Anime & Manga > Saint Seiya
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Autore: Ruffo123    24/08/2016    0 recensioni
L’arco narrativo preso in esame da questa storia si svolge poco tempo dopo la battaglia delle dodici case e parla di un ipotetica battaglia dei cavalieri alternativa ad asgard e nettuno. La storia quindi è basata sugli eventi delle dodici case, narrate partendo però dal cartone non dal manga, quindi il punto di vista è leggermente differente. Non tengo conto degli oav, perché sono di difficile inserimento nella storia cronologica dei cavalieri. i protagonisti come vedrete fin dalle prime battute non saranno solo i cavalieri di bronzo della trama principale, ma anche i cavalieri d’oro e altri che introdurrò lungo la trama. L’unico cosa dell’anime che evito sono i cavalieri d’acciaio che mi sono sempre sembrati troppo fuori contesto. leggendo vi accorgerete che ho mescolato i nomi dei colpi e dei personaggi fra manga e cartone, arbitrariamente mi sono preso questa comodità dettata semplicemente dal gusto personale. I cavalieri dovranno vedersela con i terribili pericoli del labirinto di creta, mitico luogo in cui sono stati rinchiuse divinità maligne, non anticipo altro. Buona lettura.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cygnus Hyoga, Dragon Shiryu, Gold Saints, Pegasus Seiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3- Il Leone ritrovato!


 

Dal grande tempio di Grecia ai cinque picchi, sono circa quattromila chilometri. Per un cavaliere è una distanza ridicola, che si può compiere in poco tempo, sia se dotati di capacità come il teletrasporto, sia semplicemente muovendosi sulle proprie gambe. Per una persona normale però è un viaggio lunghissimo, anche con i mezzi moderni, pensò Ioria dopo diverse ore di volo. Non aveva mai volato con mezzi non propri. Un esperienza irripetibile pensò. Sul serio. L’ultima parte del viaggio poi doveva essere fatta in elicottero e comunque rimanevano alcune ore a piedi camminando lungo tratti di montagna bellissimi quanto difficili. Ioria si rese ancor più conto che i suoi poteri se ne erano andati completamente, era diventato una persona normale. Essendo nato con il dono del settimo senso, come tutti i cavalieri d’oro dell’ultima generazione, aveva imparato a padroneggiare il cosmo con la naturalità con cui si respira. Senza i suoi poteri gli sembrava impossibile sopravvivere e al termine del primo giorno di viaggio, iniziò a pensare che gli esseri umani normali fossero i veri eroi del pianeta. Il secondo giorno lo vide impegnato nella seconda parte del viaggio aereo e alle prese con un incredibile mal di elicottero nell’ultima parte del viaggio. Trovar poi un posto dove dormire si rivelò un impresa superiore alle sue forze e dormendo per strada, per la prima volta nella sua vita prese un raffreddore. Durante il terzo giorno lo aspettava una camminata lungo il terreno aspro che compongono i cinque picchi, luogo in cui sorge una delle cascate più alte e belle del pianeta, il fiume Rozan letteralmente sembra buttarsi giù dal cielo per scendere dalla terra. Il nostro eroe pensò di morire lungo questa camminata, dopo la sconfitta non era più riuscito a radunare un briciolo di cosmo, senza di esso non era assolutamente abituato allo sforzo fisico. Si era tanto allenato in condizioni anche estreme ma da un punto di partenza e di vista così diverso. La determinazione gli derivava da un discorso che tanto tempo fa Castalia aveva fatto a Seiya, mentre allenava quest’ultimo gli aveva detto: “ Vedi Seiya, tu non sei intelligente e nemmeno hai membra particolarmente forti, non sei naturalmente dotato come Ioria che è per molti un idolo, ma sicuramente hai una dote, la perseverenza, ora continua a sollevare la tua mano e a colpire questa pietra, vedrai che presto ti sarà chiaro come spezzarla!” Quando Seiya era arrivato al grande tempio non era altro che un bambino scarsamente dotato nessuno si sarebbe aspettato nulla da lui, ma con la perseveranza di un vero guerriero era riuscito insieme ai suoi amici ad entrare nella leggenda. “Io non sarò da meno amico mio, imparerò da te che hai tanto patito, queste sofferenze mi ridaranno il mio cosmo, devo crederlo, senza i miei poteri è come se fossi morto. Devo continuare a sollevare queste gambe che paiono tanto pesanti.” Durante il viaggio Ioria sentiva una strana sensazione di bruciore al petto, un dolore sordo vi si faceva strada. Era la sensazione del fallimento? Oppure… Verso il mezzogiorno del terzo giorno Ioria era