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Autore: Hisokagirl    27/04/2009    1 recensioni
« Il nome della persona scritta su questo quaderno morirà entro quaranta secondi...
Ti va di provare, Mel? »

Sapevo quello che stava succedendo.
Sapevo perchè quel corpo stava cadendo a terra:
non era scivolato dopo uno dei suoi soliti gesti goffi,
non stava giocando come a volte aveva fatto durante quell'anno.
Questa volta no.
Questa volta il segreto non era solo un titolo prestampato su un fumetto.
Questa volta lui stava morendo sul serio.
[Prima classificata al contest As luck would have it del writer's Zone]
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Spoiler!
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» Still raining

«Piove ancora»




« Il nome della persona scritta su questo quaderno morirà entro quaranta secondi... Ti va di provare, Mel? »






Parte 1


«Sullo sfondo verde con le scritte nere, tre figure umane e uno Shinigami erano disegnati in pose artistiche degne di modelli. Tre figure umane... Quella seduta a gambe incrociate, con una mela in mano, tra la posizione abituale di Elle e la posa da omicida di Light... ero io. »


Di indagini e lacrime invisibili”


Niente da fare, odiavo la domenica.

Troppo monotona, troppo noiosa, troppo silenziosa in quella casa abitata da ben cinque persone.

Stanze buie, divani deformati dal costante peso di un corpo, televisione accesa, stanca di ricevere ordini da una ragazza che si divertiva a fare zapping.

Solo un rumore stonava con il silenzio: un ticchettio incostante che riecheggiava nell'aria.

Dita sottili che premevano leggere su tasti sempre diversi, creando storie che in qualche modo riflettevano il mio stato d'animo e che stranamente riguardavano sempre lui.

L Lawliet, il più famoso investigatore del mondo.

Scusate... di quel mondo.

Ma a me capitava molte volte di confondere le due realtà.

Forse anche troppo spesso.

Come d'abitudine rilessi quello che avevo appena finito di scrivere, correggendo qualche errore che inevitabilmente trovavo, lì in agguato, tra parole perfettamente ordinate. Finito chiusi la pagina di word, sospirando soddisfatta: era sempre una bella sensazione finire una storia, nata dalla fantasia delle tua mente; era sempre bello personificarsi nella protagonista che, in qualche modo, possedeva qualcosa dello scrittore.

Dopo essere arrivata al desktop cliccai sull'icona blu che portava al solito motore di ricerca, e scrissi nell'apposita casella “Death Note, official forum”. Ci mise qualche minuto a caricare i risultati, però poi comparvero... per poi scomparire un secondo dopo: ne era rimasto solo uno.

« Il nome della persona scritta su questo quaderno morirà entro quaranta secondi »

Una frase ripetuta migliaia di volte in quel cartone... ma non fu quello il particolare che più di tutti mi colpì: fu la frase seguente a farmi venire un brivido lungo la schiena, aveva un qualcosa di inquietante. «Ti va di provare, Mel? »

Per qualche strano motivo, su quel forum c'era scritto il mio soprannome. «Semplicemente una coincidenza » sussurrai cliccando sul link. Sì, non poteva essere che così, però... quella luce che comparve all'improvviso sul volto ghignante di Ryuk diceva tutto il contrario.

Il bagliore scavalcò lo schermo, arrivando a sfiorarmi il naso... Stanze buie, divani deformati dal costante peso di un corpo, televisione accesa, stanca di ricevere ordini da una ragazza che si divertiva a fare zapping. Solo un rumore stonava con il silenzio: un urlo smorzato, troppo silenzioso per essere udito dai componenti della famiglia. Un mio urlo. Qualcosa mi trascinava dentro il computer, dentro quella luce, che mi stava strappando via alla quotidianità della giornata.

Ma se solo non avessi mai cliccato quel link, se solo avessi scritto il nome di un altro anime invece di quello di Death Note... cosa sarebbe successo?


Un sussurro si udì nella stanza,

parole confuse di una voce sorda, sonoramente unica.

Un ombra nera comparve davanti ai miei occhi,

troppo sfocata per essere riconosciuta.

