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Autore: blu992    09/08/2016    13 recensioni
Dalla storia:
Lydia Martin e Stiles Stilinski sono lieti di invitarvi alla loro festa di fidanzamento che si terrà nella casa della famiglia Martin il giorno 26 Maggio
[Sterek-All the way.] [Parte Text!fic]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I preparativi di quella festa l'avrebbero fatto impazzire. Erano le ventitré e trentanove del giorno prima e Stiles era seduto sul divano di casa Martin, testa reclinata sullo schienale morbido, occhi chiusi e in testa una lista di invitati che continuava ad allungarsi.  

È perché papà ha deciso di invitare anche i suoi colleghi della filiale di Los Angeles” gli aveva detto Lydia quella mattina durante una telefonata praticamente all'alba. Avevano passato, quindi, l'intera giornata a riorganizzare i tavoli nel grande giardino sul retro della villa, a sistemare i segnaposti, a fare in modo che il suo futuro suocero fosse seduto abbastanza vicino agli ultimi aggiunti, ma non troppo lontano dai colleghi del suo ufficio. Dopo erano passati alle telefonate al catering, per accertarsi della loro puntualità ed ora erano entrambi crollati su quel divano fin troppo comodo. 

Stiles sapeva che sarebbe dovuto andare a casa perché suo padre, nonostante lui fosse ormai un uomo quasi sposato, continuava a preoccuparsi se tardava, ma gli occhi non ne volevano proprio sapere di riaprirsi e quel dolce peso che gli si era appena poggiato sul petto non faceva altro che rilassarlo ancora di più.  

L'odore dello shampoo agli agrumi si Lydia gli stava invadendo le narici quando sentì la testa della sua fidanzata alzarsi di scatto e la sua voce esclamare “Ci siamo dimenticati di spostare Derek, Cora e gli altri due ospiti. 

Nonostante fosse più nel mondo dei sogni che in quello reale, Stiles se la ritirò addosso mormorando piano “Li abbiamo messi con Scott e Kira. Isaac vicino a Chris e quei tizi francesi che a quanto pare conoscono. Ora dormi, Lyds”. Nonostante la sua quasi preghiera, Lydia, però, aveva tutta l'intenzione di continuare a parlare 

“Chissà chi sono questa Raven e questo Thomas, vero?” 

Ora vorrei solo sapere cosa significa dormire per dodici ore” 

“Stilinski, dai!” 

“Martin, non ne ho idea. In fondo ti ha solo mandato una mail per chiederti se potesse portare due persone e tu gli hai detto di si chiedendogli i nomi, come possiamo saperne di più?” 

“Beh. Lei è una tipa con i capelli rossi, lui sembra Scott in formato gigante, hanno gli stessi occhi da cucciolo” 

“Cosa? E tu com-“ 

“Facebook. Sembrano tipi normali” 

“Meglio così. Già non vedo la necessità di invitare lui, figurati se si fosse presentato con due pazzi” 

“Ne abbiamo già parlato, dato il posto dove si svolgerà il matrimonio, voglio anche un Hale e Derek è molto meglio di Peter” 

“Cora non bastava? 

“Lei praticamente non ha quasi nessun ricordo della sua famiglia 

“Io continuo a pensare che non serve, ma se tu sei felice di averlo qui, chi sono io per non esaudire i tuoi desideri?” 

Mi stai diventando romantico?” 

“Potrei” 

“Se me lo dici come minaccia, non funziona” 

“Minaccia? Mia principessa, così mi ferisce!” 

Quindi tu dovresti essere il principe?” 

“Quando mi sposerà, lo diventerò” 

“Beh, non mi sembra manchi molto” 

“Nemmeno a me” 

“Bene. Ora dormiamo. Se continui a toccarmi così i capelli, potrei anche farti un bel regalo di fidanzamento domani” 

“Davvero? Cosa? 

“Sono stata in un negozio oggi. C'era tanto pizzo 

“Mi piace già come inizio” 

“Bene. Ora dormi o devi andare via?” 

“mando un messaggio a papà e ti raggiungo di sopra?” 

“Ok, ma non fare rumore o mamma si sveglia” 

 

 

 

 

Se a Stiles avessero detto, cinque anni prima, che quella mattina sarebbe stato seduto all'isola della cucina di casa Martin, con una tazza di latte tra le mani, non ci avrebbe mai creduto.  

