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Autore: HatoKosui    07/08/2016    2 recensioni
Nishiyoshi Mayori è una studentessa dello Yosen. Dalla fervida immaginazione e dal carattere diretto e diffidente, se ne sta sempre sulle sue, fa poca attenzione al mondo che la circonda ed ancora di meno ai ragazzi che le parlano. A malapena ricorda i loro nomi.
O almeno questo accadeva prima di conoscere Kise Ryouta. Travolta dal modello durante un viaggio in bus si ritrova a dover resistere ai suoi corteggiamenti... e come se non bastasse, sembra che la coach del club di basket della sua scuola la voglia in squadra ad ogni costo come manager.
Mayori è una ragazza semplice.
O almeno credeva di esserlo prima di innamorarsi di... di chi, esattamente?
Genere: Erotico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atsushi Murasakibara, Nuovo personaggio, Ryouta Kise, Tatsuya Himuro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Premessa

Ecco dopo un'eternità il nuovo capitolo. Finalmente ce l'ho fatta! Vi prego scusatemi... dai, l'ho allungato parecchio stavolta xD Comunque visto che non è un bel periodo per me ci ho messo davvero tanta fatica a fare questo capitolo quindi spero che sia venuto decente o comunque all'altezza degli altri. Fatemi sapere, mi raccomando :*

-HK

 

 

 

 

CAPITOLO 9: ACCADUTI

 

 

-Certo, con chi credi di avere a che fare?

Lui si illumina. Il suo volto si stira in una espressione di gioia, di eccitazione, nei suoi occhi brilla ancora una volta quella luce, quel qualcosa di magico e dannatamente attraente. Così attraente da farmi dimenticare delle scale.

-ATTENTA!

Chiudo d'istinto gli occhi, sentendomi mancare per qualche secondo la terra sotto i piedi, mi sento persa. Proprio come la prima volta che ci incontrammo, però, quando ri apro gli occhi, mi ritrovo tra le sue braccia, mentre il suo profumo mi investe. Proprio come la prima volta che ci incontrammo, però, quando apro di nuovo gli occhi, mi ritrovo tra le sue braccia, mentre il suo profumo mi investe. No, non mi investe, mi stordisce. Quell'odore, così dolce, mi fa girare la testa. Riprendo lentamente coscienza di ciò che mi circonda ed il mio cuore inizia a battere irregolarmente, all'impazzata.

-K...Kise?

Dico sommessamente. Siamo ancora in piedi, ma abbiamo saltato quattro o cinque gradini e non saprei dire neanche come. Il mio corpo è bloccato tra le sue braccia, mentre lui con una mano si appoggia alla ringhiera. Sento il suo respiro irregolare ed avverto, muovendomi di poco, anche i suoi muscoli, sotto la camicia. Arrossisco involontariamente ed il mio volto brucia.

-Stai bene Nishiyoricchi?

Dice lui con voce bassa e non accenna a staccarsi da me. Cerco di riprendere la calma.

“Respira piano, dai” Mi dico “Se non faccio attenzione se ne accorgerà...”
Kise è caldo, caldo e dolce, come la mia cioccolata calda. Non mi ero mai accorta di quanto fosse piacevole il suo odore – certo, solo quello però. E forse neanche così tanto.

-S...si

Maledizione, la mia voce viene fuori più tremolante di quello che avrei voluto. Mi fa sentire così stupida! Non so, inoltre, dove appoggiare le mani, le tengo sospese oltre il suo busto, mentre sento la sua, quella che mi tiene stretta a lui, pigiare sulla mia schiena. Quelle mani. Cala il silenzio e stranamente non so che dire. Non mi era mai capitato di trovarmi in una situazione tanto scomoda, imbarazzante e pericolosa.

“Dovrei dire qualcosa. Come stai? No, non mi interessa come sta. Voglio dire, poteva non buttarsi...”

Abbasso il viso e mi ritrovo praticamente nascosta tra le sue braccia. Il suo cuore, da qui posso sentirlo, batte veloce.