Un bagliore simile a quello dell'argento al sole si intravide

nell'oscurità che mi accerchiava...

era un pendente a forma di cuore.


Quando riaprii gli occhi, mi ritrovai in una stanza stranamente familiare. Mi guardai intorno, cercando di aguzzare la vista per captare ogni movimento attorno a me. Ma quando lo vidi... Non so nemmeno spiegare cosa provai in quel momento.

Monitor accesi, dai quali si poteva osservare una vita spiata da lontano.

E in mezzo ai giochi di luce lui, gambe rannicchiate contro il petto, il pollice che lento percorreva le labbra screpolate, occhi grandi sottolineati da segni scuri.

Potevo perfino vedere del rimasuglio di dolce colare sull'angolo destro della bocca sottile – dannatamente invitante - e il dito della mano sinistra andare furtivamente ad accarezzare la fragola che ancora svettava tra il bianco della panna.

Era come lo avevo sempre visto sullo schermo della televisione.

Come lo avevo immaginato nella testa, mentre scrivevo di lui.

Era semplicemente L Lawliet.

Niente di più, niente di meno; ma per quanto mi riguardava era abbastanza.

Accanto a lui una sedia vuota, di tessuto azzurro come la gemella, il cuscino leggermente deformato forse a causa di Soichiro Yagami.

«Light Yagami » sussurrò all'improvviso alzandosi dalla sedia «Troppo perfetto per essere reale. »

Fu un momento e mi ritrovai ad osservarlo dritto negli occhi.

Occhi grandi e sorpresi - per la prima volta - da un avvenimento non previsto.

«Come hai fatto ad entrare? Ho telecamere in tutto l'edificio, e sono sicuro che tu non sei comparsa in nessuna di esse »

Solamente cinque minuti fa ero in Italia, a più di mezzo mondo di distanza, mentre ora...

Mi trovavo in Death Note.

Tra le pagine di un comune fumetto che si leggeva al contrario.

Come facevo a spiegargli un fatto che nemmeno io sapevo?

«Con tutto il cuore, non ho una spiegazione razionale... Lawliet. »

Mi accorsi troppo tardi di ciò che avevo detto: avevo pronunciato il suo nome.

«Come fai a sapere il mio nome? » chiese avvicinandosi lentamente. «Solo Watari lo... »

Il suo sguardo mi incatenava, mi bloccava... Ma io non risposi, indietreggiando.

Poi sussurrò qualcosa; sillabe lontanamente somiglianti alla parola “Kira”.

Stava... sospettando di me.

«Come ti chiami?» parlò, poi, a voce più alta.

«Melanie» sussurrai mentre delle manette strinsero i polsi delle braccia, improvvisamente divenute deboli.

«Ti dichiaro in arresto »

Conoscevo lo sguardo che aveva in quel momento mentre mi fissava. E come dimenticarlo?

Lo usava quando guardava Light o un presunto criminale.

Credeva che io fossi Kira. Credeva che io fossi uno dei più sanguinari assassini che il mondo abbia mai conosciuto! Ma io non ero Kira, io non ero... Light Yagami.

Però... come far cambiare idea al più capriccioso e testardo uomo di entrambi i mondi?

Con la sua forza, mi trascinò per la camera d'albergo, rinchiudendomi nella prima stanza capitatagli sotto mano: quattro mura bianche – ormai tendenti al grigio -, e una sedia troppo lontana per essere raggiunta.


Tic Tac

Tic Tac

Il tempo passava lento, in prigione.


Prigione... Prigione.

La persona che avevo sempre ammirato, ora mi aveva rinchiusa in una stanza puzzolente di muffa.

Odiavo quel posto. Volevo tornare a casa...

«Heilà!» Alzai lo sguardo, e un urlo spontaneo mi nacque dal petto. «Dovresti conoscermi vero? Che emozione non ho mai visto un umana dell'esterno dal vivo»

Un sorriso si fece spazio tra le labbra ossute, mentre io indietreggiavo ad ogni suo movimento. Faceva impressione guardarlo da vicino, le ossa spuntavano da ogni parte del corpo e i vestiti attillati di certo non giovavano al suo aspetto. «Ryuk piacere » [*]

Mi porse la mano in una presentazione che rifiutai; era strano vederlo da vicino. «E tu sei Melanie »

«Sì »

«Sai perchè sei qui? » Spiegò le ali, facendomi rabbrividire.

