» aggiunse, mentre, dietro di lei, Leo Valdez sfoggiava un’espressione saccente.
«Va bene, allora!» si arrese Chandra, incrociando le braccia e appoggiandosi al muro. «Visto che siete schierati tutti contro di me ...»
«Piccolina, sai che abbiamo ragione» la interruppe Tata.
«... manderò un messaggio a Vivian per avvisarla di passare da te più tardi» continuò Chandra, rivolgendosi alla donna ed ignorando la sua interruzione. «Ora, spiegatemi: perché la signora Wicked ha permesso a tutti voi di entrare in orfanotrofio? Ha sempre fatto tante storie, quando le ho chiesto se poteva stare Vivian.»
«Beh, diciamo che c’è stato un piccolo incendio al terzo piano, nella stanza vuota vicino alla sua!» spiegò Leo, soffiandosi i pugni chiusi, come se fossero pistole, e sorridendo in modo furbesco.
«Un incendio che non ha provocato danni di nessun tipo alle persone» precisò un ragazzo dietro di lui. Aveva dei capelli neri spettinati e degli occhi profondi color del mare; quando si mosse per avvicinarsi a lei, Chandra percepì un odore di salsedine che le infuse una gran tranquillità, quasi fosse cullata dalle onde del mare.
«Tu sei figlio di Poseidone!» dedusse la ragazza.
«Proprio così» confermò lui. «Percy Jackson al tuo servizio! E, prima che tu me lo chieda, anche io sono d’accordo con Talia e la signora che chiami Tata: non puoi affrontare un tale pericolo per vedere un’amica» aggiunse, accompagnando le parole con un gran sorriso.
«Non lo farò, tranquillo» acconsentì con facilità Chandra, suscitando uno sguardo di disappunto in Leo Valdez. «E tu devi essere Annabeth Chase» aggiunse, rivolgendosi alla ragazza bionda che stava in disparte e non aveva ancora parlato.
«Figlia di Atena e cervello dell’impresa» aggiunse Percy, tirandola avanti e ponendole un braccio sulle spalle.
Dalla reazione affettuosa della ragazza, i cui occhi grigi sembravano poter fulminare in un battito di ciglia il primo malcapitato di turno, Chandra dedusse che tra i due ci fosse una relazione.
«Percy mi sopravvaluta» commentò Annabeth, scompigliando dolcemente i capelli del ragazzo. «Ma farò di tutto per proteggerti, tranquilla.»
«Molto bene» si intromise Leo. «Ora che abbiamo fatto le presentazioni, mangiamo qualcosa alla svelta e partiamo, perché non so quanto durerà il diversivo di sopra.»
«Con quale mezzo raggiungeremo la Grecia?» chiese Chandra, curiosa.
«Dolcezza, non preoccuparti del mezzo» intervenne il ragazzo scheletrico. «Zio Leo l’ha costruito personalmente e ti porterà a destinazione sana e salva!»
 
ANGOLO AUTRICE
 
Finalmente sono riuscita ad ultimare anche questo capitolo e spero vivamente che possa piacervi. Come al solito, ringrazio tutti coloro che l’hanno letta e visualizzata e coloro che l’hanno messa tra le seguite, tra cui la new entry Anubis347.
Buona lettura
Flowerina
   
 
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