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Autore: Tinkerbell92    27/08/2016    3 recensioni
Circa dieci anni prima dell'incontro tra Kagome e Inuyasha, la duchessina danese Freya Stormarn viene promessa in sposa contro la propria volontà al cugino Duncan.
Incapace di accettare la situazione, Freya decide di fuggire, prendendo denaro e qualche gingillo dalla stanza della defunta nonna, la quale era sospettata di praticare arti magiche e stregoneria.
Uno dei gingilli, infatti, si rivela capace di trasportare le persone in luoghi lontani nel giro di una manciata di secondi e, dopo averlo inavvertitamente attivato, Freya si ritrova in Giappone, sola e confusa.
Tra incontri con singolari personaggi, sfide pericolose e inquietanti versi di una misteriosa profezia, la ragazza intraprenderà un viaggio alla ricerca di un modo per tornare a casa, compiendo un importante percorso di crescita interiore che la trasformerà da ragazzina viziata, impulsiva e irresponsabile a donna matura, indipendente e sicura di sé.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Squadra dei Sette
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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A Swan Song
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- Fammi capire bene: tu saresti arrivata fin qui grazie ad una semisfera stregata?
Freya frugò nel sacchetto che portava appeso alla cintura, senza interrompere la traversata del lungo corridoio che lei e le ragazze stavano percorrendo, ed estrasse l’oggettino magico causa della sua disavventura: il suo sgargiante color smeraldo era svanito, lasciando il posto ad una tonalità di verde piuttosto smorta.
- E’ questa. Solo che prima era di un verde diverso, adesso sembra quasi… spenta.
La porse a Reika, la quale, dopo averla esaminata per qualche secondo, la lanciò in aria, facendola roteare. Non accadde nulla.
- Forse è proprio quello il problema – ipotizzò la maggiore, rendendo la semisfera alla proprietaria – E’ spenta. Potresti averne consumato l’energia attivandola e arrivando fin qui. Forse per tornare indietro dovrai in qualche modo ricaricarla.
- E come? – domandò Freya, riponendo l’oggetto nel sacchetto – Come si ricarica un oggetto magico?
- Questo non lo so, non mi intendo di stregoneria – rispose pensierosa la ragazza dai capelli azzurri – Con un po’ di fortuna potrebbe essere che la sfera si ricarichi da sola restando a riposo, ma, se così fosse, suppongo avrebbe già cambiato anche di poco il proprio  colore, diventando più brillante.
- Forse può c’entrare qualcosa il fatto che sia soltanto una “metà” – suggerì Yori, rimasta in silenzio fino ad allora – Magari ha bisogno di essere riunita all’altra metà per recuperare energia.
- Il che resterebbe comunque un problema – sospirò la danese sconsolata – L’altra metà potrebbe essere ovunque, sarebbe come cercare un ago in un pagliaio. E se per caso fosse rimasta nella stanza di mia nonna, come potrei raggiungerla?
L’eventualità di restare bloccata in una terra sconosciuta, priva del denaro sufficiente per compiere il lunghissimo viaggio che l’avrebbe riportata a casa, la fece cadere nello sconforto. Vero, prima voleva scappare per evitare quell’assurdo matrimonio, ma i suoi piani non prevedevano un esilio permanente e lontano: suo padre, sua sorella, Fred e tutti coloro a cui voleva bene le mancavano già terribilmente, non riusciva ad accettare l’idea di non vederli mai più.
- Ehi – sussurrò Reika, non appena gli occhi della duchessina si fecero lucidi – Non disperare, ragazzina. Forse conosco qualcuno che ti può aiutare.
- Davvero? – s’illumino la bionda speranzosa – Chi?
- E’ una majo che vive sulla vetta di un monte, la sua abitazione si trova ad una settimana di cammino da qui.
- Una majo è una strega – specificò Yori, notando la confusione sul volto della ventunenne– La chiamano in molti modi, da noi è nota come “Strega della Vetta”.
