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Autore: Virgo_no_Cinzia98    21/08/2016    1 recensioni
Post Hades e post Soul of Gold, Atena è riuscita a riportare in vita i Cavalieri d'Oro, ma la pace che regna sovrana al Grande Tempio viene ben presto spezzata: il Cavaliere di Artemide giunge al Santuario portando con sé la notizia di una guerra incombente. L'Oracolo di Apollo ha previsto un nuovo conflitto tra divinità, ma resta ancora un'incognita: chi sarà il nemico che Atena e i suoi Cavalieri saranno chiamati ad affrontare? Un altro dubbio però affligge i nostri paladini, l'ambigua Artemide è veramente dalla loro parte come ha dichiarato o cerca solo di sfruttare la loro alleanza? Sta ai nostri valorosi Saint stabilire di chi fidarsi e di chi dubitare. Quale divinità uscirà vincitrice di questo gioco degli Dei?
Genere: Avventura, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11 – I guerrieri di Zeus
 

Daphne poggiò di nuovo i piedi sulla terra dopo il viaggio ultradimensionale Etna-Santuario con Air Gemini e per poco non sbatté contro Aiolos.
- Ti stavo cercando- disse il Cavaliere del Sagittario un po’ sorpreso dalla comparsa improvvisa – Volevo riferirti il nostro piano di difesa prima di attuarlo, ma pare che non abbiamo più tanto tempo-
- Allora spara- lo spronò la ragazza
- Ci siamo divisi in quattro gruppi per difendere i vari lati del Santuario. Kanon e Saga, voi due siete con me-
- Quale lato?- chiese Saga
- Sud-
- E io?- chiese Daphne
- Volevo chiederti con chi preferivi combattere, ma…-
In quel momento un fulmine squarciò l’aria che separava le spalle dei gemelli
- Ehi- si lamentò Kanon – Non provate ad abbrustolire mio fratello! Solo io ho il diritto di corcarlo di mazzate-
- Quando mai mi avresti “corcato di mazzate”?-
- Facciamo che andiamo tutti e quattro a difendere il territorio antistante la Prima Casa prima che sia invaso dai nostri amici elettricisti, che ne dite?- li interruppe Daphne
- Buona idea- acconsentirono gli altri
Una volta sul luogo i Cavalieri della Terza Casa richiamarono il Cloth di Gemini. Accanto ad esso comparve anche la nuova armatura forgiata da Efesto. Saga e Kanon si guardarono
- Proviamola- decisero dopo qualche secondo di esitazione
L’effetto fu unico. La parte destra dell’armatura d’oro e la sinistra di quella d’ombra rivestirono il corpo del Grande Sacerdote, mentre le altre andarono a Kanon. Il Cloth di Gemini risplendeva come non mai, mentre le metà forgiate dal Dio fabbro sembravano quasi risucchiare ogni qualsiasi forma di luce intorno ad esse, come un buco nero. Questo nuovo design dei Cavalieri della Terza Casa rispecchiava appieno la loro personalità: una parte buona e onorevole, dorata come la luce del sole; l’altra oscura e misteriosa, come la notte senza stelle.
- Caspita!- esclamò Aiolos – L’ha forgiata Efesto? Il Dio in persona?-
Saga annuì – Sì. Ho la netta impressione che quel Dio sappia più di quanto lasci credere…-
Daphne era pienamente d’accordo con lui. Efesto aveva detto che secondo lui si sarebbero rivisti presto… Ma in quale occasione? Incontro pacifico o battaglia?
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dalla voce del gemello minore
- Stanno arrivando... Mmh, vediamo di divertirci un po’-
I guerrieri di Zeus entrarono nel loro campo visivo. Indossavano armature grigie come il cielo in tempesta che ricoprivano loro il torace e le gambe, lasciando scoperti il collo e l’inguine, oltre alle braccia. Quello che probabilmente era il loro comandante aveva invece un’armatura più massiccia che forniva maggiore protezione agli arti superiori. L’elmo arrivava a coprire tutto il capo.
- Tsk. Questo mette pure l’elmo- borbottò Kanon
Come al solito infatti, né lui né il fratello portavano il loro. Daphne non poteva ridire molto, dato che nemmeno lei l’avrebbe indossato se le avesse fasciato tutta la testa in quel modo. Infatti tollerava il suo solo perché somigliava più a una specie di diadema di metallo con delle ali ai lati piuttosto che a un vero elmo.