-Sei più piccolina di quello che sembri...

Dice lui, il suo tono è scherzoso, ma sembra a disagio. La cosa mi tranquillizza.

-Mi stai dicendo che sembro grassa?

Kise emette una risatina sommessa.

-Assolutamente no, Nishiyoricchi. - La sua presa si fa più ferrea perché porta anche l'altra mano ad abbracciarmi ed io sussulto, per fortuna di poco. Lui continua.

-Mi eri sembrata subito molto carina...

Quelle parole mi fanno girare la testa. Maledetto. Maledetto! Per un attimo avevo perso la concezione dello spazio. Ora mi sento in trappola, mi sono fatta catturare... come riuscirò mai ad uscire da questo groviglio di braccia? Non posso riuscirci se lui mi tiene così stretta a se.

-M...modello, lasciami...

Dico piano, mentre sento le gambe tremare per una qualche ragione che neanche io conosco.

-Le tue gambe reggeranno il tuo peso se ti lascio andare?

Il mio cuore si ferma di botto, come se fosse stato stritolato. “Se ne è accorto”

Uno stano senso di inquietudine mi attanaglia, come se non sapessi davvero più come proteggermi. Cosa devo dire, cosa sta insinuando, cosa vuole che succeda?

Mi faccio coraggio, abbasso lo sguardo, mi sento a disagio, così a disagio che potrei vomitare dalla vergogna.

-C...certo – Dico, a bassa voce -Non mi sarei comunque fatta niente, sto benissimo.

Lui rimane in silenzio e non accenna a volermi liberare.

-Modello, cosa vuoi da me....?

Gli chiedo, convinta che la risposta non possa farmi male in nessun modo, ma proprio quando lo sento prendere fiato per rispondere, la porta si apre.

-Nee-chan sono passato a prendere le borse per rimanere da-

Mio fratello si blocca sull'uscio, io mi giro e da poco sopra il braccio di Kise lo guardo, mentre il Modello fa lo stesso. Tutti cadiamo nel silenzio più totale.

-Cho? -Dico piano, mentre non riesco a pensare a nulla. Mio fratello, con il suo amico dietro alle spalle, lascia cadere a terra la borsa e con la bocca aperta dice:

-Scusate

Il suo amico, lo vedo chiaramente, soffoca una risata e si nasconde dietro alla porta. Kise si tira indietro, lasciandomi e sorride.

-Molto piacere, io sono Kise Ryota.

-Cho Nishiyoshi – Dice mio fratello, mentre i suoi occhi nocciola mi guardano quasi esterrefatti.- Comunque io prendo questa e me ne vado...

Prende una delle borse che erano lì sull'ingresso e ci sorride amabile.

-Scusate ancora per l'interruzione. Kise-san, spero di conoscerti un giorno!

E detto ciò scompare oltre la porta, lasciandomi senza parole, ancora sulle scale.

-Tuo fratello ti assomiglia.

Io sento chiaramente che tutta la mia vergogna è sparita lasciando posto alla rabbia.

-Kise, esci subito.

Kise mi guarda sorpreso, biascicando qualcosa. Io mi metto dietro di lui lo spingo con le mani, lo faccio scendere e lo incoraggio, aprendo la porta, ad uscire.

-Per favore, fuori.

Kise mi guarda. -Nishiyoricchi, aspetta un secondo io...

-Kise, fuori!

Il modello mi guarda dispiaciuto, io sono irremovibile. Mi fa saltare i nervi.

-E va bene, ma...- Fa per uscire, con le mani in tasca e l'espressione dispiaciuta -Promettimi che mi scriverai...

Mi sento girare ancora una volta la testa a vedere quei suoi occhi d'oro liquido e per istinto lo spingo con una mano fuori e gli chiudo la porta davanti, con un sonoro rumore.

-Maledizione...

Mi dico, appoggiandomi alla porta chiusa e scivolando giù, per far si che le mie gambe si tranquillizzino. “Aveva ragione, le mie gambe non avrebbero retto il mio peso”

Dall'altra parte della porta sento ancora la sua voce.