giunto alle cascate del Monte Ro, il monte più alto fra i 5 picchi. Hai piedi della cascata il grande maestro meditava. Secondo molti non si era mai mosso da quella posizione dopo la fine della precedente guerra sacra terminata 243 anni prima. Forse era vero, il corpo era rattrappito e coperto di stracci, non perfettamente puliti. Alcuni muschi e licheni ricoprivano quello che un tempo era stato fra i più forti guerrieri del grande tempio. La faccia era stata resa deforme dal passare degli anni, la pelle oramai ricolma di rughe era rattrappita esattamente come il resto del corpo, e col passare degli anni aveva assunto una strana colorazione violastra. Lo sguardo che rivolse però verso Ioria era ben lontano da quello di un uomo vecchio e destinato alla morte. Negli occhi si poteva ancora scorgere una fiamma vitale che contrastava nettamente col resto del corpo. Il vecchio veniva chiamato “la tigre dei cinque picchi” ed effettivamente il suo sguardo era ancora quello di un predatore. Eppure piangeva, copiose lacrime solcavano gli occhi del vecchio maestro che però vedendo lo sguardo incuriosito di Ioria si apprestò velocemente ad asciugarsi e disse: “Benvenuto giovane leone, non fare caso ai pianti di questo povero vecchio, l’età mi ha ormai reso facile all’emozione.” rimase un attimo in silenzio poi proseguendo con un fil di voce disse: “come somigli a tuo fratello, ricordo ancora quando tanto tempo fa venne a trovarmi. Ora anche tu sei qui, posso immaginare il motivo della tua visita. Il cosmo del leone che ti guidava si è allontanato da te. Io posso aiutarti” Ioria si mise prontamente in ginocchio e rispose: “Grazie Maestro! Farò qualsiasi cosa pur di riottenere il mio potere!” le parole di Ioria però non erano cosi convincenti. Quanta fatica aveva fatto per giungere sin qui. Ora guardava il vecchio maestro con occhi stanchi e la sua mente vagava verso pensieri oscuri. E se non fosse riuscito a ritrovare se stesso? E se avesse fallito ancora una volta? Questi pensieri lo avevano accompagnato lungo tutto il viaggio. E’ allora perché era giuntò fin li? Non sapeva rispondere. Il maestro dissolse i suoi dubbi: “ Conosco il tuo animo Ioria, da qui grazie al mio cosmo posso percepire tutto. Ti reputi responsabile di ogni cosa, ma vedi in realtà tutti gli uomini sono responsabili solo per se stessi, ognuno di noi ha il libero arbitrio e per questo bisogna pensare per se stessi. Ora Fiore di Luna ti porterà a riposare, domani ti voglio qui pronto all’addestramento. Ti metterò duramente alla prova figliolo, se non ce la farai, sarò sincerò con te, morirai. Ma sarà morte da cavaliere, migliore di quella che troveresti ora se scendessi in battaglia nelle tue pietose condizioni.” Detto questo il vecchio maestro si mise a sonnecchiare. Una delicata fanciulla che vestiva abiti cinesi di colore fra il rosa e il viola si avvicinò a Ioria. La ragazza era di rara bellezza, i delicati lineamenti asiatici rivolsero un timido sorriso a Ioria. La ragazza senza dire una parola condusse il cavaliere in una piccola casa di muratura. Ioria non rivolse una parola a Fiore di Luna. Era troppo nervoso per le parole del vecchio maestro, d’altro canto la ragazza era molto timida e dopo avergli servito un silenzioso pasto si ritirò nell’unica altra stanza della casa a pregare e riposare. Ioria si sdraiò su un pagliericcio ricoperto da una semplice stuoia, e dormì come non faceva da molto tempo. Quando si svegliò piangeva, si asciugò gli occhi. Che cosa stava succedendo? Il suo cuor di guerriero, batteva forte, nel suo animo qualcosa si era mosso. Al grande tempio era successo un fatto importante, ne era sicuro, qualcuno era in pericolo e lui tergiversava. Si asciugò gli occhi e con cupa determinazione si diresse fuori, era ancora buio. Il vecchio maestro riposava vicino alla cascata. Non si era mosso da li. Lo stava aspettando. “Ioria, mentre tu venivi qui, qualcosa di grave è successo al grande tempio. Non posso darti i dettagli. Dovrai scoprirli da te al tuo ritorno. Ora devi concentrarti sulla cosa più importante di tutte per te. Recuperare i tuoi poteri. Il leone deve tornare a ruggire! La prova a cui ti sottoporrai ti metterà di fronte ai tuoi limiti di guerriero e di uomo. Spero tu possa tornare da vincitore, non vorrei dover piangere anche te fra i numerosi caduti che recentemente hanno perso la vita per la causa del grande tempio. Ora spogliati e medita sotto la cascata, al suo centro troverai una nicchia, che ti permetterà di sederti, mentre le acque scorrerà