I loro nemici si schierarono di fronte a loro e iniziarono a sghignazzare - Ci affrontano solo in quattro? – chiese uno, un po’ spiazzato
- Si vede che non vedono l’ora di morire- gli rispose un altro
- Idioti! Non hanno avuto tempo di organizzarsi. È ovvio che non ci saremmo trovati davanti tutti i più forti Cavalieri di Atena schierati- li zittì il comandante
Daphne fu tentata di mettersi a ridere, ma riuscì a trattenersi.
Il guerriero del Signore del Cielo si fece avanti – Oggi sono di indole misericordiosa. Vi do la possibilità di sfidarmi in singolar tenzone. Quando vincerò, e state sicuri che accadrà, gli altri tre di voi dovranno arrendersi, ma saranno risparmiati. Che ne dite? Morirà soltanto uno di voi- disse lasciando andare una risata gracchiante
Kanon si schiarì la voce – Prima di accettare un simile incontro, preferirei sapere il nome di colui che dovrei combattere-
- Giusto! Io sono Anfione del Lampo- si presentò il guerriero – E tu, Cavaliere? Mi dici il tuo nome o hai paura di batterti con me?-
- Oh, non sono intenzionato a combatterti. Voglio avere salva la vita. Magari mio fratello è disposto a farlo- disse Kanon lanciando un’occhiata di sbieco a Saga
Lui alzò un sopracciglio, poi sogghignò e si fece avanti – Il mio nome è Saga, della costellazione di Gemini-
I nemici indietreggiarono a sentire il suo nome. Per questo Arles era stato molto utile. La fama della sua malvagità aveva fatto il giro dell’Olimpo, non che quella di Kanon fosse tanto inferiore, ma forse il gemello minore aveva preferito andare sul sicuro.
- Che c’è?- chiese Saga per interrompere il mutismo delle due file – Non vuoi più combattere?-
Anfione sembrò brancolare nel buio per qualche secondo. Poverino, trovarsi di fronte al Cavaliere di Atena ritenuto più potente e con una personalità altalenante non era proprio la miglior cosa. Dopo qualche secondo si scosse - Ah! Credevate davvero che avrei rinunciato al vantaggio numerico per cavalleria?-
- Se fossi stato sicuro di vincere l’avresti fatto- ribatté Kanon con un sorrisetto.
Anfione digrignò i denti – No! Il mio scopo era solo quello di prendere tempo. In questo momento mio fratello Zeto sta attaccando il retro del vostro Santuario e voi non potete fare nulla per fermarlo-
Si voltò verso i suoi soldati ricevendo un’acclamazione, poi tornò a guardare i suoi avversari – Stolti! Venendo qui avete lasciato completamente scoperte le spalle del vostro amato Tempio!-
“Okay, se vogliamo continuare a far reggere il gioco del Oh-ci-avete-colti-di-sorpresa è meglio che tu inizi a sfoggiare le tue abilità recitative, Daphne” si incitò la ragazza
Portò una mano alla bocca cercando di assumere un’aria terrorizzata - No! Tu menti!-
Anfione sembrò soddisfatto dell’effetto – Eh no ragazza. Anfione è un uomo di parola. Mio fratello raderà al suolo tutto!-
– Non può essere vero. L’entrata della Prima Casa è qui. Tuo fratello non raggiungerà mai Atena!- Daphne fu tentata di mettersi a vomitare dopo aver finto di essere preoccupata per la sorte di Miss-quanto-sono-Dea-Saori
- Siete proprio stupidi. Il nostro scopo non è quello di uccidere Atena, ma di far fuori tutto il suo esercito. Senza quello, lei non è più una minaccia per il Sommo Zeus-
- Non dovreste sottovalutare Atena, né tantomeno il suo esercito- intervenne Aiolos
- Sicuro, fringuello?- lo canzonò Anfione accennando alle ali della sua armatura
Il Cavaliere del Sagittario impugnò l’arco dorato – Non avanzerete più di così-
- Lo vedremo- ringhiò Anfione, poi si voltò verso i suoi soldati e li fece schierare. I guerrieri rimasero in attesa di ordini, pronti a scattare all’attacco.
