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Autore: _Sherazade_    08/08/2016    1 recensioni
Livia parte per Roma per fare una bella sorpresa al fidanzato che si trova nella città eterna per lavoro. La vera sorpresa però, sarà il ragazzo a farla alla povera Livia: Ernesto stava infatti trattenendo una relazione con un'altra ragazza.
Delusa e amareggiata, Livia vorrebbe far ritorno a casa, Patrizia però, l'altra ragazza di Ernesto, la convince a rimanere, a godersi la vacanza e a dimenticarsi del verme che le aveva ferite entrambe.
Tutto sembra andare per il meglio, quando Livia, in visita al Colosseo, comincia a sentirsi strana.
Quando si riprende dal malore, sente grida e tamburi provenire dall'antica arena, torna alla platea e scopre con gran sorpresa di essere tornata indietro nel tempo.
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Storia partecipante al contest "Summer: urge to Holidays" indetto da Jadis_ sul forum di efp.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico, Sovrannaturale
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III


La mia storia stupì i due uomini, ma, come immaginavo, non venni accusata di essere una strega, e nessuno dei due dubitò delle mie parole. Anzi...
- Aelius, questo spiega anche le vostre visioni... – disse Quintus, e l'Imperatore annuì.
- Anche voi... - chiesi. L'Imperatore annuì.
- Da mesi, un leonessa e un lupo hanno fatto visita nei miei sogni. Il lupo ero io, e c'era una belva che mi minacciava. Io ho provato a difendermi, ma la belva stava per avere la meglio, fino a che non giunse la leonessa a salvarmi. - la leonessa... ero io. - Quando provavo a ringraziare il felino, questo fuggiva da me, verso l'Amphitheatrum Flavium. La seguii, e tutta l'arena era illuminata; la leonessa svanì, e vidi in lontananza una ragazza di spalle dai capelli castani... - prese una delle ciocche che mi ricadevano sulle spalle e se la avvolse fra le dita. - ...come i tuoi. - disse incrociando il mio sguardo.
Avevamo entrambi avuto visioni simili, le quali ci avevano condotto fino a quel preciso istante.
- Se gli Dei ti hanno condotta a me, non posso che esserne grato e onorato. - disse l'Imperatore, scrutandomi coi suoi meravigliosi occhi blu.
- Non c'è dubbio, Aelius, che la ragazza ci sia stata inviata per potervi salvare.
Passammo la serata a parlare di tante cose; di tanto in tanto mi correggevano alcune espressioni, ma non mi sentivo a disagio per le mie carenze linguistiche.
I due uomini mi chiesero notizie sul futuro, all'inizio non sapevo se rispondere loro o meno, ma le loro domande erano tali che non rischiavo di alterare in alcun modo l'avvenire.
Mi chiesero, ad esempio, se l'impero romano fosse sopravvissuto fino al mio tempo. Mi limitai a dirgli che i confini erano ridotti, con loro grande delusione.
Mi chiesero se nel mio tempo avessimo trovato un modo per viaggiare più velocemente da una città all'altra, o se le migliorie che loro avevano creato, erano sopravvissute al passare degli eoni.
Più parlavo con Aelius, e meglio comprendevo perché quello era stato un sovrano rispettato e amato. Era una delle persone più buone e genuine che mai avessi incontrato in vita mia.
Stavamo sorseggiando del vino, molto diverso da quello a cui io ero abituata, e l'Imperatore si intristì di colpo.
- Ci saranno di certo persone, nel tuo tempo, che sentiranno la tua mancanza.
- Sono l'ultima rimasta della mia famiglia. I miei nonni sono deceduti parecchi anni fa, mentre i miei genitori mi hanno lasciata solo da un paio di anni. Una brutta malattia se li è portati via entrambi. Nonostante i passi da gigante fatti dalla medicina, purtroppo eravamo arrivati tardi per intervenire.
- I vostri medici non sono riusciti a fare nulla? - chiese Quintus.
- Solo alleviare loro il dolore.
- Ma ci saranno i tuoi amici che penseranno a te.
- Amici e colleghi... Sapevano che sarei andata a Roma per qualche giorno. Fino a che non dovrò tornare al lavoro, nessuno si preoccuperà della mia assenza... mentre credo che la persona che sarà più in pena, sarà la povera Patrizia. - dissi sorridendo. Quella ragazza mi aveva preso in gran simpatia, e io stessa la trovavo molto dolce e simpatica. Di certo, non vedendomi più tornare, si sarebbe immaginata le cose peggiori. - Ci siamo conosciute da poco, ma è subito nata una grande intesa. - raccontai loro le circostanze del nostro incontro.
- Non c'è che dire. Avete fatto bene a piantare un uomo del genere. So cosa significa... - disse Aelius, soddisfatto e amareggiato allo stesso tempo. Mi ricordai di come l'Imperatore fosse sposato a Iulia, che solo questa mattina aveva cospirato contro di lui.
- Ad ogni modo... - non volevo guastare la serata, ma quella era una domanda che non potevo non porre loro. - C'è un modo per farmi tornare nel mio tempo?
I due uomini si scambiarono uno sguardo che non lasciava dubbi sulla loro risposta.
- Noi non sappiamo come aiutarti, sono stati gli Dei a inviarti a noi, e solo loro potranno farti tornare a casa.
- Potremmo chiedere all'oracolo... - propose Quintus, anche se Aelius lo squadrò inarcando il sopracciglio.
- Sì, l'oracolo potrà darci una risposta... Sappi però che qui da noi sei la benvenuta. Sarai mia ospite per tutto il tempo che sarà necessario. - quel sorriso rassicurante, mi fece desiderare di non voler più fare ritorno a casa.


