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Autore: Fonissa    17/08/2016    1 recensioni
{Questa Fanfiction partecipa all'iniziativa "Artist Meet Artist" a cura di Fanwriter.it}
[OttavianoxRachel] [AU|Highschool] [Accenni: Percabeth, Jasper, Frazel, Solangelo, Tratie, ClarissexChris, Charlena, Thaluke, Caleo]
Tutta la scuola sa che ci sono due gruppi che si disprezzano. Il primo è formato dai classici amici che amano ridere e scherzare, il secondo da quelli che per un motivo o per un altro non sono simpatici agli altri.
Nel primo c'è Rachel, nel secondo c'è Ottaviano.
Ma per uno strano scherzo del destino, si ritroveranno a dover passare del tempo insieme.
Dal testo:
Il professore iniziò ad annunciare le coppie che avrebbero collaborato.
“Ottaviano e Rachel” disse all’improvviso.
Il ragazzo per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Poteva andargli bene chiunque, ma non proprio una di loro.
Del canto suo, di certo Rachel non stava gioendo. Tra tutti i ragazzi di quel gruppo, lui era quello che sopportava di meno.
Non sapevano che quello era solo l’inizio.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Octavian, Quasi tutti, Rachel Elizabeth Dare
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La cena trascorse normalmente, tra una portata e una chiacchiera, almeno fino a quando non arrivarono al dolce. Creando una piccola catapulta con un cucchiaio, Rachel lanciò un pezzo di torta alla panna direttamente in faccia ad Ottaviano. Questo in un primo momento la guardò sconvolto, poi ghignò lanciando un intero cupcake al cioccolato proprio sulla maglia di lei. Si guardarono con aria di sfida, poi iniziarono a correre intorno al tavolo lanciandosi ogni tipo di dolce gli capitasse sotto mano. Alla fine Ottaviano riuscì a intrappolare Rachel da dietro, stringendola tra le sue braccia. La rossa arrivava alle spalle del ragazzo, così non riuscì a liberarsi mentre l'altro riuscì a sentire il profumo dei suoi capelli misto all'aroma dolce dovuto ai pezzi di torta. Rachel poggio le sue mani sulle braccia di Ottaviano e per qualche secondo rimasero così. Rachel poteva sentire il cuore di Ottaviano battere più velocemente del normale, in un ritmo simile al suo e le proprie guance tingersi dello stesso colore dei capelli. L'ultima volta che aveva avuto una sensazione simile era stata due anni prima, quando aveva baciato Percy, mentre i due si frequentavano. Eppure nemmeno allora era stata così forte e calda. Fu il biondo a interrompere il silenzio imbarazzante che si era creato, sussurrandole all'orecchio:

"Credo che dovremmo pulirci. Ah, e ho in mente di farti vedere una cosa."

Solo dopo aver detto questo la lasciò andare, prendendo degli stracci da un cassetto della cuna e lanciandogliene uno. Entrambi si pulirono meglio che potettero e mentre Rachel cercava di togliersi dei pezzi di fragole dai capelli direttamente con le mani, il suo telefono emise un breve squillo, segno che era arrivato un messaggio. Si guardò le mani, completamente sporche, e distrattamente chiese a Ottaviano di rispondere per lei. Lui la guardò stupito.

"Ti fidi così tanto?"

Rachel fece spallucce.

"Beh, in realtà non ho molti segreti sul cellulare. Non mi piace fare discussioni serie attraverso messaggi, preferisco parlarne di persona. Io e gli altri del gruppo ci limitiamo a parlare di cazzate."

"Ti hanno chiesto come stava andando la cena con me attraverso messaggio."

"Per loro era una cazzata, appunto."

Tutto il contrario di noi pensò Ottaviano tra se e se. Infatti lui e i suoi amici sentivano sempre la necessità di parlare subito con gli altri, non importava se per telefono o di persona.
Prese il cellulare di Rachel e appena lo sbloccò notò che era un messaggio proveniente da un gruppo.

"Penso sia dal tuo gruppo..." disse, come per chiedere il consenso. Lei annuì distrattamente, ancora impegnata a pulirsi i capelli.

"Si, fai pure."

Quando aprì il messaggio, notò che era una foto inviata da Bianca. Ritraeva Nico e Will di spalle, mano nella mano, mentre Hazel in primo piano li indicava ghignando. La foto portava la didascalia:'sgamati!'.
Ottaviano la fece vedere a Rachel, che sorrise.