Si era svegliato un'ora prima quando aveva sentito Lydia spostarsi nel letto. Non era ancora abituato a dormire insieme a qualcuno, si ritrovava sveglio ad ogni movimento del materasso e gli ci voleva almeno mezz'ora per sprofondare nel regno dei sogni. Per questo si alzava sempre un po' stordito e, nonostante fosse il primo a non chiudere per un secondo la bocca, le chiacchiere di quella mattina lo stavano lentamente esasperando. 

 

Stiles, hai preso il vestito in lavanderia?” 

“Si, signora Martin. Ieri pomeriggio. È già a casa mia pronto per essere indossato 

“Bene. Lydia, il tuo è andato a prenderlo tuo padre, credo che per le sette dovremmo essere già tutti pronti” 

“Mamma, mancano circa undici ore, lasciaci respirare, è solo una festa” 

“La festa di fidanzamento di mia figlia, se permetti. Stiles, cerca di non fare tardi” 

“Non si preoccupi, arriverò con papà, Scott e sua madre e Kira. Ora è meglio se comincio ad andare. Ho delle ultime cose da fare con Scott” 

 

Lo sguardo disperato che la sua fidanzata gli rivolse, non scoraggiò, però, Stiles dall'alzarsi e dal prendere il suo zaino poggiato alla porta della cucina. Non lo fermò nemmeno la velata minaccia, non tanto velata, che accompagnò, invece, uno sguardo quasi furioso. 

Sei sicuro che Scott non può aspettare che i miei genitori vadano al lavoro e che io abbia messo a posto le ultime cose?” 

“No, Lyds, mi dispiace. Ti chiamo più tardi, ok? Non guardarmi così, Martin” 

“Va, prima che ti urli nelle orecchie, Stilinski” 

 

Il sorriso di Lydia l'aveva però incoraggiato ad avvicinarsi per sfiorarle le labbra con le sue, in un breve saluto. 

“Ci vediamo dopo, io sarò quello che sembrerà ridicolo con la cravatta"
 

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In realtà Stiles non aveva nessun impegno col proprio migliore amico, infatti aveva anche provato ad organizzare un torneo di videogiochi all'ultimo secondo, invitando anche Liam, ma entrambi avevano gentilmente declinato la sua offerta. Il più piccolo, ancora all'ultimo anno di superiori, gli aveva detto che per partecipare alla festa quella sera avrebbe dovuto studiare tutto il pomeriggio, quando invece era abituato a farlo di notte. Scott gli aveva spiegato che non avrebbe potuto perché sarebbe dovuto andare alle tredici alla fermata degli autobus per accogliere Cora, Derek e i loro amici. Stiles aveva cercato di farsi dire perché mai Derek Hale avesse portato due estranei con sé, ma Scott l'aveva snobbato dicendogli “Se vuole te lo dice lui. Tu prova a chiederglielo”. Stava per dirgli che non ci avrebbe proprio parlato con uno che non vedeva da ben cinque anni, ma la chiamata era già stata interrotta.  

Quindi ora si ritrovava steso sul letto in camera sua a fissare il soffitto. Le mani incrociate dietro la testa e le gambe che non riusciva a tenere ferme. Quella serata sarebbe durata al massimo tre ore, ma gli stava generando un senso di ansia da almeno una settimana.  

Immerso nei suoi pensieri, Stiles saltò letteralmente sul letto sbattendo la nuca contro la spalliera e imprecando dopo essersi accorto che il rumore veniva solamente dalla porta che si stava aprendo e da suo padre che si schiariva la voce. 

“Tutto bene, figliolo?” 

“Pà, se avessi bussato, ora probabilmente non avrei un trauma cerebrale” 

“Esagerato. Agitato per la festa?” 

“Ancora deve cominciare e già non ne posso più 

“Non eri obbligato a farla” 

“Lo so, ma i genitori di Lydia ci tengono a queste cose e a lei non andava di contraddirli ancora. Sono ancora sotto shock per tutto il casino che è già successo” 

“Dai, pensa che durerà solo qualche ora e poi tornerà tutto normale. Anche tua mamma ed io ne facemmo una” 

“Davvero?” 

“Si. Solo che la nostra fu in una tavola calda, con hamburger e coca-cola” 

“Molto meglio di caviale e fiori e tovaglie sfarzose” 

“Punti di vista. Pensa che così stai obbligando Scott a mettere un abito elegante. Sarà divertente” 

Già. Ha detto che il nodo alla cravatta glielo ha insegnato Melissa, ma che si è quasi impiccato due volte” 

“Bene. Dai, ora alzati e aiutami a scegliere una camicia. Quella famiglia mette ansia anche a me” 

“Lydia però non è come loro” 

“Lo so, altrimenti non ti piacerebbe da almeno quindici anni. Devi sposare lei, non suo padre” 

“Che brutta immagine, papà!” 