sul tuo corpo. L’ha costruita il mio allievo Sirio. Quando sarai entrato nella giusta concentrazione, la prova verrà da te.” Ioria si arrampicò fino a raggiungere la metà dell’altissima vetta, poi si avvicinò alla cascata e camminandovi in mezzo raggiunse la nicchia indicata dal maestro. Questa camminata richiese ogni goccia della sua rimanente forza e concentrazione, ma quando stava per cedere qualcosa si mosse in lui, la consapevolezza che qualcosa stava succedendo al grande tempio, qualcosa di grave, aveva scosso l’uomo, il suo cosmo non era tornato, ma la determinazione si. Completamente nudo Ioria si sedette sotto la cascata. l’acqua esercitava una pressione spaventosa ed era fredda come una spada di ghiaccio che penetra muscoli e viscere. Ioria concentrò tutta la sua forza e sedendosi iniziò a meditare. Sentì la propria vita per un attimo venir meno, un uomo normale non può sopravvivere in una cascata come questa, ma inspirando, egli raggiunse un certo grado di tranquillità interiore, in quel momento senti il potere del vecchio maestro avvolgerlo, permettendogli di concentrarsi e di sentire una voce familiare che però non riconobbe “ecco bravo amico mio, lasciati guidare da me, ora sei tutt’uno con la natura, respira, lascia fluire l’acqua del fiume fuori e dentro di te, questa è l’acqua delle stelle. Respira, il tuo corpo deve fondersi con essa e raggiungere un grado di consapevolezza superiore. Respira, lascia la sofferenza del tuo corpo ascolta solo il fragore dell’acqua. Lo senti? Non puoi non sentirlo, il suo rumore e pari a quello di una stella che esplode, ora fai in modo che questo rumore rallenti, concentrati sui battiti del tuo cuore, rallentali insieme al rumore che percepisci. Noi siamo predatori Ioria, ricorda al tuo animo di uomo ciò che il leone che è in te non può scordare: l’attimo prima di balzare sulla preda, in quell’istante l’animale è calmo perché sa che la sua ira, la sua rabbia e il suo furore devono essere preservati per dopo. Ora ascoltami, non sei solo in questa battaglia i tuoi amici cavalieri credono in te. Nessuno dubita che il leone tornerà al loro fianco in questo momento di difficoltà. Io non sarò li ad aspettarti amico mio. Ma sarò sempre con te in ogni battito del tuo cuore. Combatterò con te queste battaglie che non avranno mai fine. Fino a che un giorno non saremmo di nuovo insieme. Addio.” Ioria avrebbe voluto dire qualcosa, non aveva riconosciuto la voce, a causa del frastuono, ma il messaggio era giunto al suo cuore. I battiti rallentarono, il rumore rallentò poi a un certo punto, il silenzio. Tutto era fermo. L’acqua della cascata si era completamente bloccata. Un altra voce, ancor più familiare che non udiva da tempo, si congratulò con lui “bravo Ioria fratello mio, sono orgoglioso di te, hai ritrovato se pur non ancora in maniera stabile il settimo senso. Ora la tua percezione, il tuo cervello, e il tuo corpo hanno varcato la velocità della luce. E’ tutto si è fermato in questo attimo. Grazie al potere del maestro, al tuo e alla misticità di questo luogo io, Micene, tuo fratello sono tornato.” Ioria rimase senza fiato. Ora piangeva di gioia. Davanti a lui, sospeso sulla cascata, stava Micene suo fratello, morto quattordici anni prima per salvare Isabel incarnazione di Atena. Il fratello a lui cosi simile non era cambiato affatto, una fascia rossa cingeva la sua fronte, mentre il resto del corpo era coperto dalla sacre vestigia del Sagitarrio. L’arco d’oro era in una delle sue mani, mentre nell’altra vi era una freccia d’oro. Il volto era più maturo di quello di Ioria nonostante l’età fosse simile, i capelli più scuri era una delle poche differenze che divideva il fratello, questo e due occhi lucenti e tristi che il grande Micene aveva, mentre con pietà guardava e parlava al fratello: “Vieni Ioria, Il mondo ora rimarrà fermo mentre noi parleremo, in realtà ci muoveremo alla velocità della luce, in uno spazio e in un tempo che si muoveranno a una velocità per noi infinitamente minore. l’unione delle nostre forze sta compiendo questo miracolo. Il tempo che a noi sembreranno ore saranno pochi secondi per il resto del mondo. Ho poco tempo per poter stare con te. Dovrà bastare per restituirti il tuo potere. Oppure per avere il terribile compito di ucciderti. Credimi ho potuto vedere come ti sei ridotto recentemente e come tuo fratello, non vorrei farlo, ma forse sarà un gesto di pietà da parte mia farla finita per te.” Parole durissime, pensò Ioria, ma necessarie, visti i recenti avvenimenti.