L'indomani ci recammo nel tempio di Diana, dove dimorava l'oracolo.
Fummo accolti dall'anziano, che ci salutò con calore. Ci condusse fino alla grande sala del tempio dove, una volta fatta la sua preghiera, entrò come in trance, e, quando riacquistò i sensi, mi prese la mano fra le sue.
- Gli Dei ti accorderanno un giorno, e uno soltanto, per poter tornare a casa. Ti invieranno un segno, e allora dovrai recarti nel luogo dove è iniziato tutto.
L'anfiteatro! Mi chiedevo però quanto tempo ci sarebbe voluto.
L'oracolo non seppe dirci entro quando gli Dei ci avrebbero dato il loro segno, e per questo, non potei fare altro che approfittare ancora della gentilezza e dell'ospitalità di Aelius. Lui però sembrava molto contento della mia prolungata permanenza.
Insistetti per rendermi utile a palazzo, ma lui non voleva che mi affaticassi in alcun modo. Per venire incontro anche ai miei desideri, però, decise di consultarmi là dove aveva dubbi sulle costruzioni e sulle migliorie per la città.
Mi limitai a dargli giusto qualche dritta, qualche piccolo consiglio per rendere migliore la città per tutti quanti. Anche se poco, quel piccolo contributo da parte mia, riuscì a sbloccarlo dai suoi dubbi che l'avevano portato ad arrestare i lavori.
- Sei davvero un'amica preziosa. - mi disse lui cingendomi le spalle. Imbarazzata mi scostai arrossendo, e lui balbettò le sue scuse. Sentivo il cuore battere all'impazzata.
- Non c'è di che... Aelius.


Passavano i giorni, e io non pensavo neanche più al mio ritorno a casa.
Quintus mi dava una mano con la lingua, che oramai avevo fatto mia, ed Aelius, quando non era impegnato per questioni burocratiche, era sempre con me.
Mi sorpresi a realizzare che non mi mancava la mia epoca, o Ernesto. Ero felice proprio dove mi trovavo. La mia storia era finita molto prima che scoprissi di Patrizia... io avevo deciso di credere nell'illusione di quell'amore già finito. Ripensai a tutte le volte che lui partiva per lavoro, si faceva sentire, è vero, ma la distanza che si era creata fra noi era diventata incolmabile. Avevo finto di fronte all'evidenza, e questo non aveva fatto bene né a me né a lui.
Con Aelius le cose erano ben diverse. Sentivo crescere dentro di me un sentimento che non avrei dovuto provare. Quando stavamo separati, sentivo un peso sul cuore: volevo vederlo, volevo stare con lui... ma non potevo.
Non potevo permettere a quel sentimento di emergere, perché quello non era il mio posto.
Anche se io mi sentivo come a casa, anche se oramai mi ero perfettamente integrata, anche se sentivo che il mio sentimento era contraccambiato... quella non era davvero casa mia.
Un giorno, non sapevamo ancora quale, avrei dovuto far ritorno al mio tempo.
Se mi fossi concessa di amarlo, la separazione sarebbe stata ancora più dolorosa. Io ricordavo dai libri, che dopo il primo fallimentare matrimonio, Aelius si era risposato e aveva avuto una vita felice... non potevo impedirgli di compiere quello che era il suo destino.