 

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Quella casa era enorme, Stiles l'aveva sempre pensato. Fin da bambino, quando a volte passava per la strada in cui si trova la casa dei Martin, pensava che avrebbe voluto una villa come quella da grande. Magari anche con una piscina.  

Ora, invece, gli sembrava piccola. Molto, molto piccola. Era lì da almeno mezz'ora e già erano arrivate così tante persone che ne aveva perso il conto. Si stava anche stancando di starsene in piedi, oltre l'entrata, a stringere mani e a ricevere mascoline pacche sulla spalla da parte di gente che non aveva mai visto e di cui non ricordava nemmeno la metà dei nomi.  

Scott, poi, non gli era tanto di aiuto. L'aveva visto fare “ciao ciao” con la mano un paio di volte nella sua direzione con uno sguardo che era solo compassione. Si, si era divertito nell'afferrare la sciarpa azzurra di Isaac mentre gli diceva “è il ventisei maggio, evita di farmi sentire caldo al posto tuo, mi basta questo come regalo”; gli aveva anche fatto piacere e stringere un po' il cuore, il sorriso che Chris Argent aveva rivolto a lui e a Lydia. Un sorriso ricco di “Lei sarebbe stata felice per voi”. 

Ma ora si stava annoiando. Erano arrivati quasi tutti, ma alla lista mancavano ancora dieci persone. Il rumore di due auto, però, gli aveva mosso l'ultima scintilla di speranza che aveva in corpo e si era piazzato di nuovo un falso sorriso sul viso. Sorriso che, però, non era sfuggito a Lydia che l'aveva preso per mano sussurrandogli “È quasi finita. Dopo andiamo a disinfettarci le mani. Chissà dove le hanno messe tutti quei vecchi”.  

Per questo, Stiles, mentre alzava lo sguardo sui nuovi arrivati, non era riuscito a trattenere una risata ed era finito per fare quasi una specie di pernacchia in faccia ad un Derek Hale al massimo della sua forma sconcertata.  

 

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Il viaggio in aereo era stato tranquillo. Derek aveva dovuto stringere la mano di Raven solo per i primi cinque minuti, poi lei si era calmata e aveva cominciato ad assillare Thomas per farsi dire sopra quali città stessero passando. Aveva, poi, dovuto quasi legare il suo beta sul sedile per tenerlo calmo quando avevano attraversato una turbolenza nemmeno tanto turbolente, ma Thomas dopo pochi minuti aveva esclamato “Fanculo, se muoio mentre vado a Buco Hills, non posso farlo per la paura. Quando ci schianteremo ci penserò”. L'hostess gli aveva, poco gentilmente, chiesto di smetterla di dire certe cose ad alta voce per non agitare tutti i passeggeri. Thomas si era alzato sul sedile per scusarsi con tutti e per dire “Non moriremo. Se succedesse, però lo faremmo tutti insieme e sarebbe divertente!”. Raven gli aveva conficcato un artiglio in un braccio solo per farlo sedere.  

Per fortuna le valigie le avevano trovate in poco meno di mezz'ora, anche perché Raven stava già iniziando ad agitarsi perché “Quel vestito mi è costato un occhio della testa, capo. Se non me lo ridanno, sbrano tutti”. Derek non aveva nemmeno fatto in tempo a dirle che in realtà era stato lui a pagare l'abito, che la un trolley rosso era sbucato dal nastro trasportatore contemporaneamente a delle urla che gli avevano fatto alzare gli occhi al cielo e sorridere impercettibilmente.  

 

“DEREK HALE! FATEMI PASSARE, QUELLO È MIO FRATELL- MI TOLGA LE MANI DI DOSSO!” 

 

Per fortuna anche la sua valigia era arrivata presto ed era riuscito a salvare sua sorella dalla galera.  

Non era un tipo sentimentale, Derek, ma con Cora aveva una sola abitudine: Strofinare il naso nell'incavo del suo collo per sentirne l'odore familiare. Era stato il primo gesto che aveva compiuto la prima volta che sua madre gli aveva presentato la sua nuova sorellina. “Profuma già di branco”, le aveva detto.  

