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Autore: Marauder Juggernaut    26/08/2016    2 recensioni
Alfred e Ivan sono legati da sensazioni potenti e indomabili quanto loro. Fanno ciò che vogliono perché la loro condizione di superpotenze glielo consente. Per l'opinione del mondo loro sono rivali in una continua lotta per l'assoluta supremazia; ma oltre l'astio, oltre il puro desiderio di vedere l'uno sottomesso all'altro come nazioni, ci sono anche i sentimenti umani che li hanno portati a legarsi in modo indissolubile tra loro, a cercare un appiglio per non cadere in quel baratro verso l'autodistruzione dove stanno inesorabilmente precipitando.
[ Prompt 30: Facendo qualcosa di hot ]
[ CONCLUSA ]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Russia/Ivan Braginski
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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25 Guardandosi negli occhi - Sentirsi vivi



2016, Texas

Quando si trovavano nel ranch di Alfred, di notte, erano circondati dal silenzio e dalla solitudine per chilometri e chilometri. Quando, insieme, volevano allontanarsi dal mondo, andavano lì, in mezzo alla sabbia e le stelle, splendide viste dal tetto.
Quando volevano abbandonarsi l’uno tra le braccia dell’altro, andavano lì, dove non c’erano occhi indiscreti se non quello della luna che avrebbe fatto da silenziosa testimone.
Affamati l’uno dell’altro, potevano non lasciare il letto per giorni.
Ivan si assopiva nel torpore che seguiva il coito e Alfred se ne stava irrigidito e quieto al suo fianco, provando a limitare i movimenti per almeno i primi minuti.
Si voltava poi su un lato ad osservare il suo fisico scultoreo, sondando con gli occhi ogni muscolo che si distendeva nella quiete del dormiveglia, fissava il suo petto alzarsi e abbassarsi al ritmo del respiro via via sempre più regolare.
Non frenava la curiosità allora, Alfred, e percorreva i tratti delle cicatrici con la mano sicura di chi non sarebbe stato fermato: ormai Ivan era abituato anche al più intimo e invadente dei suoi tocchi, anche se era sempre un po’ restio a farsi accarezzare le ferite, tranne che da Alfred.
Le dita sfioravano l’intricato disegno di collari sottili attorno al collo, così chiari e fragili come gusci d’uovo, come se dovessero aprirsi ad ogni soffio di vento troppo forte. Alfred aveva sempre paura di mordergli il collo in un istante troppo focoso dei loro amplessi.
Ivan subito apriva gli occhi, ma non diceva nulla, si limitava a guardarlo.
Scendeva poi col dito a rimarcare la linea dei pettorali e i tre fori di proiettile vicino al cuore, tre crateri di pelle nivea e liscia che lo avevano quasi portato alla morte: Leningrado, Mosca e Stalingrado. Prussia e Germania avevano avuto la mano pesante. La falange si spostava poi a stuzzicare dispettosa il aureola di carne ancora turgida per le stimolazioni di pochi minuti prima. Scendeva poi la linea dello sterno fino a impuntarsi sulla cicatrice più recente, sul fianco, ancora molle e cedevole se ben tastata, il segno di un mondo intero crollato poco più di vent’anni prima.
Il russo allora alzava a sua volta la mano, socchiudeva gli occhi e cominciava il proprio percorso, sentendo sotto i polpastrelli le urla di migliaia di vittime innocenti non appena sfiorava due punti sotto la clavicola dell’americano, per poi avvertire gli spari di Fort Alamo sulla spalla e le deflagrazioni di Pearl Harbor sotto la scapola.
Avrebbero potuto essere cancellati già da tempo, loro due, bastava solo che uno di quegli attacchi di cui portavano il segno fosse andato più a fondo.
Ma in quel momento Ivan apriva sempre gli occhi, rivelando quelle iridi pure e bestiali, indaco come i cieli di San Pietroburgo al crepuscolo. Cercava il mare in tempesta che si dimenava negli occhi di Alfred, l’esplosione di vulcani attivi che si legava alle onde dei maremoti del Pacifico che lambivano le coste di entrambe le nazioni. Nelle loro pupille che si incatenavano con uno sguardo assoluto, si potevano leggere tutti i secoli di storia che avevano visto trascorrere.
Alfred allora baciava Ivan, per poi staccarsi infastidito per quella fastidiosa presenza tra le gambe del russo che aveva cominciato a dare bella mostra di sé nonostante, come si ostinasse a ricordargli, i suoi tocchi non volevano avere valenza erotica, solo una ricerca silenziosa nel suo passato così fragile, che tendeva a svanire, e così solido, che non cambiava mai.
Ivan lo riprendeva pacato dicendogli che non poteva di certo restare impassibile se lui lo toccava a quel modo, non importava con che intenzioni lo facesse. Ma lo prendeva poi per i fianchi, sistemandolo sul suo bacino, guidandolo sul suo volere senza ricevere nemmeno un’ombra di rifiuto.
Posava la mano destra sul cuore dell’americano, sentendolo battere a ritmo forsennato, agitato per la situazione e il fruscio delle lenzuola che cadevano e li svelavano nudi alla luna. Il fiero palpitare imitava i tamburi sul suo palmo. Lo guardava ancora in quegli occhi splendidi e così giovani rispetto ai suoi che avevano visto passare le epoche: occhi che avevano già visto in faccia la morte, che avevano guadato fiumi di sangue di connazionali scorsi sulle loro mani. Gli occhi di chi si trovava sull’orlo di un baratro, col rischio sempre più palpabile di cadervi all’interno. Occhi così simili ai suoi. Occhi di chi rischiava di morire ogni giorno aiutato dalle proprie mani e da un passo falso.
Ma Ivan sussurrava sempre la stessa frase, spezzata tra i denti, le stesse parole che diventavano polvere e vetro che sarebbe durato nei millenni, mentre sentiva il cuore fiero di Alfred pulsare nella sua mano, mentre faceva l’amore con lui per l’ennesima volta in quella notte in cui erano circondati da solitudine, silenzio, stelle e sabbia.
« Non pensarci adesso, Alfred. Ora devi solo sentirti vivo ».







N.d.A.
Eccoci col nuovo capitolo, il 25, che, detto tra noi, è il mio preferito in assoluto, anche perché ho voluto toccare il tema delle cicatrici di entrambi, tema che mi è sempre piaciuto moltissimo e ho deciso di farlo nel capitolo "guardarsi negli occhi" inteso anche come scorgere il passato e capire/sapere tutto di una persona.
Questa flash è collocata ai giorni nostri ed è il seguito delle due precedenti.
Le cicatrici di cui ho parlato sono headcanon che io ho per quei due personaggi.
Ringrazio TwoSpecialUnicorns che continua a recensire e so che questo capitolo non è una flashfic, ma mi sono fatta prendere la mano.
A domani con 26, sposandosi.

Marauder Juggernaut.
   
 
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