Erano passati quasi due mesi, vivevo le mie giornate come una nobildonna romana.
La mattina venivano le ancelle a svegliarmi, con Drusilla a capo del gruppo.
Quella dolce ragazza era subito entrata nelle mie simpatie, divenendo la mia più stretta confidente.
- Credo che la tua presenza abbia giovato molto all'Imperatore. - disse lei mentre finiva di sistemarmi i capelli. - E non sono l'unica a pensarlo.
- Suvvia, siamo buoni amici e... godiamo entrambi della compagnia dell'altro. - minimizzai io.
- In città tutti si aspettano con ansia l'annuncio delle vostre nozze. - disse Aurelia, la più giovane delle mie ancelle; aveva si e no dodici anni.
Io ero imbarazzatissima, e mi affrettai a negare ogni coinvolgimento amoroso fra me e l'Imperatore.
- Anche se non è accaduto nulla fra voi, non significa che il vostro non sia un sentimento sincero. - disse Drusilla. - Solo un cieco non lo noterebbe.
- Grazie ai vostri consigli, - cominciò Fulvia, la più anziana, - i lavori per la città sono ripresi. Avete dato tanti buoni consigli all'Imperatore, e tutti sanno che alcune delle leggi proposte per agevolare la vita di plebei e schiavi, sono opera vostra.
- È tutto merito di Aelius... - dissi con ammirazione, - lui tiene a tutto il suo popolo. Sa che non può cambiare di netto tutte le leggi, ma ci prova un passo alla volta. Definirlo un uomo illuminato è riduttivo. Lui è... - mi interruppi, quando sentii su di me le occhiate sornione delle ancelle. - Questo non significa nulla. - balbettai, e le ragazze scoppiarono a ridere.
- Non c'è nulla di male nell'amare qualcuno. - Drusilla mi fece alzare. - Rischi di offendere Venere se non rendi onore a un sentimento così meraviglioso.
Bussarono alla porta. Nero, che nel frattempo era stato promosso da semplice soldato a mia guardia personale, mi chiamò: Aelius mi stava aspettando per una passeggiata.
L'Imperatore mi raccontò della sua giornata, e dei prossimi impegni. Voleva che partecipassi a una riunione con i suoi più stretti collaboratori.
- Non sarà troppo? Insomma, non vorrei che qualche senatore vedesse male la mia intromissione in questioni che, a conti fatti, non mi riguardano.
- A dire il vero, - disse lui fermandosi di colpo, - credo che nessuno potrebbe avere da ridire qualcosa su di te. Sembrano tutti entusiasti per le nuove proposte. Con il tuo aiuto, sono riuscito a coniare un po' l'interesse di tutti quanti. - sembrava molto felice e soddisfatto. - Ora, però, basta parlare di lavoro. È quasi l'ora. - disse indicando l'orizzonte.
Mi aveva condotta su uno dei colli per poter meglio ammirare il tramonto. La vista era da mozzare il fiato, e sentivo che nulla avrebbe potuto rovinare quel momento.
Ci sedemmo sull'erba, ammirando il cielo che si tingeva di rosa, rosso e viola.
- La prima stella della sera. - dissi indicando Vespero1. Il vento fresco mi fece tremare, ed Aelius mi abbracciò per riscaldarmi. Mi voltai verso di lui sorridendogli, e quando incrociai il suo sguardo mi sentii sciogliere. Fu questione di un attimo, la sua mano che delicatamente mi sfiorava il viso, i suoi occhi blu che riflettevano la mia immagine, e il suo viso sempre più vicino al mio.
Ci baciammo, e sentii un fremito al cuore. Avrei voluto restare così in eterno, accanto a lui, ma accadde quello a cui né io né lui pensavamo potesse più accadere. Non in quel momento almeno.
Fu come se fossimo finiti in una dimensione onirica.
Eravamo vicini all'Anfiteatro, quando il lupo e una leonessa fecero capolino di fronte a noi.
Il lupo sembrava molto triste, e anche la leonessa. Guardai Aelius, era chiaro: quelli eravamo noi.
Il loro addio, era anche il nostro addio. Vedere quelle due creature distrutte per la loro imminente separazione, fu doloroso anche per noi.
La leonessa corse verso l'Anfiteatro, e svanì nella luce.
Io ed Aelius ci svegliammo da quella visione, colmi di una tristezza indescrivibile.
- Resta. - mi disse lui cingendomi la vita. - Resta con me. - Avevo le lacrime agli occhi.
Cosa dovevo fare? Se ci era stata inviata quella visione, visione che aveva coinvolto entrambi, come potevo oppormi?
Lo baciai, e gli dissi che quelli erano stati i più bei giorni della mia vita.
- Non ti dimenticherò mai. - dissi piangendo. Lui mi abbracciò e pianse con me.
Non pensavo che lasciarlo sarebbe stato un dolore così immenso.