-Nishiyoricchi, oggi sono stato bene... spero di rivederti.

E tendendo l'orecchio avverto i suoi passi allontanarsi. Mi sento male. Male come quando da piccola facevo gli scherzi ai miei fratelli e loro si facevano male sul serio. Mi sento come quando mia madre mi sgridava e non potevo dire nulla perché era ovvio che avesse ragione. Mi sento uno schifo. Ancora. E tutto questo solo per colpa di quello li.

Maledizione.


 


 

°°°


 

Mio fratello frequenta il primo anno dell'università di medicina. Mia madre ha sempre elogiato l'intelligenza, la voglia di fare e l'umiltà dei miei fratelli, specialmente di Cho, che dopo aver passato un brutto periodo in ospedale aveva pensato bene di donare tutta la sua vita a quella medicina che l'aveva riportato su questo mondo.

Nulla di più scontato a parer mio.

Una storia come tante altre, una di quelle cose che spesso nei film si vedono, come chi è stato adottato e dedica la vita ad altri orfani. Per quanto riguarda me, beh, sono sempre stata mediocre. Anzi, pigra. E in questo periodo, mentre sto seduta sui banchi di scuola, me ne sto sempre di più rendendo conto. Mi viene da pensare a Kise, sempre. Mi distraggo solamente per parlare con qualche compagno – poche volte – o con Murasakibara, che da un po' di tempo a questa parte ha iniziato a considerarmi di più.

La cosa mi da fastidio, ma non faccio nulla perché se mi lasciasse nel mio silenzio probabilmente finirei per ricadere nei miei pensieri osceni che mi fanno visita ormai tutte le notti.

-Mayochin, hai delle occhiaie grandissime oggi...

Mi giro, siamo a scuola, seduti a mangiare, uno davanti all'altro, con accanto anche Himuro. Mi viene solo da sospirare, mentre addento la frittata della mamma.

-Si...

-Non stai dormendo?

Mi chiede Himuro da dietro quella sua frangia. Dall'ultima volta che ci siamo visti nessuno ha fatto parola riguardo all'appartamento, solo abbiamo tutti e tre fatto finta che non sia successo nulla – perché poi, in realtà, non è successo nulla.

-Non molto, ultimamente. Sarà per lo stress.

-Dovresti dirlo ad un dottore.

-Mh, magari lo farò.

“Si ci avevo pensato anche io, ma la cosa non sarebbe andata bene... voglio dire, se venisse fuori che faccio sogni erotici su di un ragazzo.... morirei. Già è stato troppo dover spiegare la presenza di Kise a Cho, figuriamoci alla mamma ed anche agli altri...”

Cho si era trattenuto dal raccontare dell'accaduto, così la cosa era finita nel cassetto sotto al letto, pronta per essere tirata fuori in caso di necessità. Io odio queste cose e odio i cassetti sotto al letto.

-Mi sembrate molto più stanchi anche voi, comunque. È successo qualcosa?

Chiedo, non che mi interessi, ma non voglio parlare delle mie occhiaie.

-No, direi di no.- Dice Himuro. Io lo guardo con una bacchetta ancora in bocca e lui sorride come suo solito. -Siamo ansiosi per la partita di giovedì.

Murasakibara sta zitto e mangia, così penso che ci sia qualcosa di speciale in quella partita, altrimenti avrebbe iniziato a cambiare discorso.

-Conto chi giocate?

-In realtà è un'amichevole, ma ci sono degli individui che ci hanno dato fastidio al torneo.

Prendo un pezzetto del mio bento e mentre mangio vedo il Gigante stringere di poco le sue bacchette, con aria contrariata.

-Aominechin è fastidioso...

-Aomine?

Mi ricorda qualcosa questo nome, qualcosa che ho sempre sentito, ma che mi sfugge. Forse dovrei chiedere ad Hibiki.

-Daiki Aomine, della Tohoo Gakuen. Lo conosci ?

Scuoto la testa disinteressata.

-Direi di no. Perché dovrei poi?