- Capisco – rispose Freya, pensando istintivamente all’amata nonna – E come farò a raggiungerla? Non conosco la strada…
- Pensi forse che ti lascerò andare via da sola? – la interruppe Reika, fermandosi di fronte ad una gigantesca porta scorrevole – Non sopravvivresti un secondo là fuori e a me non va di avere ulteriori pesi sulla coscienza. E poi questa storia mi intriga, sono curiosa di saperne di più. Ma prima di dare inizio ai preparativi per la partenza devo fare rapporto a mio padre, spero non ti dispiaccia conoscerlo.
La porta scorrevole non oppose resistenza alla spinta della guerriera, scivolò di lato emettendo soltanto un flebile fruscio. La stanza che si presentò ai loro occhi era immensa e luminosa, arredata in modo piuttosto semplice ma grazioso, eppure, nonostante il candore perfetto dei muri e la bellezza dei disegni sui paraventi, Freya percepì all’istante una tremenda sensazione di vuoto non appena varcò la soglia.
Erano presenti poche persone, perlopiù soldati; il fratello minore di Reika, Kaito, sedeva scompostamente su un cuscino posato a terra, dondolandosi avanti e indietro con fare annoiato. Aveva la testa bendata da una vistosa fasciatura e, non appena le ragazze fecero il proprio ingresso in sala, agitò una mano in segno di saluto.
Mitsurugi invece era in piedi e stava parlando con un individuo alto dal viso cupo che indossava un’elegante armatura. I capelli scuri dell’uomo presentavano striature tendenti al grigio, evidenti anche sul pizzetto che gli ricopriva il mento, mentre i lineamenti, che apparivano piuttosto piacevoli, erano purtroppo alterati da una perenne espressione apatica.
Si trattava senza dubbio del proprietario del feudo, Sasaki Shigen.
- Suppongo ti abbiano già informato a sufficienza circa la nostra condotta militare di oggi, papino – esordì Reika senza salutare, lasciando trasparire volutamente il proprio disappunto – Non sia mai che questo compito spetti a chi ha guidato i soldati, visto che non si tratta di un uomo!
- Non avevo capito volessi farlo tu- si giustificò Mitsurugi, grattandosi la nuca imbarazzato – Sul serio, pensavo dovessi occuparti della ragazza dai capelli pallidi…
- Il problema è proprio questo, fratello – ribatté la guerriera, visibilmente alterata – Invece che limitarti a “pensare” o “supporre”, dovresti prima chiedere!
- Ciao, padre – salutò Yori, richiamando l’attenzione su di sé per evitare un litigio – Battaglie a parte, hai passato una buona giornata?
- Non so se arrischiarmi a definirla “buona”, figlia mia – commentò Sasaki Shigen con fare quasi assente – Ultimamente mi limito ad attendere la notte. Vedo però che avete portato qui la straniera…
Un improvviso, seppur flebile, barlume di interesse illuminò gli occhi del feudatario, che con aria distratta fece un piccolo cenno con la mano in direzione della duchessina. Istintivamente, Freya si avvicinò, cogliendo l’occasione di studiare meglio quel cupo signore: non poteva avere più di quarantacinque anni, ma l’atteggiamento apatico e lo sguardo spento lo invecchiavano notevolmente; il colore delle sue iridi era tanto scuro da distinguersi di poco dal nero delle pupille e, tra le labbra chiare ed il naso dritto, si intravedevano le minuscole ombre dei baffi in ricrescita.
- Parli la nostra lingua, da quanto mi hanno riferito. Qual è il tuo nome, donna del Nord?
- Duchessina Freya Katerina Stormarn, figlia del Duca Jozef II e… beh, solo Freya andrà bene – si corresse, notando l’espressione confusa dell’interlocutore – Non ho idea di come io sia in grado di capire la vostra lingua, signore, né tantomeno di parlarla. Sono giunta qui per caso dalla Danimarca grazie ad un gingillo magico appartenuto a mia nonna, anche se forse questo potrà sembrarVi strano…
- In una terra ove demoni e stregoni girano a piede libero, nulla ormai appare strano o impossibile, mia signora – commentò Sasaki Shigen – Il mio avo Daisuke Shigen, fondatore della dinastia, combatté a lungo contro esseri inumani e fu testimone di svariate forme di magia.
