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Autore: Danette91    17/08/2016    1 recensioni
Draco e Hermione sono più simili di quanto si pensi. Basta poco per farli innamorare: una semplice tazza di tè.
Ma quando qualcuno proverà a turbare la loro tranquillità...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Lucius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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dramione dania Buonasera a tutte e a tutti!!

Dopo aver postato il secondo capitolo della mia fic 
I martini non prendono il sole  ho avuto un'idea tanto potente da non poterla far aspettare.

Così sono fiera (mi piace così tanto che mi permetto di essere altisonante xD) di presentarvi l'unico capitolo di "La nostra tazza di tè", nata da una mia idea e scritto in collaborazione con la mia amica  
Giselle Claire  .

Buona lettura!


Un bambino sempre solo.


Mai una carezza.


Mai una parola gentile.


I grandi sempre indaffarati, sempre di cattivo umore.


Neanche la fantasia riusciva a trasformare quella vecchia, grande casa in un vascello di pirati o in un castello protetto da un feroce ippogrifo.


Risate, urla allegre, neanche le lacrime rompevano quell'assordante silenzio.


Draco aveva smesso prima di cominciare ad attirare l'attenzione degli altri.


Nessuno lo avrebbe salutato con un sorriso.


Nessuno lo avrebbe consolato se fosse caduto dalla scopa.


Nessuno lo avrebbe coccolato prima di andare a dormire.


Per i suoi primi undici anni visse nell'imponente Malfoy Manor cresciuto dagli elfi domestici, osservato a distanza dall'ansiosa Narcissa Black e studiato dall'irreprensibile Lucius Malfoy.


Il rampollo dell'antica casata venne allevato, non educato o cresciuto, dai genitori.


Il biondo mangiamorte desiderava ardentemente che fosse un guerriero, suo degno erede, e che entrasse al più presto fra le fila dei servitori dell'Oscuro Signore.


Fin dalla tenera età sottopose il figlio a dure sessioni di allenamento. A qualsiasi ora, in qualunque luogo, alla presenza di chiunque Draco veniva colpito da incantesimi verbali e non.


Doveva diventare sempre più resistente, sempre più forte. Sempre più invulnerabile.


Narcissa guardava pavida da dietro le tende del salotto. Il suo unico figlio veniva trattato come carne da macello. Ma lei non poteva far altro che pregare.


Trasgredire a Lucius significava morire.


Draco non si lamentò mai di quel gioco al massacro. Vedeva suo padre ammirato come un eroe, forte, privo di paura, insensibile al dolore.

Voleva essere come lui.


Viveva per vedere un'espressione di soddisfazione sul suo volto. Ma nulla che faceva sembrava sufficiente.


Neanche quando scrisse ai genitori che era stato smistato in Serpeverde, la casa di Hogwarst che era sempre stata lodata a Malfoy Manor.


Ancora una volta si sentiva di averlo deluso.


Meditò spesso, durante le fredde notti nel dormitorio, se valesse la pena restare in quella scuola.

Suo padre l'aveva allenato per servire l'Oscuro Signore: non doveva imparare altro.


Le lezioni erano molto noiose, terribilmente ripetitive.


Vecchi insegnanti ripetevano come una cantilena vecchie formule che quasi nessuno usava più.

Lucius gli aveva insegnato ciò che veramente serviva nella vita.


Tutti però ascoltavano inermi, quasi pendessero dalle loro labbra.


Idioti.


Tutti idioti, tranne una.


La ragazza che per anni lo avrebbe innervosito ed eccitato.


Hermione Granger.


Una supponente ragazzina dai voluminosi e ricci capelli castani e dalla costante parlantina.


Ad ogni domanda del professore lei rispondeva correttamente.


Ad ogni cambio del programma lei interveniva.


Sapeva cosa era necessario imparassero. A cosa serviva ogni incantesimo, ogni pozione.


Era intelligente quasi quanto lui.


Per anni provò ad avvicinarsi per parlarle.


Finalmente, dopo anni di solitudine, qualcuno attirava la sua attenzione.


L'intera popolazione di Hogwarst non avrebbe mai potuto compensare la mancanza di umanità di quegli anni.

Erano tutti estremamente noiosi, infantili.


Nessuno era come lei.


Tuttavia ogni suo approccio era stato fallimentare.


Ogni parola un litigio, anche uno schiaffo.


Non riusciva a parlarle senza farla infuriare.


Dannata supponente egoista!


Credeva che solo lei fosse arrabbiata?


Lei che invece di cercare qualcuno alla sua altezza, qualcuno con cui avere un rapporto umano degno d'interesse, continuava a frequentare Potter e Weasley!


Un egocentrico e un succube! Come poteva cadere così in basso qualcuno di tanto perfetto?


Addirittura girava voce che si fosse messa assieme a quel pel di carota! Un'autentica assurdità!


Fortunatamente la politicamente corretta strategia di far unire le case servì su un piatto d'argento un'occasione più unica che rara.