Se il viaggio in aereo era trascorso senza intoppi, non si poteva dire lo stesso di quello in autobus. Il mezzo era così pieno che solo Cora aveva trovato un posto libero e si era seduta reggendo la sua valigia e quella di Raven. Derek si era ritrovato schiacciato e in piedi tra Thomas e un signore che aveva preso a raccontargli la sua intera vita, probabilmente senza pensare minimamente che a Derek non interessasse il fatto che lui avesse tre gatti o che uno di questi era solito entrare dalla finestra dei vicini per rubare il cibo dalla tavola. A pochi minuti dall'arrivo, per fortuna, il tipo aveva ricevuto una telefonata ed Derek si era potuto girare verso il suo beta giusto in tempo per vederlo fare gli occhi dolci a Cora. Non si era ancora pentito di avergli rotto una falange, in più era stato così bravo da non farsi vedere da nessuno. Tranne che da Raven che gli aveva rivolto un sorrisino di scherno, ma lui non le aveva dato retta.  

L'essere schiacciato tra persone con troppi odori e troppe emozioni aveva distratto Derek e, quando l'autobus si era fermato, pensava mancassero almeno altri cinque chilometri. Lentamente, con le valigie tra le mani, era sceso insieme a tutti gli altri, ma si era fermato poco oltre gli scalini del mezzo. La scritta Benvenuti a Beacon Hills faceva mostra di sé proprio davanti ai suoi occhi. Un cartellone enorme, immagini di alberi della riserva e informazioni utili. Non che a lui servisse sapere quanto fosse distante l'ospedale o l'ufficio dello sceriffo o dove fosse il parco cittadino, ma si era perso ad osservare quella scritta. Ovviamente anche l'odore gli aveva invaso le narici. Profumo di piante conosciute, di natura e soprattutto di casa 

Quando sentì delle dita chiudersi intorno alle sue, non ebbe bisogno di girarsi, sapeva che era stata Cora. La sentì dire qualcosa che suonò come “Non credevo che questo posto potesse essermi mancato. Me ne accorgo solo ora” e nella suaa mente Derek non poté fare a meno di essere d'accordo con lei. New York gli piaceva, gli piaceva Central Park e girare nel museo quando aveva bisogno di silenzio; amava New York, ma Beacon Hills gli scorreva nelle vene dalla nascita.  

Dove si va?” 

La domanda di Thomas, per fortuna ruppe quel momento e Derek si girò verso i propri beta per dire loro di seguirlo. Si erano fermati poco lontano del centro e uno dei sentieri che portava alla riserva era poco distante. Dopo circa dieci minuti di cammino erano arrivati.  

“Cazzo, questa si che è una casa!” 

Raven” 

“Scusa, capo” 

Villa Hale era lì. Derek aveva incaricato una ditta di costruzioni di abbattere quello che era rimasto in piedi dall'incendio due anni prima. Non era mai andato di persona per supervisionare i lavori, aveva semplicemente chiamato chi aveva le referenze migliori e gli aveva chiesto di rimetterla in sesto consegnandogli la vecchia planimetria. Aveva avuto una sola richiesta, doveva essere costruita in cemento. In mattoni. In qualsiasi cosa non fosse legno e che avesse ogni tipo di allarme antincendio e sistemi di sicurezza 

La vedeva ora per la prima volta, che non Fosse in foto, e stava pensando di aver fatto un ottimo lavoro quando una specie di rombo sordo lo distrasse dai suoi pensieri. 

“Chiedo scusa, ma ho troppa fame” 

“Thomas, quand'è che non hai fame?” 

“Ehi! Sta zitta, non ho fatto colazione e l'ora di pranzo è già passata! 

“Ragazzi, smettetela. Portate le vostre cose dentro, fate quello che volete e io intanto preparo qualcosa. Ho chiesto a chi si occupa della pulizia della casa di riempire il frigo stamattina. Cora, mi dai una mano?” 

“Certo, fratellone!” 

 

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Derek si era aspettato per tutto il tempo di vedere Scott prima alla fermata dell'autobus, poi ad aspettarlo sul portico ed infine si aspettava di vederlo arrivare da un momento all'altro con il suo solito sorriso e i suoi occhi da cucciolo.  

Aveva deciso di mantenere i contatti con lui due mesi dopo la sua partenza con Braeden. Lo aveva chiamato per dirgli semplicemente “Qualsiasi problema, qualsiasi domanda tu voglia farmi, chiamami. Questo è il mio numero”, Scott non gli era mai sembrato così sollevato. Derek più volte, durante quei cinque anni gli aveva telefonato o aveva risposto alle sue chiamate. Quasi mai Scott gli raccontava del problema di turno, di solito si limitava a chiedere come gli andasse la vita o a raccontargli dei suoi dubbi da Alpha. Quando Derek gli aveva detto di come lui stesso fosse tornato ad essere Alpha, Scott aveva taciuto per almeno un minuto, poi gli aveva semplicemente detto “Sono felice per te, fratello. So che se hai ucciso, era necessario. Spero tu riesca ad avere un branco che ti rispetti e che soprattutto ti voglia bene”, quindi quando poi gli aveva raccontato di Raven e successivamente di Thomas, Scott non era stato più nella pelle e gli aveva chiesto di inviargli almeno una foto. Foto che poi Derek aveva deciso di incorniciare e di mettere sulla libreria in salotto.  

