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Autore: Bakacchi    26/04/2009    0 recensioni
Era il peggiore degli incubi. Già l’essermi risvegliata in una cella fredda e decisamente scomoda non era certo divertente, ma il fatto che lì, a pochi centimetri da me ci fosse la persona che più odiavo al mondo rendeva la situazione insostenibile.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Enemies
(titolo provvisorio)

di Haciko; o meglio Hacch.



-         Haine-san!!!Svegliati!Sono tornati, ci attaccano di nuovo!!! –

Aprii gli occhi di scatto, bruscamente risvegliata dall’urlo di Aki, la mia migliore amica, nonché compagna di banda. Allungai la mano, tastando nel buio alla ricerca della sveglia, premetti il pulsantino centrale e subito il led della piccola macchinetta segna ora si accese, informandomi che erano soltanto le 3.07 del mattino. La pioggia batteva insistente sulla finestra e le gocce parevano sassi da quanto erano grandi.

Ottimo tempismo, pensai mentre mi mettevo a sedere sul letto. Mi alzai e cercai l’interruttore della luce. Lo premetti e la stanza venne illuminata di colpo dalla lampada, facendomi strizzare gli occhi.

Guardai Aki, in piedi sulla soglia, fradicia dalla testa ai piedi, con il fiatone e in attesa di ordini.

-         Ancora loro? – chiesi ancora assonnata, mentre sentivo la rabbia crescermi dentro..

-         Si, capo. E sta volta c’è anche…lui. – rispose Aki, esitando sull’ultima parola.

Sentii un brivido di pura follia scorrermi lungo la schiena e digrignai i denti all’idea della sua presenza.

Scattai fuori dal letto come se fossi appena stata morsa da un serpente e spalancai il piccolo armadio di legno, prendendo da una gruccia la divisa della banda, una camicetta bianca e una minigonna rossa a pieghe. Legai attorno al colletto della camicia il fiocco rosso, simbolo del nostro gruppo, presi la Coraline dalla custodia argentata appoggiata sulla scrivania e mi fiondai fuori dal dormitorio. Aki mi seguì lungo i corridoi, correndo insieme a me come una furia.

-         Aki, dove sono? – urlai mentre continuavo a correre su per le scale a perdifiato.

-         Sul tetto dell’edificio di fronte!Gli altri sono già lì! –

Salii le scale due gradini alla volta, fino a raggiungere la porta che dava sul tetto. La spalancai e mi fiondai fuori, sotto la pioggia battente. Stava per cominciare l’ennesima lotta.

 

- - -

 

Quando avevo solo due anni i miei genitori morirono durante uno scontro tra le due bande rivali dell’epoca. 

A Tokyo il governo, i politici e tutto il resto valevano ormai meno di zero, fatto che favorì la nascita delle cosiddette “band”, il cui unico obiettivo era quello di ottenere il controllo sulla città. 

L’odio profondo che scorreva tra le due derivava da scontri avvenuti secoli prima tra due famiglie che governavano la città e si era protratto negli anni fino ad oggi. I miei genitori facevano parte degli “Hanami”, il team dei fiori, la stessa band di cui ora io sono il capo.

Fino ai dodici anni ho vissuto in orfanotrofio con gli altri bambini che avevano subito il mio stesso crudele destino. Un giorno però, decisi di andarmene. Volevo dimostrare di essere indipendente, che potevo cavarmela da sola. 

Così lasciai l’orfanotrofio, portando con me l’unica cosa di valore che possedevo, la mia bacchetta Coraline, dotata di strani poteri e datami in dono come eredità dei miei genitori, e vagai alla ricerca di un posto dove dormire per giorni finchè non trovai “il dormitorio”, come lo chiamiamo noi Hanami, un vecchio palazzo abbandonato situato ai confini della città. 

Pochi giorni più tardi trovai Aki e alcuni degli altri bambini con cui avevo condiviso l’orfanotrofio sulla soglia dell’edificio, intenzionati a seguirmi e a stare con me. Mentre sistemavamo alla bell’e meglio il palazzo, decidemmo di riformare gli Hanami e io venni eletta capobanda. La nostra tranquillità, però, durò troppo poco. 

Non avevamo rimesso in piedi la band  con gli stessi scopi dei nostri predecessori, ma solo perché eravamo un gruppo di ragazzini accomunati da storie simili, cresciuti insieme senza genitori. Ma ben presto scoprimmo di non essere gli unici orfani a essersi riuniti.

Un giorno d’estate ricevemmo la visita di un ragazzino biondo, che con aria strafottente disse di chiamarsi Chiaki Takamura, il famoso "lui", e che la sua band, la “DanFlame”, ci avrebbe sconfitti e cacciati dalla città. Poco dopo realizzai che il team del fuoco, quello di Chiaki, era il perenne rivale di quello dei fiori e capii che i miei genitori dovevano essere stati uccisi da qualche ex componente di quella band, forse gli stessi genitori di quel Chiaki. 
Cominciai a provare un odio profondo nei suoi confronti e in quelli della sua banda, desiderando con tutta me stessa di farli fuori. 

Tempo un mese e cominciarono gli scontri tra le nostre band. Inizialmente si trattò di semplici scaramucce tra bambini ma con il tempo ci rafforzammo e i nostri combattimenti cominciarono a farsi più duri e intensi fino ad arrivare ad avere dei feriti. 

Nessuna delle due parti, però, ha mai prevalso totalmente sull’altra. Ormai sono cinque anni che continuiamo a farci guerra e quel che resta della polizia si ostina a darci la caccia, considerandoci “elementi pericolosi per il paese”. 

Ma ora basta. 
Stanotte la faremo finita una volta per tutte.

   
 
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