I due levitarono fuori dalla cascata atterrando in una radura poco distante. Ioria mentre volava venne raggiunto dalla sua armatura che si dispose sul suo corpo come solide vestigia. I due si fermarono: “ Qui andrà bene. Devi sapere fratello mio che il tuo allenamento è sempre stato incompleto. Io ti fui maestro, ma me ne andai troppo presto, non ti ho potuto insegnare tutto ciò che sapevo e tanto meno ho potuto aiutarti a raggiungere la vera tecnica più potente degna del re delle foreste che tu rappresenti: Il ruggito del leone che domina su tutte le creature. Questa tecnica non è altro che un estensione del fulmine che tu già padroneggi attraverso il sacro Leo. Questa prima tecnica e il Lighting plasma non sono altro che scalini per raggiungere questa tecnica principe. Ora combatteremo, non potrò risparmiarmi anche se sei mio fratello, userò ogni mia tecnica. Sarà uno scontro mortale. Non c’è tempo nemmeno per i sentimenti fratello mio, ci vediamo qui ora solo per un ultima battaglia da cui dipende la tua vita. Fammi vedere di cosa sei capace davanti agli infiniti colpi del fulmine Atomico!” Il nome della tecnica venne gridato mentre un infinità di attacchi si scagliava su Ioria costretto a rispondere col suo Lighting plasma. Le due tecniche si scontrano alla pari fra i due contendenti per alcuni secondi, ma poi è Ioria ad avere la peggio e viene costretto ad indietreggiare. Il guerrierò cambia allora strategia, con tutte le sue forze lancia un fulmine gigantesco, che fende l’aria e che con la sua potenza raccoglie e distrugge il colpo di Micene. Quest’ultimo anziché schivare l’attacco, si lascia colpire, la sua forza non si oppone al colpo, si lascia attraversare da esso come se non esistesse, il suo sguardo è calmo, non oppone potenza alla potenza pura del colpo del fratello. Il sacro ruggito lo attraversa senza recare danno. Non si può dire la stessa cosa per la vallata che viene devastata da un immensa esplosione. Ioria rimane sorpreso è ancora peggio di quanto potesse credere. Nel momento in cui aveva sentito la voce sconosciuta che gli parlava aveva risentito la forza nel suo corpo e credeva che il grande leone fosse tornato, ma ora? Non poteva arrendersi. Scagliò un altra volta il lighting plasma, centinaia di fulmini si abbatterono verso Micene che rispose con una nuova tecnica, le sue ali si dispiegarono e da esse partirono centinaia di frecce forgiate dal suo cosmo, ogni freccia infrangeva uno degli attacchi di Ioria e senza pietà lo colpiva ferendolo nel corpo e nello spirito, il leone cadde, e Micene piangendo disse: “ Queste frecce infinite ora hanno infranto ogni tua vana resistenza. Fratello mio, per me che ti ho allenato sei come un libro aperto, i tuoi attacchi sono prevedibili, mossi dal cupo rimorso non hai fantasia, non hai tattica e nemmeno strategia. Capisci? Non è cosi che potrai vincermi ed elevarti fino agli stadi ultimi del tuo cosmo. E’ colpa mia, troppo presto me ne andai e non ho potuto completare il tuo addestramento, lascia che ponga fine a questa pena, il sacro arco che porto con me segnerà la tua fine. Sacro Saggittario invoco la tua forza, che questa freccia ponga fine a questa guerra fra fratelli, porta la pace a Ioria.” Micene incoccò la freccia, e la scagliò con tutta la sua forza, Ioria rimase paralizzato aspettando la fine, ma poi qualcosa si mosse dentro di lui, non poteva cedere, non voleva deludere il fratello che di nuovo stava davanti a lui, non voleva pesare sugli amici che aveva abbandonato, il leone avrebbe ruggito un ultima volta con tutte le sue forze e che dio sia suo testimone quest’attacco doveva andare a segno. Tutto intorno a Ioria iniziò a rallentare mentre la sua forza saliva alta fino al cielo gridando egli scagliò un nuovo colpo: “ Il ruggito del leone trasceso!” decine di fulmini risposerò al suo richiamo concentrando il loro potere distruttivo in un unico fulmine pregno di luce dorata, il fulmine si mosse verso la