1.
Senza
neanche sapere come, Ginevra si ritrovò nella villa dei price a sistemare i
propri vestiti nella stanza attigua a quella padronale.
Benjiamin
Price… che dilemma!
Sembrava
freddo come il ghiaccio e tagliente come un frammento di vetro rotto…
eppure emanava un senso di autorevolezza tipico del padre.
Ginevra
pensò al signor Price. L’aveva assunta appena laureata in Scienze della
Comunicazione come suo PR e segretaria nonché membro di minoranza della P.
Corp. Con una quota di azioni veramente misera,ma a lei andava bene così. In
breve erano diventati amici e lui le parlava spesso di quel figlio che giocava a
calcio e anche se dal suo tono di voce traspariva il tipico orgoglio paterno, si
capiva anche che avrebbe preferito vedere quel figlio a capo della gestione
dell’azienda.
Il
cancro allo stomaco che lo aveva colpito non aveva fatto cambiare idea al figlio
e l’uomo forse aveva pensato di aver trovato la soluzione ai suoi problemi.
Aveva
fatto redarre quello stupido testamento e nemmeno Ginevra era riuscita a
comprendere il perché di quella folle clausola. Lei non avrebbe mai preteso
niente.
Due
giorni dopo aver stilato il documento si era chiuso nel suo studio e si era
sparato.
Sapeva
di over morire , ma non voleva che il cancro avesse la meglio su di lui. Quando
le aveva confidato quel pensiero, Ginevra aveva pensato che volesse lottare con
tutte le sue forze contro quella malattia. In realtà lei aveva solamente e
completamente frainteso.
Si
era ucciso e con lui se ne era andata anche la moglie dopo solo due giorni dalla
sua morte. Lei aveva preferito i barbiturici e una bottiglia di cognac.
Una
lacrima le scese lungo il volto, ma se la asciugò in fretta con un gesto secco.
Un
leggero bussare la distolse dai suoi pensieri.
“avanti”
la
governate, Miss Sommerson, entrò nella stanza e le sorrise:
“il
signor Price voleva sapere se è tutto di suo gradimento e voleva informarla che
l’aspetta per la cena appena sarà pronta”
Ginevra
sorrise.
“dica
pure al Signor Price che sono a posto, grazie e che scenderò entro un quarto
d’ora”
la
donna uscì dalla stanza Ginevra
guardò i vestiti disposti con ordine nell’armadio. Si tolse il taileur usato
per il viaggio e dopo aver preso dall’armadio una longuette nera e una maglia
dallo scollo all’america di un bel roso sfumato in giallo e arancione che
ricordavano moltissimo delle lingue di fuoco, si diresse in bagno dove passò
sugli occhi una sottilissima linea di eyeliner e sulle labbra un filo di
rossetto rosso fuoco e raccogliendosi i capelli in una coda bassa uscì dalla
stanza.
Scendendo
al piano di sotto notò l’ospite in mezzo al grande salotto e Ginevra
approfittando di quel momento lo studiò attentamente: era appoggiato alla
mensola sopra il camino con in mano un bicchiere di un liquido ambrato che
Ginevra classificò come brandy. L’uomo le dava le spalle e smesse le vesti di
sportivo e indossato un elegante completo firmato Armani, era tale e quale al
padre.
Ad
un certo punto, come risvegliatosi da una trance, i accorse di essere osservato
e voltandosi la fissò sorridendo:
“molto
puntuale. Quindici minuti mi aveva chiesto e quindici minuti sono passati.
Ottimo, un punto a suo favore. Odio i ritardatari.”
“avrebbe
dovuto conoscermi quando ho iniziato a lavorare per suo padre, allora. Il primo
giorno di lavoro, così come quelli seguenti per una settimana intera, arrivai
sempre con cinque minuti di ritardo accademici. Poi suo padre mi diede una di
quelle girate (sgridate) che da
quel giorni partì sempre con almeno venti minuti di anticipo sul mio solito
orario arrivando sempre in anticipo di una vita!”
Benji
scoppiò a ridere in una fragorosa risata, ma ben presto ridivenne serio anche
se sul suo volto aleggiava sempre un misterioso sorrisetto ironico che mise
molto in soggezione Ginevra..
“posso
offrirle qualcosa signorina Rossetti’”
“quello
che beve lei va benissimo, grazie”
e
le servi due dita abbondanti di un ottimo brandy d’annata..
si
sedette accavallando le gambe molto elegantemente e lo guardò al di sopra del
bicchiere:
“come
mai non mi ha ancora chiesto cosa c’era scritto nel testamento per farmi
correre così precipitosamente da lei?”
“perché
sapevo che prima o poi lei stessa me ne avrebbe parlato. Allora mi dica, cosa
c’era scritto di così sconvolgente che persino il braccio destro di mio padre si è scomodato da Londra per
dirmi una cosa che qualsiasi legale per telefono avrebbe potuto dirmi?”
Ginevra
depose il suo bicchiere sul tavolo e guardò l’uomo
“signor
price, suo padre aveva capito che lei non avrebbe mai preso il suo posto come
presidente alla Price Corporation ed era molto addolorato per ciò in quanto
voleva che alla sua morte la sua compagnia non finisse in mani estranee a quelle
dei Price. Per questo a stilato quel testamento lasciando tutto a lei.
Benji
le sorrise.
“non
capisco come la cosa potrebbe sconvolgermi. Sapevo bene che alla morte di io
padre avrei riscosso tutto essendo il suo unico figlio”
“si
è vero, ma suo padre sapeva anche che lei avrebbe assunto qualcunoper mandare
avanti l’azienda in quanto lei non si intende di economia e commercio… ed è
per questo motivo che ha inserito una importantissima clausola dalla quale
dipende la vita di chiunque lavori per la Price Corporation”
d’un
tratto l’uomo perse quel suo sorrisetto ironico che lo aveva contraddistinto
per tutta la sera e con cipiglio molto serio la guardò:
“quale
clausola?”
“se
vuole avere la Price Corporation… deve sposarmi, altrimenti la società verrà
sciolta e tutti i soldi accumulati verranno devoluti alle associazioni per la
lotto contro il cancro”