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Autore: domaris    26/04/2009    2 recensioni
Serie di one-shot collegate tra loro che intendono esplorare una possibile relazione tra Gibbs e DiNozzo durante la sesta stagione. Pre-slash (per il momento)
1. Buone intenzioni (spoilers: Agent Afloat)
2. Lasciando andare il passato (spoilers: Heartland)
3. Un posto in cui stare (spoilers: Murder 2.0)
"Preferirei andarmene prima di essere riuscito a darti definitivamente sui nervi..."
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Lasciando andare il passato
Guidare l'auto che suo padre aveva finito di ricostruire per lui era un piacere, ma da quando aveva lasciato la cittadina avvertiva un senso di vuoto, di solitudine. Forse era perché aveva finalmente fatto pace con suo padre, dopo diciassette anni di silenzioso rancore. O forse perché tornare a Stillwater aveva riportato a galla lo struggente ricordo di Shannon come l'aveva conosciuta, giovane e luminosa, piuttosto che della donna sorridente ma triste per il troppo tempo che trascorrevano divisi a causa del suo lavoro.
Soltanto li, nella cittadina in cui era cresciuto e dove aveva conosciuto il grande amore della sua vita, si era reso conto di essere pronto a lasciar andare il passato e metterselo alle spalle. Un sorriso amaro, più simile ad un ghigno, apparve per un attimo sulle sue labbra. Per essere il miglior agente del Servizio Investigativo della Marina si era dimostrato decisamente lento ad imparare la lezione. C'erano voluti tre divorzi, diverse relazioni con donne a cui non avrebbe nemmeno dovuto avvicinarsi, come Jenny Shepard e Hollis Mann e infinite ore spese nello scantinato a costruire barche che non avrebbero mai visto il mare. Anni sprecati ad illudersi di poter riavere quella vita che era finita per sempre il giorno in cui Shannon e Kelly erano morte. Ed ora che la rabbia che lo aveva accompagnato per tutti questi anni si era affievolita, improvvisamente, si sentiva solo.
Forse avrebbe dovuto portare qualcuno con sé durante il viaggio di ritorno. Ma conoscendo la sua squadra...
Abby avrebbe trovato la stazione radio più rumorosa possibile, Ziva avrebbe insistito a voler guidare l'auto, McGee avrebbe fatto la bella statuina aggrappato alla maniglia sopra al finestrino e DiNozzo lo avrebbe irritato a morte con le sue inutili chiacchiere e di quelle ne aveva già abbastanza, dato che due settimane non gli erano bastate per trovare un appartamento di suo gusto dove trasferirsi.
Sospirò, ricordando di una giovane profiler che sapeva sempre quando era il momento di tacere. Kate Todd era stata una compagna ideale per i viaggi in auto, disposta a discutere dei casi in corso o di quelli irrisolti alternativamente a momenti di confortevole silenzio.
Strinse più forte il volante, preso da un senso di rabbia impotente per il modo in cui la sua vita era stata stroncata da un bastardo vendicativo. Erano trascorsi più di tre anni da allora ma Kate aveva lasciato un ricordo indelebile in tutti quelli che l'avevano conosciuta.
L'insegna di una stazione di servizio a pochi chilometri da dove si trovava, attrasse la sua attenzione. Si sarebbe fermato a prendere un caffè.