«In-Incidenti di percorso? » Dai suoi occhi capivo che sapeva qualcosa, qualcosa che presto o tardi si sarebbe rivoltato contro di me. Perchè ero lì? Perchè ero stata catapultata da una strana luce nel mondo di Death Note?

«No »

«Devo aiutare... Elle? » la mia voce si era tranquillizzata, in fondo lo vedevo ogni giorno.

«No, ma ci sei vicina... Posso solo dirti che sei qui per un mio capriccio »

«Ahahah... divertente... Tanto so che è un sogno, mi sarò addormentata sulla tastiera, sai una volta mi era successo... avevo otto anni» mentre stavo parlando le sue dita mi diedero un pizzicotto sul braccio, seguito a ruota da una risata. «Primo, parli troppo, secondo no non sei in un sogno. Questo è veramente il mondo di Death Note e adesso anche tu sarai sulla copertina di quelli che voi chiamate “manga” » Dalla tasca del Death Note, trasse un libretto più spesso e piccolo, probabilmente aveva perso nuovamente il suo quaderno. Comunque io lo conoscevo bene: sullo sfondo verde con le scritte nere, tre figure umane e uno Shinigami erano disegnati in pose artistiche degne di modelli. Tre figure umane... Quella seduta a gambe incrociate e con una mela in mano, tra la posizione abituale di Elle e la posa da omicida di Light... ero io. Capelli biondo grano, occhi di cioccolato, pelle lattea e una cicatrice a forma di C sulla guancia destra. «Ma» provai a parlare, ma le parole mi rimasero in gola. Ero... diventata un personaggio di Death Note. «Perchè io? »

«Nessun motivo in particolare, ne ho presa una a caso. Volevo provare a mettere una persona nel mezzo... Che conosce sia l'identità di Kira, sia quella di Elle ma che è costretta a non dire niente »

«E cosa mi impedisce di rivelare tutto a Elle? »

«Il semplice fatto che se provi ad accennare agli eventi futuri, e alla vera identità di Kira, il tuo nome finisce sul Death Note. »

«Se salvo la vita ad Elle... »

«Tu perdi la vita... Divertente vero? »

La risata acuta, dello Shinigami nero, seguì le sue parole, scandite con un irreale cura.

«No, non mi diverto affatto » la voce monocorde, triste.

«Oh ma la decisione spetta a te, puoi salvare Elle a cui so che che sei affezionata, puoi salvare te stessa. Puoi condannare Kira e Misa come puoi decidere di salvarli. Ma se cambi la storia di base di Death Note... beh sai che succederà. »

«Sei uno stronzo »

«Nahhh... Sono semplicemente uno Shinigami » la sua voce si perse nell'ambiente, come l'eco si perde nell'aria della montagna. Bastò chiudere una volta le palpebre e lui era scomparso.

«Tu non esisti » una voce pacata all'improvviso mi risuonò in testa, sostituendo il suono ormai lontano di Ryuk. «Ho controllato in tutti database, in tutti i censi del mondo, ma del tuo nome non c'è traccia. »

Con un gesto abile, Elle entrò nella prigione improvvisata, saltando sulla sedia che si era appositamente portato e sistemandosi nella sua posizione abituale: un piatto di torta in una mano, una forchetta nell'altra.

«Chi sei Melanie?-

«Una tua grandissima fan » sibilai trattenendo una risata amara.

Mi osservò per qualche secondo, poi prese la fragola in mano, avvicinandola alle labbra.

Ad' un tratto gli tolsi il frutto e, sorpreso, mi guardò nuovamente.

«Anch'io adoro le fragole » sussurrai sistemandomi accanto a lui.

Avevo l'opportunità di stare vicino al mio personaggio preferito degli anime – certo non era una cosa di tutti i giorni – dovevo approfittarne.

Ma lui mi sorprese. Conoscevo ogni suo pensiero, ogni sua mossa... ma in quel momento - in quel gesto - vidi un nuovo Lawliet. Non più il criptico investigatore. Rise, una risata innocente come può esserla quella di un bambino, che ancora non aveva conosciuto il mondo degli adulti.

