Salve
a tutti! Ecco il secondo capitolo della storia. Diciamo che
è una specie di ponte tra il primo e il terzo capitolo
perché non accade nulla
di davvero rilevante, ma senza non si sarebbe capito niente. Spero vi
piaccia
anche se è un capitolo soprattutto introspettivo.
Disclaimers:
I personaggi di
questa storia non appartengono a me, ma a chi li ha creati. La storia
è frutto
della mia fantasia.
-Ritorno
da te-
Derek
guidava da un po’ ormai. Quando era uscito di casa sapeva
soltanto che doveva
raggiungere Addison, ma non sapeva come fare di preciso.
Così aveva deciso di
procedere per tappe. Addison era a Los Angeles? Allora lui doveva
intanto
arrivare a L.A.. Si recò all’aeroporto e
riuscì a prendere il primo volo della
mattina su cui si era fortunatamente liberato un posto. Destino? Giunto
all’aeroporto di L.A. si era presentato il problema
più grande. Infatti, non
ricordava né il nome della clinica dove Addison lavorava
né l’indirizzo. Era
giunto il momento di chiedere aiuto. Accese per la prima volta nella
mattinata
il cellulare e selezionò un numero dalla rubrica. Richard
Webber rispose al
primo squillo.
-Derek??
Ma che fine hai fatto?? Ti cerchiamo da tutta la mattina!
-Scusa
Richard, ma ora proprio non posso. Ti chiamo per
un’informazione.
-Informazione?
Quale informazione? Derek, va tutto bene?
-Si,
ascolta: tu conosci l’indirizzo della clinica dove Addison
lavora a Los
Angeles?
-L’Ocean
Side Memorial? Certo.
Non
appena Derek sentì l’indirizzo fu subito
sollevato. Ormai pochi chilometri lo
separavano da Addison. La “sua” Addison? Poteva
ancora definirla così? Presto
l’avrebbe scoperto.
-Grazie
mille, Richard.
-Cosa?
Ehi, Derek, aspetta!
Ma Derek
aveva già riattaccato e spento nuovamente il cellulare.
Affittò
una macchina e partì. Destinazione: Addison.
Derek
guidava da quasi un’ora. Non conosceva bene L.A. e si
già era perso una volta
da quando aveva lasciato l’aeroporto, ma ormai doveva esserci
quasi. Infatti
dopo pochi minuti la clinica gli apparve davanti. Sperò di
vedere Addison che
usciva, ma dei pochi volti che entravano in clinica non ne conosceva
neanche
uno. Così parcheggiò la macchina ed
entrò.
Si
diresse verso la reception e si rivolse al segretario.
-Vorrei
parlare con Addison Montgomery.
-Lei
è?
Stava per
rispondere ma una voce da dietro lo interruppe.
-Ci penso
io, Dell.
-Ok,
Naomi.
Derek
ricordava Naomi. Era una delle amiche di Addison al college. Ma
presumibilmente
lei non si ricordava di lui.
-Che ci
fai qui, Derek?
Come non
detto.
-Cercavo
Addison.
-Perché?
-Devo
parlarle.
-Non
bastava una telefonata? È un lungo viaggio da Seattle solo
per parlarle.
La
situazione era ancora peggiore: non solo si ricordava di lui, ma lo
odiava
anche.
-Devo
parlarle di persona.
-Come
vuoi.
E detto
questo si allontanò.
Derek
tirò un sospiro di sollievo. Almeno aveva superato Cerbero.
Naomi
entrò nello studio di Addison e la trovò intenta
a leggere una cartella
clinica. Addison non sollevò neanche lo sguardo.
-Ciao,
Naomi.
Disse,
avendola vista con la coda dell’occhio.
-Ciao.
C’è il tuo ex-marito.
Derek?
Perché
-Ok, lo
prendo qui.
-Veramente
non è al telefono, ma giù nell’atrio.
Cosa??
Derek era lì? Ma doveva aver preso l’aereo da
Seattle e poi aver guidato per almeno
un’ora!
-Come mai
è qui?
Chiese,
cercando di nascondere la sua apprensione.
-Dice che
deve parlarti.
Eh?
-Ed
è
venuto fin qui da Seattle solo per parlarmi??
-Così
dice lui.
-Ok,
vedrò cosa vuole.
Detto
questo uscì dallo studio, abbandonando la cartella clinica.
Derek le
voleva parlare? Di persona? Doveva essere di certo qualcosa di
importante.
Forse riguardava Meredith? Per arrivare in aereo così
all’improvviso doveva
essere qualcosa di urgente. Voleva forse sposarla? Senza accorgersene
si era
messa a camminare più veloce. Finché stava con
lei era un conto, ma sposarla…
Significava metterla al suo stesso livello!
Con
questi pensieri, e quasi di corsa, era ormai arrivata
nell’atrio. Ma quando
vide Derek capì. Non era lì per Meredith Grey.
Era lì solo per lei.