- Combatté a fianco della sorella maggiore, Murasaki – precisò Reika in tono acido – Ma lei non viene mai menzionata, naturalmente, visto che ebbe la sfortuna di nascere con la vagina!
- Ma nei testi viene menzionata, invece! – s’intromise ingenuamente Kaito – Anche il maestro ci ha parlato di lei quando…
- Lascia perdere, fratello – lo zittì la guerriera, rivolgendosi di nuovo verso il padre – E’ stata soltanto una piccola precisazione. Tornando al discorso di prima, ho intenzione di accompagnare la duchessina da Sakae, in modo che possa risolvere il suo problema. Yori verrà con me.
- Vuoi andare a trovare la Strega della Vetta? – mormorò dubbioso il feudatario – Significa che sarai lontana per almeno quindici giorni… potremmo aver bisogno di te e di tua sorella, ci troviamo in un momento poco propizio…
- Hai un esercito ben addestrato e due figli maschi che hanno una vaga idea di come guidarlo. Più o meno. Comunque dubito che Nakagawa possa anche soltanto pensare di attaccarci nuovamente nei prossimi giorni. Gli ci vorrà tempo per riorganizzarsi e tentare un’eventuale rivincita. Ma visto che siamo in tema, hai pensato al nostro discorso dell’altro giorno?
Sasaki Shigen sospirò, torcendo le mani tra loro, quasi per prendere tempo: - Reika… sai che comprendo la situazione e conosco le tue abilità… ma il fatto è che ciò che mi chiedi porterebbe ad un grosso cambiamento… non è una cosa che si può decidere su due piedi, ci sono un sacco di fattori da tenere in considerazione, tra i quali il consenso della nostra gente e…
- In questo caso, per ora non abbiamo più niente da dirci – ribatté secca la ragazza, facendo un cenno con la testa a Yori ed afferrando la mano di Freya – Ci aspettano i preparativi per la partenza. Col tuo permesso, ci congediamo.
La duchessina ebbe appena il tempo di rivolgere un saluto al signore del feudo, poi venne trascinata fuori dalla stanza, confusa e un po’ stordita dalle scene a cui aveva appena assistito. Scivolò obbediente oltre la soglia della porta scorrevole, accorgendosi però che Reika si era fermata.
Con un indefinibile sguardo, in cui si miscelavano delusione, rancore e dolore, la ragazza dai capelli azzurri rivolse un’ultima frecciatina al padre, rimasto in piedi e immobile nella parte opposta della sala.
- La mamma mi avrebbe sostenuta.
D’istinto, Freya gettò un’occhiata oltre le spalle dell’amica, aspettandosi una qualsiasi reazione da parte dell’uomo, ma Yori la sospinse in fretta lungo il corridoio, ponendo fine allo spiacevole siparietto famigliare.
Restarono tutte e tre in silenzio per diversi secondi, accompagnate soltanto dal suono dei propri passi, poi Reika emise un profondo sospiro, assumendo di nuovo la solita espressione spavalda.
- Incantevole, vero? – domandò alla biondina con fare ironico – Dopotutto, i miei fratelli dovevano aver ereditato l’idiozia da qualcuno…
- Tu padre non mi sembra un idiota – azzardò la danese – Mi ha dato piuttosto l’impressione di essere un uomo molto triste e insicuro. Ma, se posso sapere, qual è il discorso che vorrebbe evitare?
Reika e Yori si scambiarono uno sguardo eloquente.