Ma con i suoi tremila casi risolti, commessi da assassini sanguinari, potevo dire - con certezza - che la violenza lui la conosceva fin troppo bene.

«Io non sono Kira » dissi subito dopo, tornando seria.

«Non posso escluderlo, ma è anche vero che se tu fossi veramente Kira io sarei già morto. Visto che a lui, o a lei, servono solo il nome e il volto. »

«La percentuale della possibilità? »

«Circa il 2 per cento »

«Che nel tuo linguaggio significherebbe... » parlai come se invitassi lui a terminare la frase.

«Per la prima volta veramente il due per cento »

«Io non sono Kira, Elle » ripetei di nuovo, scandendo con più cura le parole.

«Per qualche strana ragione, me ne sto convincendo sempre di più Mel »


[Un anno dopo]



Un anno di indagini.

Un anno di notti insonni.

Un anno di piogge che lente portavano

via ogni residuo della mia vita passata.




Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, lo temevo, lo ripudiavo, ma prima o poi... sarebbe arrivato.

Doloroso, come una pugnalata al petto.

Inevitabile, come lo scorrere delle lancette di un orologio.

Se solo avessi potuto rivelargli il segreto che mi portavo dentro, la verità che avrebbe condannato quel dannatissimo Light... Avrei evitato la sua morte.

Quello era l'episodio venticinque di Death Note o per la precisione era il cinque novembre del 2004.

Inaspettatamente, una lacrima percorse la guancia ancora infreddolita dal mattino, mentre una mano stringeva le lenzuola del letto, con un misto di rabbia e tristezza.

Sarebbe... morto quella sera. E io non potevo fare nulla per impedirlo.

«Ti sei svegliata? » Mi trattenni dal sussultare e alzai lo sguardo, asciugandomi la lacrima con un gesto quasi invisibile. I capelli morbidi ancora arruffati dal sonno, occhi limpidi nonostante le abituali occhiaie: Ryuzaki era lì - come ogni mattina - appoggiato dolcemente allo stipite della porta, a fissarmi durante il mio risveglio.

« Ancora cinque minuti » Misi una mano tra i capelli, coprendomi il viso con il braccio, sperando in una risposta positiva.

Era passato poco meno di un anno da quando Ryuk decise di cambiarmi la vita.

Ed io, come una bambina, mi ero innamorata di un ragazzo che sapevo di non poter avere.

«Non questa mattina , abbiamo del lavoro »

Già, sempre lavoro.

« Mmm... »

Con lui non potevo scherzare; non potevo abbracciarlo come può fare una normale ragazza.

Ma sapendo di poter stare con lui accettavo tutto, perchè era semplicemente perfetto ai miei occhi.

Quanto può essere banale l'amore.

«Oggi libererò Misa e Light - decretò infine voltandosi di spalle. - Sono stati troppo a lungo rinchiusi »

«Sei sicuro? »

«No, ma va bene così Melanie. »

La voce gli tremò.

Da quella posizione non potevo vederlo in faccia, ma c'erano. Nessuno poteva vederle ma lente e amare delle lacrime gli solcavano il viso come consapevolezza della propria sconfitta.

Elle sapeva di dover morire, lo aveva sempre saputo fin dal principio.

Mi alzai dal letto, e lo raggiunsi.

Posai le mie braccia sulle sue spalle, chiudendole in un abbraccio sul petto: il volto sulla schiena nobile. «Elle... » inspirai l'aria assaporando quell'odore che riempì le mie narici; sapeva di... dolce. «Stai attento »

Non rispose, dirigendosi silenziosamente verso la porta.

«Grazie... »

sussurrò, lanciandomi un ultimo e doloroso sguardo.

E potevo giurarlo.

Quella volta piangeva davvero.


All'improvviso un rumore ruppe il silenzio del pomeriggio: un ticchettio pesante – fitto- che batteva insistentemente sul tetto dell'edificio.

Stava piovendo.

«E' giunta l'ora » sussurrai, lasciando cadere il volto nelle mani aperte.

Mancava poco.