In quanto Cavaliere di Artemide, a Daphne non poteva mancare l’arma prediletta della sua Dea: arco e frecce. Richiamò l’arco argentato come Artemide le aveva insegnato e affiancò Aiolos - Chi ne prende di più vince un biscotto-
- Un biscotto?-
- Sì. Ma uno di quelli che sai fare tu con il cioccolato, sennò non vale-
Il Cavaliere del Sagittario sorrise – Ci sto-
Kanon si voltò verso di loro e squadrò attentamente i due archi – Mmh… Mi è venuta un’idea-
- Soldati, all’attacco!- urlò Anfione, poi sfoderò un’ascia bipenne da non si sa dove e si lanciò verso di loro
- Combatte con un’ascia… in che condizioni- mormorò Saga scuotendo piano il capo
- Kanon, se hai un’idea magari è meglio se ce la dici- intervenne Daphne
Il gemello minore sogghignò – Saga, tu occupati pure di quel simpaticone, voi due Robin Hood state pronti-
- Per cosa?- chiesero Aiolos e Daphne in coro
Kanon si buttò nella mischia
- Grazie della risposta- mugugnò la ragazza
Poco dopo un’Another Dimension inghiottì qualche guerriero di Zeus, mentre i loro compagni si guardavano intorno confusi.
“Ho come l’impressione che…”
Kanon riaprì la dimensione oscura lasciando uscire i soldati precedentemente catturati in un piccolo spiazzo perfettamente a portata di freccia per Aiolos e Daphne.
- Per questo!- urlò Kanon in risposta alla domanda di prima lasciata in sospeso
I due arcieri incoccarono le frecce e iniziarono a fare piazza pulita. Mentre bersagliava di colpi i vari nemici che piano piano Kanon faceva affluire al patibolo, Daphne espresse i suoi pensieri ad alta voce.
- Pensa te nel Medioevo quando gli arcieri usavano frecce normalissime e dovevano andare a riprendersele quando le finivano-
- Ti sembra il miglior momento per fare conversazione?- la rimproverò Aiolos
- Che c’è? Tanto li prendo tutt…- la sua freccia non andò a segno e mancò il nemico – …quasi tutti-
Per rimediare, richiamò una folata di vento in modo che l’arma cambiasse il proprio corso e si conficcasse nella nuca del soldato.
- Ehi, ma così non vale- protestò il greco
Un’esplosione richiamò la loro attenzione
- Scusate- disse Kanon – Mi ero stancato-
La Galaxian Explosion aveva lasciato un buco nel terreno dove prima stavano i guerrieri di Zeus
- Oh, non fa niente- lo tranquillizzò Daphne – Fa’ solo attenzione a non distruggere la Prima Casa però-
Lui scrollò le spalle – Tanto non è la mia-
Poco più in là, Saga scansava senza problemi i colpi dell’ascia di Anfione - Devo trattenerlo ancora per molto o posso polverizzarlo?- chiese con aria scocciata
- Polverizzarmi, ah! Questa sì che è bella. Ti piacerebbe riuscirci, vero?-
- Magari potrebbe sapere qualcosa di utile- intervenne Aiolos – Potremmo lasciarlo vivere-
Kanon si picchiettò il mento con un dito – Nah… Piuttosto lasciamo vivo suo fratello dato che gli hanno affidato l’incarico di attaccare il retro del Santuario. Quello di Anfione era solo un diversivo con lo scopo di convogliare tutte le nostre difese qui-
- Allora lo uccido- sentenziò Saga
- No, aspettate, cos…- iniziò Anfione
Il Grande Sacerdote sollevò una mano e lanciò il suo colpo più devastante contro il guerriero di Zeus.
- Hai sbagliato, fratello- gli fece notare Kanon - Questo non è polverizzare, è disintegrare-
- È  morto. Questo importa-  ribatté Saga, poi si voltò verso Aiolos – A chi hai affidato la difesa del lato Nord? Se Kanon ha ragione, il grosso della spedizione di Zeus dovrebbe convergere lì-
- Camus, Aiolia e Milo- rispose il custode della Nona Casa
“Camus!” il suo istinto di sorella maggiore le suggeriva di andare ad aiutarlo, aveva il terrore di perderlo di nuovo. Non si sarebbe mai perdonata se gli fosse successo qualcosa. Questa volta aveva la possibilità di aiutarlo e non voleva lasciarsela sfuggire.
Fece per voltarsi, ma Saga capì le sue intenzioni e la fermò tenendola per un braccio.