freccia, disintegrandola e colpendo Micene che per difendersi chiuse le grandi ali della sua armatura intorno a se. Le ali del sagittario lo difesero dall’urto, ma si spezzarono deviando l’attacco, ancora una volta la vallata venne squarciata dal colpo di Ioria, uno dei cinque picchi, venne raggiunto dal terribile colpo e si inabisso per sempre diventando polvere, mentre la terribile forza dell’attacco deviava verso il cielo attraversandolo e sparendo all’orizzonte. “ Sono orgoglioso di te fratello mio, questo è il ruggito di un vero dominatore. Ora sei pronto, continueremo questa battaglia per perfezionare ulteriormente le tue tecniche, dovremo lavorare molto per togliere via prevedibilità ai tuoi attacchi e rendere meno grezzo questo colpo. Ma ora sei tornato. Non c’è tempo da perdere!” Detto questo il cavaliere si butto verso Ioria con sovraumana velocità, colpendolo molte volte, Ioria si difese con tutte le sue forze. Entrambi lottavano senza risparmiarsi, al frastuono della battaglia si mescolavano le lacrime e i ricordi della giovinezza di entrambi, quando si allenavano assieme prima del tradimento del grande sacerdote, guardandoli era possibile vedere come controluce, Ioria bambino che allenandosi col fratello imparava ogni sua mossa, la rielaborava seguendo il suo stile e cercava di impressionare il fratello più grande, con sincera gratitudine e grande rispetto. D’altro canto Micene lottava con Ioria addestrandolo a quel potere che era da sempre predestinato a padroneggiare, con la perizia del padre che avevano perso in tenera età. Micene un ragazzo giovanissimo aveva dovuto fare di tutto per aiutare un fratello ancora in fasce quando la loro famiglia era perita in un misterioso incidente. Aveva amato il fratello sopra ogni cosa e quanto aveva pianto per averlo abbandonato pur di compiere il suo dovere di cavaliere. Ioria non aveva mai capito il fardello del fratello fino ad ora, non aveva compreso tutto questo. Il fratello lo aveva lasciato per qualcosa di ancora più grande: la salvezza dell’umanità e sua attraverso Atena. Ma era sopratutto per garantire a lui un futuro migliore che si era impegnato e anche ora Ioria poteva percepirlo. Impegnò ogni singola frazione di se stesso nella battaglia, imparando ogni suo segreto, facendo sue le strategie del guerriero più anziano, imparando i suoi colpi e alla fine, il tempo volò dopo alcune ore, Micene si fermò e disse: “Ora sai tutto fratello mio, conosci ogni parte del mio modo di combattere, ogni cosa ti sarà più chiara nei prossimi giorni, la tua comprensione ora può raggiungermi, d’ora in poi non saremo più divisi, io continuerò a vivere in te, attraversò i tuoi ricordi, tristi e felici passati assieme, attraverso i tuoi colpi cosi simili ai miei, i nostri cuori batteranno al medesimo ritmo, quello della giustizia di Atena. Fratello mio sei tornato il guerriero di un tempo, anzi ti sei evoluto, raggiungi ora i tuoi fratelli d’arme. Stanno piangendo un grave lutto e il leone d’oro dovrà piangere con loro un ultima volta prima della battaglia finale. Addio.” Il fratello tanto amato abbracciò Ioria, in ultimo disperato gesto d’amore, sparendo per sempre dal mondo dei vivi ma rimanendo per sempre nel cuore del leone d’oro. Ioria si chinò a terra e si rialzò all’interno della cascata. La battaglia appena narrata non si era svolta nel mondo reale ma nel suo cuore, e in esso sarebbe rimasta per sempre. Il leone d’oro scese dalla cascata verso il grande maestro. I due si scambiarono uno sguardo. Non vi era bisogno di parole, il leone ringraziava la tigre feroce che riposava ai piedi della cascata, tigre che gli aveva insegnato nuovamente a ruggire. Poi compì un balzò è volando a grande velocità si diresse nuovamente verso il grande tempio. Ora sapeva, aveva riconosciuto la voce che lo aveva guidato nella meditazione. Al santuario avevano bisogno del leone d’oro più che mai!

   
 
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