Allungai il braccio prendendo il telefono sul comodino e appesi la chiamata in atto allo zigomo.

«Pronto? » rispose una voce dall'altra parte della cornetta.

« Sono Mel... Dove sei? »

«Sul tetto... »

«Arrivo... Tu... » Sul tetto. Su quel tetto... « Aspettami »

Chiusi la chiamata senza dargli il tempo di rispondere, e cominciai a correre verso il luogo in cui ero sicura di trovarlo.

La pioggia non accennava a smettere, il cielo era blu scuro: uno specchio perfetto per quella giornata.

Voltai lo sguardo e vidi la sua mano sventolare goffamente in aria.

«Sono qui Mel » urlò, la voce soffocata dalla pioggia.

Lentamente mi avvicinai a lui, chiudendo le braccia in un abbraccio personale – faceva freddo -.

Forse le maniche corte non erano la scelta migliore.

«Hai freddo? » mi chiese dopo l'ennesimo tremore.

«No... Stai tranquillo.» E la distanza diminuiva.

«Sai perfino un orologio fermo, ha ragione due volte al giorno»

Rimasi sorpresa da quella frase, perchè stonava con l'atmosfera che si avvertiva.

«Lawliet che stai dicendo?»

«Mnaaa... Mel non ascoltarmi. A volte dico cose assurde »

Era l'esatta fotocopia di quell'episodio, all'incirca le stesse frasi, la stessa situazione...

«Lo so fin troppo bene » Alzai gli occhi, perdendomi in quel cielo infinito e senza luna.

«Sai Melanie... » Girai la testa e incontrai il suo sguardo, vicino. Troppo... «Non avevo mai notato i tuoi occhi. Sono della stessa tonalità di questo cielo: un blu troppo scuro e senza stelle. »

I colori svanirono e tutto il mondo intorno sembrò bloccarsi.

Non sentivo più la pioggia, no.

Quello che sentivo era un rumore più delicato, più soave, ma lontano.

Erano delle campane.



[«Ascolto le campane»

« Le campane?»

    «Sì, oggi stanno suonando in maniera davvero assordante»

    «Io non sento niente»

«Eppure non hanno smesso un minuto. Mi stanno quasi ossessionando... Dev'essere una chiesa. Forse un matrimonio, oppure... » (**)]


«Le senti?» riuscii a sussurrare, rompendo il contatto di quello sguardo.

«Cosa?»

«Le campane Elle, sono lontane ma si sentono. »

Ora capivo quello che lui provava in quella maledetta puntata, mentre parlava con Light.

Quelle campane stavano suonando per il suo funerale.

Crudele da pensare, ma per una ragazza che ha visto la morte della stessa persona centinaia di volte, era solo un altro ago nel cuore: una sciocchezza visto singolarmente; ma riuniti in un solo petto - già lacerato – erano un dolore che ero stanca di sopportare.

«Sì, le sento » alzò lo sguardo, le gocce che gli scivolavano leggere sulle guance.

Ora il cielo non sembrava voler altro che cadere su di noi, opprimendoci più del solito: uno squarcio aprì il buio rischiarando il suo sguardo di vetro.

E finalmente la vidi quell'angoscia che stremava il suo viso, come se non ce la facesse più a lottare.

Quella era sua prima sconfitta.

«E adesso che succederà Melanie? »

Mi trattenni dal sussultare; così mi sarei tradita da sola.

Aveva capito: prevedibile.

Lui era il numero uno.

«Non posso dirtelo » parole intrappolate tra un labbro torturato.

«Ho capito. Mi sa che è giunta l'ora di dirci addio. »

All'improvviso due braccia mi cinsero la schiena riscaldando il mio corpo.

Non mi aveva mai abbracciata prima d'ora, ma sapevo che quello era più che un abbraccio.

[Che volesse essere...]

«Melanie? » disse a pochi centimetri dal mio orecchio «Addio»

E – come previsto – le lacrime riempirono i miei occhi, offuscando la vista.

Avvinghiai le braccia al suo collo, posando la testa nell'incavo della scapola.

«Non voglio » sibilai a denti stretti «Non dirmi addio »

«Addio Melanie » ribadì più convinto staccandosi dalla presa.