- Non ha bisogno del tuo aiuto- le disse
- Cosa ne sai?- chiese lei, conoscendo già la risposta
- È un Cavaliere d’Oro, è capace di badare a se stesso. Inoltre ci sono anche Milo e Aiolia con lui, nessun esercito scadente come questo sarà in grado di torcergli un solo capello-
- E se quell’esercito guidato dal fratello di questo Anfione fosse più potente delle loro possibilità?- continuò caparbia la ragazza
- Non lo sarà- rispose lui – Inoltre dobbiamo ancora difendere questo posto. Non è detto che l’armata inviata da Zeus sia finita qui-
- Tu resta pure qui- replicò Daphne – Io vado da mio fratello. Tu, Kanon e Aiolos siete più che sufficienti per difendere il lato Sud-
Saga sbuffò e la lasciò la presa sul suo braccio – Allora fa’ come vuoi- la liquidò alzando le spalle
Daphne si sentì quasi in colpa, Saga non aveva mai avuto quell’atteggiamento scocciato con lei. Ma lei non era un Cavaliere di Atena e non era obbligata a stare agli ordini del Grande Sacerdote. E poi… il terrore di perdere suo fratello le stringeva il cuore in una morsa gelata. Se non si fosse trattato di un esercito da quattro soldi?
Si voltò e corse lungo il perimetro del Grande Tempio per raggiungere il versante Nord mentre sondava la sfera emotiva di suo fratello. Calma e concentrazione. Sembrava tutto sotto controllo.
***
 
Milo imprecò. Non aveva proprio un bel niente sotto controllo. Già sentiva nella mente la strigliata di Camus “Perché non mi hai dato retta?”, seguita probabilmente da qualche accidente in francese.
Non era colpa sua se Camus gli aveva detto di aspettare e lui non lo aveva ascoltato. Era colpa del suo sangue di Scorpione che gli imponeva di agire, del suo cuore pulsante che bramava la battaglia. Aiolia poi non era da meno, dopo che Milo era scattato all’attacco, l’aveva seguito di slancio.
Purtroppo però Milo non aveva considerato che i nemici erano molti più di loro. Ben presto i Cavalieri dello Scorpione e del Leone si erano ritrovati circondati. Mentre loro cercavano una soluzione per uscire da quella situazione compromettente, il resto dell’esercito stava andando addosso a Camus che attendeva i guerrieri di Zeus in posizione più arretrata e più alta, adatta a fronteggiare un numero non esiguo di nemici. Quando era scattato in avanti verso il nemico Milo non aveva sentito nessun urlo di frustrazione da parte del Cavaliere dell’Acquario, niente di cinematografico come un bel “MILOOOO! Io ti uccido”.
Niente di tutto questo, solo un lungo, temibile e letale rivolo ghiacciato sulla nuca. Il segnale di Camus per “se sopravvivi ti uccido io”. Era un tipo silenzioso Camus, ma riusciva a dare un’efficacia ai suoi messaggi impareggiabile.
- Ehm…- lo richiamò al presente Aiolia – Cosa facciamo ora?-
Milo abbassò lo sguardo sul reticolato elettrico che piano piano si stringeva sempre di più costringendo i due Saint ad arretrare fino a trovarsi schiena contro schiena.
- Sai che, forse, la mia non è stata proprio una bella idea?-
- Ma va! E io che ti ho pure seguito-
- Dovevamo ascoltare Camus- concluse Milo
- Già- concordo Aiolia
- Dici che se lo salto non funziona, eh?- disse lo Scorpione accennando al recinto elettrico
- No ma… A me non fa niente. Diamine, Milo. Faresti rincoglionire perfino Einstein!- esclamò Aiolia
Poco dopo lanciò uno dei suoi colpi che controllava la ionizzazione dell’aria e neutralizzò l’arma nemica
- Comunque credo che si dica Ainstain- gli fece notare Milo
- Ma è una “e”!-
- Ma Camus lo pronuncia così-
- Allora mi fido-
Mentre battibeccavano non si erano accorti che i nemici di fronte a loro avevano lasciato un varco per far passare un guerriero più massiccio degli altri.
- E questo bestione chi sarebbe?- borbottò Aiolia
Il guerriero si batté un pugno sul petto – Eracle dell’Aquila-
Milo non poté fare a meno di pensare che avesse un’espressione un po’ tonta dipinta in viso.