- Gli ho chiesto di nominare me come suo successore, al posto di Mitsurugi – rispose infine la guerriera – Sono l’unica in grado di assumere il comando del feudo: mentre i miei fratelli, da piccoli, facevano i perdigiorno e si addormentavano durante le lezioni, io studiavo, leggevo e mi documentavo su ciò che accadeva attorno a me. Mitsurugi e Kaito sanno a malapena comandare un esercito, io mi intendo di strategia militare, di economia e di politica. E’ stata mia madre a volere che tutti e tre i suoi figli ricevessero un’adeguata istruzione. Era convinta che il sapere fosse la forma di potere più grande.
- Mia madre non mi ha permesso di studiare quelle cose – borbottò Freya – Non in modo approfondito, almeno. Ho ricevuto la stessa istruzione delle donne nobili della mia terra, tutto ciò che riguarda guerra e governo sono affari degli uomini. Anche se è capitato che al Nord salisse al trono una regina invece che un re.
- Questo feudo è sempre stato amministrato da uomini – spiegò Yori con un sorrisetto amaro – Reika sarebbe la prima feudataria della nostra dinastia e nostro padre teme molto il giudizio altrui. Non è tipo da rompere le tradizioni a cuor leggero.
- Capisco – replicò la bionda, venendo distratta da un buffo uomo anziano che passeggiava scompostamente nel cortile interno – Chi è quello?
Reika gettò un rapido sguardo, poi sorrise compiaciuta: - Daisuke Shigen, precedente feudatario del castello, nonché mio nonno. Porta il nome del nostro fondatore e, come lui, è uno dei più grandi guerrieri del Giappone.
Freya osservò con interesse lo strambo vecchietto, le cui membra erano avvolte da una bellissima armatura scarlatta, ma restò perplessa non appena egli cominciò a danzare con foga, urlando imprecazioni e ordini militari, per poi finire abbracciato ad un grosso ciliegio.
- Beh… lo era, prima di diventare matto – si corresse la giovane, trattenendo a stento una risatina – A volte con la vecchiaia si perde lucidità. Il che è stato un problema per me: mio nonno aveva una mente strategica e ha sempre voluto il meglio per il feudo, se ne sarebbe fregato delle reazioni della gente. Quando è morta mia madre e, qualche anno dopo, lui è impazzito, ho perso i miei principali sostenitori in famiglia e mi è rimasta soltanto Yori.
- I tuoi fratelli non vorrebbero te come feudataria?
- A Mitsurugi non interessa particolarmente la questione e, anche se volesse appoggiare la mia causa, non risulterebbe convincente con nessuno, parla in modo impacciato e non ama fare grandi discorsi. Kaito invece è solo un ragazzino chiacchierone e petulante, dubito gli darebbero ascolto. Ho bisogno di altri sostenitori validi se voglio convincere mio padre.
Freya assunse un’aria civettuola, giocherellando con una ciocca dei propri capelli: - Io posso appoggiarti. Sono figlia di un duca, dopotutto.
Reika la osservò in silenzio per qualche secondo, poi si lasciò sfuggire una risatina, allungando un buffetto sulla spalla della bionda: - Sei adorabile, sul serio. Adesso però sarà meglio dare inizio ai preparativi per il viaggio, visto che partiremo domani all’alba. Oh, e poi dovremo darti un abito per la cena: sarai nostra ospite, stasera.


Freya pensava si sarebbe sentita molto a disagio, circondata da persone sconosciute, consumando cibi a lei ignoti e sperimentando curiose tradizioni, invece, quella cena tanto diversa dal solito si rivelò meno impegnativa del previsto: Reika sedeva alla sua sinistra e rispondeva in modo esauriente a qualsiasi sua domanda, le pietanze avevano un sapore gradevole ed i commensali sembravano più interessati ai propri piatti e alle ragazze che li intrattenevano danzando, piuttosto che ai suoi “insoliti” lineamenti.
L’unica cosa che rendeva la duchessina un po’ intimidita era il fatto di trovarsi accanto al feudatario, il quale non aveva mutato per un solo istante la propria espressione apatica. Si accorse comunque quasi subito che la bionda ospite aveva incominciato a fissarlo.
- La cena è di Vostro gradimento?