-Aominechin è il rivale di Kisechin.

Guardo il Gigante di scatto, senza rendermene conto. Himuro continua interrompendolo.

-Ho sentito che non è mai riuscito a sconfiggerlo, giusto Atsushi?

Murasakibara annuisce mentre continua a mangiare e sempre con la bocca quasi piena mi rivolge un suo sguardo contrariato.

-Kise è il più debole di tutti noi, quindi è normale che perda.

Non so perché ma la sua affermazione mi ha infastidita, qualcosa che mi ha preso alla bocca dello stomaco. Himuro se ne accorge, mi guarda ed io incontro quelle due pozze grige che non mi trasmettono nulla di particolare, sempre così difficile da leggere.

-Mayori, ti piacerebbe venire a vedere un nostro allenamento?

-No.

Himuro ride sommessamente, poggiandosi su di una mano.

-Immaginavo... però potresti vedere la forza di Atsushi e perché no, magari la potenza della nostra squadra.

Abbasso gli occhi sul mio bento, infastidita da quello sguardo penetrante ed opprimente che Himuro mi rivolge. È come se dicesse “Lo sai che farò in modo che tu venga, non puoi dire di no”.

-Non mi piace molto assistere a delle partite di Basket. Anzi, lo odio. Quindi perché dovrei venire?

-Neanche a me piace in Basket- Mi interrompe il Gigante, che aveva finito il suo bento ed io lo squadro scettica

-E allora perché ci giochi?

Murasakibara si sdraia letteralmente sul banco, facendo arrivare le sue mani proprio accanto al mio busto. Io mi irrigidisco in modo che non possa toccarmi. Lui mi guarda, dal basso.

-Perché ho talento.

Alzo un sopracciglio. -Talento dici?

-Senza talento non vinci. È per questo che noi siamo una tra le prime squadre del torneo. Il basket è uno sport ingiusto per natura.

-A parer mio il talento non è tutto. Una persona che parla così è solamente qualcuno che non ha provato a giocare con una vera squadra.

Il gigante aggrotta le sopracciglia, mi fissa e mi risponde con un mugolio lungo e basso.

-Mmmh, mi stai infastidendo, mi viene voglia di schiacciarti...

Himuro ride ed io non sono così sicura di aver capito bene cosa intende il Gigante, ma lascio correre perché non voglio litigare.

-Mayori, sono sicuro che ti piacerebbe venire a vederci. Sei una che se ne intende almeno un po', no? Poi... potrebbe essere un'occasione per fare amicizia.

-Murochin, hai invitato anche la ragazza del bar...?

Cantilena Murasakibara, appoggiando la testa su di un braccio in modo molto infantile. Io rimango perplessa e guardo Himuro che mi risponde sorridendo.

-Ho invitato anche Hashi... spero non ti dispiaccia.

-No.

-Quindi verrai?

Mi sono fatta fregare.

-Forse.

“Giusto per vedere con i miei occhi questo famigerato talento”


 

°°°


 

Mi incammino da sola verso la palestra, con la borsa sotto braccio ed un'ansia non indifferente. Sono passati due giorni da quando Himuro mi ha invitata agli allenamenti del club, ma non sono mai potuta andarci.

“Non è che non abbia voluto è che proprio non c'era tempo, ecco. Non si arrabbierà di certo...”

Penso mentre mi dirigo verso la porta di ferro aperta e contornata da una rete di protezione simili a quelle usate nelle ore di Pallavolo. Rallento il passo, mi viene in mente la prima volta che sono entrata nella mia palestra, un ricordo veloce e silenzioso...