- E no! Marin è il Cavaliere dell’Aquila, brutto colosso di latta che non sei altro-
Milo sillabò attentamente l’epiteto che il suo compagno d’armi aveva riservato a Eracle
- Aiolos ci tiene alle buone maniere. Ogni volta che uso le parolacce mi rimprovera- spiegò il custode della Quinta Casa alzando le spalle
- Tu sei un po’ complessato, amico- commentò Milo
- Allora- tuonò la voce del guerriero di fronte a loro – Chi di voi due moscerini vuole essere schiacciato per primo?-
Il Cavaliere del Leone fece un passo avanti – Vediamo se sei degno di questo nome, Eracle-
Eracle, dall’alto dei suoi due metri abbondanti ghignò – Piccolo greco, fatti sotto-
Milo iniziava a fremere d’impazienza, voleva la mischia, un bel mucchio di nemici da avvelenare a morte, o un bel duello all’ultimo colpo o, come sarebbe più appropriato dire, all’ultima puntura.
Neanche il tempo di finire il pensiero che un altro guerriero si fece avanti. Non era grande e grosso quanto Eracle e non aveva nemmeno la solita espressione idiota dipinta sul volto.
- Calmati Cavaliere di Atena. Lacedemone dell’Egida è pronto a sconfiggerti-
Eracle si voltò verso il nuovo arrivato – Cosa ci fai tu qui?-
Lacedemone lo guardò di sottecchi – Il Sommo Zeus aveva previsto che i Saint di Atena potessero essere validi combattenti… Aveva bisogno di qualcuno che gli riferisse le loro abilità-
- Cosa intendi dire?-
- Quegli stupidi di Anfione e Zeto si sono buttati nella mischia senza conoscere i propri nemici, contando solo sul fattore sorpresa- Lacedemone sospirò – Il nostro esercito sarà completamente sconfitto con quei due alla guida-
Eracle aggrottò le sopracciglia – Quindi adesso comandi tu?-
- No sciocco. Io sono quello che tornerà dal Sommo Zeus a riferire tutto ciò che ha visto. E adesso fa’ quello per cui sei stato addestrato. Uccidi quel Cavaliere- ordinò Lacedemone
- Agli ordini-
Eracle si voltò verso Aiolia – Ti schiaccerò, moscerino-
- Io sono un Leone. I Leoni non si fanno sconfiggere- replicò Aiolia
Mentre i due si lanciavano nella lotta, Milo si voltò verso quello che suppose essere il suo avversario
“Questo Lacedemone sembra essere piuttosto astuto e subdolo, fai attenzione”
- Vediamo… a giudicare dal tuo Cloth direi che tu sei… Scorpio, dico bene?-
- Esattamente-
- Non è mia intenzione ucciderti, Scorpio. Non mi piace eliminare un nemico al primo incontro. Non preoccuparti però, da’ pure il meglio di te se non vuoi rimanere in fin di vita. Voglio avere qualcosa di molto interessante da raccontare al Sommo Zeus-
- I tuoi arti inviati per posta prioritaria saranno abbastanza, sta’ tranquillo-
Lacedemone sorrise cordiale – Mi piaci, Scorpio. Sarà un peccato vederti morire in questa guerra-
- Spiacente, ma sono già fidanzato- commentò Milo prima di saltare all’attacco
Uno dei fattori su cui contava Milo durante la lotta era la sua velocità, ma Lacedemone lo era altrettanto. Questa volta avrebbe dovuto trovare qualcosa di alternativo.
Capì abbastanza in fretta perché si chiamava Lacedemone dell’Egida. Il suo nemico fece infatti comparire uno scudo sul quale era scolpita la testa della Gorgone. All’inizio Milo vedeva lo scudo come uno strumento di difesa, ma dovette ricredersi. Il guerriero di Zeus agitò lo scudo e il cielo si oscurò. Nubi temporalesche squarciate da lampi e saette coprirono il sole.
“Ma che fa questo? Il meteorologo?”
Lacedemone mosse il braccio e un fulmine scese dal cielo in direzione di Milo. Il Cavaliere dell’Ottava Casa riuscì a scansarsi, ma un nuovo attacco seguì. Evitò anche quello, poi ne arrivò un altro.