La McGranitt, professoressa che adorava la Granger, le diede il compito di dare il buon esempio e preparare un progetto, abbastanza complicato per gli altri idioti, che completasse il programma dell'anno con l'altro brillante alunno, ovvero Draco.


Una collaborazione, la loro, che avrebbe cominciato ad abbattere il tabù della rivalità tra le case di Hogwarst.


La Stanza delle Necessità fu teatro dell'incontro più atteso dell'adolescenza di entrambi.


Da un lato l'introverso Draco Malfoy, che finalmente aveva trovato qualcuno degno della sua attenzione.


Dall'altro la migliore strega della sua generazione, Hermione Granger. Oppressa dal peso del costante successo e dall'aspettativa di un progresso che non voleva cercare.


Dopo un'infanzia solitaria per via del dono della magia, ad Hogwarst sperava di aver trovato una famiglia. Ma non ci era riuscita.


Nell'unica cosa che le interessava davvero aveva fallito.


Harry era fin troppo concentrato su un passato così tenebroso da offuscargli il presente e il futuro.


Ron, schiacciato dalla presenza di troppo fratelli, più belli, più intelligenti e più divertenti di lui, sperava di vivere della luce riflessa del bambino sopravvissuto.


Solo Ginny, forse per solidarietà femminile, era l'unico punto di contatto nel secondo mondo che l'aveva lasciata sola.


Rotto il ghiaccio parlando, per la prima volta senza litigare, del progetto su cui dovevano lavorare, i due parvero rilassarsi.


Si scambiavano idee su ciò che leggevano e cercavano di trovare un nesso tra i numerosi libri che dovevano leggere.


Scappò anche una risata per alcune tesi trattate tanto antiche da far impallidire le loro vivaci menti.


Draco, ammirato dal sorriso di lei, decise di far portare dalle cucine qualcosa per una piccola pausa.


Lei intimidita accettò.


Poco dopo comparve su un tavolo vicino al loro un servizio di porcellana. Due tazze, un vassoio con dei biscotti e una teiera fumante.


Il tè.


Hermione si commosse fino a singhiozzare. Draco, scioccato, la strinse a sé, timoroso che il suo gesto l'avesse offesa.


La ragazza dopo qualche istante si riprese e gli spiegò il malinteso.


L'ora del tè era l'unico momento in cui lei e i suoi genitori riuscivano a comunicare, in cui erano una famiglia.


Erano anni che non riuscivano a berlo insieme.


Voltandosi verso di lui e sorridendo ammise che quella fosse la prima volta dopo tanto tempo che sentiva di nuovo l'odore della bevanda.


Lui sorrise felice e non poté trattenersi dal baciarla.


Lei, dopo un istante di esitazione, rispose al bacio con passione.



Molti incontri seguirono a quello.


A tutti dicevano di andare a bere il tè con un'amica.


La verità la sapevano solo loro.

Bevevano una tazza di tè con la persona di cui erano innamorati fra le lenzuola di un letto disfatto.



La loro storia proseguì per qualche mese fra fughe improvvise all'insaputa di tutti, segreti, bugie e più libri da consultare di quanti necessitasse la ricerca.


Poi cominciarono i problemi.


Blaise Zabini, il migliore amico di Draco, li sorprese baciarsi in corridoio.


Il biondo temeva il peggio: tutta la società purosangue sapeva del suo matrimonio combinato, imminente per giunta, con la secondogenita dei Greengrass. Se avesse rivelato la sua storia con la Granger ci sarebbero stati parecchi problemi.


Nessuno doveva sapere della Grifondoro. E, soprattutto, la riccia non doveva sapere che lui fosse già promesso.


L'avrebbe lasciato finché non avesse trovato una soluzione. Sicuramente.


Ovviamente avrebbe risolto quella questione assurda (nemmeno conosceva Astoria Greengrass) ma serviva del tempo.


Lucius cominciava a torchiarlo per entrare tra le fila dei mangiamorte, lo voleva marchiare al più presto.


Draco prendeva tempo e cercava di evitare di tornare a Malfoy Manor per le vacanze.


Non voleva più avere la vita che aveva suo padre.


Non lo ammirava più.


Voleva vivere con la Granger.


Voleva il rumore, la luce, i colori, le risate dei bambini.


Sembrava andare tutto bene fra loro.


Nonostante l'enorme litigio che aveva avuto la riccia con Potter e Weasley, dopo che questi li avevano visti uscire sorridenti dalla Stanza delle Necessità, che aveva portato all'allontanamento definito dei tre, Hermione era contenta.


Finalmente aveva trovato l'amore.


Qualcuno con cui costruire una famiglia.


Infatti, poco tempo prima aveva scoperto di essere incinta.


Non era stato assolutamente programmato ma era felicissima. E pensava che anche Draco lo fosse.


La stava aspettando nella Stanza delle Necessità.


Era il momento: gliel'avrebbe detto.


Ma quando entrò vide la cosa peggiore che avesse mai potuto immaginare.