 


 

Avevo più o meno dodici anni. A quel tempo frequentavo la prima media da solamente due mesi e mia madre – appoggiata fermamente da mia nonna di 93 anni - insisteva molto sulla mia presenza in un club. All'epoca ero più brutta di qualsiasi cosa sulla terra, compresi i calamari, così avevo provato a trovare un club che fosse non molto numeroso e non molto conosciuto. Il club di basket faceva al caso mio. La nostra scuola aveva due palestre separate così era ancora più difficile fare amicizia ed il club era costantemente isolato dietro quei cespugli di rose mal coltivate. Il primo giorno entrai nella palestra vestita a tema, munita di rigoroso giacchetto nero pece e pantaloni neri lunghi più di quanto avrebbero dovuto. Mi avvicinai piano piano alla porta di ferro chiusa, con il cuore in gola, con la bocca asciutta e lo stomaco chiuso, mentre sentivo i rumori delle scarpe sul parquet che sembravano intonare un ritmo macabro da thriller. La mia mano era sulla maniglia, mi sarebbe bastato fare un po' di forza, poca poca e sarei stata lì con le altre.

Avvertì una voce.

-Ok allora, vado subito a cercarla!

D'un tratto la porta si aprì di scatto, così velocemente che mi domandai se non fosse scomparsa. Il risultato fu che indietreggiai spaventata ed un po' perché avevo i pantaloni esageratamente lunghi, un po' perché non avevo realizzato di avere un gradino alle mie spalle, caddi rovinosamente a terra.

-Oh... - Disse la ragazza a cui apparteneva la voce.

Dietro di lei si fecero avanti altre due giovani, una delle quali era proprio Hibiki.

-Mizu-san, l'hai trovata a quanto pare!

Mi alzai goffamente usando una mano e le osservai. Mizu era bassissima, forse 140 centimetri e portava i capelli corti e biondi, raccolti ai lati da due forcine a forma di stella blu. Hibiki era già formata per la sua età, aveva indosso la divisa della squadra e portava i capelli lunghi e rossi, legati all'estremità da un elastico nero. A destra invece, vi era una delle ragazze che non vorrei per nulla al mondo ricordare. Mi domandai spesso se non fosse uno scherzo del destino averla conosciuta.

-Ti sei fatta male?

Mi domandò Hibiki, avvicinandosi e porgendomi gentilmente la sua mano. Io la osservai spaventata, quasi come se fosse un mostro. Mizu fece qualche passo avanti e arrossendo distolse lo sguardo.

-No.- Dissi -Avete cercato di uccidermi, ma non ci siete riuscite.

Hibiki mi rivolse un sorriso per nulla in difficoltà, anzi si sedette accanto a me, con le gambe unite sotto il suo peso. Io non le rivolsi le mie attenzioni, era così bella che sembrava dover scomparire da un momento all'altro.

-Ma dai, chi mai vorrebbe ucciderti?

E rise un poco, giusto il tempo necessario per far si che Mizu si avvicinasse.

-S...sei la nuova ragazza?

-Si, sono Nishiyoshi Mayori.

-Terumi Hibiki.

-Hoshigawa Mizu, scusami per prima.

-Non ho molta voglia di scusarti...- Sussurrai contrariata, alzandomi e pulendomi i vestiti. Lei mi guardò presa alla sprovvista.

-C..cosa?

-Mizu non è cattiva, Mayori-san. È solamente impulsiva...

Disse Hibiki, ma io non la guardai.

-Un pò troppo in effetti...

-Come se tu non lo fossi, in fondo sei caduta da sola!
Replicò la biondina, mentre Hibiki sorrideva.

-Su su, ragazze...

-Io sono caduta perché tu mi hai fatta cadere...!

-Sei una che da la colpa agli altri non è così!?

-Perché tu che cosa hai appena fatto?

Mi incamminai seguendo Hibiki dentro la palestra e proprio vicino a me venne Mizu. Quella ragazza era bravissima a mentire a se stessa ed anche agli altri, infatti venni a scoprire solo dopo due mesi che piangeva ogni notte per avermi fatto cadere nel mio primo giorno di presentazione al club. Inutile dire che scoppiai a ridere quando me lo raccontarono.


 

Mi avvicino alla porta molto più rilassata dopo quel ricordo nostalgico. Mi faccio forza, mi avvicino alla maniglia, senza la gola secca o il cuore a mille, ma ancora una volta la porta si apre di scatto, senza che io la tocchi.


 

  
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