"Quelle due dovrebbero smetterla di stalkerarli. -disse ridendo- fammi un favore, rispondi mandando un paio di cuori."

"Dei cuori? Seriamente?" disse Ottaviano con una faccia schifata. Lei le lanciò un'occhiataccia, così lui eseguì. Dopo un pò le ridiede il cellullare.

"Ho mandato anche un messaggio a tuo padre, gli ho detto che stasera dormi da una tua amica." 

Rachel sgranò gli occhi.

"Cosa?! Perchè?!"

"Te l'ho detto, devo farti vedere un posto, ci metteremo un pò di tempo. E poi voglio ricambiare il favore dell'altra volta per bene."

La riccia annuì confusa. 

Dieci minuti dopo erano finalmente puliti. Ottaviano andò in camera sua, per poi ritornarne con un borsone da cui proveniva un rumore tintinnante.

"Cosa c'è li dentro?" 

Ottaviano fece un sorriso furbo, poi lasciò un messaggio sul tavolo dicendo che avrebbe dormito da un amico. Aprì la porta d'ingresso, invitando Rachel ad uscire. Un taxi già li aspettava fuori.

"Mi segui o non ti fidi ancora così tanto di me?" disse Ottaviano sarcasticamente.

"Potrebbe sempre essere una trappola." rispose Rachel con altrettanta ironia.

"Beh, questo non lo saprai mai se non vieni."

E così, insieme, uscirono.

Dopo quaranta minuti il taxi si fermò ai piedi di una collina, lontano dalla città. Ottaviano pagò l'autista e i due scesero. Si incamminarono sulla collina, in silenzio. Poco prima di arrivare sulla cima, il ragazzo coprì gli occhi di Rachel con le mani.

"Non sfidare la mia fiducia, Ottaviano." sussurrò lei, a voce bassa per non rovinare l'atmosfera di quiete, ma nel frattempo sorrideva.
Arrivati sul punto più alto il biondo tolse le mani e Rachel potè ammirare lo spettacolo. Senza le luci della città, il cielo era splendente. Sembrava seta blu costellata da migliaia di brillanti. Gli alberi alti che sembravano abbracciarli con i loro rami, il silenzio della natura nel quale gli unici rumori udibili erano il canto dei grilli, il profumo dei fiori non facevano altro che rendere il tutto più memorabile.
Rachel si girò verso Ottaviano. Erano a pochi centimetri di distanza e i loro occhi brillavano come le stelle in quel cielo limpido.

"Perchè mi hai portata qui?"

"Una volta la macchina di mio padre bucò una ruota qui vicino. Avevo otto anni ed avevo appena finito di litigare con i miei genitori, così scesi di nascosto dalla macchina e mi avventurai nei dintorni. Scoprii questo posto e rimasi qui per molto tempo, fino a quando non scese la sera. Fu allora che vidi per la prima volta questo spettacolo. Ci sono ritornato un paio di giorni fa, per cercare delle risposte, e ho pensato: 'A Rachel piacerebbe questo posto'."

Rachel rimase in silenzio, girandosi e sedendosi sull'erba comoda portando le gambe al petto e rivolgendo lo sguardo verso l'alto. Ottaviano si sedette a fianco a lei a gambe incrociate.

"Alla fine le hai trovate?" chiese la rossa dopo un lasso di tempo indeterminato.

"Cosa?"

"Avevi detto che eri venuto a cercare delle risposte. Le hai trovate?"

Ottaviano guardò Rachel per qualche secondo, poi ritornò a guardare il cielo.

"Si, le ho trovate."

Non seppero quanto tempo lasciarono vagare lo sguardo su quel cielo stellato, ma ad un certo punto Ottaviano aprì il borsone che si era portato dietro cacciando due bottiglie di liquore.

"Per uno spettacolo speciale ci vuole un accompagnamento speciale."

Rachel osservò le bottiglie mordendosi il labbro. Una volta, un anno prima, aveva bevuto così tanto da sentirsi male e da allora non aveva più toccato alcol. Ma infondo, un bicchierino non le avrebbe fatto male.

Erano entrambi al quarto bicchiere quando le loro guance si tinsero leggermente di rosso e iniziarono a ridacchiare senza motivo. 