- Oh… sì, certo – balbettò la ragazza, ignorando le risatine di Reika e Yori – Mi piace molto.
- Ne siamo lieti – constatò egli in tono distratto – Questo abbigliamento Vi dona molto, mia signora.
Freya arrossì violentemente, schiarendosi la voce e puntando lo sguardo a terra: - Grazie, mio signore.
Il suo semplice abito europeo era stato sostituito da un kimono azzurrino abbellito da decorazioni floreali blu, bianche e oro. Yori le aveva anche raccolto i capelli con un fermaglio a forma di fiore (del quale aveva già scordato l’impronunciabile nome) e, nonostante il bizzarro accostamento di tratti nordici e vesti orientali, si sentiva molto carina.
- Non sei abituata a ricevere complimenti? – le domandò Reika divertita – Voi cristiani siete molto distaccati?
- Non è questo – borbottò la danese, osservando con curiosità Makino che danzava al centro della stanza, avanzando piano verso di loro – E’ che… non ho mai ricevuto complimenti da un feudatario giapponese…
- Ti sto prendendo in giro – la interruppe l’altra, strizzandole l’occhio – Sei tenera quando ti imbarazzi, non sono abituata a parlare con gente timida come te.
- Beh, a casa mia invece, da quando è morta mia nonna, l’unico che non si vergogna di nulla è mio cugino Fred.
Il nome del futuro cognato provocò in Freya una fitta di nostalgia, interrotta però dalla domanda che Mitsurugi rivolse alla sorella: - Hai sentito dell’ultima impresa dei Sette? Sono riusciti ad espugnare un intero feudo proprio stamattina.
- Sì, mi è giunta voce. Stanno facendo carriera piuttosto in fretta.
- Dite che potremmo… assoldarli una seconda volta? – domandò Sasaki Shigen con aria pensierosa – Forse loro saranno in grado di mettere a tacere Nakagawa definitivamente.
- Loro servono chi paga bene – replicò fredda Reika – Quindi per noi non dovrebbero esserci problemi. Possiamo mandare un emissario, o chissà, con un po’ di fortuna potrei anche trovarli per strada. Da quanto ne so, al momento bazzicano nei territori settentrionali, non molto distanti dalla vetta della majo.
- Chiedo scusa – si intromise Freya con fare curioso – Chi sono i Sette?
- Sono dei mercenari – rispose Yori, mentre Makino le si accomodava in grembo – O meglio, sono una squadra composta da sette guerrieri dotati di abilità straordinarie. Persino l’esercito del nostro feudo tremerebbe di fronte ad un loro attacco.
- Abbiamo chiesto i loro servigi una volta – continuò Reika con un sorriso malizioso – Prima che Kazuo Nakagawa cominciasse a sentirsi stretto nel proprio territorio, altri tre feudatari si erano messi in testa di conquistarci. Grazie alla Squadra dei Sette siamo riusciti a metterli a cuccia nel giro di pochi giorni.
- Alcuni di loro avevano delle armi bellissime – soggiunse Kaito entusiasta – La spada di Jakotsu è… è… non ho parole per descriverla. E il modo in cui la maneggia, arte pura! Se lui fosse stato una ragazza, come credevo all’inizio, avrei chiesto la sua mano.
- E lui magari avrebbe accettato amputando la tua, per gioco – ironizzò la sorella maggiore– Attento a quello che desideri, fratellino.
- Non ho detto che voglio sposare Jakotsu! – sbottò il sedicenne – Ho detto che l’avrei fatto se fosse stato una ragazza.
Reika scambiò un’occhiata divertita con Mitsurugi e Yori, poi si rivolse nuovamente all’ospite danese: - I Sette sono avversari che nessuno vorrebbe avere: in battaglia sono assetati di sangue e violenti, non fanno prigionieri. Lo scontro a cui hai assistito oggi non è neanche lontanamente paragonabile rispetto ai loro massacri. Come ospiti, però, si sono rivelati personaggi estremamente interessanti, molto più di quanto pensassi. Mi sono anche scopata uno di loro durante le notti che hanno passato qui.