Mano nella mano, tornammo in città e ci dirigemmo verso l'Anfiteatro.
Non riuscivo a guardarlo, il mio cuore era sul punto di spezzarsi.
Non volevo tornare a casa... Non potevo!
Eppure gli Dei ci avevano detto che quello era proprio il momento della nostra separazione, proprio quando ci eravamo scambiati quel bacio tanto atteso.
Mi fermai davanti alla struttura, ed Aelius mi strinse a sé, come se non volesse più sciogliere la stretta. Non voleva farmi partire, e io non volevo lasciarlo.
Lo baciai e mi staccai da lui.
- Non ti dimenticherò mai, Aelius, amore mio. - dissi piangendo.
- Nemmeno io... piangerò ogni giorno questo nostro addio.
Non ce la facevo, non potevo vedere l'uomo che amavo soffrire così ingiustamente.
Presi un profondo respiro, e corsi verso l'arena dove, ad aspettarmi, c'erano il lupo e la leonessa.
- Se vuoi puoi tornare a casa, Livia. - disse la leonessa.
- Segui la luce e potrai far ritorno alla tua epoca. - disse il lupo guardando verso il centro dello spiazzo. Era illuminato come nelle mie visioni.
Guardai loro e mi guardai indietro, verso Aelius. Cosa c'era nel mio tempo ad attendermi?
Nulla.
Con Aelius, invece, ero davvero felice. Mi sentivo completa, come mai mi ero sentita prima.
Guardai i due animali che stavano aspettando che io facessi qualcosa.
- Non è quello il mio posto. - dissi indicando la luce. - Io... voi correrete dei guai per ciò che voglio fare? Qualcuno dovrà pagare per questa mia scelta? - chiesi, temendo che se avessi seguito il mio cuore, qualche terribile disgrazia avrebbe potuto abbattersi su di noi.
- Tutto era già stato scritto. Se tu sei giunta fino a noi, un motivo c'era. - disse la leonessa sorridendomi.
Mi sentii il cuore più leggero, e corsi, verso il mio destino.


- Aelius! Aelius! - gridai con quanto fiato avevo in corpo. Lui era ancora ai piedi dell'Anfiteatro, quasi come se avesse sperato che io tornassi sui miei passi. Gli corsi incontro, gettandomi contro di lui, facendolo così cadere a terra.
- Temevo che non saresti... - disse stringendomi come se avesse avuto paura che io non fossi davvero lì con lui.
- Non potevo più tornare. Il mio posto è qui. Con te. - lo baciai con trasporto.
- Per sempre?
- Per sempre. - dissi sorridendo.