Draco, il ragazzo di cui si era innamorata, con cui voleva costruire una famiglia, era nel letto, con cui avevano condiviso dei bellissimi momenti, con Pansy Parkinson.


Con le lacrime agli occhi e un urlo di orrore trattenuto si portò una mano al ventre.


Gli sbraitò contro che voleva dirgli che era incinta. Come poteva essere andato con lei? Da quanto andava avanti?


Lui tentò di andarle incontro ma svenì.


La Parkinson sorrise malefica e le mostrò una fiala stretta fra le dita.


Si era fidato di un'altra donna al punto da permetterle di avvelenarlo.


Come poteva essere un padre qualcuno che non era abbastanza forte da farsi valere con una persona del genere?


Se ne andò con la vista offuscata dalle lacrime.


Era definitivamente sola. Ancora.



Seguirono settimane frenetiche.


Le ultime lezioni, gli ultimi test.


E il risultato di quel test, il più importante, che l'assillava giorno e notte.


Draco sapeva che era incinta. Le aveva anche provato a parlarle, ma lei non ne voleva sapere.


Ormai non era più solo il bambino o la bambina ad essere un argomento di cui discutere, ma il loro rapporto.


Non stavano più insieme, perché non si era dimostrato l'uomo che pensava che fosse. Di cui si era innamorata.


Non doveva neanche più considerarsi il padre del bambino.


L'uomo che l'aveva messa incinta era morto andando a letto con Pansy Parkinson.


Purtroppo però con sé stessa non poteva smettere di parlare.


Avere dei figli era una cosa che aveva sempre sognato di fare. Una cosa bellissima che voleva condividere con l'uomo che amava più di chiunque altro.


Però in quel momento non era così. Non stava affatto vivendo il suo sogno.


Era da sola con un test di gravidanza positivo.


Cosa doveva fare?


Accettare di avere un bambino e crescerlo da sola? Rinunciando, forse per sempre, ad avere una famiglia tutta sua e unita?


Era possibile, pensava, quale uomo accetterebbe di aiutarla a crescere un bambino non suo a quell'età? E poi poteva innamorarsi di un uomo che non fosse Draco?


Era assai probabile anche che non s'innamorasse mai più. E che quella fosse l'unica possibilità di avere un figlio o una figlia.


Le idee le martellavano in testa. Era davvero confusa.


Neanche l'unica persona rimasta accanto a lei per tutto il tempo, Ginny, le riusciva a dare la giusta risposta a quel dilemma.



Un giorno, poi, avvenne qualcosa che sbloccò la situazione.

Le insistenze di Draco di parlare, di chiarire quello che era un immenso e orribile equivoco arrivarono al culmine.


Nel bel mezzo di una lezione venne chiamata in corridoio dalla McGranitt. Accanto alla professoressa c'erano due auror che l'avrebbero portata in tribunale.


Era stata chiamata a testimoniare.


Stupita seguì i due uomini.


L'immensa struttura si manifestò davanti ai suoi occhi in una veste insolita.


Era piena di persone, accalcate per quello che si sussurrava fosse il processo del secolo.


Alcuni volti noti spiccavano tra i tanti sconosciuti.


Molti membri dell'Ordine, qualche mangiamorte comparso sulla “Gazzetta del Profeta” e poi lui.


Draco.


Sedeva a fianco ad un uomo di origine asiatica che la chiamò a deporre come testimone oculare.


Intimorita e imbarazza si avvicinò alla sedia che le indicarono cercando di evitare lo sguardo del biondo.


Un membro del tribunale le rivolse la parola cercando di spiegarle cosa stesse accadendo.


Draco Malfoy aveva citato in giudizio Pansy Parkinson e il padre Lucius per averlo ingannato con un filtro d'amore, averlo costretto a ricevere il marchio di Voldemort e a sposare Astoria Greengrass.


Lei spalancò la bocca e lo guardò. Lui fiero le sorrise dolcemente.


Stava denunciando un gruppo di criminali, che avrebbero potuto far scoppiare una guerra da un momento all'altro.


Li stava fermando. Per loro tre.


Lei rispose sinceramente a ogni domanda che le venne posta, sebbene ricordare le facesse male. Sebbene gli ormoni le causarono qualche lacrima.


A vedere quelle scie liquide sulle guance della ragazza Draco s'inalberò.


Il processo si stava concludendo. Su tutte le brutte storie stavano calando la giustizia a metter ordine e pace.


Si sarebbe fatto perdonare.


Le avrebbe spiegato.


Avrebbe riconquistato lei e il loro bambino.


Tutto si sarebbe rimesso a posto.


Parola di Draco Malfoy.




Qualche anno dopo...


Un bellissimo giardino fuori dal centro abitato del mondo magico.


Un bambino che correva urlando di pura gioia ai suoi amichetti.


Un tavolo apparecchiato con caraffe di limonata e torta di cioccolato servita nei piatti.


Adulti che parlavano sorridenti dando di tanto in tanto un occhio alla combricola.


Fra loro anche una coppia innamoratasi con una tazza di tè, sorridente come allora.

   
 
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