- S-scopata? – ripeté Freya, cercando invano di mascherare il disagio – Vi siete innamorati?
- Oh, no, certo che no! – rise la guerriera – E’ stato solo per divertirsi un po’, tutto qui. Tu pensi si faccia sesso soltanto quando si è innamorati o sposati?     
La duchessina si morse la lingua, arrossendo fino alle orecchie. Non sapeva se sentirsi più imbarazzata, stupita o offesa. Certo, maledizione, lei sapeva che la gente poteva fare sesso senza il bisogno di vincoli sentimentali o matrimoniali, però, dalle sue parti, nessuno sbandierava simili vanti in pubblico; nemmeno Fred si era mai messo a raccontare tanto sfacciatamente le proprie avventure erotiche durante le cene di famiglia.
- No, non lo penso – brontolò infine, mettendo il broncio – Non sono una ragazzina stupida.
- Ehi, non prendertela, non intendevo questo. Sono una persona schietta e il mio modo di parlare non piace a tutti, ma non avevo alcuna intenzione di offenderti, davvero.
Il sorriso di Reika era particolare, a tratti malizioso, a tratti amichevole. Nonostante il taglio di capelli poco elegante ed i lineamenti un po’ duri, era in qualche modo affascinante. Il kimono blu, bianco e rosso che indossava presentava una scollatura che, seppur sottile, mostrava in modo distinto l’attaccatura del seno. Freya distolse immediatamente lo sguardo non appena si sorprese a sbirciare proprio quel punto.  
Provò a guardare oltre la spalla della ragazza, dove Makino cercava di convincere Yori ad alzarsi e ballare con lei. La rossa ovviamente non aveva toccato cibo e, senza nascondere un sorrisetto compiaciuto, pareva piuttosto riluttante dinnanzi alle pretese dell’ancella, senza però impedirle di riempirla di baci e moine.
- Ehi, duchessina, hai deciso di non parlarmi più?
Reika le puntellò il braccio un paio di volte con il lungo dito indice; non si era ancora cancellata quel sorriso furbo dalla faccia.
- No, io… stavo solo pensando – mormorò la bionda, mentre i commensali applaudivano Yori che, cedendo alle richieste di Makino, si era finalmente alzata in piedi, facendosi trascinare al centro della stanza. La sua figura magra e altissima svettava vistosamente in mezzo a quelle delle giovani danzatrici.
- Non ti preoccupare, principessa, ti faremo tornare a casa.
Il tono di Reika era diverso dal solito, quasi affettuoso. Freya riuscì a ricambiare spontaneamente il suo sorriso, continuando ad osservarla quando ella si voltò per assistere alla danza della sorella minore.
Era strana ai suoi occhi, come qualsiasi cosa lì attorno, eppure nei suoi confronti avvertiva  una piacevole curiosità, un perentorio desiderio di conoscerla meglio.
Scostò infine lo sguardo per studiare le movenze delle ballerine: le stoffe dei kimoni colorati emettevano leggeri fruscii seguendo il movimenti dei corpi, i capelli di Yori parevano sottili lingue di fuoco.
Per un istante, Freya fu colta da un fugace senso di dèjà-vu, presto però sostituito da una flebile malinconia.
Sarebbe davvero riuscita a tornare a casa?



***
Angolo dell’Autrice: Eccomi qua di nuovo, ci ho messo un po’ ad aggiornare, anche se a dire il vero questi per me sono comunque tempi brevi.
Questo capitolo è stato un po’ una fase di “passaggio”, già dal prossimo cominceranno a succedere cose interessanti, tra le quali l’introduzione di un nuovo personaggio.
E, come avete visto, finalmente c’è stato il primo accenno concreto alla Squadra dei Sette. Probabilmente è quello che molti stavano aspettando (a dire il vero, pure io non vedevo l’ora di descrivere quel momento).
Grazie mille per aver letto, alla prossima!
Tinkerbell92
  
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