Pochi giorni dopo, io ed Aelius convolammo a nozze, coinvolgendo tutta la città nei nostri festeggiamenti. Il nostro regno sarebbe durato per molti anni, così come ebbi modo di studiare in passato e di vivere in prima persona. Lui era amato e rispettato, e io, al suo fianco, riuscii ad aiutarlo in tutte le grandi opere che si era prefissato di portare a termine.
Roma conobbe una nuova era di splendore grazie a lui, e io non potevo che esserne orgogliosa.


Erano passati alcuni mesi dal nostro matrimonio e una sera, mentre aspettavo che Aelius tornasse in camera, ricordai all'improvviso di un fatto che mi era successo quando ancora andavo alle scuole elementari.
Studiando la storia di Roma, ci soffermammo sull'Imperatore Aelius, e alcuni dei miei compagni scoppiarono a ridere vedendo un busto che lo ritraeva. C'era anche un busto della seconda moglie.
- Mamma mia, è bruttissimo. - scherzò un bambino, - e guarda, quella bruttona della moglie si chiama come te. - disse rivolgendosi a me.
- Non è poi così brutto. - dissi io un po' intimidita.
- Ahahah, ti piacciono i brutti. E anche tu da grande sarai bruttissima.
- Non è vero! - piagnucolai.
- Sì che è vero. Hai anche un nome da vecchia – il bambino continuò a prendermi in giro, coinvolgendo il resto della classe. Da quell'episodio odiai il mio nome, anche se la mia passione per la storia non venne scalfita altrettanto facilmente.


- Perché ridi? - mi chiese Aelius, entrando in camera. Mi raggiunse sul letto e cominciò a massaggiarmi la pancia che venne scossa per un attimo dal calcio del nostro piccolo.
- Ho pensato a una cosa successa tanti anni fa.
- E a cosa?
- Al nostro primissimo incontro. - risi. - Non potevo immaginare che quella Livia, ero proprio io. - dissi baciandolo.
Lui non capì a cosa mi riferissi, ma immaginò immediatamente che stavo parlando di qualcosa avvenuto nella mia epoca.
- E rammentami... come è stato? - sorrise.
- Eri strano, ma c'era un qualcosa in te che mi aveva già colpito. - dissi sfiorandogli i ricci. - Senza saperlo, stavo già guardando il mio imperatore.
Lo baciai, ancora e ancora, immaginando che, dall'alto dei cieli, la Dea dell'Amore sorridesse soddisfatta, lei che aveva intriso il filo delle Parche di un amore che andava al di là dei secoli, al di là del tempo.
Se mi avessero detto che avrei dovuto viaggiare nel tempo per trovare l'amore non ci avrei mai creduto. Ma ogni volta che mi specchiavo in quei limpidi occhi blu, sentivo che ogni cosa era possibile.





 
1Vespero, nome attribuito al pianeta Venere, quando è visibile dopo il tramonto.


 
L'angolo di Shera ♥


Salve a tutti, a dispetto di quanto annunciato, ho deciso bene di pubblicare oggi la storia per intero, dopo una piccola batosta, ho bisogno di far gongolare un poco l'ego.
La storia, come credo di aver accennato nel primo capitolo, non è un lunga, e l'approfondimento dei personaggi è da libro Harmony. Per una mia liberissima scelta.
Son contenta di questo racconto, corto e imperfetto quanto volete, ma mi piace.
Mi piace Roma, e ho una certa passione per Colosseo, Foro e per l'altare della patria.
La mia recente visita a questa meravigliosa città, ne ha fatto accrescere l'amore che già provavo.
So che questo non è uno dei miei racconti migliori, ma mi piace.
Non sono napoletana, ma questo detto ben si addice:

Ogne scarrafone è bell' a mamma soja.

In ogni imperfezione, io amo i miei racconti, che sono un po' come i miei figli.

Detto questo, spero la storia vi sia piaciuta.
Qualunque osservazione, critica, o complimento, è bene accetto. 
Ringrazio di cuore vero2000 e Manto, per aver aggiunto la storia fra le seguite e le preferite.
Un abbraccio a voi che mi seguite e che apprezzate quello che questa mente malata ha deciso di partorire.
Davvero, grazie infinite ♥


Shera ♥

 
  
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