“Accidenti!” pensò Milo mentre si scansava alla velocità della luce per sopravvivere “Devo trovare una soluzione o qui finisco alla brace”
In quel momento i guerrieri di Zeus che tentavano di assaltare il Grande Tempio oltrepassando il punto di difesa scelto da Camus iniziarono a incitare in coro quello che Lacedemone aveva detto essere il loro comandante.
- Zeto! Zeto! Uccidilo! Zeto! Zeto!-
“Uccidilo? Camus!”
Milo fu costretto a voltarsi. Per sua fortuna anche Lacedemone fu incuriosito dalla scena. Infatti smise di agitare l’Egida, dando qualche momento di tregua al greco.
Ma lo Scorpione non era interessato a cosa stesse facendo il suo avversario, la sua attenzione era tutta per Camus. Era circondato da praticamente tutto l’esercito meno Eracle e Lacedemone. Quello che probabilmente era Zeto lo fronteggiava impugnando una lunga lancia.
 “È colpa mia. Se lo avessi ascoltato…”
- Camus!- urlò Milo
Vide il suo compagno muovere lo sguardo nella sua direzione. Quello che vi lesse gli diede forza: non c’era paura in quegli occhi, solo determinazione.
- Oh tranquillo. Morirà in fretta… almeno spero per lui- intervenne Lacedemone
Milo tornò a osservare il suo nemico – Lui-non-morirà- scandì
- Ah no? In ogni caso tu non potrai essergli molto d’aiuto-
Ma lo Scorpione non lo ascoltava più. Aveva avuto un’idea, aveva capito quale era il punto debole del suo nemico. “Tu parli un po’ troppo, carissimo. Anche se non sembra, hai abbassato la guardia”
Milo lanciò le sue onde paralizzanti all’improvviso e bloccò il braccio che impugnava l’Egida.
- Cos… Come ti permetti?- ringhiò Lacedemone
“Anch’io avevo il tuo vizio. Mi lasciavo andare alle chiacchiere e perdevo la concentrazione, ma Camus mi ha aiutato a risolvere il problema. Non abbasso più la guardia quando combatto… tralasciando quella volta contro Hyoga che mi congelò quasi l’armatura…”
Sapeva però che non poteva permettersi di perdere tempo. Lacedemone avrebbe presto trovato il modo di liberarsi. Stava per lanciare la Scarlet Needle, ma un’ovazione dei guerrieri di Zeus lo distrasse
- Forza. Finiscilo! Zeto! Zeto!-
Milo lasciò vagare lo sguardo alla ricerca di Camus e quando lo trovò il suo cuore perse un battito. Il francese era finito a terra, Zeto gli puntava la lancia alla gola.
- Oh!- commentò Lacedemone – Il tuo amico sembra sul punto di morire-
“No… non accadrà. Io devo aiutarlo”
Milo si rese conto di tremare. Doveva fare qualcosa per Camus. Era colpa sua se era in quelle condizioni, se solo avesse rispettato il suo piano…
- Uh, guarda. Sta per ucciderlo- disse contento Lacedemone
Era vero. I soldati urlavano più forte incitando il loro comandante. Zeto sollevò la lancia preparandosi a colpire.
“Camus… avrà un piano, certo. Lui ha sempre un piano…”
Ma Camus non si muoveva.
- No!- urlò Milo
Lasciò perdere Lacedemone e corse verso il Cavaliere dell’Acquario. Sentì un fulmine abbattersi vicino al suo piede, probabilmente il suo nemico si era liberato, ma non gli importava. Doveva salvare Camus.
Un’altra saetta si abbatté di fronte a lui e lo costrinse a fermarsi. Quando il bagliore della luce scemò, Milo guardò la lancia abbassarsi. Non vide altro perché i soldati si strinsero di più intorno alla scena bloccando la visuale.
- NO!- gridò con tutto il fiato che aveva in gola
- Andiamo, non fare tutta questa storia- disse calmo Lacedemone - Era solo un tuo amico-
 Il cosmo di Milo si accese, alimentato dalla rabbia e dalla frustrazione. La sua unghia velenosa si mosse da sola andando a colpire Lacedemone con una decina di Scarlet Needle contemporaneamente. L’attacco fu talmente rapido, potente e inaspettato che il guerriero di Zeus riuscì a scansarne a malapena una. Milo non si curò di lui e corse dove aveva visto Camus l’ultima volta. Uccise con pochi colpi la decina di guerrieri che ancora infestava il luogo. Non ebbe molto da lavorare dato che una moltitudine di soldati era già a terra, morta. Lì la temperatura era più bassa di circa venti gradi. Milo cercò Camus con lo sguardo e finalmente lo vide. Corse da lui, pestando qualche cadavere. La lancia era abbandonata su una roccia, la punta insanguinata. Zeto era riverso a terra, il corpo congelato. Camus era accovacciato a terra  con una mano poggiata sul torace.