«Ci... Ci rivedremo? »

«No »

[Addio Elle]

Pensai correndo verso l'asciutto, verso quel posto che potevo chiamare casa.

E fu in quel momento, mentre il mio pensiero si era come congelato, che presi la scelta più importante della mia vita.

Corsi in camera – la porta accuratamente chiusa dietro di me – e mi sedetti in un angolo.

La muffa alle pareti, portava un odore sgradevole nell'ambiente, accompagnato dalle quattro mura candide – e vuote - che avvolgevano i pochi mobili contenuti nella stanza.

La scelta era semplice.

Dannatamente crudele, ma semplice.

O la mia vita o la sua.



[«E cosa mi impedisce di rivelare tutto a Elle? »

«Il semplice fatto che se provi ad accennare agli eventi futuri, e alla vera identità di Kira, il tuo nome finisce sul Death Note.»

«Se salvo la vita ad Elle... »

«Tu perdi la vita... Divertente vero? »

Una risata acuta, di uno Shinigami nero, seguì le sue parole, scandite con cura. ]


Mancavo da casa mia, da più di un anno... Ormai non c'era più nessuno ad aspettarmi.

Mentre Elle – per quanto strana poteva sembrare – aveva una vita, un padre.

Forse ero ancora in tempo a salvarlo, forse potevo ancora rivelargli tutto, nonostante mi costasse la vita. Mi alzai di scatto – un dolore mi percosse la nuca al violento contatto con una solitaria mensola – e scesi le scale verso quella porta rossa.

[Era del colore del sangue.]

La aprii, decisa in quello che facevo.

Ma nello stesso momento due cuori mancarono di un battito.

Quella scena, l'avevo vista e rivista centinaia di volte nel mondo esterno, ma dal vivo, in quella situazione... era tutta un'altra cosa.

Una lacrima accarezzò il mio volto e dopo di lei molte altre: trattenni il respiro in una morsa che mi pizzicava la gola, ma il cuore non sembrò voler ricominciare a battere.

Sapevo quello che stava succedendo.

Sapevo perchè quel corpo stava cadendo a terra: non era scivolato dopo uno dei suoi soliti gesti goffi, non stava giocando come a volte aveva fatto durante quell'anno.

Questa volta no.

Questa volta il segreto non era solo un titolo prestampato su un fumetto.

Questa volta lui stava morendo sul serio.

Senza pensarci corsi verso di lui, stringendolo tra le mie braccia come se fosse più delicato della ceramica. Le lacrime gli cadevano sul volto, amare e lente.

«Light è Kira » sibilai lanciando un occhiata disperata a Light, era solo un bugiardo... un'affascinante maschera di pelle che copriva il suo vero volto.

«Ti amo » sussurrai infine, posando leggermente le mie labbra sul suo naso.

Un ultimo sorriso, poi si spense come aveva voluto il destino.

Gli occhi vitrei, la bocca delicatamente socchiusa in quello che doveva essere – forse – un ultimo avvertimento per Light. La maglia bianca che si sarebbe dovuta muovere al ritmo del suo respiro, ma che invece non si muoveva... lui non avrebbe nemmeno più aperto gli occhi.


[«Chi sei Melanie?»

« Una tua grandissima fan »]


Intorno a noi un solo nome rieccheggiò nell'aria e due ali ossute – invisibili - si spiegarono avvolgendoci in un abbraccio crudele. Mi alzai di scatto, dirigendomi verso la porta e uscii sul tetto dell'edificio.

Pioveva ancora.

Ricordavo perfettamente ogni cosa di L Lawliet.

Ricordavo i suoi occhi irrealmente grandi.

Ricordavo i suoi rari sorrisi.

Ricordavo di avergli voluto bene come ad un fratello.

Ricordavo di averlo amato.


[«Sai Melanie...Non avevo mai notato i tuoi occhi.

Sono della stessa tonalità di questo cielo:

un blu troppo scuro e senza stelle. » ]


Ricordavo le sue manie, dall'impilare le zollette di zucchero al togliersi i rimasugli di dolce con il pollice destro.

Ricordavo di averlo visto appoggiato allo stipite della porta ogni mattina.