Tony stava cercando di guidare senza prestare troppa attenzione ai suoi compagni, ma non era facile. Abby gridava per sovrastare il rumore della musica che ascoltava in cuffia e Ziva, essendo seduta accanto a lui e rivolta all'indietro, gli gridava nelle orecchie per rispondere. McGee per fortuna interveniva soltanto quando Abby lo colpiva sul braccio, distogliendolo solo temporaneamente dallo schermo del computer. In quel momento invidiava Gibbs, solo su quel gioiellino di macchina, senza nessuno a disturbarlo.
L'improvvisa vibrazione che avvertì sul fianco interruppe i suoi pensieri. Automaticamente sganciò il cellulare dalla cintura e rispose senza nemmeno guardare il display, non aveva dubbi su chi stesse chiamando.
- DiNozzo, fermati alla prossima stazione di servizio, - si sentì ordinare, prima di avvertire l'inconfondibile click della comunicazione interrotta.
- Allora, cosa voleva Gibbs? - chiese Ziva che aveva riconosciuto la voce.
Tony glielo disse scrollando le spalle, chiedendosene lui stesso il motivo. Di solito era piuttosto rapido nell'immaginare cosa volesse da lui il capo ma in questo momento, con il caso chiuso e i colpevoli consegnati alle autorità locali, non aveva proprio idea di cosa avesse in mente. Cinque minuti più tardi svoltò e andò a parcheggiare davanti al piccolo caffè annesso alla stazione, accanto all'auto di Gibbs. L'ex marine li stava aspettando appoggiato alla carrozzeria, una tazza di caffè in mano.
Tony scese dall'auto sorridendo e stirandosi come un gatto.
- Ti siamo mancati, capo? - chiese rimanendo a distanza di sicurezza. Non aveva ancora ricevuto scappellotti da quando era tornato dall'incarico in mare e voleva riuscire ad evitarlo ancora per un po' se possibile.
- Dai le chiavi a Ziva, tu prosegui con me. Voglio rivedere il caso Henderson, - rispose Gibbs con un tono che non ammetteva repliche.
Il resto del gruppo, avute le chiavi dell'auto di servizio, si affrettò ad entrare nel caffè. Gibbs gettò la tazza ormai vuota nel cestino lì accanto e risalì in macchina, impaziente di ripartire.
Tony guardò per un momento verso il caffè con una punta di rimpianto, poi si affrettò a salire a sua volta e ad allacciare la cintura di sicurezza, mentre il capo già stava partendo.
Viaggiarono in silenzio per qualche minuto, poi Gibbs decise che ne aveva abbastanza dell'espressione imbronciata del giovane.
- Dietro al tuo sedile c'è un sacchetto. Vedi di non lasciare briciole in giro o questo fine settimana la ripulisci dentro e fuori.
Il giovane non badò alla minaccia, si sporse per prendere il sacchetto e un sorriso gli illuminò il viso quando vide le ciambelle e la soda.
- Grazie capo, sapevo che non mi avresti lasciato morire di fame!
Gibbs si limitò a grugnire in risposta, mascherando così un sorriso. Era facile far contento DiNozzo, il giorno prima era sembrato un ragazzino davanti all'albero di natale solo per l'inattesa opportunità di fare un giro per Stillwater e scoprire qualcosa del suo passato. In effetti la curiosità del giovane era il motivo per cui inizialmente non aveva voluto portarlo con sé. Ma la prima sera, a tavola con suo padre, Ziva e McGee, si era reso conto che gli sarebbe piaciuto presentare al suo vecchio anche il resto della squadra. Per questo, invece di avvalersi del recalcitrante aiuto della polizia locale, aveva fatto venire Abby e Tony. E poi il giovane gli avrebbe tenuto il muso per così tanto tempo che avrebbe finito per rinunciare alla risoluzione di non dargli scappellotti.

DiNozzo nel frattempo si stava godendo lo spuntino il più lentamente possibile, mentre cercava di ricordare il caso che il capo voleva rivedere. Finita l'ultima ciambella si leccò le dita e, automaticamente, posò lo sguardo sulle mani di Gibbs, strette sul volante. L'ex marine aveva mani grandi e forti, callose a causa di tutto il lavoro manuale che amava fare. Quelle mani, capaci di uccidere e al tempo stesso di costruire dal nulla una barca, lo affascinavano e gli ispiravano una moltitudine di fantasie che era sempre più difficile tenere nascoste. Si chiedeva quanto ci avrebbe messo a cacciarlo da casa sua e dal team se avesse saputo che talvolta fantasticava su di lui in termini ben diversi da quelli di un capo, un collega o un amico. Doveva trovare in fretta un posto in cui trasferirsi o sarebbe diventato matto a cercare di reprimere l'attrazione che provava da sempre per l'altro uomo.
Per scacciare quei pensieri dalla sua mente attaccò a parlare, ricapitolando il caso Henderson. Gibbs lo interrompeva di tanto in tanto, con domande e supposizioni proprie fino a quando non ebbero più nulla da dire in proposito ed entrambi si rifugiarono nel silenzio.

La cosa successiva di cui Tony si rese conto era una mano che, posata sulla sua spalla, lo scuoteva con fermezza. Aprì gli occhi e si guardò attorno, confuso. Infine posò lo sguardo su quello di Gibbs, sorpreso di trovarvi un'espressione che non sapeva decifrare al posto di quella infastidita che si era aspettato.
- Avanti DiNozzo, è ora di andare a dormire in un letto comodo, - gli disse lasciandolo andare.
Il giovane deglutì e cercò di scacciare i pensieri che quella mano calda e la frase appena udita avevano risvegliato. Si affrettò a scendere dall'auto, prendere il proprio bagaglio e a scappare in casa, intenzionato a farsi una doccia gelata per calmarsi.
20 aprile 2009
Note: grazie a tutti quelli che hanno letto la prima storia, in particolare a quelli che l'hanno messa tra i loro preferiti o tra le storie da seguire: spero di non deludervi!

x Lights: grazie di esserti avventurata a leggere questa storia e per averla recensita così entusiasticamente! La verità è che l'avevo già scritta in parte, prima che Joy mi convincesse a farla diventare una slash, quindi è davvero molto "blanda", spero di riuscire a non farti fuggire a gambe levate quando le cose si faranno più intense! ^__^
   
 
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