- Cam!-
Milo corse da lui e lo abbracciò. Lasciò le mani libere di carezzare le ciocche di capelli ramati, mentre lo stringeva convulsamente a sé.
- Milo, sto bene- farfugliò Camus
- Santo cielo, Cam. Io temevo… temevo di averti perso- sussurrò sentendo gli occhi che si riempivano di lacrime
Accidenti! Perché doveva essere sempre così emotivo?
Poco dopo, infatti, stava piangendo sempre abbracciando forte Camus.
- Milo, tranquillo… è tutto a posto- cercò di calmarlo il rosso
- Amore, è stata tutta colpa mia… se ti avessi dato retta… sono un testardo e uno stupido. Ho messo a repentaglio la tua vita, la mia, quella di Aiolia e di tutti gli altri qui al Santuario-
Una mano di Camus gli carezzò la guancia – Già. Se non fossi sfinito ti ucciderei seduta stante… eppure ti amo lo stesso, Milò- disse piano, sorridendo
Milo pensò che non ci fosse cosa più bella di vederlo sorridere. Ma fu ancora più bello quando Camus avvicinò il volto al suo e lo baciò, noncurante che qualcuno potesse vederli.
Qualcuno però gli interruppe
- Che cosaaaa?- esclamò un allibito Aiolia
Milo e Camus si separarono immediatamente.
“E con Aiolia siamo a due… No, tre. C’è anche Daphne. Beh, ma almeno lei non ci ha colti sul fatto”
- Vvo… Voi due- Aiolia deglutì – No… Non lo posso concepire-
- E perché no?- chiese Milo
- Perché… cioè… Posso accettare che Camus sia gay, ma da te Milo proprio non me lo aspettavo-
Camus sembrò punto sull’onore – Sembro gay?-
- Beh, hai quell’aria perfettina, le unghie tinte… Non me lo aspettavo, ma è sempre meno scioccante di Milo, considerando i suoi, ehm, precedenti-
- Aiolia, sei appropriato come un dito in un occhio- gli fece notare Milo
Il Cavaliere del Leone stava per ribattere qualcosa, ma il rumore di qualcuno che correva lo distrasse. Daphne comparve nel loro campo visivo.
La ragazza si guardò intorno con aria sconcertata - Qu’est-ce qu’il s’est passé ici?-
- Che ha detto?- chiese Aiolia
Milo sollevò le spalle. Sapeva solo qualche parola di francese, ma se anche avesse avuto un vocabolario più ampio non avrebbe capito ugualmente una mazza dato che sia Daphne che Camus quando parlavano nella loro lingua madre andavano a mitraglia, neanche gli stesse correndo dietro un ghepardo.
- Che cos’è successo qui?- si tradusse la ragazza
- Oh, abbiamo fatto piazza pulita- la informò Milo
- Anfione aveva ragione. La maggior parte dell’esercito è venuta ad attaccare il Grande Tempio alle spalle- disse Daphne con aria pensierosa.
- Li avremmo sconfitti più facilmente se questi due mi avessero ascoltato- intervenne la voce di Camus
Milo si fece piccolo piccolo – Lo so, scusa Cam-
L’Acquario gli lanciò un’occhiata non molto amichevole e si alzò in piedi accompagnando il movimento con una smorfia di dolore
- Cam? Tutto a posto?- chiese Milo un po’ preoccupato
Camus lo allontanò da sé con la mano che prima teneva poggiata sul torace. Lasciò così visibile uno squarcio nell’armatura imbrattato di rosso. Solo allora Milo capì perché la lancia di Zeto fosse insanguinata.
- Cam! Ma sei ferito!-
- Ti ho detto che sto bene- scandì il francese
- A me non sembra. Lascia che ti aiuti- si offrì il biondo
Fece per avvicinarsi, ma Camus arretrò – Ce la faccio da solo-
- Camus- prese parola Daphne – Dobbiamo curare quella ferita-
- È tanto difficile lasciarmi in pace?- chiese esasperato il rosso
Tentò di muovere un passo in direzione del Grande Tempio, ma gli cedettero le gambe e cadde in ginocchio. Milo, Daphne e Aiolia corsero ad aiutarlo.