[«Ti sei svegliata? »]


Di averlo ascoltato mentre si lamentava dei suoi dubbi. Di averlo visto travestito da infermiere [***], e di averlo osservato mentre perdeva la solita calma, ad ogni nuovo nome aggiunto alla macabra lista.

Di averlo visto uccidere. [****]

Di averlo visto piangere.


[«Melanie? Addio »

«Non voglio. Non dirmi addio »

« Addio Melanie »]


Ed infine di averlo visto morire, con niente di speciale che lo contraddistingueva.

Un altra semplice scritta – questa volta senza nome - aggiunta alla lista delle vittime di Kira..

Si sarebbe fatto un funerale veloce, Light avrebbe fatto ancora il pazzo e poi... tutti si sarebbero dimenticati di lui. Non si sarebbero più ricordati dei suoi tremila casi risolti, delle sue strane abitudini, del' intelligenza degna di Einstein. Lo avrebbero semplicemente sostituito come si può fare con i vestiti.

In quel momento avrei voluto urlare al cielo il dolore che provavo, avrei voluto uccidere Light con le mie stesse mani... avrei voluto tante cose ma in quel momento potevo farne solo una.

«Ryuk? » chiesi al nulla, conscia che qualcuno mi stava osservando divertito.

«Dimmi »

Chiusi gli occhi, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi e sussurrai poche parole prima cadere a terra, consapevole che non mi sarei più risvegliata lì.

«Riportami a casa»


































[SPOILER]

Prima! * Saltella * Io non ci riesco a credere e voi? Ahhhhhhhhhh! Adesso svengo. Òò

Cooomunque sono soddisfattissima di questa fic, mi è piaciuto molto scriverla ma sopratutto ho adorato descrivere che avrei fatto io in una situazione come quella. E poi, la descrizione di Mel è ispirata a me, tranne per la cicatrice... quella ce l'ho vicino all'ombelico xD

E Elle? Sinceramente riesco ad immaginarmelo benissimo davanti ùù xD.

Detto questo diamo un po' di spiegazioni... Preparatevi xD

Per prima cosa vorrei dire che questa è la versione completa, ci sono delle aggiunte importanti mentre alcune sono proprio insignificanti. Vediamo, la prima aggiunta è il pezzo iniziale fino a quando Mel non lo vede, la seconda è la conversazione tra Ryuk e Mel che in primis avevo tolto inserendo la parte principale nel momento in cui lei decideva di dare la sua vita per Ryuzaki. La terza invece è una cosa piccola piccola dove Melanie ricorda tutto quello riguardante il suo lovelove xD. Le cosine insignificanti non le dico nemmeno tanto sono inutili xD

Poooi non so bene se si sia capito ma il pendente a forma di cuore è quello indossato da Ryuk. E quando, sotto la pioggia, la ragazza pensa all'assomiglianza tra la puntata e quello che stava realmente accadendo si riferisce a quando Light dice a Elle che è assurdo.

Yeaah! Spero di avevi trasmesso le emozioni che speravo di passarvi; se è così sono veramente felice, se non è così... Grazie comunque di averla letta.

Ringrazio in anticipi tutti coloro che commenteranno. <3

Lovelove.

PooChan

Note:

[*] In una situazione normale, una ragazza che non ha toccato il quaderno della morte non potrebbe vedere lo Shinigami a lui affidato. Però io ho ipotizzato che, essendo un umana dell'esterno, alcune regole come appunto quella, su di lei non sortiscano nessun effetto. In fondo noi lo vediamo nell'anime xD

[**]piccola parte della conversazione tra Light e Elle nella puntata 25.

[***] Non ricordo che puntata è, ma per essere chiari è dove MatsuChan fa finta di buttarsi giù dal balcone ùOù

[****] E su. Fatemi sognare... ùù Io me lo immagino con il giubbottino antiproiettile e con un fucile in mano °W°

Per vostra sfortuna [xD] una mia compagna di classe mi ha costretta ad iniziare il secondo capitolo. ùù Voleva un lieto fine piccola stella =____=

Che si avrà... più o meno. ùOù

Per i fan di Near, avrà un minuscolissima parte anche lui xD

[/SPOILER]


  
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