"Cioè, noi non siamo degli stronzi. -stava dicendo Ottaviano bevendo un altro pó di liquore, questa volta direttamente la bottiglia- voglio dire, Luke lo è stato. Ma noi ricambiamo solo quello che ci fanno. Abbiamo pensato molte volte a cosa fosse successo se quel giorno Katie, Zoe e Calypso avessero trovato un altro posto, se Clarisse, Chris, Luke, Travis e Connor si vossero seduti da soli, se Beckendorf e Silena e Drew non avessero litigato con le loro famiglie. Probabilmente non ci saremmo mai parlati. E a quel punto ringraziamo di esserci trovati a quel tavolo due anni fa. Siamo emarginati dagli altri, ma finchè stiamo insieme va bene."

"Io invece non capisco perchè tutti guardino noi come se avessero timore. Non siamo divinità, non siamo perfetti, abbiamo anche noi i nostri problemi. Tutti sanno la storia della famiglia di Bianca, Hazel e Nico. Pochi sanno la verità su Will e Nico. E so che tu sei a conoscenza della storia di Leo. Le persone hanno quasi paura di parlare con noi, come se fossimo degli esseri irragiungibili." spiegò Rachel togliendo la bottiglia di mano a Ottaviano e attaccandoci le labbra.

"Anche noi pensavamo questo di voi, poi ti ho conosciuto bene."

"Stessa cosa per me. Sai una cosa, Ottaviano?"

"Cosa?"

"Penso...beh, penso di volerti bene."

"Anche io."

La prima bottiglia finì e la seconda fu aperta. Questa volta stavano stesi, la testa di Rachel poggiata sul braccio di Ottaviano, ma erano talmente brilli da non accorgersi di questa strana vicinanza. 

"Ottaviano, prima mi hai detto che avevi trovato delle risposte, ma quali erano le domande?" 
Rachel rideva e singhiozzava mentre parlare. Chissà se il giorno dopo si sarebbe ricordata di quel discorso.

"Mi domandavo se mi ero davvero innamorato di una pittrice rossa insopportabile." rispose prontamente lui, complice l'alcoll che aveva preso possesso del suo corpo.

"E la risposta qual'era?"

"Si, la risposta era si."

Forse, nell'euforia generale, Rachel capì qualcosa. Forse era il destino che voleva che succedesse. O forse, semplicemente, nessuni dei due capiva cosa stava facendo, ma sta di fatto che Rachel poggiò le proprie labbra su quelle di Ottaviano. Sapevano di liquore e di cose buone. Per approfondire il bacio, Rachel si mise sopra Ottaviano. Sentivano che una parte di loro scalciava, gridando che quel che stavano facendo era una pazzia. Ma i loro corpi parlavano da soli, stringendosi sempre di più. Le loro lingue ballavano una splendida danza che sembrava fatta apposta per loro. Le stelle furono gli unici occhi a osservare il magnifico spettacolo di due ragazzi che si perdevano e si ritrovavano di continuo, su quel filo sottile che divideva i sentimenti dall'euforia. Ad un certo punto l'erba e l'aria furono a stretto contatto con la pelle, senza i vestiti a separarli. Quello fu il punto di non ritorno.

Un sole accecante svegliò Rachel quella mattina. Provò ad alzarsi, ma un dolore lancinante alla testa non glielo permise. Cercò di rimettere insieme i pensieri: ricordava lo spettacolo del giorno prima, di Ottaviano che le raccontava come aveva trovato quel posto, di quando avevano iniziato a bere, ma non ricordava altro. Si era lasciata andare di nuovo. Si alzò di scatto e corse ad appoggiarsi ad un albero, vomitando tutto quel che aveva nello stomaco. La sua mente era così confusa che solo in quel momento si accorse di essere muda e che i suoi vestiti erani buttati alla rinfusa sul prato. Fece un tempo a mettersi appena l'intimo quando Ottaviano si svegliò. Sembrava meno confuso di lei, o almeno non vomitò. Si guardò intorno qualche secondo, poi notò Rachel solo in intimo, i vestiti sparpagliati e le bottiglie di liquore vuote. La rossa si girò per non guardare Ottaviano nudo, anche se era certa che la sera prima non le fosse dispiaciuto. Si voltò solo quando sentì la voce di Ottaviano, stupita, urlare:"Che cazzo abbiamo fatto?"

  
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