- Sei sempre convinto di stare bene?-
- Milo, se tu ti fossi attenuto al mio piano starei bene-
- Sei arrabbiato con me?-
- Non mi dire- rispose ironico Camus
Ahia. Quando Camus ripiegava sull’ironia voleva dire che era veramente arrabbiato. Milo si sentì più sporco di una pozza di fango.
- Cam, mi dispiace…-
- Avrete tempo dopo per le scuse, ora dobbiamo sistemare questa ferita- lo fermò Daphne
- Sì- disse Aiolia – Portiamolo al Grande Tempio, così posso curarlo-
- Andiamo allora- decise Daphne
Aiutarono Camus a rialzarsi e lo portarono via. Milo si lasciò scivolare in ginocchio.
“È colpa mia. Ha ragione ad essere arrabbiato con me, per poco non lo facevo uccidere. Sono proprio uno stupido”
Si voltò e lanciò un’occhiata alla lancia di Zeto abbandonata a terra. Fu preso da uno scatto d’ira e la distrusse con un unico colpo. Quell’arma aveva quasi spezzato Camus e niente o nessuno aveva il permesso di farlo. Un movimento nella spianata sottostante dove avevano combattuto lui e Aiolia catturò la sua attenzione: Lacedemone era ancora vivo.
Corse verso il nemico il più silenziosamente possibile, ma lui lo sentì ugualmente.
- Scorpio. Come sta il tuo amico? Sembra sopravvissuto. Notevole, dovrò riferirlo al Sommo Zeus-
- Tu non riferirai proprio un bel niente a Zeus-
- Invece credo di sì. Ci sono molte cose interessanti da dirgli. Ad esempio, non sapevo che il Cavaliere di Artemide fosse qui in visita al Santuario-
“Accidenti, ha visto Daphne! Brutto bastardo, deve essere rimasto qui a cercare di carpire altre informazioni”
- Cavaliere di Artemide? Vaneggi per caso?-
- Non fare il finto tonto, Scorpio. Riconosco quella donna. Ci siamo già incontrati sull’Olimpo una volta. La mia domanda è, se lei è qui, dov’è Artemide? Perché ha lasciato il suo Cavaliere libero di aiutare il Grande Tempio?-
“Inventati qualcosa, o il piano di sfruttare la fiducia che Zeus ripone in Artemide andrà a farsi benedire”
- Non ci ha aiutati a combattere. Era una semplice visita di cortesia. Sai, il mio amico è suo fratello. Lei voleva cercare di convincerlo ad abbandonare la lotta… Roba da donne- cercò di coprirla Milo
- Mmh- Lacedemone aveva un’aria pensierosa – Sì, in effetti le donne parlano e parlano, ma alla fine si tirano sempre indietro. Sai cosa ti dico Scorpio?-
- Che la Forza sia con te?-
Lacedemone non sembrò capire la battuta – Io vado da Zeus a riferirgli ciò che ho visto. Spero di rivederti presto-
- Tu non andrai da nessuna parte- lo minacciò Milo
- E come intendi fermarmi? Non puoi acchiappare una nube-
Milo all’inizio non capì, poi Lacedemone sparì in una nuvola temporalesca lasciando lo Scorpione a fissare il nulla - Detesto il teletrasporto- borbottò – E detesto questo Lacedemone-
Lanciò uno sguardo carico di rabbia al cielo – Quando ti incontrerò di nuovo, ti pentirai di aver giocato con Milo dello Scorpione. Questa è una promessa, Lacedemone dell’Egida-
Detto ciò, si avviò verso il Grande Tempio, sperando che l’arrabbiatura di Camus fosse in parte sfumata. Era stata colpa sua, certo, e continuava a sentirsi uno schifo, ma Camus arrabbiato era proprio intrattabile.
 

Nota dell’autrice: ciao a tutti! Ho impiegato un po’ più del solito per aggiornare, pardon. Era periodo di Olimpiadi ed ero molto impegnata a fare il tifo per lo Zar e gli altri azzurri dell’Italvolley (anche se alla fine si sono dovuti accontentare solo dell’argento… grrr).
Spero che la mia storia vi stia interessando e… a presto!
 
   
 
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