Scott non gli aveva mai parlato degli altri e Derek tacitamente lo ringraziava. Gli capitava di parlare ogni tanto solamente di Kira; sono una volta gli era scappato il nome di Isaac, non lo aveva chiamato per due settimane.  

Il fatto che Scott non si fosse fatto ancora vedere, però non lo preoccupava. Se la festa di fidanzamento era di Stiles, era ovvio che anche lui fosse impegnato. Derek era sicuro che fossero ancora grandi amici dal numero di volte in cui Scott in cinque anni gli aveva detto di aver passato la notte a giocare ai videogiochi o di quante volte fosse andato al cinema per i nuovi film sui supereroi.  

 

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Alla fine le ore che li dividevano dalla festa erano passate e alle diciotto e trenta Derek era seduto con Thomas sul divano al pian terreno ad aspettare le due ragazze. La prima a scendere fu Cora, nel suo abito corto e rosso di cui gli aveva parlato. Se Derek non si fosse imbambolato a fare considerazioni sul fatto che sua sorella fosse cresciuta così tanto, si sarebbe accorto del movimento di Thomas, ma quando lo vide cadere dal divano fu troppo tardi.  

“ Tutto ok?” 

“Cosa? Si. Ok. Benissimo. Andiamo?” 

“Dobbiamo aspettare Raven” 

“Oh, giusto. Raven. Vado a chiamarla? Oh, eccola” 

“Si, eccomi. Sei irriconoscibile senza i tuoi assurdi berretti, idiota” 

“E tu sei davvero una donna? Ammirevole” 

“Ragazzi, andiamo” 

“Der, andiamo a piedi? Sono un lupo, ma non mi va di camminare con questi trampoli ai piedi per tutta la riserva” 

“C'è la mia auto. Andiamo” 

“Auto? Dimmi che non è quello che penso!” 

“Dipende da cosa pensi” 

“Si! È la Camaro! Ragazzi, Derek è praticamente innamorato della sua Camaro! Avreste dovuto vederlo anni fa! Mi raccomando, sedetevi composti e non sporcat-“ 

“Cora!” 

“Va bene, va bene. Andiamo a questa festa. Non vedo l'ora di rivedere Stiles!” 

“Stiles sarebbe lo sposo, giusto?” 

“Si, Raven. Ti sarà simpatico, vedrai” 

 

 

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Per fortuna casa Martin era poco distante, dato che erano già in ritardo. Il vialetto era pieno di auto e dall'interno si poteva sentire il chiacchiericcio e una leggera musica di sottofondo.  

“Ragazzi, credo che lì dentro ci siano molte persone che non sanno dell'esistenza dei mannari. Fate attenzione e cercate di non agitarvi. Dovrò presentarvi a Scott, l’Alpha 

“Ci ricordiamo del tipo con la mascella storta. Il suo selfie è impresso nella mia mente, capo. Quindi niente artigli e occhi brillanti. Capito, idiota?” 

“Raven, non sono stupido!” 

“Su, andiamo” 

 

Derek, appena messo piede sul primo gradino del portico aveva riconosciuto i primi odori. Stiles e Lydia erano poco oltre l'entrata, ora riusciva a vederli. Lei gli stava prendendo la mano e gli stava sussurrando qualcosa all'orecchio.  

Ora era quasi sull'uscio, con un'espressione sicuramente sconcertata sul viso perché davvero Stiles gli aveva fatto quella pernacchia in faccia?  

Scusa scusa scusa scusa!” 

Accogli così tutti gli ospiti, Stilinski?” 

“Oh, sta zitto Sourwolf, stavo solo ridendo!” 

 

E quella frase, Derek ne era convinto, aveva appena segnato la sua fine. 

“Sour cosa? Sourwolf? Oddio! Tu sei Stiles? Io sono Raven! Questo tipo è Thomas. Già ti adoro. Dimmi un po' di questo bel soprannome che hai dato al capo!” 

 

Si, era proprio la fine.  

 

   
 
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